Desideriamo condividere con i nostri lettori una giornata importante per la rivista Il Regno. Giovedì 15 novembre il santo padre papa Francesco ha ricevuto in udienza privata il direttore della rivista Gianfranco Brunelli. Era la prima volta. Si tratta di un riconoscimento importante che il papa ha voluto fare al lavoro che la rivista ha svolto, sin dagli inizi della sua storia e poi per tutto il periodo conciliare e postconciliare.
Martedì 6 novembre gli americani si sono recati alle urne per eleggere i membri della Camera dei rappresentanti, un terzo dei membri del Senato, i governatori di una manciata di stati, una serie di politici a livello statale e locale e per votare una serie di referendum che riguardavano norme locali e finanze (come l’emissione di bond per la manutenzione delle scuole) lungo tutto il paese. Le elezioni sono chiamate di medio termine perché si tengono a metà del mandato di 4 anni del presidente in carica.
La cancelliera Angela Merkel ha dichiarato il 29 ottobre scorso che non si ricandiderà più alla presidenza del partito al prossimo congresso dell’Unione cristiano-democratica (CDU) che si terrà agli inizi di dicembre ad Amburgo. Lo ha fatto subito dopo le elezioni regionali in Assia e quelle di due settimane dopo in Baviera, nelle quali i partiti dell’Unione CDU e CSU hanno perso oltre il 10% ciascuno dei votanti.
A colloquio con mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo che è stato in visita il 12 ottobre a Parma e a Senigallia, due città in cui i rapporti con la sua diocesi sono tra i più stretti e longevi. L’intervista prende subito in considerazione l'esito delle elezioni legislative e presidenziali che si sono tenute nel paese il 7 ottobre.
Jivko Panev, maestro conferenziere in Diritto canonico e in Storia delle Chiese locali presso l’Istituto di teologia ortodossa San Sergio di Parigi, è direttore del sito web d’informazione Orthodoxie.com. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla decisione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli di concedere l’indipendenza dal punto di vista canonico (autocefalia) alla Chiesa ortodossa ucraina.
Il Sinodo è terminato da poco e personalmente avverto che l’esperienza deve essere lasciata decantare, perché ogni giorno mi ritrovo ad aggiungere considerazioni su quanto vissuto e a elaborare nuove sintesi. In questa riflessione vorrei riprendere un articolo provocatorio, scritto alla vigilia, del gesuita Thomas Reese, e leggere il cammino di questo mese intenso alla luce delle sue considerazioni. Vorrei poi soffermarmi su ciò che è mancato al Sinodo, ma anche su ciò che è arrivato in modo inatteso e su quali piste è possibile costruire e aprire cammini o processi innovativi.
La canonizzazione di Paolo VI, celebrata da papa Francesco il 14 ottobre, ha riproposto la figura di un pontefice che sino a pochi anni fa era evocato occasionalmente soprattutto per rimpiangere la sua scomparsa dall’orizzonte della memoria ecclesiale.
Beatificato da papa Francesco il 19 ottobre 2014 e canonizzato il 14 ottobre scorso, Giovanni Battista Montini («il caro don GB», come amavano chiamarlo i suoi fucini) è stato assistente ecclesiastico nazionale della FUCI dal 1925 al 1933 (mentre presidente nazionale era Igino Righetti), in pieno ventennio fascista, e da sempre vicino all’associazione anche negli anni in cui fu arcivescovo di Milano e poi papa.
Esiste una copiosa mole di studi e pubblicazioni dedicati a Paolo VI, dati alle stampe quest’anno. Impossibile indicarli tutti. Sono volumi in varie lingue, che prendono in esame varie epoche e temi dell’universo montiniano con angolature e differenti interpretazioni. Menzioniamo qui alcuni dei libri più indicativi, consapevoli della parzialità della scelta.
L’enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune (LS) di papa Francesco ha compiuto tre anni (24.5.2015)
e tale ricorrenza spinge a ritornarvi, perché l’ardore con il quale veniva consegnata alla nostra responsabilità non perda di vigore e continui a dare adeguati e abbondanti frutti. La riflessione a seguire intende cogliere ciò che LS 16 chiama il «senso umano dell’ecologia» e valorizzare il richiamo alla formazione di un nuovo umanesimo.
La «Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria» (Ad gentes, n. 2; EV 1/1090). L’affermazione perentoria del concilio Vaticano II è stata ribadita a più riprese dai pontefici e da ultimo sottolineata con insistenza da papa Francesco nella Evangelii gaudium. Cosa questo comporti per la coscienza di Chiesa, per la riflessione teologica e per le strategie pastorali non è però ancora del tutto chiaro. Innanzitutto perché non è ancora evidente che cosa s’intenda per missione, quali siano le sue dimensioni, che rapporto abbia con la Chiesa, chi ne siano i soggetti e i destinatari.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Domenico Segna.
Sono le Chiese del paradosso: le più antiche e le più martoriate, le più ricche di tradizioni anche molto diversificate e le più a rischio per la loro concreta esistenza. L’Atlante, che periodicamente la Congregazione per le Chiese orientali aggiorna, rende ragione di questa storia oggi fortemente compromessa dai conflitti endemici dell’area orientale e medio-orientale.
Un romanzo. Ardito. Perché penetra nel profondo della maternità (e della paternità) attraverso una madre particolarissima, Maria. Ardito per la scrittura che intreccia narrazione in prima persona, dialoghi, ricordi e versi poetici. Ardito perché il romanzo dà voce a colei che per eccellenza è stata pensata, raccontata, dipinta e pregata come madre di tutti e tutti se ne sono impossessati: nell’interpretazione, a volte scontata, nella teologia, nella preghiera popolare.
Il corposo studio sulla prima costruzione cenobitica maschile nata in terra riformata deve il suo spunto originale alle precedenti ricerche dell’autrice, docente di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia, che l’hanno portata a osservare il ruolo di fecondazione ecumenica che la Comunità ha avuto su diverse realtà di «Chiesa popolare» in altri continenti.
Curato da Beatrice Iacopini, che da anni frequenta le stanze della Hillesum, il volume ha, senza mai scadere nel didascalico, una finalità pedagogica nel voler condurre il lettore tra le pagine scelte della perseguitata ebrea, tutta racchiusa nel poetico titolo che accosta, mettendoli in tensione fra loro, un fiore, il gelsomino, con la pozzanghera, rappresentazione plastica dell’odio, della violenza che proprio quel particolare fiore, assurto a simbolo della vita colto nella sua intrinseca bellezza, vuole annientare. Dietro quel titolo, dunque, c’è la Shoah ma, al contempo, anche l’amore così naturale da sembrare innaturale se si pensa al filo spinato che cinse un campo di concentramento.
Una nuova collana dedicata alla Bibbia. Affidata a studiosi e docenti di facoltà teologiche, condotta con rigoroso metodo scientifico e con intento divulgativo, si rivolge a lettori d’ogni condizione. I volumetti di «Attualità della Bibbia» sono leggibili e fruibili: impostazione organica, stile semplice, modulo narrativo scorrevole.
Per la prima volta davanti alla tomba di san Francesco è stata celebrata la divina liturgia ortodossa. Un momento commovente per molti, avvenuto ad Assisi il 30 agosto scorso, verso la fine del Simposio intercristiano organizzato dall’Istituto francescano di spiritualità della Pontificia università Antonianum di Roma e dalla Facoltà di teologia dell’Università Aristoteles di Salonicco. Nell’incontro tra due grandi tradizioni ecclesiali, il Simposio ha mostrato la fecondità di un’esperienza ecumenica sui generis.
Presentato a Roma lo scorso 24 ottobre, il XIII Rapporto degli italiani all’estero, curato dalla Fondazione Migrantes conferma l’accelerato aumento degli italiani che scelgono un altro stato dove vivere: a fine 2017 se ne contavano oltre 5 milioni e 100.000, ben 2 milioni in più rispetto ai circa 3 milioni del 2006, un trend (+64,7%) che è andato di pari passo con l’acuirsi della crisi economica e occupazionale.
Un passeggino viene sospinto da una donna, che procede lungo il ciglio della strada. Il bambino s’intravvede appena tra le povere cose che lo sovrastano, quelle poche che è stato possibile portare con sé. Anche questa immagine descrive la carovana dei migranti che hanno lasciato l’Honduras in direzione Nord, verso il Messico e gli Stati Uniti: un percorso di 3.500 km densi di pericoli, da farsi a piedi o con mezzi di fortuna.
Un terremoto politico. Questo il risultato delle elezioni parlamentari e presidenziali del 7 e 28 ottobre, pur viziate dall’esclusione dell’ex presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva, di gran lunga il politico più popolare nel paese e secondo i sondaggi destinato a vincere al primo turno, ma condannato a 12 anni di carcere per «corruzione passiva» in un procedimento giudiziario ritenuto da molti persecutorio.
La Thailandia viene abitualmente considerata un paese accogliente verso gli stranieri, anche quelli in condizioni d’irregolarità. Tuttavia, negli ultimi tempi, il regime erede del colpo di stato militare del maggio 2014 va stringendo le maglie nei confronti, in particolare, di stranieri di origini africana e indiana. A questo secondo gruppo appartiene una comunità formata da migliaia di pakistani in fuga dalla persecuzione religiosa che soprattutto a Bangkok cercano, in una realtà buddhista dove le minoranze religiose non sono perseguitate, un rifugio dall’assedio che nel paese d’origine subiscono da parte dell’islamismo estremista.
Contrariamente a quanto si può pensare, quella del Bangladesh oggi è una società competitiva, ancor più per chi appartiene a minoranze che si trovano potenzialmente soggette a discriminazioni e che quindi devono ancor più dimostrare capacità e impegno.
È sicuramente di rilievo, e per molti aspetti sorprendente, l’invito del leader nordcoreano Kim Jong-un al pontefice, mediato dalla Corea del Sud e comunicato a Francesco dal presidente sudcoreano Moon Jae-in durante la visita in Vaticano il 17-18 ottobre. Potrebbe rappresentare una svolta, anche se occorre attendere altri sviluppi concreti.
Il 50° anniversario della II Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano ha dato l’occasione alla Chiesa del continente di celebrare con un congresso (Medellín, Colombia, 26-28.8.2018) uno spartiacque della vita ecclesiale locale. Per due motivi. Da un lato perché essa segna la nascita di una Chiesa che è fonte di se stessa e non più riflesso di quella europea; perché costituisce uno dei primi sforzi di recezione del Vaticano II sul tema della giustizia e dei poveri; perché lì nasce la teologia della liberazione; e perché lì nasce e poi si sviluppa il modello di Chiesa basato sulla lettura popolare della Bibbia e sulla vita condivisa nelle comunità. Dall’altro, come sottolinea la teologa brasiliana Maria Clara Lucchetti Bingemer in questo testo (che qui traduciamo in italiano dall’originale del congresso «Il Documento di Medellín. Valutazione pastorale a partire dal magistero di papa Francesco»), perché è in questo evento ecclesiale e in quelli successivi di Puebla e Aparecida che vi sono le radici della teologia del popolo di papa Francesco.