Le nuove prospettive a dieci anni dal Direttorio sulle comunicazioni sociali
D. Pompili
In un suo testo meno noto, La luce e il mezzo, McLuhan scrive che «il ruolo dell’umanista cattolico consiste nel coltivare una riverenza non ordinaria verso il passato e la tradizione mentre esplora ogni sviluppo a lui contemporaneo cercando le cose dell’uomo, che il passato non ha ancora rivelato». Questa citazione mi pare estremamente appropriata per festeggiare e rilanciare il Direttorio sulle comunicazioni sociali Comunicazione e missione, a dieci anni dalla sua pubblicazione. Un testo dove le comunicazioni sociali sono un crocevia di cambiamento e dove si auspica per i cattolici un passaggio «da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale» (c. I).
In realtà, molte trasformazioni sono avvenute dal 2004 e nuovi modi di essere protagonisti sono oggi possibili e diffusi. Per certi versi, dunque, il Direttorio parla di un contesto ormai in parte superato, per la velocità dei mutamenti tecnologici e culturali di questi dieci anni. Ma, per altri versi, è ancora estremamente attuale e molte delle indicazioni metodologiche in esso contenute, proprio alla luce del nuovo contesto, possono essere ulteriormente riprese e sviluppate. È forse venuto il momento di un’integrazione che aggiorni questo strumento, per renderlo operativamente ancora più utile oggi. Come contributo alla riflessione vorrei proprio soffermarmi brevemente sulle singole parole che compongono il titolo del Direttorio: «comunicazione», «missione», e, last but not least, la congiunzione «e».
Articolo, 15/12/2014, pag. 757