Attualità, 22/2014, 15/12/2014, pag. 782
Centrafrica - Guerra civile: un paese lacerato
D. Maggiore
Due anni di guerra hanno lacerato un paese. A dicembre 2012, in Repubblica Centrafricana, iniziava l’avanzata della coalizione ribelle nota come Seleka (che significa appunto «alleanza» in lingua sango) e nel marzo successivo il presidente François Bozizé era costretto alla fuga. Da quel momento il paese ha visto succedersi altri due capi di stato: prima Michel Djotodia, dimostratosi incapace di controllare la stessa Seleka di cui era sembrato il leader, poi Catherine Samba-Panza, nominata con il benestare della comunità internazionale.
A non cambiare è stato invece lo scenario di conflitto: ai miliziani Seleka, rapidamente spezzettatisi in gruppi e bande, si sono contrapposti i cosiddetti gruppi anti-balaka, altrettanto eterogenei, presentatisi come milizie di autodifesa, ma protagonisti di abusi e violenze identici a quelli di cui accusavano i rivali. Ancora oggi, testimonia da Bangassou, nel Sud-est del paese, il vescovo Juan José Aguirre Muñoz, «l’Ovest è in mano quasi del tutto agli anti-balaka, mentre il Centro e il Nord sono controllati dai Seleka, e questo rende la pace molto difficile».
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