M.E. Gandolfi
Sono ancora nelle mani dei rapitori i due vescovi ortodossi sequestrati nei dintorni di Aleppo lo scorso 22 aprile. Paolo (Boulos) Yazigi, arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo e Alessandretta, e Gregorio Giovanni (Gregorios Yohanna) Ibrahim, arcivescovo siro-ortodosso di Aleppo, si erano incontrati al confine turco, per consentire al vescovo Paolo, che da febbraio scorso era in visita alle proprie comunità sfollate in Turchia, di poter rientrare in sicurezza assieme al vescovo Giovanni ad Aleppo, accompagnati da un diacono, Fatha’ Allah Kabboud, che guidava la loro auto. Chi sia stato a uccidere il diacono e a prelevare i due presuli, non è noto. Alcuni dicono non meglio precisate forze jihadiste provenienti dalla Cecenia. L’unico dato certo è che di questa fase recente dell’aspro conflitto siriano oggi ci vengono riportati i tratti più anti-religiosi: i due sacerdoti rapiti a febbraio e non ancora rilasciati – Michel Kayyal, armeno-cattolico, e Maher Mahfouz, greco-ortodosso –, il rapimento appunto dei due vescovi e l’abbattimento – forse solo casuale ma indubbiamente simbolico – dello storico minareto (costruito attorno all’anno 1000) della moschea omayyade di Aleppo, il 24 aprile.
Informazione, 15/04/2013, pag. 241