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Documenti, 21/2016

Misericordia et misera

Lettera apostolica a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia

Francesco

«Questo è il tempo della misericordia. Ogni giorno del nostro cammino è segnato dalla presenza di Dio che guida i nostri passi con la forza della grazia che lo Spirito infonde nel cuore per plasmarlo e renderlo capace di amare… È il tempo della misericordia perché i poveri sentano su di sé lo sguardo rispettoso ma attento di quanti, vinta l’indifferenza, scoprono l’essenziale della vita. È il tempo della misericordia perché ogni peccatore non si stanchi di chiedere perdono e sentire la mano del Padre che sempre accoglie e stringe a sé». È stata pubblicata il 21 novembre, il giorno dopo la chiusura del Giubileo straordinario della misericordia, la lettera apostolica Misericordia et misera, con cui papa Francesco ha voluto trarre un bilancio dell’Anno santo appena celebrato e indicare alcune piste su cui camminare nei prossimi anni, per far sì che questo evento non rimanga circoscritto a un solo anno, ma nasca un’autentica «cultura della misericordia». Particolarmente significative alcune disposizioni che il pontefice ha racchiuso nel documento, e su cui si è concentrata l’attenzione dei media: la possibilità per i confessori di assolvere dal peccato di aborto, la validità del sacramento della riconciliazione amministrato dai sacerdoti della Fraternità San Pio X, l’istituzione della Giornata mondiale dei poveri, da celebrarsi nella XXXIII domenica del Tempo ordinario.

Agenda Documenti

Agenda documenti 2-5 novembre 2016. Terzo incontro dei movimenti popolari. Dal 2 al 5 novembre si tiene a Roma sul tema «Terra, casa, lavoro», il Terzo incontro dei movimenti popolari, dopo i precedenti svoltisi a Roma nel 2014 (cf. Regno-doc. 19,2014,601ss) e a Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, nel 2015 (cf. Regno-doc. 26,2015,22ss). Il 5 novembre i circa 200 partecipanti, provenienti...

Il valore della vita, in tutte le sue fasi

Nuovo Statuto della Pontificia accademia per la vita

Francesco

Studiare, in un’ottica interdisciplinare, i problemi riguardanti la promozione e la difesa della vita umana, ma anche formare a una cultura della vita e informare in maniera chiara e tempestiva i responsabili della Chiesa, e la comunità civile in genere, sui risultati più rilevanti delle proprie attività di studio e di ricerca: saranno in sintesi gli scopi della Pontificia accademia per la vita, secondo il nuovo statuto promulgato dal papa il 18 ottobre, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2017. Fondata da Giovanni Paolo II nel 1994, la Pontificia accademia per la vita «coopera con i dicasteri della curia romana, primi fra tutti la Segreteria di stato e il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita». Con il nuovo Statuto i suoi campi d’interesse s’estenderanno oltre le classiche e tradizionali questioni della bioetica, per considerare le implicazioni sociali, economiche e anche ecologiche di tutti i «vari aspetti che riguardano la cura della dignità della persona umana nelle diverse età dell’esistenza, il rispetto reciproco fra generi e generazioni, la difesa della dignità di ogni singolo essere umano, la promozione di una qualità della vita umana che integri il valore materiale e spirituale». I membri non saranno più a vita ma per un quinquennio, vi sarà una sezione per i giovani ricercatori e gli accademici «sono scelti, senza alcuna discriminazione religiosa, fra le personalità ecclesiastiche, religiose e laiche appartenenti a diverse nazionalità, esperti nelle discipline attinenti alla vita umana».

La città sul monte

Lettera pastorale di mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino

Mons. Cesare Nosiglia

«Alla luce dell’Assemblea diocesana e tenendo conto di quanto è emerso nei gruppi di lavoro, vi consegno una lettera pastorale di stile nuovo: vuole essere uno strumento utile e operativo, per accompagnarci nella riflessione e appropriazione dell’Evangelii gaudium e delle conclusioni del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze. Lo scopo è di lavorare meglio insieme, con un’azione pastorale condivisa». 

La lettera pastorale intitolata La città sul monte, pubblicata l’8 settembre dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, inaugura una fase della vita della Chiesa locale dedicata – come chiesto dal papa ai vescovi italiani al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze, nel 2015 – all’approfondimento dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, per convertire la diocesi da una pastorale di servizi offerti a chi li chiede, a una pastorale missionaria che esce dagli schemi prefissati e si innesta nel vissuto concreto della gente e degli ambienti, privilegiando quanti sono in difficoltà. L’attenzione principale sarà rivolta alla famiglia, ai giovani e ai poveri.

La lettera offre una guida alla riflessione seguendo «cinque vie»: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare. E il metodo di lavoro si baserà sulla sinodalità, ancora una volta seguendo le indicazioni del pontificato.

Generare speranza e fiducia in Dio

Lettera di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano Laziale, al clero in merito alla lettera apostolica Misericordia et misera

Mons. Marcello Semeraro

 «Come vi è noto, nella lettera apostolica Misericordia et misera… il papa Francesco ha esteso nel tempo per tutti i sacerdoti la facoltà di assolvere quanti hanno procurato il peccato d’aborto, già concessa limitatamente al periodo giubilare… Permettete, però, che unisca alcune ragioni che potranno aiutare a meglio comprenderla sia noi, sia i fedeli». Con una lettera firmata il 27 novembre e indirizzata al clero della diocesi di Albano Laziale, mons. Marcello Semeraro è tornato sulla lettera apostolica del papa Misericordia et misera, pubblicata a conclusione dell’Anno santo (qui a p. 649), con l’intenzione di fornire alcuni criteri interpretativi della disposizione relativa alla facoltà per tutti i sacerdoti di assolvere dal peccato di aborto. In particolare, il vescovo richiama la distinzione, già delineata dal diritto canonico, tra «peccato» e «sanzione penale»; sottolinea come non sia mutata la considerazione dell’aborto quale «grave peccato», ma che la misericordia del Padre può raggiungere e sanare il cuore di ogni peccatore pentito; evidenzia, infine, la natura «generativa» della decisione del papa, in grado cioè di aiutare più persone a prendere coraggio e ad avvicinarsi al confessionale, purché ci siano sacerdoti pronti ad accoglierle.

Criteri per applicare l’Amoris laetitia

Vescovi di Buenos Aires

I Criteri fondamentali per l’applicazione del c. VIII dell’Amoris laetitia, inviati dai vescovi argentini della Regione pastorale di Buenos Aires ai loro sacerdoti all’inizio di settembre, rispondono all’esigenza di «esprimere un punto di vista comune su alcuni criteri minimi»«senza nulla togliere all’autorità che ogni vescovo ha nella sua diocesi di chiarirli, completarli o limitarli» – per l’attuazione di quella parte dell’esortazione postsinodale, pubblicata dal papa dopo i due Sinodi sulla famiglia, che tratta del discernimento delle possibilità di accesso ai sacramenti di alcuni «divorziati che vivono una nuova unione».

Quasi contemporaneamente alla pubblicazione dei Criteri dei vescovi di Buenos Aires, è stata diffusa la lettera di papa Francesco ai suoi confratelli nel ministero episcopale (qui a p. 677), in cui s’esprime approvazione per come viene interpretato il significato del c. VIII dell’Amoris laetitia. 

La Regione pastorale di Buenos Aires, a cui apparteneva il card. Bergoglio, comprende la città di Buenos Aires e altre vicine, e assomma a un totale di 13 milioni di abitanti, con oltre 20 vescovi.

Il papa: il testo è molto buono

Lettera ai vescovi della Regione pastorale di Buenos Aires

Francesco

Il 5 settembre, papa Francesco ha inviato a mons. Sergio Alfredo Fenoy, delegato della Regione pastorale di Buenos Aires in Argentina, una lettera in cui dà la sua approvazione ai Criteri fondamentali per l’applicazione del c. VIII dell’Amoris laetitia, inviati dai vescovi della Regione pastorale di Buenos Aires ai loro sacerdoti. Pubblichiamo, in una nostra traduzione dallo spagnolo, la lettera del papa (www.periodistadigital.com).

Amoris laetitia: rottura o ripartenza?

Card. Walter Kasper

«Un cambiamento di paradigma non modifica l’insegnamento dispensato finora, ma lo inserisce in un contesto più ampio. Perciò l’Amoris laetitia non cambia neppure uno iota nell’insegnamento della Chiesa, e tuttavia cambia tutto. Il cambiamento di paradigma operato dall’Amoris laetitia consiste nel passaggio da una morale della legge a una morale della virtù, propria di Tommaso d’Aquino». Il teologo tedesco card. Walter Kasper, già relatore al concistoro straordinario sulla famiglia il 20 febbraio 2014, sul numero di novembre della rivista dei gesuiti tedeschi Stimmen der Zeit interviene nel dibattito sviluppatosi sull’esortazione apostolica di Francesco Amoris laetitia, nella quale il papa ha raccolto ed esposto i risultati dei due Sinodi dei vescovi sulla famiglia, quello straordinario del 2014 e quello ordinario del 2015 (cf. anche qui a p. 676 e 686).

L’Amoris laetitia «colloca la dottrina tradizionale in una nuova prospettiva. Non rompe con la tradizione, ma rinnova una grande tradizione». Non va ridotta alle questioni legate all’accesso dei divorziati risposati ai sacramenti, ma va utilizzata dalle Chiese locali come «uno strumento per il rinnovamento della pastorale della famiglia». «Il Sinodo è finito, si spera che ben presto anche le accese discussioni siano finite, ora comincia il lavoro concreto».

Dubbi di 4 cardinali sull’Amoris laetitia

Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner

«Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del c. VIII di Amoris laetitia», l’esortazione apostolica postsinodale pubblicata da papa Francesco dopo i due Sinodi sulla famiglia del 2014 e del 2015. Per questo quattro cardinali emeriti hanno preso l’iniziativa di chiedere al papa «di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione». Sono Walter Brandmüller, ex presidente del Pontificio comitato di scienze storiche; Raymond L. Burke, già prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica; Carlo Caffarra, già arcivescovo di Bologna (che insieme ad altri aveva firmato nel 2015 una lettera di dissenso sull’andamento dei lavori sinodali); e Joachim Meisner, già arcivescovo di Colonia. Il documento, contenente una lettera al papa, il testo di cinque «dubbi» e una spiegazione degli stessi uno per uno, è stato consegnato il 19 settembre a papa Francesco e alla Congregazione per la dottrina della fede. Dopo due mesi, il 14 novembre, è stato pubblicato con il titolo Fare chiarezza. Nodi irrisolti di Amoris laetitia. Un appello, da La nuova bussola quotidiana e dal blog di Sandro Magister (chiesa.espresso.repubblica.it), contemporaneamente ad altri siti esteri in altre lingue.

«Non spegnete lo Spirito»

Rapporto della sesta fase del dialogo internazionale cattolico-pentecostale (2011-2015)

«I cattolici riconoscono che i pentecostali hanno risvegliato nella nostra epoca una maggiore sensibilità per l’effusione dello Spirito Santo e l’esercizio dei doni spirituali nella Chiesa. I pentecostali non ritengono l’effusione pentecostale limitata alle Chiese pentecostali, ma considerano i carismi un dono fatto a tutta la Chiesa. Essi sono grati ai cattolici e ad altri cristiani per aver riconosciuto la testimonianza pentecostale sull’importanza dei carismi nella vita della Chiesa. Cattolici e pentecostali riconoscono l’attuale effusione dello Spirito Santo come una grazia per tutto il corpo di Cristo, che ha oltrepassato le loro aspettative». La sesta fase del Dialogo internazionale cattolico-pentecostale, che si svolge dal 1972 tra la Chiesa cattolica (Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) e alcune Chiese pentecostali classiche, si è conclusa con l’approvazione, nel 2015, del rapporto «Non spegnete lo Spirito». I carismi nella vita e nella missione della Chiesa, pubblicato nel 2016, che testimonia un elevato livello di accordo sulla dottrina dei carismi. «Da questi cinque anni di riflessioni, sembra chiaro che, se l’unità nel corpo di Cristo è opera dello Spirito Santo (cf. 1Cor 12,13), i carismi, come suoi liberi doni, vogliono essere strumenti divini che favoriscono il ristabilimento di quell’unità che è la volontà di Cristo».

P. Cantalamessa: nota sul Rapporto finale

P. Raniero Cantalamessa

In calce al Rapporto finale della sesta fase di dialogo cattolico-pentecostale, l’Information Service del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha pubblicato una nota di p. Raniero Cantalamessa, che dal 1997 non fa parte della commissione di dialogo con i pentecostali, ma è predicatore della Casa pontificia e appartiene al movimento del Rinnovamento nello Spirito Santo. La pubblichiamo in traduzione italiana (da www.vatican.va).

Documenti 2016

Indice dell'annata

Documenti  |  2016   Argomenti Atti della Santa Sede Francesco Vinci l’indifferenza e conquista la pace (Per la XLIX Giornata mondiale della pace)  1,1 Le virtù necessarie (Alla curia romana)   1,8 La grave emergenza migratoria (Al corpo diplomatico)     1,13 Ebrei e cristiani, fratelli e collaboratori (Visita al Tempio maggiore)...