Il 17 marzo ci è stata mostrata contemporaneamente una doppia, contraddittoria immagine. A Washington e a Roma. Nella capitale italiana iniziavano i festeggiamenti per il 60o anniversario dei Trattati di Roma. A Washington lo scontro tra Angela Merkel e Donald Trump.
Il recente Anno santo appena concluso va sicuramente annoverato tra le più importanti iniziative dell’attuale pontificato, anche se dal punto di vista dei flussi di turisti a Roma ha registrato un successo modesto. Dopo il grande evento del giubileo, tuttavia, soprattutto all’interno della Chiesa cattolica c’è un sentimento di disillusione. Pur in presenza di un ampio consenso nei confronti di Francesco, in entrambi i lati dello schieramento ecclesiastico vi sono dei delusi, una situazione che, dopo i pontificati di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è assolutamente peculiare.
La pedofilia dei chierici tocca trasversalmente la vita della comunità ecclesiale: da come vengono considerate le vittime, troppo spesso ritenute un antagonista dell’istituzione, a come vengono formati i sacerdoti; dal rapporto con il diritto civile alla questione del segreto confessionale; dall’insegnamento sulla sessualità al valore del celibato; dalla nomina dei vescovi al come realizzare l’esercizio dell’autorità nelle singole diocesi. Le dimissioni formalizzate il 1o marzo di Marie Collins dalla Pontificia commissione per la protezione dei minori ne sono l’ennesimo, clamoroso segno. Precedute da piccoli segnali premonitori sui media,1 erano state consegnate al papa il 9 febbraio.
Breve excursus non esaustivo su alcuni fatti recenti che hanno interessato le Chiese locali di tutto il mondo.
L'impegno dei cristiani verso la condizione femminile in India è reso necessario da una triplice discriminazione: sociale verso le donne, culturale (e in modo crescente politico) verso le minoranze; quella delle forme di subordinazione presenti anche all’interno della comunità dei battezzati. Sono problematiche non nuove, trasversali anche alla storia del cattolicesimo nel grande paese asiatico, in cui la maggior parte dei convertiti, principalmente da induismo o tradizioni animiste, ha origini nei livelli più bassi dalla gerarchia socio-religiosa tradizionale.
A fine marzo 2017 mons. Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia, giungerà a Medjugorje per dare esecuzione all’incarico d’«inviato speciale» affidatogli poco meno di un mese prima da papa Francesco.
Con i suoi 88 anni, Gustavo Gutiérrez, il padre della Teologia della liberazione, si presenta come un nonnetto amabile che, nonostante la fama, non si dà importanza, e che tutti adorano. Piccolino, con il suo bastone sempre in mano, continua a dettare l’agenda della corrente teologica da lui fondata e per causa della quale è stato perseguitato per 20 anni. Ora, però, gli arrivano i riconoscimenti dello stesso papa Francesco e di tutta la comunità teologica mondiale.
Il prossimo viaggio di papa Francesco in Egitto (28-29 aprile) segna una tappa importante nel dialogo attuale con l’islam. Nel darne notizia, la Sala stampa vaticana ha elencato così gli inviti giunti al papa per la visita: il presidente della Repubblica, i vescovi della Chiesa cattolica, il patriarca copto ortodosso Tawadros II, il grande imam della moschea di Al Azhar, cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib.
Papa Francesco sarà in Egitto il 28 e 29 aprile (cf. qui a p. 139). L’annuncio giunge in un momento di particolare tensione nel paese: nel Sinai si combatte l’ennesima guerra dell’ISIS. Vittime, i cristiani copti. Siamo nel nord della penisola, sul mar Mediterraneo, a meno di 50 km dalla Striscia di Gaza.
Gli apostati non devono essere condannati a morte. La fatwa emessa a metà marzo dal Consiglio superiore degli ulema, la massima autorità religiosa del Marocco, è rivoluzionaria per il mondo islamico. È come un sasso lanciato in uno stagno le cui acque erano ferme da secoli. La eco di questo responso giuridico ha fatto presto il giro del mondo, suscitando commenti e reazioni vivaci. Ma perché questa posizione sarebbe così dirompente?
Ultima colonia o territorio storicamente ed economicamente legato al Marocco? È in questo dilemma che si gioca la crisi politica e militare che da 42 anni attanaglia il Sahara occidentale. Una crisi che sembrava destinata allo stallo, ma che la recente adesione del Marocco all’Unione Africana e la ripresa delle tensioni nel Sud-ovest ha riportato agli onori della cronaca in questi primi mesi del 2017.
Una strategia miope che concentra gli sforzi soltanto sul breve periodo, sul pericolo imminente, sulla Libia e la Turchia. Nello scenario di un Mediterraneo segnato da centinaia di migliaia di persone in fuga, l’Algeria non rappresenta ancora per l’Italia e per l’Unione Europea una priorità o una ragione di preoccupazione.
Nel luglio 2015 Keith Murphy, CEO di Organovo, industria leader delle biotecnologie, ha presentato ai media le ultime innovazioni prodotte dalla sua azienda.2 I suoi biotecnologi e gli scienziati hanno dichiarato d’essere in grado di produrre organi sintetici in laboratorio con cui sostituire quelli danneggiati da incidenti o malattie, senza bisogno di donatori o autotrapianti. Com’è possibile questa rivoluzione? Le biotecnologie si sono ispirate all’ingegneria dei materiali.
Il 14 marzo è stato presentato a Roma il V Rapporto sulle «Agromafie» sui crimini agroalimentari in Italia. Frutto del lavoro comune dell’Osservatorio di Coldiretti sulla criminalità nell’agricoltura e di Eurispes, un istituto di ricerca tra i più qualificati, diretto da Gian Maria Fara. Il Rapporto (pubblicato dall’editrice Minerva) ha ancora una volta evidenziato come l’evoluzione della mafia, la sua capacità d’adattamento (alle diverse fasi o situazioni o realtà territoriali volta a volta prospettatesi) sia la storia stessa della mafia.
Il futuro politico dell’Irlanda del Nord non è mai stato così aperto. Dalla consultazione elettorale del 2 marzo è uscito un Parlamento di Stormont in sostanziale equilibrio per la prima volta dagli accordi di Pace del 1998: 28 seggi agli unionisti del Democratic Unionist Party (DUP) e 27 ai repubblicani del Sinn Féin. In Irlanda del Nord, infatti, il governo, che gestisce la devoluzione di poteri da Westminister, è condiviso tra le due principali forze politiche espressione della divisione confessionale: gli unionisti sono protestanti, i repubblicani cattolici.
C'era il fiato sospeso per le elezioni parlamentari dell’Olanda del 15 marzo, viste le soprese che il referendum sulla Brexit e l’elezione di D. Trump avevano riservato agli analisti, a dispetto di tutti gli exit poll. Tuttavia i risultati hanno lasciato alcune domande aperte. Mark Rutte ce l’ha fatta per la terza volta, però dei 150 seggi della Camera bassa, solo 33 saranno occupati dal suo Volkspartij voor Vrijheid en Democratie (Partito popolare per la libertà e la democrazia, VVD).
A colloquio con Philippe Rukamba, vescovo di Butare e presidente della Conferenza episcopale ruandese.
In Africa orientale è scattata l’emergenza siccità. La carenza di precipitazioni, aggravata dai cambiamenti climatici, sta mettendo in ginocchio diversi paesi. La situazione è così drammatica che è sceso in campo lo stesso segretario generale dell’ONU, António Guterres, per chiedere uno stanziamento di almeno 4,4 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi e allestire un piano d’intervento entro la fine di marzo.
Non è facile descrivere, nemmeno a grandi linee, la straordinaria ricchezza e poliedricità di Pavel A. Florenskij (1882-1937); su ciò, valga quanto scriveva l’amico Sergej Bulgàkov: si tratta di una «rara ed eccezionale personalità enciclopedica la cui grandezza non possiamo nemmeno stabilire per mancanza di capacità equivalenti». Florenskij è stato anzitutto un filosofo della scienza, un fisico e matematico, un ingegnere elettrotecnico ed epistemologo, ma anche un filosofo e teologo, un teorico dell’arte e di filosofia del linguaggio, uno studioso di estetica, di simbologia e di semiotica. Se tutto ciò non bastasse, è stato anche un prete, uno sposo e un padre di famiglia.
Il saggio di G. Formigoni, docente di Storia contemporanea all’Università IULM di Milano, ha l’intento di riscoprire nella sua interezza e complessità questo significativo protagonista della storia italiana a cento anni dalla nascita, indagandone in modo esaustivo il profilo.
Le Lettere di Rosmini sono tappe di un cammino formativo ricco di umanità, pensoso, vissuto nella luce di valori trascendenti. Un elogio dell’amicizia, un invito gioioso all’impegno nello studio e nella carità. S’intravede il santo e il pensatore di robusta statura.
Piergiorgio Grassi, amico e collaboratore di don Italo Mancini a Urbino, tanto da assumerne e proseguirne la missio progettuale mediante la rivista Hermeneutica (edita da Morcelliana), ripropone «un plesso di ricerche condotte in un arco di tempo che va dall’inizio degli anni Settanta del secolo scorso sino a primi anni del terzo Millennio», attinenti alla presenza della religione nella storia e nella città degli uomini.
C’è un filo d’oro che attraversa in filigrana molte pagine di Vignolo e che ha sempre affascinato i suoi elettori: è la spezia dell’ironia. È talmente rilevante da aver spinto i tre curatori di questa miscellanea, Matteo Crimella, Giovanni Cesare Pagazzi e Stefano Romanello, a imporle il titolo inatteso e fin provocatorio Extra ironiam nulla salus.
Rileggere Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway (Mondadori, Milano 1975) da grandi, molto grandi, è una sorpresa. Si apre il libro sapendo sostanzialmente tutto. I personaggi sono due, il vecchio pescatore Santiago che non riesce a portare a riva un pesce da 84 giorni e il giovane suo ex apprendista Manolin, tre con il pescespada, quattro con il mare, se si vuole.
Da alcuni anni papa Francesco ha intrapreso un dialogo inedito e degno di particolare attenzione, quello con i rappresentanti dei movimenti popolari riuniti in occasione degli incontri mondiali promossi dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. I discorsi pronunciati dal pontefice in quelle occasioni costituiscono uno specifico itinerario di riflessione caratterizzato da uno stile accogliente e inclusivo nei riguardi di particolari forme d’aggregazione sociale.1
Per la prima volta in modo unitario, dopo prese di posizione di singoli prelati ma anche tanti silenzi verso le politiche repressive attuate dal presidente Rodrigo Duterte dall’avvio del suo mandato il 30 giugno scorso, la Chiesa cattolica filippina si è espressa con chiarezza con una dichiarazione – che si rifà nel titolo al versetto di Ezechiele 18,32 «Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore. Convertitevi e vivrete» – contro la «guerra alla droga», forse la più controversa tra le iniziative di Duterte.
Il 7 febbraio, a Osaka, terza metropoli giapponese, si è tenuta la cerimonia per la beatificazione del samurai Giusto Ukon Takayama, forse il più noto tra quelli della sua condizione sociale che si convertirono al cristianesimo tra la fine del XVI e l’avvio del XVII secolo, pagando con l’esilio o il martirio il difficile rapporto tra fede cristiana e potere locale.
Sacerdoti in eccesso nell’arcidiocesi di Seul? Sicuramente non un allarme, ma una chiamata a un utilizzo razionale e magari condiviso delle risorse umane di una Chiesa all’apparenza trionfante ma dove non mancano problemi e sfide. Anche una sfida verso uno slancio, seppur già consistente, missionario.
In un intervento di dieci anni fa, papa Benedetto XVI ricordava come Martin Lutero non possa essere compreso trascurando il contesto della teologia tardoscolastica nel quale si svolse il suo periodo di studi a Erfurt. Accanto a questo richiamo va adeguatamente considerato quanto Martin Lutero sia stato influenzato, e per tutta la sua vita, da Agostino, santo del suo ordine e patrono della facoltà teologica di Wittenberg. Nel febbraio scorso, ricevendo il dottorato honoris causa in Scienze patristiche dalla Pontificia università lateranense, il prof. Christoph Markschies, docente di Cristianesimo antico all’Università di Heidelberg e membro dell’Accademia delle scienze di Berlino, propone un’originale e autorevole lectio su «Lutero cattolico». Nel V centenario della Riforma, lo studio si offre come «sfida» per entrambe le confessioni, dal momento che entrambe si sono ugualmente allontanate, con modalità diverse, da Lutero e dal suo agostinismo. «Se studiamo assieme il monaco agostiniano Lutero, allora non avremo imparato solo gli uni dagli altri, ma avremo imparato assieme».
Protagonisti di questo breve racconto sono Simone, un intellettuale esperto di religioni, e Girolamo, un esponente di un'azienda agricola biologica locale. Entrambi sono invitati a una tavola rotonda su religioni ed ecologia, ma è lo spirito pratico di Gerolamo accanto al suo impegno nei confronti della terra ad impressionare Simone, al punto che il dialogo faccia a faccia tra i due svelerà convergenze inattese.
Con un altro perdigiorno come me, Giuseppe Rusconi, sono promotore di un’iniziativa forse patetica: dibattiti pubblici su papa Bergoglio finalizzati a intenderci, se possibile, tra diversi. «Dubia e certezze su papa Francesco» era intitolato il primo, che abbiamo fatto nella libreria romana Russia Ecumenica il 26 gennaio. Giuseppe interpretava i dubia e io le certezze. C’eravamo detti che se avessimo avuto più di venti presenze avremmo continuato. Ne abbiamo avute 32 e il secondo appuntamento, alla Stampa estera, l’abbiamo intitolato: «Papa Bergoglio: picconatore della Chiesa cattolica?».