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"Io non mi vergogno del Vangelo"

"Io non mi vergogno del Vangelo"

Una visita ai siti «memoriali» e al memento dei morti nell'era digitale

L. Accattoli
Voglio parlarvi del fenomeno nuovissimo dei «siti memoriali» di Internet: è un’espressione che invento io per indicare i siti che restano attivi dopo la morte dell’autore o del personaggio di riferimento e si fanno custodi della sua memoria. Parto dal «gruppo» di Facebook nato a sostegno del vescovo Carlo Chenis quando esplose la sua malattia e tuttora attivo dopo la morte. Poi dico qualcosa del blog di Angela Altieri che è andato avanti per tre anni con Angela scrivente e continua oggi in sua memoria. Per terzo metto il gruppo di Facebook degli amici di Francesco Alviti, morto di tumore a 22 anni, che tengono vivo il suo «profilo» da quasi tre anni.

Cattolici e politica. Lo storico Tassani contro la tentazione degli ostracismi

L. Accattoli
Ho passato buona parte del mese di agosto a leggere – lento pede – il libro di Giovanni Tassani Il Belpaese dei cattolici. Novecento italiano: politica e interpretazioni (Cantagalli, Siena 2010, pp. 265, € 17,00, prefazione di Sandro Magister). Andavo piano perché a ogni pagina trovavo nomi cari e citazioni nuove dai testi e agende e ogni carta d’archivio – spesso mai lette prima da nessuno – e non volevo perdere nulla. È una lettura feconda per chi abbia passione al tema, ricca di pietas per gli sconfitti, sapida nell’esplorazione degli aspetti nascosti di una grande storia.

«La traversata» di Sorge. E io con lui, ma non sempre d'accordo

L. Accattoli
Quanto voglio bene al padre Bartolomeo Sorge, e non solo perché ha fatto 80 anni e io lo conosco da 40. Né solo perché ora ha scritto La traversata. La Chiesa dal concilio Vaticano II a oggi (Mondadori, Milano 2010, pp. 212, € 18,50) e io ero sulla barca dall’inizio. Né perché condivida le sue opinioni: la maggior parte sì, ma alcune no e sempre con una qualche diversità di tono.

Quattro trappiste dalla Toscana alla Siria e le altre erano già in Angola. Un invito ad aiutarle

L. Accattoli
Adriana, Mariangela, Marita, Marta Luisa: quattro piccole donne all’avventura in Siria. Quattro trappiste che sono partite cinque anni addietro dal monastero di Valserena (PI) con destinazione Aleppo «per custodire l’eredità dei nostri sette fratelli trappisti uccisi in Algeria nel 1996 e sostenere le comunità cristiane che si trovano sempre più isolate nel mondo musulmano». Non le ho mai incontrate e forse mai le vedrò, ma da quando le ho scoperte ne vado parlando a tutti e trovo che nessuno le conosce e dico che dovremmo aiutarle. Hanno bisogno di tutto, queste sorelle trappiste fatte audaci dal sangue dei fratelli: i sette monaci del monastero cistercense trappista di Nostra Signora dell’Atlas uccisi il 21 maggio 1996.

«Credo perché mi sento amata». Divagazione sulla fede da un libretto di Armando Drago

L. Accattoli
Nulla oggi è così arduo come dire «io credo in Dio» e darne ragione in parole comprensibili a chi ascolta. Io mi esercito a farlo a modo del giornalista che non porta pena, ma non trovo le parole giuste e sto attento a ogni altro tentativo. Per questo motivo ho letto fino in fondo un libretto senza pretese e senza referenze intitolato Credo in Dio perché è il più bravo (scritto da Armando Drago e appena pubblicato dalle EDB, Bologna 2010, pp. 168, € 12) e me ne è venuto un qualche guadagno ai fini di quella ricerca. Sono 765 risposte alla domanda: «Perché credi in Dio e nell’altra vita? » che l’autore ha rivolto – con la distribuzione di migliaia di foglietti – a chiunque gli capitasse a tiro, piccoli e grandi, noti e sconosciuti. Alcuni atei tranquilli, altri musulmani e buddhisti. Chi della Campania e chi del Veneto, ma per lo più toscani incontrati negli anni. Ne sono venute un migliaio di risposte, «la maggior parte di esse» è finita in questo libretto, precedute dalla narrazione godibilissima delle rispostacce che il nostro si becca da chi a tutto pensa meno che a Dio.

«Afflitti, ma sempre lieti». Un segno cristiano oggi più saldo che mai

L. Accattoli
Si dà gioia nella tribolazione come vorrebbe l’Apostolo con l’ardua consegna «afflitti, ma sempre lieti» (2Cor 6,10)? A quanto ho capito in tanti anni di nascite e di morti, quel prodigio non si dà in natura, ma ho pure visto che quanto non è possibile agli uomini è possibile a Dio e mi sono capitati intorno uomini e donne che permanevano «lieti nella speranza» (Rm 12,12) anche quando venivano trascinati via dalla sofferenza. Mi è anche capitato di avvertire, incredulo, che qualcosa di simile avveniva in me, non saprei dire se da sveglio o nel sonno, se nel corpo o fuori del corpo. Le storie delle persone qui nominate sono narrate nella pagina «Cerco fatti di Vangelo» del mio blog, www.luigiaccattoli.it, che si trova elencata sotto la mia foto.

Claudio Contarin che va in discoteca e parla come Teresa di Lisieux

L. Accattoli
Ho letto il Diario di Claudio Contarin1 e devo parlarne subito tanto ne sono felice: esso già modifica la mia preghiera, facendola più corale e lieta. Questo volumetto senza pretese è un qualcosa di unico: sono annotazioni contenute nell’agenda di un ragazzo vicentino morto nel febbraio del 2008 a 19 anni in un incidente stradale, ma sono anche un dono dello Spirito alla nostra epoca. Parole semplici, mai rilette, anche sgrammaticate, ma piene di cielo, sorprendenti quanto i primi appunti della coetanea Teresa di Lisieux. Preziose oggi che le parole cristiane si sono fatte rare sulla bocca dei ragazzi.

«Ora sono in pensione, anzi, in albergo». Due o tre consigli a chi si ritira dal lavoro

L. Accattoli
È un anno che sono in pensione dal Corriere della sera e forse è il momento per una riflessione. Il cambiamento è stato frastornante ma infine mi pare di poter dire che sono contento della nuova condizione. Era a questo che miravo. «Cerco pensionati felici», scrivevo più di dieci anni fa a pagina 33 del libretto Io non mi vergogno del Vangelo (EDB, Bologna 1999), dal quale è nata questa rubrica che ne ripete il titolo. Mi interrogavo sulla mia capacità di restare fedele a questa idea «quando sarà il momento». Ora posso sciogliere la riserva: sto meglio di prima anche se non ho avuto – come chiedevo – un contratto di collaborazione con il Corriere della sera. All’attivo ci sono voci più importanti.

Ogni bambino nasce a Betlemme. Lectio feriale sui figli e sul Natale

L. Accattoli
Preparo il Natale cercando Gesù in ogni bambino che incontro e intanto rileggo i primi due capitoli di Matteo e di Luca e vedo di rintracciare i miei figli piccoli nelle parole che raccontano di lui. Cerco nei racconti dell’infanzia i miei figli quand’erano piccoli e tutti i piccoli che riesco a guardare con occhio di padre. «Così fu generato Gesù Cristo» (Mt 1,18). Mi esercito a cogliere il suono familiare di queste parole. Quale cioè doveva risultare ai primi cristiani, tra i quali erano quelli che l’avevano udito parlare; che l’avevano visto con i loro occhi e che l’avevano toccato con le loro mani: «Così è nato Gesù». Quella familiarità che è nelle parole dei genitori quando raccontano ai figli qualcosa del loro arrivo: «Tu Beniamino sei nato all’Isola Tiberina in un giorno di pioggia».