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"Io non mi vergogno del Vangelo"

"Io non mi vergogno del Vangelo"

Bergoglio nel blog e nel quartiere

Qualcosa si muove ma è troppo poco

Luigi Accattoli

In che cosa è cambiata la mia vita da quando c’è Francesco? Poco o niente. Molto nella chiacchiera, da quella nobile delle conferenze a quella maldicente dei circoli minori. Pochissimo nei fatti. Provo a dirli. Sono tornato a scrivere del papa a gran richiesta del Corsera e di riviste e siti ed editori: ma questo è un effetto esterno, professionale. Non vale. Prego di più per lui. Lo facevo sempre, ma era un’intenzione rituale. Già di più con la malattia di Giovanni Paolo. Ma come si fa con un parente in ospedale. Ora invece prego tremando per le decisioni che Francesco deve prendere. È l’unico vero cambiamento.

In attesa del Giubileo

Consolazione per noi romani meschinelli

Luigi Accattoli

Uno dei quattro itinerari del Giubileo dei camminanti passa sotto le mie finestre e io ne sono felice e anche il mio parroco, perché sfiora la nostra chiesa, che è quella della Madonna dei Monti. Faremo un pellegrinaggio a piedi verso San Pietro, ma più ancora io aspetto di varcare la Porta santa della carità, che il papa aprirà all’ostello Luigi di Liegro di via Marsala, a lato della Stazione Termini, il 18 dicembre. Una Porta nuova per segnalare che è nei poveri che incontriamo Cristo. È sulla carità che il Giubileo incontra la città. Così era nella storia e ancora di più lo sarà stavolta. Mi suona strana la preoccupazione degli organizzatori, buttata là nelle conferenze stampa, che gli ambulanti e i questuanti non disturbino i pellegrini: ma se debbiamo incontrare Dio nei poveri, se una delle porte sante sarà per andare da loro, che paura avremo di averli intorno?

La fatica del blogger

Moderare i visitatori è come combattere con i figli

Luigi Accattoli

Dopo vari esperimenti ho avviato un nuovo corso del mio blog e la favola ha una morale: che se hai un blog è necessaria una «moderazione» costante dello stesso. Una rottura per il gestore, ma non vedo alternative. Lasciarlo libero, anche solo mezza giornata, sarebbe come una maestra che s’assentasse dall’aula per due ore: al rientro troverebbe qualche astuccio e alcune piccole ossa. Grazie al nuovo corso posso dire che non sono più in conflitto con il blog e come avevo dato conto della battaglia (ad aprile in questa rubrica: «Sono in lite con il blog e mi chiedo a che serva», in Regno-att. 4,2015, 287s), così ora faccio il punto sulla pace. Uno dirà: è così importante quello che succede in un blog? No, per nulla. Ma può essere utile capire il fenomeno, che va oltre i blog ed è grande quasi quanto la realtà. Mi considero un esploratore ai bordi della blogosfera.

Cerco Dio

Ho provato cinque volte ad ascoltare un gay

Luigi Accattoli

Eccomi alla seconda riflessione sulle veglie di preghiera degli omosessuali. La prima aveva al centro la domanda di uno di loro: «Secondo te, io che figlio sono?» (cf. rubrica di Regno-att. 6,2015,431s). Questa gira intorno a un’altra sua interrogazione: «Tu che sai di me?». Ho chiesto in privato e attraverso il blog a persone omosessuali di raccontarsi e qui riporto abbreviate cinque narrazioni.

Secondo te che figlio sono?

La domanda di un omosessuale

Luigi Accattoli

Ho avuto i testi di una veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia, ho parlato con alcuni partecipanti e con il padre gesuita che la guidava. Ho posto un paio di domande ai visitatori del mio blog e sulla base di questa istruttoria affronto senza rete la questione. L’affronto narrativamente, che è la via del giornalista. Osservare come pregano gli omosessuali credenti può aiutare a intendere la loro condizione nella Chiesa.

La Chiesa del grembiule

Da don Tonino Bello a papa Bergoglio

Luigi Accattoli
Mi chiamano ad Alessano, Lecce, a ricordare il vescovo Tonino Bello nel XXII della morte. Lì è nato e lì è sepolto. Memore della sua calda amicizia vado alla tomba e tento un raffronto con papa Francesco. Sono due vescovi formati dal Concilio: se don Tonino fosse con noi, avrebbe appena un anno di più di papa Francesco e come sarebbe felice nell’udirlo parlare.

La somiglianza del medico laico Canova al papa gesuita Francesco

Luigi Accattoli
Cristiani pronti a partire per soccorrere i più bisognosi in semplicità e povertà, esercitando l’arte di farsi accogliere e portando la gioia del Signore: uno dirà che sono i motti di papa Francesco, ma sono anche tutti in Francesco Canova (1908-1990). Persino la convinzione di non poter giudicare un gay che cerchi Dio. «Da Canova a Francesco» è il tema di questa puntata: per dire come papa Bergoglio non venga dal nulla e quanto fosse anticipatore dell’oggi il fondatore del CUAMM di Padova.

«Dappertutto chiese con le porte aperte»

Chi ascolta papa Francesco? Ci vorrebbe un poco di penitenza

L. Accattoli
Sono per le chiese sempre aperte, come vorrebbe papa Francesco. Il mio parroco don Francesco Pesce la sua la tiene aperta, nel Rione Monti, a due passi dal Colosseo, dalle 7 alle 22 lungo la settimana, nel fine settimana dalle 8 alle 24. Faceva questo prima dell’elezione di Francesco e ora è felice della direttiva così chiara e così disattesa che è venuta dal vescovo di Roma. Trovo utile quest’uso e invito i lettori a segnalarmi – per un ampliamento dello sguardo – esperienze simili a quelle che ora racconterò, partendo da un testo nel quale Francesco fa la sua richiesta.

Sono in lite con il blog

E mi chiedo a che serva

Luigi Accattoli
Sono in lite con il blog ma non mollo: non è stanchezza, ma sapere che farne. Ha nove anni: al 1° aprile sono a 2.868 articoli (5 alla settimana), 779 pagine, 108.725 commenti (interventi dei visitatori). I visitatori, diversi al mese, hanno raggiunto un picco di 27.000 nell’aprile del 2014. La domanda è se serva a qualcosa.

«Come Abramo il papa non sa dove andrà»

L'affidamento allo Spirito secondo padre Lombardi

L. Accattoli
Federico Lombardi, 72 anni, dal 2006 portavoce vaticano, è persona straordinaria in un ruolo ordinario. La vita mi dice che queste persone non sono rare ma che è rara la loro giusta comprensione. Per coglierle oltre l’ordinario che ferma la vista è necessaria una vicinanza che, nel caso di padre Lombardi, mi è data dalla professione. In Federico vedo il dono per nulla ordinario di un affidamento che somiglia – forse a motivo della comune appartenenza alla famiglia di padre Ignazio – a quello di papa Francesco. Descrivo dunque il suo dono aiutandomi con le parole con cui egli racconta l’affidarsi del papa.