Pensata inizialmente come un tema importante della formazione sacerdotale, e successivamente indirizzata a tutti i fedeli, la Lettera di papa Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione, pubblicata il 4 agosto, desidera «proporre un radicale cambio di passo circa la grande attenzione che, nel contesto della formazione dei candidati al sacerdozio, si deve prestare alla letteratura», che consente «un accesso privilegiato… al cuore della cultura umana e più nello specifico al cuore dell’essere umano», mentre è attualmente sottovalutata nel percorso formativo dei preti.
L’importanza della letteratura nell’esistenza spirituale del credente, molto presente a papa Francesco per la sua esperienza di insegnamento negli anni della sua giovinezza a Buenos Aires, è nel testo ricollegata anche al tema dell’inculturazione e della missione.
La lettera del papa evidenzia «il ruolo che la letteratura può svolgere nell’educare il cuore e la mente del pastore o del futuro pastore in direzione di un esercizio libero e umile della propria razionalità, di un riconoscimento fecondo del pluralismo dei linguaggi umani, di un ampliamento della propria sensibilità umana, e infine di una grande apertura spirituale per ascoltare la Voce attraverso tante voci».
La XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, avviata da papa Francesco nel 2021 con un’ampia fase consultiva e dedicata alla conversione sinodale della Chiesa per adempiere meglio alla sua missione di evangelizzare, volge verso la fase conclusiva. Dal 2 al 27 ottobre 2024 si svolgerà a Roma la seconda sessione, dove torneranno a incontrarsi i 364 delegati, tra i quali anche 54 donne con diritto di voto.
La base per il confronto sarà l’Instrumentum laboris (strumento di lavoro), pubblicato dalla Segreteria del Sinodo il 9 luglio e intitolato Come essere Chiesa sinodale missionaria. Il documento ricapitola con andamento narrativo avvolgente il percorso sin qui fatto, e delinea l’approccio della seconda sessione, tenendo presente che alcuni temi fondamentali che erano emersi nella prima sessione sono stati delegati allo studio di dieci gruppi di lavoro, i quali concluderanno il loro mandato successivamente, nel 2025 (cf. Regno-att. 8,2024,217).
Tuttavia rimangono aperte alla discussione dell’Assemblea sinodale varie questioni centrali legate al tema della sinodalità, su cui l’Instrumentum laboris avanza proposte concrete: per esempio sulla partecipazione delle donne (n. 16), sugli organismi di partecipazione (n. 79, 90), sullo statuto delle conferenze episcopali (n. 97).
Dall’esperienza condivisa del processo sinodale «sta emergendo la consapevolezza di una nuova figura di Chiesa, in cui la sinodalità non è semplicemente un metodo, ma la sua essenza costitutiva, articolata e realizzata a diversi livelli della vita ecclesiale, organicamente collegati tra loro, con la missione come scopo». Questa figura di Chiesa rappresenta lo sviluppo dell’ecclesiologia conciliare delineata nel c. II della Lumen gentium, dedicato al «popolo di Dio». Il saggio che argomenta questo approfondimento dell’ecclesiologia sinodale è intitolato Un’«ulteriore recezione del concilio Vaticano II». L’emergere di una nuova figura di Chiesa nel corso del processo sinodale, è stato originariamente pubblicato in spagnolo su Cuadernos de estudio - Observatorio latinoamericano de la sinodalidad 3, agosto 2024, e ha come autore principale il teologo venezuelano Rafael Luciani e come coautore il brasiliano Agenor Brighenti.
«Possiamo dire che il Sinodo sulla sinodalità è stato un ambito in cui si è visto molto chiaramente l’emergere di questa esperienza di un’ Ecclesia tota, che s’intende come Chiesa di Chiese, articolata a vari livelli di azione sinodale».
La Chiesa di Prato ha due proposte per il Sinodo. Con poco più di 209.000 abitanti e 80 parrocchie, oltre a 8 cappellanie etniche per altrettante comunità linguistiche (polacca, romena, nigeriana, ucraina, filippina, pakistana, srilankese, cinese), Prato è una delle poche diocesi italiane ad aver indetto un Sinodo diocesano, che ha concentrato buona parte del suo lavoro sul tema del diaconato, traendo spunto da quanto indicato nella Relazione di sintesi dell’ottobre 2023. Ne è nato un percorso iniziato dall’ascolto dei diaconi permanenti diocesani, seguito da un convegno teologico e da un incontro di discernimento, per arrivare il 22 giugno a un’Assemblea diocesana. Qui, alla presenza del vescovo mons. Giovanni Nerbini e quasi all’unanimità, è stato approvato un documento (Un discernimento sapienziale sul diaconato permanente nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Conclusioni e proposte) che è stato inviato sia alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi sia al Comitato sinodale della Conferenza episcopale italiana.
Due tra le proposte sono particolarmente interessanti: quella al n. 3 – su cui si è registrato un solo voto contrario – di una «re-istituzione del diaconato femminile (…) come specifica forma» che tuttavia abbia «valore sacramentale, in continuità con la forma tradizionale». E quella (ai nn. 2 e 7) di una valorizzazione «ministeriale della coppia cristiana» e segnatamente della «coppia diaconale»
«Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie. Oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi. La democrazia non è mai conquistata per sempre. Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche ne richiede un attento, costante inveramento». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aprendo il 3 luglio la 50a Settimana sociale dei cattolici italiani sul tema «Al cuore della democrazia» (Trieste, 3-7 luglio 2024), ha stigmatizzato i rischi attuali in Italia e in Europa di una caduta dei valori democratici a livello formale e sostanziale. Ha ricordato il contributo dei cattolici alla nascita e allo sviluppo della democrazia repubblicana italiana e ha evidenziato i rischi di un arretramento, di un analfabetismo della democrazia stessa. Non si può separare – ha affermato – libertà e democrazia, come viceversa sostengono diverse forze politiche in Italia e in Europa.
Sul tema della democrazia, legata al rischio populista attuale, è intervenuto anche il presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Matteo Zuppi.
«Ciò che siamo in grado di affermare in ogni situazione pastorale è la verità che la singola persona, per quanto angosciata e disturbata nel suo senso di sé e della realtà, è conosciuta e amata da Dio in tutta la sua complessità, compresa la confusione sulla sua identità di genere». È questa la visione che guida la «riflessione pastorale» dedicata dai vescovi cattolici d’Inghilterra e Galles alle questioni di genere e d’identità, resa pubblica lo scorso 25 aprile. Un titolo d’ispirazione biblica, Ricamati dal Signore (in inglese il verbo del Salmo 139,15 recita «intricately wowen», alla lettera «tessuti in modo complesso»), introduce un testo che ricapitola con molta chiarezza ciò che negli anni recenti – da che il gender è passato da oggetto di studi accademici a questione in primo piano nel discorso pubblico – il magistero ecclesiale ha elaborato a proposito della «teoria dell’identità di genere» e delle persone che vivono una «disforia di genere»: «Seguendo l’esempio di papa Francesco in questo delicato settore, anche noi distinguiamo tra la cura pastorale della persona che vive queste lotte e l’“ideologia (trans)gender”».
La tradizione ebraica della terra, che nella storia lega indissolubilmente il popolo di Israele alla Terra promessa, sta alla base della fondazione dello Stato di Israele, ma rimane anche un fondamento della comprensione della fede cristiana.
In questo saggio, che reagisce a una conferenza tenuta dal gesuita David M. Neuhaus e pubblicata su La Civiltà cattolica (cf. nota 1), il teologo John T. Pawlikowski ripercorre a grandi linee lo sviluppo delle relazioni ebraico-cristiane riguardo alla tradizione ebraica della terra e alla sua permanente eredità nella tradizione cristiana.
E conclude che resta ora da approfondire una «teologia dell’appartenenza» che cerchi «nelle rispettive tradizioni religiose i testi che fondano la presenza dell’altro sulla stessa terra».
John T. Pawlikowski, religioso servita, è stato docente di Etica sociale alla Catholic Theological Union di Chicago, dove ha diretto per molti anni il programma per gli studi ebraico-cattolici. È stato inoltre presidente del Consiglio internazionale di cristiani ed ebrei (ICCJ).