«Due “sogni”: visitare il popolo congolese, custode di un paese immenso, polmone verde dell’Africa e secondo del mondo. Terra ricca di risorse e insanguinata da una guerra che non finisce mai perché c’è sempre chi alimenta il fuoco. E visitare il popolo sud sudanese, in un pellegrinaggio di pace insieme all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al moderatore generale della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields: siamo andati insieme per testimoniare che è possibile e doveroso collaborare nella diversità, specialmente se si condivide la fede in Cristo». È la sintesi dell’ultimo viaggio internazionale di papa Francesco, che lo ha portato dal 31 gennaio al 5 febbraio scorsi nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan. L’ha pronunciata lo stesso Francesco nel corso dell’udienza generale successiva, l’8 febbraio. Pubblichiamo qui i testi che consideriamo più rappresentativi di tale sintesi: il discorso del 31 febbraio alle autorità della Repubblica democratica del Congo, dove il papa ha paragonato il paese a un «diamante del creato»; quello rivolto il 1° febbraio alle vittime della violenza nell’Est, durante l’incontro caratterizzato dalla deposizione dei «segni delle violenze che avete subito e visto»; quello che ha concluso la preghiera ecumenica del 4 febbraio in Sud Sudan, dopo che anche l’arcivescovo di Canterbury Welby e il moderatore scozzese Greenshields avevano parlato e pregato (nel riquadro a p. 132).
La preghiera ecumenica celebrata in Sud Sudan il 4 febbraio 2023 era presieduta congiuntamente da papa Francesco, dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e dal moderatore della Chiesa di Scozia Iain Greenshields. Pubblichiamo integralmente il testo pronunciato dal leader anglicano Welby, in una nostra traduzione dall’inglese (www.archbishopofcanterbury.org).
Il motu proprio Il diritto nativo circa il patrimonio della sede apostolica, pubblicato il 20 febbraio, interviene nuovamente nel work in progress di riforma delle finanze vaticane per una maggior efficienza e trasparenza, avviato da papa Benedetto XVI e a cui più volte ha messo mano anche papa Francesco. In questo ultimo capitolo si ribadisce che «tutti i beni, mobili e immobili, ivi incluse le disponibilità liquide e i titoli, che siano stati o che saranno acquisiti… dalle istituzioni curiali e dagli enti collegati alla Santa Sede, sono beni pubblici ecclesiastici e come tali di proprietà, nella titolarità o altro diritto reale, della Santa Sede nel suo complesso e appartenenti quindi, indipendentemente dal potere civile, al suo patrimonio unitario, non frazionabile e sovrano».
Questa precisazione avviene a pochi mesi da un altro motu proprio, pubblicato il 6 dicembre, sulle persone giuridiche strumentali della curia romana, che precisava che «benché tali enti abbiano una personalità giuridica formalmente separata e una certa autonomia amministrativa… sono strumentali alla realizzazione dei fini propri delle istituzioni curiali al servizio del ministero del successore di Pietro» e, pertanto, anch’essi sono «enti pubblici della Santa Sede».
ll 21 febbraio è stato pubblicato dalla Santa Sede (www.vatican.va) un Rescriptum ex audientia ss.mi, che ritorna sul tema della liturgia secondo il rito preconciliare, dopo il motu proprio Traditionis custodes e le risposte ad alcuni dubbi da parte del Dicastero per la dottrina della fede (cf. Regno-doc. 15,2021,449 e 11,2022,339).
«Abbiamo approfondito le intuizioni che le comunità ecclesiali del nostro continente hanno maturato grazie al processo sinodale, così come le tensioni e gli interrogativi che le Chiese europee si trovano di fronte». Si è svolta a Praga, dal 5 al 9 febbraio, l’Assemblea continentale europea del percorso del Sinodo dei vescovi, con 200 delegati (vescovi, presbiteri, diaconi, consacrate e consacrati, laici e laiche) provenienti da 45 paesi: 156 dalle 39 conferenze episcopali europee e 44 invitati dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE), più 270 delegati on-line. La bozza del documento conclusivo, recepito dai presuli nella loro riunione finale (9-12 febbraio), arriverà entro marzo e sarà redatta in una sintesi che, unitamente a quelle provenienti dai lavori delle altre assemblee che si stanno svolgendo tra febbraio e marzo (Oceania, Medio Oriente, Asia, Africa, Americhe), confluirà entro giugno nello Strumento di lavoro della prima delle due Assemblee generali del Sinodo, che si celebrerà nell’autunno 2023 in Vaticano.
I testi che pubblichiamo (l’omelia di apertura dell’arcivescovo di Praga Jan Graubner, il discorso introduttivo del teologo Tomáš Halík, l’omelia del segretario generale del Sinodo dei vescovi card. Mario Grech, le Raccomandazioni conclusive) esprimono un persistente divario tra le visioni ed esperienze delle Chiese europee occidentali e orientali, e la volontà di ricondurle a unità nel dialogo sinodale.
L’11 febbraio, a conclusione della riunione dei vescovi europei nell’ambito dell’Assemblea continentale europea del Sinodo 2021-2024 sulla sinodalità, è stata pubblicata una Nota conclusiva dei vescovi (www.ccee.eu).
S’intitola Sanctificati in veritate (Gv 17,19) la seconda lettera pastorale di mons. Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa dal 2020. Pubblicata il 20 novembre 2022, la lettera pastorale si articola in tre sezioni, dedicate rispettivamente a tre eventi ecclesiali: il Cammino sinodale, che intraprende il suo secondo anno di vita, il 70° anniversario della lacrimazione della Madonna, che ricorre in agosto, e «La Chiesa che dovremo essere», sezione destinata ad alcune imprescindibili priorità pastorali. Il percorso sinodale sin qui compiuto nella Chiesa siracusana ha fatto emergere «una difficoltà di fondo, quella cioè di concepire realmente la Chiesa come popolo che cammina insieme, guidata dallo Spirito. Purtroppo, in molti casi, sussiste un’erronea percezione della costituzione gerarchica della Chiesa, dove il presbitero ha un ruolo totalizzante, dove manca del tutto l’idea del sacerdozio comune, del ruolo importante del laicato. Da questo punto di vista, la scelta dell’ascolto della Parola è stata un passo necessario per vivere in pienezza l’idea di popolo che cammina insieme, che sogna una Chiesa rinnovata».
«Ogni testimonianza rappresenta una vita fondamentalmente alterata e colpita dalla violenza. Non si possono ignorare o sopravvalutare i danni provocati dalla violenza sessuale: l’istruzione, le relazioni familiari, i rapporti sessuali, il benessere mentale, emotivo e fisico, le prospettive di lavoro sono tutti aspetti che possono esserne colpiti. In alcuni casi essa ha spinto le vittime ad atti di autolesionismo e persino a togliersi la vita». Il 20 ottobre 2022 è stato pubblicato il Rapporto finale dell’Indagine indipendente sulle violenze sessuali sui minori, che a partire dal 2015 ha esaminato le risposte di un’ampia gamma di istituzioni e organizzazioni inglesi (tra cui le Chiese) alle accuse di violenze sessuali su minori. Ha quindi preso in considerazione un quadro vasto e complesso per individuare analogie, modelli e circostanze uniche. L’Indagine ha tenuto 325 giorni di audizioni pubbliche, esaminato oltre due milioni di pagine di prove e ha ascoltato 725 testimoni, oltre a pubblicare 61 relazioni e pubblicazioni. Oltre 7.300 vittime hanno partecipato.
Pubblichiamo la Sintesi del rapporto finale, utile per allargare l’attenzione sul problema della violenza sui minori nel quadro della società nel suo complesso.
Il 13 febbraio è stata presentata la relazione finale della Commissione indipendente per lo studio delle violenze sessuali sui bambini nella Chiesa cattolica portoghese, intitolata Dar voce al silenzio. La Commissione era stata istituita nel 2021 su iniziativa della Conferenza episcopale portoghese, e ha lavorato secondo un approccio multidisciplinare sotto la direzione del neuropsichiatra infantile Pedro Strecht. La sua indagine ha coinvolto 512 vittime, che si sono proposte spontaneamente e che «ci mettono sulle tracce di almeno altre 4.300, e se pensiamo che gli abusi sono avvenuti nella stragrande maggioranza dei casi più di una volta sullo stesso bambino, si arriva a molte migliaia di violenze commesse».
Anche se «in alcuni contesti le violenze avevano un carattere sistemico… la natura sistemica degli abusi non può tuttavia essere generalizzata a tutta la Chiesa, poiché riguarda una minoranza rispetto alla totalità dei suoi membri». Ma «sistemico è sta-
to l’occultamento operato fin dall’inizio dagli abusatori stessi, così come da coloro che, ai piani alti della gerarchia, ne erano a conoscenza».
Pubblichiamo qui il Sommario esecutivo, mentre la relazione completa si può trovare in portoghese e in inglese su darvozaosilencio.org.
«Un approccio radicato nei diritti è fondamentale per raggiungere la nostra priorità finale: un mondo più sicuro, più pacifico e più sostenibile. La Carta e la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo indicano la via d’uscita dall’attuale vicolo cieco. Sono una fonte di soluzioni e di speranza. Attingiamo a questa fonte, attingiamo a questa speranza e agiamo con decisione prima che sia troppo tardi». Il 6 febbraio il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel suo discorso all’Assemblea generale dell’ONU sulle priorità del 2023 ha dipinto un quadro generale dello stato del mondo e delle urgenze da affrontare nell’anno che celebra il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Ed è proprio quello dei diritti umani il criterio di fondo che orienta tutti i progetti indicati dal segretario dell’ONU, a partire dalla «Nuova agenda per la pace» e dalla sfida climatica fino ad arrivare ai diritti culturali.