«Occorre… recuperare il senso della nostra comune identità di unica famiglia umana. L’alternativa è solo un crescente isolamento, segnato da preclusioni e chiusure reciproche che di fatto mettono ulteriormente in pericolo il multilateralismo, ovvero quello stile diplomatico che ha caratterizzato i rapporti internazionali dalla fine della seconda guerra mondiale». Nel discorso al corpo diplomatico presso la Santa Sede per lo scambio degli auguri per il nuovo anno, il 10 gennaio, papa Francesco ha evidenziato la crisi di fiducia che attraversa da tempo la diplomazia multilaterale, e che rende il sistema delle relazioni internazionali «sempre meno efficace nell’affrontare le sfide globali». Tra esse c’è ancora la pandemia, ma soprattutto ci sono la questione migratoria e la crisi climatica.
Si collega a questo problema anche il richiamo, inedito, ai rischi della cosiddetta «cancel culture», atteggiamento di colpevolizzazione, di solito espresso tramite i social media, nei confronti di personaggi pubblici o aziende che avrebbero detto o fatto qualche cosa di offensivo o politicamente scorretto e ai quali vengono pertanto tolti sostegno e gradimento: «La diplomazia multilaterale è chiamata perciò a essere veramente inclusiva, non cancellando ma valorizzando le diversità e sensibilità storiche che contraddistinguono i vari popoli».
Con la promulgazione delle nuove Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, pubblicate il 7 dicembre 2021 dopo l’approvazione con Rescritto d’udienza del santo padre Francesco con cui approva le Norme sui delitti riservati della Congregazione per la dottrina della fede dell’11 ottobre, viene modificato e aggiornato il testo di Giovanni Paolo II, già emendato nel 2010 da Benedetto XVI. I delitti in questione, considerati i più gravi per la Chiesa, rimangono i medesimi, ma vengono coordinati con il libro VI del Codice di diritto canonico promulgato nel 2021 e altri provvedimenti normativi, come ad esempio i motu proprio Come una madre amorevole e Vos estis lux mundi.
Questo aggiornamento intende migliorare, grazie all’introduzione di modifiche procedurali, l’agire penale della Chiesa sui delitti riservati alla Congregazione, in particolare quelli contro la morale e la pratica dei sacramenti. Oltre alla revisione dei canoni sulla base del libro VI del CIC e dei motu proprio del 2019 si è compiuta una distinzione tra processo giudiziale e procedura extragiudiziale; si prevede la possibilità, in determinati casi, di rimettersi direttamente alla decisione del papa; sono modificati i termini per la presentazione dell’appello dopo la sentenza di prima istanza; si stabilisce la necessità di un patrono che assista l’accusato per garantirgli ulteriore difesa.
I rumori di guerra in Ucraina, l’elezione del presidente della Repubblica, il referendum sull’eutanasia sono i temi d’attualità che hanno fatto da sfondo al recente Consiglio permanente della CEI (Roma, 24-26.1.2022), dal quale si stavano aspettando anche alcuni segnali relativi alle questioni ecclesiali più urgenti: il Sinodo; i ministeri del lettorato e accolitato ora aperti anche alle donne; come reagire all’onda delle inchieste diocesane o nazionali sulle violenze sui minori nella Chiesa, che stanno scuotendo i confratelli europei. Su tutti e tre gli ambiti verranno istruite riflessioni da discutere alla prossima Assemblea generale di maggio e su cui deciderà la prossima Presidenza. Intanto sul Sinodo prende corpo, con le nomine dei membri, il Gruppo di coordinamento nazionale del Cammino sinodale; sui ministeri femminili due commissioni episcopali prepareranno un testo da discutere a maggio; sulle violenze il Consiglio permanente ha detto nel Comunicato finale – anche se in conferenza stampa è stata spesa una parola in più su una possibile commissione d’indagine – che «la ricerca della giustizia nella verità non accetta giudizi sommari, ma si favorisce sostenendo quel cambiamento autentico promosso dalla rete dei servizi diocesani per la tutela dei minori e dai centri di ascolto che vanno sempre più crescendo».
Il 20 gennaio 2022 è stato pubblicato nell’arcidiocesi tedesca di Monaco di Baviera il rapporto Abusi sessuali su minori e adulti incapaci da parte di chierici e personale strutturato nell’area dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga dal 1945 al 2019. Il documento è frutto di un’indagine indipendente, affidata dall’attuale arcivescovo di Monaco card. Reinhard Marx allo Studio legale Westpfahl Spilker Wastl nel febbraio 2020 con questo mandato: verificare «se le persone responsabili hanno soddisfatto i requisiti legali e le linee guida della Conferenza episcopale tedesca e hanno agito in modo appropriato nel trattare i casi sospetti e i possibili colpevoli». L’indagine ha verificato una casistica di 235 persone responsabili di abusi (173 preti) e 497 vittime (nel 60% dei casi minori).
Del rapporto, che conta 1.212 pagine più 447 di allegati, pubblichiamo la quinta parte, «Raccomandazioni», che alla luce dell’indagine svolta propone suggerimenti per migliorare la prevenzione e la gestione del problema a livello diocesano, osservando che «numerosi studi che sono già stati condotti a livello sia nazionale sia internazionale forniscono risultati coerenti e sufficientemente affidabili che possono essere utilizzati come base per un’azione orientata agli obiettivi».
La I Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi dal tema «Siamo tutti discepoli missionari in uscita», organizzata dal Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) e svoltasi dal 21 al 28 novembre a Città del Messico, aveva «il desiderio di promuovere una Chiesa in uscita sinodale, di ravvivare lo spirito della V Conferenza generale dell’episcopato che, ad Aparecida nel 2007, ci ha chiamati a essere discepoli missionari, e di incoraggiare la speranza, in vista del Giubileo guadalupano nel 2031 e del Giubileo della redenzione nel 2033» (papa Francesco nel Messaggio all’Assemblea). Dell’Assemblea pubblichiamo:
– il Messaggio di apertura di mons. Miguel Cabrejos ofm, presidente del CELAM (22 novembre);
– l’intervento «Il cammino della I Assemblea ecclesiale: un cammino verso una Chiesa sinodale in uscita» di suor Birgit Weiler hmm;
– il Messaggio del card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi;
– il Messaggio al popolo dell’America Latina e dei Caraibi.
ll lavoro svolto dai gruppi di discernimento nel corso della I Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi si è concluso con un documento che individua 12 sfide pastorali. È stato anche annunciato che da febbraio 2022 si terranno assemblee ecclesiali per paese – collegate al processo sinodale iniziato nell’ottobre 2021 –, e anche il Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) terrà un’Assemblea straordinaria dei vescovi a maggio per incorporare queste sfide nel suo rinnovamento (asambleaeclesial.lat; nostra traduzione dallo spagnolo).
La lettera apostolica Apostolicae curae di papa Leone XIII (1896) giudicava negativamente le ordinazioni anglicane. Confronto, cooperazione e dialogo – e un significativo cambiamento dei contesti sociali, culturali ed ecclesiali – portano oggi anglicani e cattolici a una comunione di intenti. Questo lungo percorso di riavvicinamento è stato segnato dalla fondamentale tappa delle Conversazioni di Malines (1921-1926), che nonostante la «pressione» della lettera papale scelsero una strada di dialogo e scambio. Da questa esperienza è poi nato il Gruppo Conversazioni di Malines, gruppo ecumenico informale costituito da teologi cattolici e anglicani, che si incontra dal 2013 per portare avanti la discussione iniziata a Malines (cf. Promemoria qui a p. 120).
Il documento Sorores in spe. «Sorelle nella speranza della risurrezione»: una nuova risposta alla condanna degli ordini anglicani (1896), presentato il 15 dicembre 2021 in occasione del centenario delle Conversazioni, mira a che sia rivisto definitivamente il giudizio di Apostolicae curae, affinché le due comunioni possano pienamente abbracciarsi come «sorores in spe resurrectionis» (come è scritto sulla tomba comune della cattolica Maria Tudor e dell’anglicana Elisabetta I a Westminster).
Il testo, suddiviso in cinque sezioni, ripercorre la storia delle relazioni anglicano-cattoliche, l’ermeneutica e i ministeri delle due comunioni, e conclude con un invito al ripensamento e un appello alla ricontestualizzazione.
«Il XXI secolo sarà il secolo dell’Europa». Al tempo stesso, «le sfide odierne sono le più complesse mai affrontate dall’indomani dell’ultima guerra mondiale». Lo ha affermato in un Discorso sullo stato dell’unione in occasione della Conferenza di Berlino (9 novembre 2021) Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, istituzione che riunisce i 27 capi di stato e di governo dell’Unione Europea e di fatto decide la politica e gli indirizzi dell’UE.
Il politico belga, esponente del Movimento riformatore (di stampo liberale), ha identificato come chiavi per il futuro dell’Europa l’unità e la forza. Quanto alla prima ha sostenuto «la pari legittimità di tutte le parti che compongono la nostra Unione». Quanto alla seconda ha sviluppato il concetto molto dibattuto di «autonomia strategica» dell’Unione Europea.
In questo contesto ha affermato: «Abbiamo aperto il dibattito sul finanziamento da parte dell’UE di infrastrutture fisiche alle frontiere», un tema sollevato in ottobre dalla richiesta di 12 paesi dell’Europa orientale (politi.co/3ucv2KG) e sostenuto dal Partito popolare europeo.
Il 23 dicembre 2021 sul quotidiano britannico Financial Times è apparso un intervento a doppia firma siglato dal presidente francese Emmanuel Marcon e dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, dal titolo «The EU’s fiscal rules must be reformed if we are to secure the recovery» (Le regole di bilancio dell’UE devono essere riformate se si vuole assicurare la ripresa). Lo ha ripubblicato in traduzione italiana il sito della Presidenza del Consiglio (bit.ly/3uni4tZ).