«Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro». È stato il segno sotto il quale papa Francesco ha posto i lavori del primo Sinodo dei vescovi da lui convocato (5-19.10.2014), uno strumento la cui revisione ha il valore di «prima riforma» del pontificato (cf. Regno-att. 18,2014,609). «Bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente di dover dire (…). E, al tempo stesso, si deve ascoltare con umiltà (...) quello che dicono i fratelli. Con questi due atteggiamenti si esercita la sinodalità», ha detto ai presenti in apertura dei lavori, proseguendo: «E fatelo con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre cum Petro et sub Petro, e la presenza del papa è garanzia per tutti e custodia della fede». Un con- fronto franco, non senza tensioni e ten- tazioni, come lo stesso papa ha rico- nosciuto concludendo i lavori (18.10). Pubblichiamo i due discorsi insieme all’intervento alla veglia con le fami- glie (4.10) e alle omelie nelle messe di apertura (5.10) e conclusione (19.10) dell’assemblea sinodale straordinaria, che era dedicata alle sfide pastorali sulla famiglia. La messa conclusiva ha coinciso con la beatificazione di Paolo VI, cui si deve l’istituzione del Sinodo dei vescovi (1965).
, 01/11/2014, pag. 606