Alcune elezioni regionali (Abruzzo e Sardegna) e l’elezione del nuovo segretario del PD (Nicola Zingaretti) segnano una qualche ripresa di movimento nell’attività politica nazionale, a un anno di distanza dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, che portarono, dopo un’impasse durata oltre un mese, alla formazione di un governo Lega-M5S, frutto di un accordo di potere tra due partiti «reazionari» di diverso orientamento e interesse (cf. Regno-att. 8,2018,193).
Annunciato il 12 settembre e indetto ufficialmente il 23 novembre 2018, l’incontro in Vaticano su «La protezione dei minori nella Chiesa. Responsibility, accountability, transparency» (21-24 febbraio) a cui Francesco ha invitato tutti i presidenti delle conferenze episcopali internazionali è stato come un’assemblea sinodale. Speciale, sotto ogni punto di vista. Anche da quello mediatico, come avevano intuito le tante testate provenienti da tutto il mondo che gremivano i briefing all’Augustinianum e assediavano mattina e sera gli accessi all’Aula sinodale.
Il nome di Charles Scicluna, arcivescovo di Malta dal 2015 e segretario aggiunto presso la Congregazione per la dottrina della fede (CDF) dal novembre 2018, è legato alla questione delle violenze sui minori. Tracciamo con lui un bilancio a un paio di settimane dal vertice in Vaticano di tutti i presidenti delle conferenze episcopali.
L' ultimo episodio del «caso Pell», andato in onda a fine febbraio, non è di sicuro quello che mette fine alla saga,1 ma è certamente, sino a oggi, quello che ha ottenuto la maggiore audience. Ne aveva tutti gli ingredienti: la «storia» del card. George Pell «pedofilo» è infatti perfetta per essere personalizzata, polarizzata e spettacolarizzata dai mass media.
In occasione del recente summit sulla protezione dei minori in Vaticano, a venire in discussione c'è stato pure un più esteso retroterra, culturale e strutturale, sul quale certi comportamenti, e con essi tutta una mentalità che li ha tollerati, hanno potuto poggiare ed espandersi; e a evidenziarlo non sono mancate parole impegnative, risuonate con insolita frequenza e altrettanto insolita franchezza nelle aule dei palazzi vaticani: parole-simbolo, si potrebbe dire. Se ne propone qui una minuscola scelta.
Gesuita francese di nazionalità algerina, nel 2009 Paul Desfarges diventa vescovo di Costantina, la città in cui aveva trascorso 30 anni come insegnante di psicologia all’Università. Nel dicembre 2016 viene nominato arcivescovo di Algeri, succedendo a mons. Ghaleb Bader. Lo incontriamo a Roma in occasione dell’incontro vaticano sulla protezione dei minori.
Bouteflika «dégage! Vattene!». È questo lo slogan che è risuonato nelle piazze algerine per tre settimane, a partire dal 22 febbraio. Non solo nella capitale Algeri, ma in molte altre città, come Orano, Costantina, Annaba, Tizi Ouzou, Bejaïa: una novità per il paese, che, rispetto ai suoi vicini, ci aveva abituato a un innaturale silenzio. E le proteste sono state così oceaniche da sortire l’effetto sperato: annullamento della ricandidatura, nuovo governo e avvio di una conferenza nazionale per una nuova Costituzione.
Il primo sacerdote ucciso nel 2019 è stato don Antonio César Fernández Fernández. Spagnolo, aveva 72 anni, di cui 55 vissuti da salesiano e 37 spesi in Africa. Il 15 febbraio ha trovato la morte in un agguato jihadista. Come ha comunicato la sua congregazione, don Fernández stava tornando nella sua comunità della capitale Ouagadougou (di cui era responsabile) insieme ad altri due confratelli, dopo aver partecipato a Lomé (Togo) alla prima sessione del capitolo dell’Ispettoria salesiana dell’Africa occidentale francofona.
L’epoca in cui viviamo è caratterizzata dalla straordinaria possibilità d’incontro di tutti gli esseri umani a livello planetario, globale, in modalità e forme che non hanno precedenti nella storia. Da questo punto di vista, l’attuale contesto internazionale, soprattutto europeo, si presenta carico di grandi opportunità e promesse, ma anche di drammatiche minacce.La presente situazione storica è quindi, per tutti noi, un appello per una rinnovata responsabilità, affinché questa possibilità d’incontro globale, attraverso la paziente tessitura delle relazioni internazionali, del dialogo interculturale e interreligioso, rappresenti per l’umanità un’inedita tappa verso un nuovo umanesimo.
Mbaye ha 51 anni e viene dal Senegal. Ha iniziato a sorridermi quando fra e me e lui c’erano ancora almeno venti passi di distanza, diventati sempre di meno mentre s’avvicinava con in mano i suoi libri sulle storie e i proverbi africani. Ho ricambiato il sorriso facendogli vedere il libro che stavo leggendo, On Writing di Stephen King. Poteva finire con il più classico dei «no, grazie» e invece è finita con una pizza, una focaccia alle olive e due bottigliette d’acqua naturale. Il tutto a fare da contorno a una chiacchierata di un’ora e mezza sul Senegal di Fadiga e Diouf ai Mondiali del 2002, sul trattore che spera un giorno di riuscire a comprare per tornare a casa a coltivare il suo pezzo di terra e, infine, su Dio.
Forma di schiavitù molto diffusa in tutto il Medio Oriente, la kafala di per sè sarebbe un istituto giuridico benemerito. Dal punto di vista teorico si tratta infatti di una sorta di affido di un bambino o di una bambina a un altro soggetto per farlo crescere in un ambiente famigliare positivo. In realtà si è trasformato in uno strumento d’oppressione perché è diventato un sistema di sponsorizzazione di un datore di lavoro rispetto a un migrante che da questo viene assunto.
Ci sono segnali preoccupanti sull'aumento dell'antisemitismo in Europa. A gennaio l’avvertimento è arrivato dal vicepresidente della Commissione Europea, Frans Timmermans: «L’antisemitismo sta rialzando la sua orribile testa in Europa». I dati di un’indagine di Eurobarometro infatti raccontano di una frattura ormai sempre più evidente nei paesi europei: per il 50% degli intervistati, l’antisemitismo è assolutamente un problema, per il 43% non lo è per niente; per il 36% delle persone intervistate il fenomeno è in crescita, mentre per il 39% è sempre lo stesso; soltanto per 1 europeo su 2, la negazione della Shoah è antisemitismo.
Era il 13 febbraio 1919, esattamente un secolo fa, quando l’allora pontefice Benedetto XV con la costituzione apostolica Catholici fideles creava l’eparchia di Lungro degli italo-albanesi dell’Italia continentale. Con tale atto non si voleva soltanto dare confini territoriali a una nuova entità diocesana, ma anche riconoscere una realtà più profonda e radicata, l’identità albanese di non pochi comuni a cavallo tra Calabria e Basilicata, donando loro una nuova configurazione di diritto ecclesiale e civile.
Della raccolta di racconti fantascientifici Pianeta errante ce n’è uno che s’intitola «Il sole della Cina». Racconta di Shui Wa, che lascia i genitori e il suo villaggio tormentato dalla siccità, diventa minatore e alla fine lustrascarpe in città.
Purtroppo in italiano non è ancora stato pubblicato molto di Cixin Liu, ingegnere cinese nato nel 1963, che ha pubblicato il suo primo romanzo di fantascienza nel 1989 e con il suo stile epico e grandioso è oggi il più popolare tra gli autori di questo filone in Cina. Nel paese questo genere letterario sta conoscendo un vigoroso revival e sta contribuendo a rivitalizzare la narrativa cinese contemporanea. Dopo una fase iniziale nei primi del Novecento, quando gli intellettuali riformisti la introdussero in Cina vedendovi lo strumento per diffondere la scienza e la tecnologia occidentali e promuovere lo sviluppo del paese.
La filologia – ovvero la «cura, la custodia, l’amore della parola» (dal greco philos e logos) – può essere intesa in diversi significati e impieghi che ci conducono ad altrettanti livelli e gradi di «disvelamento della verità» (aletheia). Il filologo studia, tramanda e, all’occorrenza, ripara i testi. Si occupa sia del modo in cui questi vengono trasmessi (tradizione orale, manoscritta, a stampa, on-line) sia delle forme concrete della trasmissione (papiri, codici, libri, web). Una tale disciplina ha le stesse virtù delle scienze cosiddette esatte – la matematica, la fisica, la chimica –, vale a dire chiarezza, controllabilità, precisione, definizione, essenzialità; e… pazienza.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Giacomo Coccolini, Maria Elisabetta Gandolfi, Guido Mocellin, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Daniela Sala, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Il volume presenta tre indagini inedite sugli imam delle moschee italiane, sugli ortodossi rumeni e sui diversi volti del cristianesimo tra gli immigrati milanesi. Tre percorsi fino a oggi inediti, che mostrano come l'immigrazione costituisca uno dei più incisivi vettori di un processo di post secolarizzazione e un nuovo movimento di fermento religioso.
Chi era, infatti, colui che veniva definito dagli avversari un religioso oscurantista, difensore delle forme tradizionali di devozione ma, al contempo, un mistico? A queste e ad altre delicate questioni, come quella della controversa figura dello scià Mohammad Reza Pahlavi e del suo tentativo di occidentalizzare l’Iran nel giro di pochi decenni a scapito della popolazione, la monografia di Zanconato offre una puntuale ricostruzione storica. Essa chiarisce le radici spirituali e culturali di un leader, spietato nemico dell’Occidente e d’Israele, che riuscì a imporre il Velayat-e faqib: bokumat-e islami (il governo del giureconsulto: il governo islamico), in attesa dell’uscita dall’«occultamento» del dodicesimo imam, così come vuole la fede sciita duodecimana.
Con Fedeltà Marco Missiroli prende di petto le relazioni affettive adulte e stabili: ne legge la complessità, il procedere mai lineare, senza per questo rinunciare a spendersi per traguardarne gli intrecci con il desiderio di ribadire che vale la pena scommettere sugli affetti, ma occorre essere avvertiti che tanto l’amore è decisivo per ogni uomo e ogni donna, tanto tradisce le attese quando viene enfatizzato come unico dio cui essere devoti.
Si tratta certamente di un importante libro che offre documenti eccezionali. Le Memorie del metropolita di Leopoli degli Ucraini sono da considerarsi un monumento storico del sec. XX, perché riguardano decenni di storia che interessano politica e cultura dell’Europa e del mondo e, per l’Europa, di quella sua parte orientale spesso disattesa dai grandi trattati. Forse per la prima volta, in un certo senso, questa storia è raccontata «in diretta da dentro» la stessa e da un protagonista – suo malgrado – che con acuta intelligenza ne ha fissato i particolari, consegnato la testimonianza e commentato la verità, oltre le righe.
I Vangeli canonici non si dilungano molto sul ruolo delle donne che circondavano Gesù. Abbastanza spesso si chiamano Maria; talvolta non sono nemmeno nominate. Eppure, la loro presenza è certa e forse la loro missione fu più importante di quanto lasci intravedere la discrezione dei testi. Tuttavia, pochissimi hanno cercato di capire con precisione quale fosse il giusto ruolo dell’una o dell’altra di queste donne, in particolare quello di Maria di Magdala. Il fatto è che questo personaggio femminile, più scomodo degli altri nell’ambiente di Gesù, non ha mancato di suscitare sospetto e interrogativi.
Il 24 agosto dello scorso anno Avvenire titolava che il giorno precedente, all’età di 91 anni, era scomparso Arcabas, «un maestro dell’arte sacra» contemporanea. L’artista si chiamava in realtà Jean-Marie Pirot. Aveva cominciato a firmare i suoi lavori con il nuovo nome solo dal 1971, allorché, docente all’Università di Ottawa, aveva preparato la scenografia per la rappresentazione de La storia del soldato di Igor Stravinskji e Charles Ramuz.
Non una dolce ouverture, ma aspre grida. Il Documento preparatorio dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la Regione panamazzonica (DP) si presenta come una breve sinfonia, con tre tempi che corrispondono al metodo del «vedere, giudicare (discernere) e agire». Questa sinfonia ha i caratteri della musica (armonia, ritmo, forza, vitalità, delicatezza ecc.), ma il suo motivo d’inizio (o ouverture) ha un’intonazione che s’esprime in quel linguaggio poliglotta che è il «grido».
Saranno beatificati il 27 aprile mons. Enrique Angelelli, vescovo di La Rioja, il francescano p. Carlos de Dios Murias e il fidei donum francese p. Gabriel Longueville, operanti nella stessa diocesi, e Wenceslao Pedernera, leader contadino del Movimento rurale cattolico, uccisi durante la dittatura militare nel 1976.
Quarantamila desaparecidos dal 2006. I numeri di un genocidio. È il Messico. Quello delle rovine maya di Chichén Itza e Palenque, dei villaggi turistici di Cancún e Playa del Carmen. Ma anche dei femminicidi di Ciudad Juárez (stato di Chihuahua) dove dal 1993 sono state uccise oltre 370 giovani donne, operaie delle maquilladoras, le fabbriche straniere delocalizzate per abbassare i costi di
produzione e approfittare di vere e proprie zone franche per quanto riguarda imposte e diritti sindacali.
Dopo l’estenuante braccio di ferro che ha coinvolto Chiesa locale, cattolici dissidenti verso la gerarchia e autorità civili, il 1° marzo il governo dello Stato meridionale del Kerala ha accettato di ritirare il Kerala Church (Properties and Institution) Bill, la legge sulle proprietà ecclesiastiche nel Kerala (2019) che avrebbe delegato ad appositi organismi l’amministrazione dei beni ecclesiastici e deferito ogni infrazione a un’apposita corte.
Tanto le forme moderne di apocalittica politico-filosofica quanto il transumanesimo neopagano mettono «in forte discussione il sostrato fondante della tradizione cristiana». È la conclusione alla quale giunge Klaus Müller al termine di questo intervento, pronunciato al Convegno annuale della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Milano, 19-20 febbraio) e intitolato «Sottotesti escatologico-apocalittici nell’antropologia politica contemporanea». Del transumanesimo egli esplora i diversi tentativi di «tirare nell’aldiqua l’escatologia»: l’intelligenza artificiale che ne rappresenta l’«eminenza grigia»; la «frenesia dell’accelerazione» che già Goethe definì «velociferina»; il carattere di «nuova religione» presente nel complesso dei messaggi lanciato dai colossi digitali; il tentativo di «naturalizzazione induttiva» in atto nelle neuroscienze. In ambito politico «si è tentato più volte di realizzare storicamente questo stesso ideale» e anche oggi gran parte della filosofia politica è «attraversata da motivi escatologico-apocalittici», specie in quei «vasti movimenti conservatori di destra» che in Europa risalgono a pensatori di ascendenza cattolica: Carl Schmitt e i suoi antesignani della critica sociale, come de Bonald, de Maistre e Donoso Cortés.