A
Attualità

Attualità, 4/2013

Il pontificato e la rinuncia: vox clamantis in deserto

G. Brunelli
La rinuncia dell'11 febbraio 2013 – atto finale del pontificato di Benedetto XVI, il teologo tedesco Joseph Ratzinger – dà un inatteso compimento al suo ministero di vescovo di Roma, aprendo così la possibilità di una ridefinizione dell'istituzione ecclesiastica, e insieme un altro tempo della storia della Chiesa. Emergono i tratti di un pontificato umile e spirituale; marcato sensibilmente dalla personale esperienza e riflessione del teologo; segnato dalla priorità avvertita di riportare al centro della vita della Chiesa e nell'agorà del mondo contemporaneo la questione della crisi della fede; affaticato da numerose crisi, incomprensioni e polari divisioni sia all'interno, sia all'esterno della Chiesa. Con il gesto della rinuncia Benedetto XVI ridefinisce, aggiornandolo, il significato e il simbolo del primato petrino, recependo appieno il magistero del Concilio, e affida nelle mani del suo successore e dell'intera Chiesa cattolica le questioni rimaste aperte, insieme alla testimonianza della voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via del Signore!» (cf. Mc 1,3).

Cronaca del pontificato

G. Mocellin
Il Concilio e la tradizione; Le nomine in curia; I tre libri su Gesù; I viaggi: soprattutto Europa; Un papa morso e divorato; La crisi di credibilità / 1; La crisi di credibilità / 2; Carità, speranza, fede

Il pontificato di Joseph Ratzinger: il teologo papa

K. Müller
L'omelia del card. Joseph Ratzinger durante la celebrazione delle esequie di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro è stato un momento di profonda rivelazione della sua auto-comprensione teologica e spirituale. In quel momento parlava un parroco di campagna, umile, che usava termini semplici e comprensibili dalla gente, con emozioni misurate; ma anche estremamente preciso nell'eloquio e nei pochi gesti compiuti. Questa forma rappresenta il suo ideale, e il suo auto-ritratto, fin dagli inizi della sua biografia teologica: essere servitore della verità; di una verità più grande dei pensieri umani, per cui essere un intellettuale non significa mai agire come giudice verso questa verità. Ratzinger ha cominciato i suoi studi di filosofia e teologia nel seminario di Freising (la vecchia sede vescovile e del seminario maggiore della diocesi di Monaco). Il suo maestro più importante, che fu poi anche il direttore sia della sua tesi di dottorato sia di quella di abilitazione, è stato il prof. Gottlieb Soehngen. Il pensiero di Soehngen era caratterizzato da una forma sapienziale della teologia e dava grande importanza alla dimensione estetica del discorso su Dio. Caratteri, questi, che sono diventati un principio normativo anche per il suo discepolo Joseph Ratzinger. …

Tradizione - L'impronta soggettiva

P. Stefani
La componente personale ha svolto un ruolo rilevante, e forse preminente, nella rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI. Questo fatto invita a riprendere in mano alcuni passaggi nei quali le convinzioni individuali di Joseph Ratzinger hanno interagito in modo netto tanto sullo svolgimento della sua azione come successore di Pietro quanto sul modo di rivisitare e di mutare la Tradizione. La maggiore novità di un pontificato conchiusosi in modo repentino trova riscontro nella constatazione secondo la quale Benedetto XVI ha fatto sì che una riconoscibile impronta soggettiva avesse spazio nella tradizione ecclesiale.

Ecumenismo - Irrevocabile e spirituale

D. Sala
Nel pontificato di Benedetto XVI l'ecumenismo è stato definito a più riprese una priorità, fin dal primo messaggio pubblico dopo la sua elezione, il 20 aprile 2005: «Alimentati e sostenuti dall'eucaristia, i cattolici non possono non sentirsi stimolati a tendere a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. Di questo supremo anelito del Maestro divino il successore di Pietro sa di doversi fare carico in modo del tutto particolare (…). Con piena consapevolezza, pertanto, all'inizio del suo ministero nella Chiesa di Roma che Pietro ha irrorato col suo sangue, l'attuale suo successore si assume come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere» (Regno-doc. 9,2005,193).

Pedofilia nella Chiesa - L'autentico rinnovamento

M.E. Gandolfi
Quando il cardinal Joseph Ratzinger venne chiamato da vescovo di Monaco a diventare prefetto della Congregazione per la dottrina della fede nel 1981, non poteva immaginare che una delle questioni più scottanti con cui si sarebbe dovuto misurare sarebbe stata quella della violenza sui minori da parte di esponenti del clero: la cosiddetta «crisi della pedofilia». Un fenomeno che ha minato la credibilità della Chiesa, ha lacerato comunità ecclesiali, ha rivelato tensioni negli episcopati e tra questi e la curia romana; ha visto contrapporsi diverse visioni ecclesiologiche e ha scatenato un potente fuoco d'attenzione da parte dei media.

Le questioni urgenti: una coraggiosa riforma

S. Dianich
Come si presenta la Chiesa cattolica romana nel momento di eleggere il nuovo successore di Pietro, il suo 266° pontefice? È una Chiesa che percepisce acutamente la difficoltà di proporre un volto evangelico al mondo contemporaneo, senza prima mettere mano a una coraggiosa riforma secondo le linee dettate dal concilio Vaticano II. È una Chiesa troppo appesantita dai «fardelli e dai privilegi materiali e politici», secondo l'espressione di Benedetto XVI, per mostrare il volto dell'umiltà e della povertà di Cristo; un'istituzione le cui strutture non corrispondono più alle esigenze dell'annuncio; una comunità verticistica che non ha ancora iniziato a vivere la sinodalità e la collegialità; una confessione che potrebbe osare di più nella ricerca di forme vissute di unità visibile con i fratelli separati; una famiglia che deve urgentemente trovare il modo per integrare pienamente quei fedeli che vivono in situazioni di vita irregolari. Raccogliendo il testimone lasciato da Benedetto XVI ed entrando con libertà e fiducia in una stagione nuova.

Supplemento a Il Regno - Benedetto XVI rinuncia Lo speciale "Finisce un tempo" in un unico pdf

Redazione
Dopo avere offerto, nel numero 3 di Il Regno Documenti, una prima documentazione della decisione di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino, la redazione continua, come annunciato, ad accompagnare il lettore nella comprensione di questo straordinario momento della vita della Chiesa, proponendo uno «Speciale Benedetto XVI». Si intitola Finisce un tempo. Si tratta di 24 pagine che contengono analisi e approfondimenti sul pontificato ratzingeriano nel complesso e su alcuni suoi singoli momenti e aspetti, nonché una disamina delle questioni urgenti che attendono il successore.

Italia - Elezioni politiche: un sistema ingovernabile. Partiti e democrazia: la crisi più radicale

G. Brunelli
Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio 2013 ci restituiscono l’immagine della crisi radicale del nostro sistema politico, cioè di quell’interazione tra società, politica e istituzioni che ha retto sin qui la democrazia repubblicana. La relazione partiti/democrazia, aperta da lungo tempo in Italia, è di nuovo posta in questione. Sull’insufficienza di quella relazione si erano sviluppati dapprima la crisi del sistema politico della cosiddetta «Repubblica dei partiti», esplosa dopo il 1989, e successivamente, nel ventennio che è alle nostre spalle, il fallimento del processo di transizione. Lungi dal giungere a una democrazia di tipo competitivo e governante, siamo passati dal sistema dei partiti ai partiti come sistema. La radicalizzazione della crisi, esplosa anche a motivo del dissesto economico-finanziario, ha innescato il cortocircuito della rivolta morale contro il sistema e dell’ingovernabilità del sistema stesso.

Vaticano II - 50° in controluce: indicazioni sbagliate.10 modi sicuri per sminuirne l'insegnamento

J. O'Malley
Non è facile interpretare un grande evento, per cui non sorprende che oggi non si concordi sull’interpretazione del concilio Vaticano II. Qui voglio affrontare la questione dalla parte opposta e indicare come non interpretarlo. I lettori perspicaci comprenderanno che questo è solo un modo indiretto per fare affermazioni positive. In realtà, alcuni di questi principi interessano direttamente solo storici o teologi. Ma le questioni che li sottendono dovrebbero interessare tutti i cattolici che hanno a cuore l’eredità del Concilio. Questi dieci principi negativi sono semplicemente un modo indiretto per ricordare a noi stessi ciò che è in gioco nelle controversie sull’interpretazione del Vaticano II.

Svizzera tedesca - Disubbidienze: la Chiesa raffreddata. Richieste degli operatori pastorali e crisi

C. Silini
Negli ultimi mesi si sta manifestando in Svizzera una nuova ondata di insofferenza nei confronti del Vaticano. Il malcontento parte dal basso. E ha preso forma nella Pfarrei-Initiative Schweiz (Iniziativa delle parrocchie – Svizzera), ovvero in una presa di posizione scritta nel settembre scorso e firmata da quasi 500 operatori pastorali cattolici svizzeri (vedi il testo sul sito web www.pfarrei-initiative.ch) che – a partire dal portavoce, il diacono Markus Hell – si dicono «in comunione» con l’Appello alla disubbidienza austriaco lanciato nel giugno 2011 e siglato da quasi 400 parroci (Regno-doc. 15,2011,455).

Germania - Vescovi: La pillola dopo la violenza

S. Numico
È «fuori discussione che negli ospedali cattolici si aiutano le donne vittime di stupri a livello umano, medico, psicologico e spirituale. È da comprendersi in questa chiave anche l’eventuale somministrazione di una “pillola del giorno dopo”, nella misura in cui questa sia preventiva del concepimento e non abortiva. I metodi farmacologici e medici che hanno come effetto la morte dell’embrione non possono essere utilizzati». Così, nella conferenza stampa del 21 febbraio scorso a Treviri, mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK), ha sintetizzato l’esito della discussione avvenuta nella plenaria dei vescovi tedeschi.

Medio Oriente - Israele: differenze e convivenze. Intervista al custode di Terra Santa, Pizzaballa

M. Bernardoni
In fondo all’austero corridoio dello Studio teologico antoniano di Bologna, poco illuminato da una pallida giornata invernale, mi attende Pierbattista Pizzaballa, francescano minore, da nove anni custode di Terra santa. In Italia per alcuni giorni di riposo, è di passaggio, dopo lungo tempo, sui luoghi in cui ha iniziato il suo percorso di formazione teologica, poi completato allo Studium biblicum franciscanum di Gerusalemme. Dal 1999 è a servizio di quella singolare provincia religiosa che prende il nome di Custodia di Terra santa, una fraternità dell’Ordine dei frati minori, che «vivendo in Terra santa custodisce, studia e rende accoglienti i luoghi dell’origine della fede cristiana». Docente di ebraico moderno presso la Facoltà francescana di Scienze bibliche e archeologiche e nell’ambito della comunità del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha svolto il suo ministero pastorale coi cristiani di espressione ebraica, comunità per le quali si è impegnato anche nella traduzione del Messale. Nel 2009, come custode, ha fatto gli onori di casa durante la visita di Benedetto XVI in Terra santa; nel 2010 ha partecipato con un intervento al Sinodo per il Medio Oriente. Accetta di incontrarmi a poche ore dalla sua partenza, e la nostra conversazione inizia dall’accordo in via di definizione tra la Santa Sede e Israele.

Africa - SCEAM: Convertirsi al buon governo

D. Maggiore
Una «conversione al buon governo ». La chiedono i vescovi africani ai governanti del continente, in una lettera pastorale presentata ad Accra, in Ghana, dal cardinale Policarp Pengo, presidente del Simposio delle conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (SCEAM). Intitolata Governance, bene comune e transizione democratica, si rivolge a un continente in cui, secondo il rapporto 2013 di Freedom House, solo 11 stati su 54 hanno sistemi politici «pienamente liberi».

Centrafrica - Parlano i vescovi: Il popolo non ne può più

D. Maggiore
La Repubblica Centrafricana va salvata «dall’asfissia»: a lanciare l’appello è la Conferenza episcopale del paese, che solo formalmente ha visto tornare la pace con gli accordi di Libreville dell’11 gennaio. I patti firmati in Gabon tra il governo e i ribelli della coalizione Seleka – arrivata a controllare una vasta parte del territorio – prevedevano che il presidente François Bozizé, pur restando in carica, nominasse un esecutivo di unità nazionale, presieduto da un esponente dell’opposizione; che i ribelli si ritirassero dalle città occupate; che il capo dello stato uscente, privato del potere di revocare il primo ministro, non potesse presentarsi alle prossime presidenziali, nel 2016.

Brasile - I vescovi e la Chiesa: una conversione pastorale. Intervista a S. Coutinho, storico

M. Castagnaro
Sergio Ricardo Coutinho è docente del corso di specializzazione in Storia del cristianesimo antico all’Università di Brasilia, presidente della sezione brasiliana della Commissione di studi sulla storia della Chiesa in America latina (CEHILA), membro dell’Associazione brasiliana di storia delle religioni e consulente nazionale del Settore comunità ecclesiali di base della Commissione episcopale per il laicato.

La bellezza dà un segno. Per non lasciarsi sedurre dalla decadenza

P. Valadier
L'oracolo di Delfi «non dice né nasconde, ma dà un segno» (Eraclito). L’umore del momento attuale è nerissimo. L’ecologia, più o meno profonda (l’«ecologia profonda» è una corrente di pensiero caratterizzata dal rifiuto dell’antropocentrismo; ndt), annuncia il peggio riguardo all’avvenire del pianeta, ne è testimone il film di Nicolas Hulot La sindrome del Titanic (2009) o quello di David Guggenheim, sostenuto dall’ex vicepresidente Al Gore, Una scomoda verità (2006). Altri predicono non soltanto lo scontro delle civiltà, ma lo scatenamento di un’incontrollabile violenza terrorista. L’antropologo René Girard ritiene che qualunque argine politico alla violenza sia ormai inutile, visto che siamo ineluttabilmente trascinati in una sovversione generalizzata, e che dunque l’apocalisse sia già arrivata. A suo parere, «oggi siamo veramente davanti al nulla».

Libri del mese - Schede - Febbraio 2013

Redazione
I «Libri del mese» si possono ordinare indicando il numero ISBN a 13 cifre: - per telefono, chiamando lo 049.8805313; - per fax, scrivendo allo 049.686168; - per e-mail, all'indirizzo vendite.dirette@dehoniane.it - per posta, scrivendo a Centro Editoriale Dehoniano, via Nosadella 6, 40123 Bologna.

G. Bonfrate, Origene e l'Esodo della Parola

V. Rosito

P. Stefani, Gesù

P. Cattani

Libri di poche parole

M.E. Gandolfi

Dibattito - La rinuncia di Benedetto XVI: un papato paolino. Riflessione esegetica 2Cor 12,10

T. Söding
Il papa è il successore di Pietro. Questo è il suo titolo ufficiale. Al suo ingresso nella basilica vaticana si canta: «tu es Petrus». Come vescovo di Roma detiene però anche la successione di Paolo. Pietro e Paolo formano un’unità. Pietro è colui che con le chiavi ha la potestà ecclesiale di sciogliere e legare, d’esercitare il diritto e il potere. Paolo è invece colui che con il libro e la spada simboleggia l’autorevolezza della Parola, la critica e l’intelletto, la verità del Vangelo e la libertà della fede, la mistica dell’amore di Dio e il sacramento della salvezza. Diversamente dai suoi tre predecessori, Benedetto XVI non ha preso il nome dell’apostolo delle genti. Ha però esercitato il suo ministero con un’impronta paolina più spiccata di quanto non sia stata la loro. È emblematico che nel 2008 abbia indetto un anno paolino. Più importante è però lo stile paolino del suo pontificato. L’intuizione di fondo di Paolo è quella di guidare grazie all’insegnamento. È l’orientamento di fondo che Benedetto ha fatto proprio. Non ha battuto il pugno sul tavolo, ma ha retto la Chiesa con i guanti di velluto. Non ha mai del tutto dismesso le vesti di colui che insegna. Ci ha tenuto a sottolineare che il vescovo è anzitutto un maestro.

Dibattito - La rinuncia di Benedetto XVI: a servizio della Chiesa. Conseguenze teologiche Ef 4,11

H. Legrand
La rinuncia di Benedetto XVI al suo ministero ha suscitato molta emozione nell’opinione pubblica e fra i cattolici. In coro i media rendono omaggio al coraggio, all’umiltà, alla lucidità e alla libertà del papa: a loro avviso, un esempio per i politici che si aggrappano al potere, come Fidel Castro, Chavez e altri. Da parte cattolica, la dimensione etica della decisione è fuori discussione. Si esprimono invece reticenze sul piano spirituale. Un cardinale polacco sottolinea che «Giovanni Paolo II [era] rimasto; aveva compreso che dalla croce non si scende». Per altri, «questa dimissione del papa – un ponte che collega terra e cielo – è una catastrofe». Facendo eco, a loro giudizio, allo «sgomento di una parte non trascurabile di cattolici», i due professori di filosofia concludono la riflessione comune con un grido disperato: «Nostro papa, perché ci hai abbandonati? ». Infine, un arcivescovo francese ha dichiarato che Giovanni Paolo II ci aveva dato «l’esempio di cos’è una fedeltà fino alla fine. (…) Quando si è papa, lo si resta fino alla morte. È stato sempre così » e la Chiesa – sembrerebbe pensare il presule – se l’è cavata bene. In breve, questa rinuncia non è ovvia per taluni cattolici. Perciò, senza ritornare sulle dichiarazioni già citate, vale la pena riflettere sul fondamento teologico di questo passo e sulle sue eventuali conseguenze.

La rinuncia - Rassegna stampa: il troppo non stroppia

G. Mocellin
La settimana irripetibile dell’informazione religiosa ha avuto il numero 653: tanti infatti sono stati i titoli e i pezzi che ho contato sui quotidiani italiani a proposito della rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino, comunicata lunedì 11 febbraio e raccontata tra martedì 12 e venerdì 15. Avvenire si è guadagnato la palma di quotidiano con il maggior numero di pezzi sulla vicenda, 76 (15 al giorno), seguito da La Stampa, con 72 titoli, e da La Repubblica con 60. Nella sola giornata di martedì 12 è stato invece La Stampa il quotidiano più forte, con 34 titoli: frutto, indubbiamente, dell’avere disponibile, nella testata web Vatican Insider, una robusta redazione di religionisti.

Russia-Polonia – Continua il dialogo

D. Sala

USA – Chiese riformate su omosessualità

D. Sala

Washington – Matrimoni gay nella cattedrale

D. Sala

Egitto – Consiglio delle Chiese cristiane

D. Sala

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

D. Sala

Dialogo cattolici-luterani – No agli «ordinariati luterani».

D. Sala

Benedetto agli «operatori di pace»

L. Accattoli

«Lo spread del benessere sociale»

L. Accattoli

Banca d’Italia contro lo IOR

L. Accattoli

Mamberti su dittatura del relativismo

L. Accattoli

Lefebvriani

L. Accattoli

Viganò al Centro televisivo

L. Accattoli

Trasferimento competenze curiali

L. Accattoli

Fede e nullità matrimoniali

L. Accattoli

L'unità del genere umano. In un linguaggio «laico»

P. Stefani
L'unità del genere umano è un punto fondamentale della fede e dell’insegnamento cattolici. Humani generis unitas è anche il titolo della cosiddetta «enciclica nascosta» di Pio XI,1 vale a dire il testo contro il razzismo commissionato da papa Ratti nel 1938 e mai pubblicato a causa della morte del pontefice. Il suo decesso avvenne il 10 febbraio 1938, immediata vigilia del decennale dei Patti lateranensi (in base alle disposizioni del diritto canonico, gli appunti del fondamentale discorso che avrebbe tenuto in quell’occasione sono stati distrutti).

Lettera aperta-Rete dei viandanti: La Chiesa che è in Italia. A 50anni dall'apertura del Vaticano II

Aa.Vv.
Il Regno ospita volentieri in questo numero, nel tradizionale spazio riservato ai lettori, una lettera aperta alla Chiesa italiana, firmata da diversi gruppi e realtà ecclesiali italiane, radunate nella sigla «Rete dei Viandanti». La lettera affronta i temi di fondo del rinnovamento della Chiesa in generale. L’iniziativa, frutto di un lungo confronto tra i firmatari svoltosi nel corso del 2012, viene occasionalmente pubblicata in un contesto del tutto particolare e inatteso quale quello che coincide con la fine del pontificato di Benedetto XVI e la sede vacante. La lettera verrà presentata al pubblico il prossimo 16 marzo 2013 a Milano presso il Centro San Fedele. Informazioni sul sito web www.viandanti.org.

«Rimasi folgorato dalle chiese romaniche». Ancora sul battesimo degli adulti

L. Accattoli
Anche stavolta chiedo a battezzati adulti perché si siano fatti cristiani in un contesto sfavorevole qual è ormai il nostro. Ne avevo ascoltati dieci il mese scorso, sulle ragioni di fondo. Ora porto l’attenzione sulla scintilla, sul primo affacciarsi dell’interesse per il cristianesimo e ne trovo otto che danno una risposta sorprendente: le cattedrali, la musica la bellezza dei riti e delle chiese. Credevo fossero ragioni d’altri tempi e invece risultano attualissime. E più ampiamente: la bellezza della proposta cristiana, della quale lo splendore delle architetture e dei canti è solo un aspetto. Paul Claudel si converte udendo il canto del Magnificat in Notre Dame, a Parigi, il giorno di Natale del 1886 e dice: «Come sono felici le persone che credono». Sono frequenti parole simili ai giorni nostri.

Il Regno Attualità 4.2013 La rivista completa in un unico file

Redazione
A disposizione dei nostri abbonati la possibilità di scaricare il numero completo in un unico file pdf. Buona lettura!