P. Stefani
L'esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini (Regno-doc. 21,
2010,649ss) inserisce il discorso riservato all’ermeneutica biblica in un contesto molto ampio (cf. Regno-att. 20,2010,675). La cifra principale con cui il documento considera la parola di Dio è, infatti, il suo radicamento in tutte le fondamentali manifestazioni del Verbo: creazione, storia della salvezza, incarnazione, annuncio evangelico, Tradizione e sacra Scrittura (cf. n. 7). Si comprende, quindi, perché la «tonalità di impianto» dell’intero documento sia rinvenuta nel Prologo del Vangelo di Giovanni. Si tratta, infatti, di versetti che, prima di svelare l’incarnazione, celebrano il Logos nella sua duplice azione di creatore e rivelatore. Il cristianesimo dunque «è la “religione della parola di Dio”, non di “una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente”1» (Regno-doc. 21,2010,653).
Articolo, 15/12/2010, pag. 734