L. Ribolzi
La lettera pubblicata in Regno-att. 10,2009,357 ha suscitato parecchie reazioni, tra cui le due, particolarmente qualificate, che qui presentiamo. Giuseppe Bertagna – già presidente del Gruppo di lavoro che ha fornito le basi teoriche della riforma Moratti – percorre le tappe salienti dal dopoguerra a oggi della mancata riforma del sistema scolastico italiano per concludere che allo stato attuale si preferisce «razionalizzare l’esistente» più che «ri-formare le fondamenta della scuola ereditata dal fascismo». Luisa Ribolzi – consulente anche del ministro Berlinguer, nonché ideatrice insieme a Vittorio Campione del «Gruppo del buonsenso» – propone, prima d’«ogni soluzione organizzativa o di contenuto», d’affrontare la questione-insegnanti, smettendo di considerare, come sinora si è fatto, il loro mercato del lavoro una sorta di «variabile indipendente». L’«irriformabilità» della scuola italiana è figlia di due insufficienze: della politica, che ha considerato la forma dell’istruzione un’occasione di ricerca di consensi più che un bene pubblico su cui investire in termini innovativi e in tempi lunghi, e della sua stessa struttura, cresciuta in una cultura autoreferenziale che confonde la conservazione del sapere con quella delle proprie forme assunte storicamente. La Chiesa italiana mettendo al centro del prossimo decennio pastorale l’«emergenza educativa», oltre alla condivisibile perorazione per la scuola privata, non può non riproporre la pertinenza di un interesse super partes per uno dei luoghi principali in cui l’educazione è di fatto messa all’opera.
Articolo, 15/07/2009, pag. 443