Attualità, 14/2009, 15/07/2009, pag. 511
Giovanni Ferro. Come un «giusto» inerme riuscì a salvare un ebreo e tre Mussolini
Tra i «giusti delle nazioni » potrebbe entrare presto il padre somasco Giovanni Ferro, che fu arcivescovo di Reggio Calabria dal 1950 al 1977 e per il quale è avviata da un anno la causa di canonizzazione: egli accolse al collegio Gallio di Como, di cui era rettore, un ragazzo ebreo per tutto il tempo della persecuzione nazista. Ho conosciuto l’arcivescovo Ferro – uomo mite e inerme se mai ve ne furono – e sono amico del Gallio dove fui chiamato tre anni addietro per una conferenza. È dunque con esultanza che racconto questa storia, lasciando la parola all’ebreo che fu messo in salvo. «Mi chiamo Roberto Furcht, ho ottant’anni e sono qui per rendere omaggio alla memoria del padre somasco e vescovo Giovanni Ferro, che mi accolse al collegio Gallio, qui a Como, durante l’occupazione nazista e al quale debbo la salvezza della vita».
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