L’indirizzo riformatore di papa Francesco ha trovato uno dei suoi momenti più incisivi nel messaggio, datato 8 dicembre 2016, per la 50^ Giornata mondiale della pace. Intitolato La nonviolenza: stile di una politica per la pace, il messaggio ha tagliato corto con la teologia della guerra giusta che ancora guidava gli orientamenti espressi dal Catechismo della Chiesa cattolica in ordine alla definizione dell’atteggiamento dei credenti verso l’uso delle armi. Ha infatti affermato che, avendo Gesù tracciato nel suo insegnamento la via della nonviolenza, essere suoi «veri discepoli oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza» (Regno-doc. 1,2017,2).
Quanti hanno consuetudine con gli scritti di Marion riconosceranno agevolmente in quest’opera,1 presentata come il frutto di un percorso pluridecennale di studio e d’insegnamento, i temi forti della sua riflessione filosofico-teologica. Dai numerosi riferimenti posti in nota, si ha conferma che il volume costituisce una sorta di summa della ricerca sviluppata da Marion.
Andariega, vagabonda, è la parola con cui fu appellata Teresa. In realtà, il nunzio apostolico Filippo Sega, opponendosi in modo assai fermo all’opera di fondazione dei Carmeli degli Scalzi, la definì in modo ben più completo: «Donna inquieta e vagabonda, disobbediente e contumace». Questo accade nel 1577, dunque molti anni dopo che Teresa aveva scritto il libro della sua Vita, o come è piaciuto chiamarlo a lei Il libro delle misericordie di Dio.
Un anniversario non è mai solo un anniversario. Una ricorrenza. Celebrare Dante nel 2021, nel 7° centenario della morte, significa svolgere nuovamente la lezione del nostro passato, ritornare alle ragioni fondative dell’Italia e della sua civiltà, oramai orientate in una prospettiva europea. E farlo in un tempo sospeso e decisivo qual è questo.
La questione della pedofilia del clero ha assunto un crescente rilievo all’interno dell’odierno dibattito ecclesiale: lo testimonia il moltiplicarsi di pubblicazioni sull’argomento. In questo contesto cominciano anche ad apparire libri che lo analizzano in una prospettiva storica. Nonostante le difficoltà nell’accesso alla documentazione, alcuni pionieristici lavori usciti nell’Europa nord-occidentale hanno mostrato che leggere la vicenda sul lungo periodo, evitando di schiacciarla sull’attualità, aiuta ad affrontare il tema in maniera più consapevole.
François Boespflug, teologo, storico dell’arte e storico delle religioni, è autore di numerose e considerevoli monografie tra le quali ricordo soltanto Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte (Einaudi, Milano 2012) e l’imponente Crucifixion. La Crucifixion dans l’art: un sujet planetaire (Bayard, Paris 2019). Nel suo ultimo lavoro Il giorno di Pasqua nell’arte. Gli incontri del Risorto (traduzione di E. Fogliadini, Jaca Book, Milano 2021), egli ci regala un altro libro, bello e necessario, che fa da complemento a quello sulla crocifissione, ma anche alla più recente monografia Gesù fu veramente bambino?, pubblicata anch’essa per i tipi di Jaca Book nel 2020.
Nei cinque capitoli di questo libro, abbiamo percorso un lungo cammino. Lo abbiamo fatto perché una concezione contemporanea della fede, come l’abbiamo annunciata fin dall’inizio, può essere articolata in modo credibile solo se resta capace di apprendimento durante il suo stesso processo. Ma l’apprendimento richiede tempo!
Il 150o anniversario della conclusione del concilio Vaticano I – interrotto nel 1870, dopo aver approvato due soli documenti, in seguito all’inizio della guerra franco-prussiana e all’ingresso delle truppe del Regno d’Italia a Roma – ha rinnovato una produzione storiografica che, dopo la pionieristica monografia pubblicata da Roger Aubert nel 1964 e l’analitica ricostruzione compiuta da Klaus Schatz in tre volumi usciti tra il 1992 e il 1994, sembrava aver perso interesse per il tema.1 La sua rilevanza appariva infatti sbiadire di fronte alle questioni, ben più attuali per la vita della Chiesa, poste da una migliore conoscenza del Vaticano II.
Da dove viene a Gesù il suo modo originale d’interpretare la legge di Israele? Si possono trovare delle figure che hanno incarnato per lui questo modo di vivere e giudicare? Vorrei proporne due, con un diverso grado di attendibilità storica. Il suo maestro, Giovanni il Battista, e suo padre Giuseppe. A queste ne aggiungo una terza, forse la più difficile da accettare, ovvero quella dei peccatori.
Nel mondo cattolico il percorso di revisione dell’atteggiamento verso gli ebrei, avviato dalla dichiarazione conciliare Nostra aetate, è stato segnato dal documento Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah che nel 1998 ha pubblicato la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Vi si distingueva tra un antigiudaismo a base religiosa e un antisemitismo a base razziale, sostenendo che la Chiesa, anche se ha talora legittimato una deprecabile ostilità verso la religione ebraica, ha sempre condannato, in nome dell’originaria uguaglianza del genere umano, le concezioni antisemite.