Capita raramente che nello stesso libro s’intreccino le vicende e i ricordi personali con la critica letteraria e artistica, la teologia con la filosofia, la Bibbia con la storia civile: e il tutto con un’accuratezza, una documentazione e una scorrevolezza eccezionali. Leggendo questo Trittico delle cose ultime dell’architetto Giorgio Gualdrini, ho pensato più volte al genere letterario dello Zibaldone; genere che, a dispetto del senso peggiorativo assunto dal termine, indica leopardianamente una raccolta densa di pensieri fondati, suggestivi e stimolanti; oggi si direbbe un brainstorming.
Nonostante le preoccupazioni espresse dagli osservatori internazionali per le incerte condizioni di sicurezza nella zona, la sera del 14 gennaio 2012 sul palco del Festival au désert, uno dei più importanti eventi musicali dell’Africa organizzato a partire dal 2000 nei dintorni di Timbuctù in Mali, si stanno esibendo i Tinariwen, rock-band tuareg la cui fama ha ormai da decenni superato i confini del continente africano.
Tra le varie novità che, all’inizio del pontificato di Francesco, hanno colpito gli osservatori vi è stato anche il richiamo al valore esemplare attribuito alla figura di Pietro Favre. Si tratta infatti di un personaggio poco conosciuto. Nato a Villaret in Savoia nel 1506, si reca per gli studi a Parigi. Qui condivide la stanza, al Collège Saint-Barbe, con Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, diventando membro del gruppetto che è all’origine della Compagnia di Gesù. Con la morte a Roma nel 1546, il suo ricordo si eclissa dalla comunità ecclesiale.
Il secolo XIX è centrale per comprendere quello che l’autrice chiama «il destino antimoderno» del cattolicesimo. Gli ultimi 200 anni rappresentano una serie di tentativi di risposta contro la moderna laicità e lo stato laico: da Donoso Cortes al teologo statunitense William Cavanaugh (che è diventato un punto di riferimento per teologi di tendenza «radical orthodoxy», anche in Francia e in Italia). Il momento rivelatore è quello politicista reazionario di Maurras, negli anni Venti del secolo XX, per comprendere poi il tentativo di Mounier e Maritain di adattarsi alla modernità e salvare l’essenziale del cristianesimo: un tentativo che il libro definisce fallito.
Quelli del Sinodo [l’Assemblea speciale sull’Europa, celebrata tra il 28 novembre e il 14 dicembre 1991] furono giorni di forte tensione per Martini. La sua stanchezza si era già manifestata a inizio novembre quando l’arcivescovo, durante un’intervista con la giornalista Silvia Giacomoni per il mensile politico Micromega, disse che avrebbe voluto lasciare Milano. Il suo desiderio era andare a Gerusalemme per riprendere il lavoro di critica testuale del Nuovo Testamento e si augurava che il santo padre potesse esaudire questo desiderio.
La dimensione cultuale del cattolicesimo (dalla liturgia al culto dei santi alle devozioni) è profondamente calata nella storia e porta il riflesso del rapporto con le società del proprio tempo dei diversi soggetti (non necessariamente istituzionali) che la promuovono, la preservano o la innovano. Lo ha ampiamente dimostrato la storiografia religiosa che da diversi decenni si è misurata con il suo studio storico-critico.
Non soltanto oggi, ma in certo modo lungo tutta la storia della Chiesa si è discusso e si discute nella Chiesa sulla relazione tra Spirito e istituzione, Chiesa del diritto e Chiesa dell’amore, ministero pastorale e disciplina ecclesiastica, giustizia e misericordia. Un percorso che, se si legge la costituzione apostolica Pascite gregem Dei del 2021, sembra dimostrare che in tempi recenti si sia giunti da una parte a una perdita di interesse nei confronti dell’ordinamento giuridico e dall’altra, e purtroppo, ad abusi.
L’Italia si trova da troppo tempo in una profonda crisi, più insidiosa di qualsiasi recessione economica o altro tipo d’emergenza. È la crisi demografica, dalla quale derivano forti implicazioni sulle nuove generazioni e sul benessere comune. Il succedersi delle generazioni è un elemento chiave della dinamica demografica. Sta alla base della capacità del genere umano di reinventarsi dandosi continuità nel tempo. Questa capacità non può essere data per scontata e sta oggi entrando in crisi come mai in passato, con inedite e profonde conseguenze sul futuro.
Gli interventi di papa Francesco sulla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina hanno riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti della violenza. Il dibattito che si è sviluppato all’interno e all’esterno del mondo cattolico si è concentrato sul tema della legittimazione morale di uno scontro bellico tra stati, collocando le posizioni del pontefice nel quadro del progressivo svuotamento della teologia della guerra giusta.