La posizione di Joseph Moingt è certamente critica, ma dobbiamo chiederci che tipo di critica sia. Se i nostri tempi sono effettivamente inclini alla critica, spesso si tratta di una semplice denuncia, per di più globale. Ma può anche assumere la forma di differenziazioni all’interno di un determinato ambito, ed essere efficace. Dobbiamo quindi spiegare che cosa intendiamo.
La ricerca della giustizia è un’istanza radicale che accompagna le nostre esistenze individuali e l’evoluzione delle società in ogni tempo e in ogni luogo; tuttavia, ci sono dei momenti storici particolarmente densi, che potremmo definire di passaggio, nei quali si delinea o viene a maturazione un vero e proprio «salto di paradigma». Il tempo che stiamo vivendo potrebbe segnare uno di questi cruciali passaggi, dal modello afflittivo-retributivo a quello riparativo-rigenerativo.
Ormai quasi quarant’anni fa osavo sostenere «che la teologia, fra tutte le scritture, è quella che dà senz’altro il piacere più grande».
I frequenti riferimenti della memoria ecclesiale testimoniano il rilievo dello scolopio Ernesto Balducci (1922-1992) nella vicenda dell’Italia postconciliare.
Per motivi biografici (sono una donna credente) e per motivi intellettuali e ministeriali (sono una teologa con un particolare interesse per l’ecclesiologia), da molti anni mi occupo della questione femminile nella Chiesa, dovendo ormai riconoscere che fare questo tipo di lavoro è disorientante.
Nell’intervista rilasciata all’Associated press (AP) il 24 gennaio scorso papa Francesco è ritornato sul tema delle dimissioni dal ministero petrino. Lo aveva già affrontato in precedenti occasioni, nelle quali aveva smentito l’intenzione di rinunciare all’ufficio papale, senza escludere però la possibilità di future dimissioni.
Capita raramente che nello stesso libro s’intreccino le vicende e i ricordi personali con la critica letteraria e artistica, la teologia con la filosofia, la Bibbia con la storia civile: e il tutto con un’accuratezza, una documentazione e una scorrevolezza eccezionali. Leggendo questo Trittico delle cose ultime dell’architetto Giorgio Gualdrini, ho pensato più volte al genere letterario dello Zibaldone; genere che, a dispetto del senso peggiorativo assunto dal termine, indica leopardianamente una raccolta densa di pensieri fondati, suggestivi e stimolanti; oggi si direbbe un brainstorming.
Nonostante le preoccupazioni espresse dagli osservatori internazionali per le incerte condizioni di sicurezza nella zona, la sera del 14 gennaio 2012 sul palco del Festival au désert, uno dei più importanti eventi musicali dell’Africa organizzato a partire dal 2000 nei dintorni di Timbuctù in Mali, si stanno esibendo i Tinariwen, rock-band tuareg la cui fama ha ormai da decenni superato i confini del continente africano.