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Documenti, 13/2025

Una missione globale per l'UE

Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (COMECE)

«In un ambiente globale plasmato dalla rivalità geopolitica, dall’accelerazione dei cambiamenti tecnologici e dalle ambizioni strategiche delle potenze in ascesa, l’UE si trova di fronte a sfide significative per mantenere la propria credibilità e la propria presenza a livello globale, mantenendo coerentemente l’impegno verso la propria visione fondativa». Nel documento di riflessione intitolato Il ruolo dell’Unione Europea in un mondo in cambiamento. Dalla visione fondativa a una missione globale, pubblicato il 23 giugno in vista del Consiglio europeo del 26-27 giugno e nel contesto delle discussioni sul Quadro finanziario pluriennale post-2027, i vescovi cattolici dell’Unione Europea riconoscono la necessità di una difesa armata di fronte allo sconvolgimento in atto dell’ordine mondiale. Tuttavia chiedono che l’Unione Europea non abdichi dai suoi principi fondativi e dal suo essere nata come progetto di pace. «Se l’UE vuole rimanere un attore globale credibile, non deve cercare di recuperare il dominio politico o la centralità geografica, né il suo contributo deve ridursi unicamente alla fornitura di soluzioni economiche e tecnologiche. La peculiarità dell’UE dovrebbe risiedere soprattutto nella sua identità di vera e propria “unione nella diversità”, che rinnova costantemente il suo impegno nei confronti dello spirito della sua visione fondativa e sviluppa ulteriormente la sua capacità d’iniziativa per perseguire la solidarietà pratica e la pace, sia tra i suoi membri che nelle sue relazioni con il mondo intero».

 

Una comunità accanto al papa

Udienza ai superiori e agli officiali della Segreteria di Stato

Leone XIV

Il 5 giugno papa Leone XIV ha ricevuto in udienza i superiori e gli officiali della Segreteria di Stato, e nell’occasione ha tenuto un discorso che offre diversi elementi di interesse. Tra essi, il riferimento alla riforma della curia promossa da Paolo VI, che attribuiva proprio alla Segreteria di Stato un ruolo di coordinamento di tutta la curia romana. Se la riforma attuata da Francesco con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium sembrava in parte limitare questo ruolo, l’interpretazione che ne offre Leone XIV appare volta a mantenerlo: «Paolo VI – espertissimo della curia romana – ha voluto dare a tale ufficio un nuovo assetto, di fatto costituendolo come punto di raccordo e, quindi, stabilendolo nel suo ruolo fondamentale di coordinamento degli altri dicasteri e delle istituzioni della sede apostolica. Questo ruolo di coordinamento della Segreteria di Stato viene ripreso nella recente costituzione apostolica Praedicate Evangelium». Un altro elemento d’interesse sta nella sottolineatura della composizione della Segreteria papale, oggi composta quasi per la metà da laici, molti dei quali donne: «Questo sviluppo ha fatto sì che la Segreteria di Stato oggi rifletta in sé stessa il volto della Chiesa. Si tratta di una grande comunità che lavora accanto al papa: insieme condividiamo le domande, le difficoltà, le sfide e le speranze del popolo di Dio presente nel mondo intero. Lo facciamo esprimendo sempre due dimensioni essenziali: l’incarnazione e la cattolicità».

 

Ai movimenti: sinodalità

Leone XIV

Il 7 giugno, vigilia di Pentecoste, nell’ambito del giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità ha avuto luogo in piazza San Pietro una veglia di preghiera presieduta da Leone XIV. Pubblichiamo l’omelia pronunciata dal papa (www.vatican.va).

Disponibile per tutti

Pace ed evangelizzazione

Discorso ai vescovi della Conferenza episcopale italiana

Leone XIV

Il 17 giugno i vescovi italiani si sono riuniti a Roma per un’Assemblea generale straordinaria, richiesta da alcuni adempimenti straordinari dopo che quella ordinaria era stata rimandata all’autunno; e questo perché la II Assemblea sinodale di aprile non aveva trovato l’accordo sul documento finale (cf. Regno-att. 8,2025,195). Nel corso dell’Assemblea straordinaria sono stati ricevuti in udienza da Leone XIV, che ha rivolto loro il primo discorso dall’inizio del pontificato l’8 maggio. E non a caso il papa esorta così i vescovi: «Restate uniti e non difendetevi dalle provocazioni dello Spirito. La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire». Ma accanto a questo, di fronte alla costatazione che «la comunità cristiana di questo paese si trova da tempo a dover affrontare nuove sfide, legate al secolarismo, a una certa disaffezione nei confronti della fede e alla crisi demografica», indica loro quattro attenzioni pastorali: uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede; il tema della pace; le «sfide che interpellano il rispetto per la dignità della persona umana», in particolare quelle provenienti dalle nuove tecnologie; e «coltivare la cultura del dialogo». A cui aggiunge tre esortazioni: procedere «nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale»; guardare al domani con serenità, senza «timore di scelte coraggiose»; avere cura che i laici «siano protagonisti dell’evangelizzazione».

Voci dalle cattedrali

MILANO Bilancio di missione Il 30 giugno mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, presenta il Bilancio di missione 2023-2024 della Chiesa ambrosiana, il terzo finora del suo genere. Non molte diocesi italiane pubblicano il loro bilancio. La pubblicazione ha lo scopo di «rendicontare in modo trasparente le attività svolte, le ricadute in ambito pastorale e sociale e le principali implicazioni...

Rendiconto 2023

CEI – Sostentamento del clero

Ritorna a salire il gettito dell’otto per mille dell’IRPEF che lo Stato attribuisce alla Chiesa cattolica. Lo si può registrare da due dati: quello riportato dall’ultimo Rendiconto, previsto dall’art. 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, delle somme pervenute nel 2023 all’Istituto centrale per il sostentamento del clero e alla CEI (pubblicato nel Notiziario della CEI nel 2024 e reso disponibile a fine anno) e quello pervenuto nel 2024, su cui la recente Assemblea straordinaria dei vescovi italiani ha votato la relativa ripartizione (cf. riquadro a p. 395). Si tratta di cifre sopra al miliardo di euro: rispettivamente 1.002.916.590 e 1.014.987.405. I fondi vengono spesi dalla CEI secondo tre grandi voci: «esigenze di culto e pastorale», «sostentamento del clero» e «interventi caritativi», che seguono questo ordine anche per consistenza. Nel 2023 le esigenze di culto ammontano a 435.750.000 euro, seguite dal sostentamento del clero con 403 milioni e dagli interventi caritativi con 295 milioni. Nel 2024 ammontano a 407 milioni di euro, seguite dal sostentamento del clero con 384 milioni e dagli «interventi caritativi» con 280 milioni. Sono cifre ragguardevoli, che nascondono tuttavia due punti deboli: la costante esiguità delle offerte deducibili – nate per responsabilizzare i fedeli sul mantenimento dei propri parroci –; e il numero delle firme che esprimono come destinatario dell’otto per mille la Chiesa cattolica: nel 2024 sono il 69,51%, con un -0,83% rispetto al 2023; senza dimenticare che solo il 40% dei contribuenti italiani si ricorda di firmare la relativa casella.

 

CEI: l'otto per mille 2025

Il 17 giugno, nel corso dell’Assemblea generale straordinaria seguita all’incontro con papa Leone XIV (cf. in questo numero a p. 389), i vescovi italiani hanno approvato la ripartizione e assegnazione delle somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF per l’anno 2025 (www.sovvenire.chiesacattolica.it, 18.6.2025). La somma di 1.014.987.405,48 euro è determinata da 1.053.268.335,86 euro a titolo di anticipo per l’anno in corso e da un conguaglio sulle somme riferite all’anno 2022 di -38.280.930,38 euro.

Otto per mille

Anna Graziani

Nicea: opportunità ecumenica

Card. Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani

«Il significato ecumenico del concilio di Nicea risiede nel rinnovamento e nell’approfondimento del suo Credo, nella rivitalizzazione di uno stile di vita sinodale all’interno delle varie Chiese e nel recupero di una data comune per la celebrazione della Pasqua». Con questa efficace sintesi il prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Kurt Koch, ha concluso il testo «Il 1700° anniversario del concilio di Nicea: un’opportunità e una sfida ecumenica». Si tratta della lezione inaugurale del simposio ecumenico internazionale «Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità tra cattolici e ortodossi», tenutosi dal 4 al 7 giugno scorsi presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) a Roma sotto il patrocinio dello stesso Dicastero. Tutti e tre i punti sviluppati dal card. Koch meritano attenzione: il Credo di Nicea rappresenta «il più forte legame ecumenico della fede cristiana»; «una celebrazione condivisa della Pasqua testimonierebbe in modo più credibile» che la Pasqua è la festa «più importante del cristianesimo»; ma soprattutto l’anniversario di Nicea va considerato «un invito e una sfida a imparare dalla storia e ad approfondire l’idea sinodale oggi nella comunione ecumenica».

 

Nicea: una bussola verso l'unità

Leone XIV

Il 7 giugno Leone XIV ha ricevuto in udienza i partecipanti al Simposio ecumenico dedicato al 1700° anniversario del concilio di Nicea, sul tema «Nicea e la Chiesa del terzo millennio: verso l’unità tra cattolici e ortodossi», tenutosi presso la Pontificia università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) dal 4 al 7 giugno 2025 (cf. in questo numero a p. 402), e ha pronunciato il seguente discorso (www.vatican.va).

Agenda Documenti

20 giugno 2025. Vescovi del Giappone sull’atomica. Una riflessione sulla sfida della pace, a 80 anni dalla fine di quella seconda guerra mondiale di cui a Hiroshima e Nagasaki il Giappone visse l’epilogo più terribile. È il senso di Un cammino di pace: portatori di speranza, diffuso il 20 giugno dalla Conferenza episcopale del Giappone. Il testo contiene anche un esame di...

Lo Spirito, la Chiesa e il mondo

Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa ortodossa

In occasione del 1700° anniversario del concilio di Nicea e in preparazione alla domenica di Pentecoste, la Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa ortodossa (Patriarcato Ecumenico) il 6 giugno ha pubblicato una Dichiarazione comune sullo Spirito Santo, la Chiesa e il mondo. Il testo offre una riflessione comune sul ruolo dello Spirito nella creazione, nella liturgia e nella missione della Chiesa nel mondo odierno e fa seguito alla Dichiarazione congiunta sul «Filioque» del 2024 (cf. riquadro a p. 412). Il testo si apre con un’affermazione della presenza vivificante dello Spirito Santo nella creazione e nella redenzione; invita a un rinnovato rapporto tra l’umanità e il mondo naturale; sottolinea il ruolo fondamentale dello Spirito nella proclamazione del Vangelo e nel sostegno della testimonianza della Chiesa attraverso la Parola e il sacramento; incoraggia una riflessione trinitaria più profonda; raccomanda «a tutte le Chiese luterane… di iniziare a utilizzare traduzioni del Credo niceno basate sulla formulazione originale greca, senza il Filioque». Quanto a fenomeni come visioni, sogni e avvenimenti miracolosi come le guarigioni, collegati da alcune confessioni cristiane allo Spirito, «luterani e ortodossi concordano sul fatto che richiedono cautela e un rigoroso discernimento per far sì che questi eventi favoriscano l’opera di costruzione della comunità cristiana da parte dello Spirito Santo».

Luetrani e ortodossi: dichiarazione sul Filioque

Federazione luterana mondiale, Chiesa ortodossa

Nel luglio 2024 la Federazione luterana mondiale e la Chiesa ortodossa hanno pubblicato una Dichiarazione congiunta sul «Filioque» una questione teologica che ha diviso le tradizioni della Chiesa orientale e occidentale per quasi mille anni. La clausola – secondo cui lo Spirito Santo procede «dal Padre e dal Figlio» – era stata introdotta nella versione liturgica latina del Credo niceno in uso in Occidente dal 1014 per contrastare l’eresia ariana. La Chiesa cattolica ha precisato nel 1995 che «interpreta il Filioque in riferimento al valore conciliare ed ecumenico, normativo e irrevocabile della confessione di fede sull’origine eterna dello Spirito Santo così come l’ha definita nel 381 il concilio ecumenico di Costantinopoli nel suo simbolo» (cf. Regno-doc. 19,1995,592). Nel 2015, in seguito all’accordo raggiunto dalla Commissione internazionale anglicana-ortodossa orientale, la Comunione anglicana ha accettato di rimuovere la clausola. Sempre nel 2024 il Comitato di coordinamento della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa ha preso in esame un progetto di documento intitolato Verso l’unità nella fede: questioni teologiche e canoniche, e ha cominciato lo studio delle questioni teologiche riguardanti i temi del «Filioque» e dell’infallibilità, per approfondire i quali sono state formate due sottocommissioni. Pubblichiamo il testo integrale della Dichiarazione (lutheranworld.org, in italiano).

Lo vide, si avvicinò, se ne prese cura

Vescovi di frontiera e responsabili della mobilità umana dell’America del Nord, centrale e dei Caraibi

«I migranti, segno dei tempi e luogo teologico, ci presentano la carne sofferente di Cristo, persone che “si vedono costrette ad abbandonare la propria terra, ... non trovando altra via d’uscita”». E «come non denunciare anche il trattamento crudele e inusuale di decine di migliaia di persone, che ogni giorno subiscono l’indegnità di essere detenute e imprigionate a causa del loro status di immigrati irregolari, molti dei quali scandalosamente detenuti in istituti privati a scopo di lucro?». Così i vescovi di frontiera e responsabili della mobilità umana dell’America del Nord, centrale e dei Caraibi nella prima lettera pastorale regionale sulla migrazione, presentata il 27 novembre 2024 nell’ambito dell’82ª Assemblea del Segretariato episcopale dell’America centrale (SEDAC). Il documento, intitolato Lo vide, si avvicinò e se ne prese cura. Camminare con persone migranti, rifugiate, sfollate interne e vittime di tratta, lancia al tempo stesso una denuncia e un energico appello ai Governi affinché elaborino e attuino politiche che proteggano i diritti dei migranti e affrontino le cause strutturali della migrazione forzata. La lettera pastorale inoltre impegna le Chiese cattoliche locali ad assumere la tutela dei migranti come una scelta pastorale complessiva, che va oltre una pastorale di ambito. Questo, oggi che l’amministrazione Trump negli Stati Uniti ha fatto della guerra ai migranti il suo baluardo, pone le Chiese cattoliche in un ruolo apertamente critico.