«Considerate le osservazioni pervenute dalle conferenze episcopali e dai dicasteri della curia romana, valutata l’esperienza di questi anni, per favorire una migliore applicazione di quanto stabilito», dopo un triennio di sperimentazione il 23 marzo papa Francesco ha emanato una nuova versione della lettera apostolica motu proprio Vos estis lux mundi sulla prevenzione e il contrasto delle violenze sessuali su minori nella Chiesa, promulgata il 9 maggio 2019 (Regno-doc. 11,2019,325).
Le modifiche riguardano essenzialmente quattro aspetti. Innanzitutto le nuove norme si applicano, oltre che ai chierici e ai religiosi, anche al personale delle associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Santa Sede (vedi l’elenco qui: bit.ly/41Wbvfe), per alcune delle quali sono emersi di recente casi di abusi. Secondo: laddove per i chierici è d’obbligo riferire di casi di violenza conosciuti, da ora è possibile anche ai laici fare una segnalazione in merito. In terzo luogo entrano tra le possibili vittime, ed equiparate ai minori, anche le persone «abitualmente con uso imperfetto della ragione» (armonizzandosi con il nuovo Libro VI del Codice di diritto canonico). Infine tutte le diocesi dovranno creare un ufficio per le segnalazioni, e non accontentarsi di strutture minori o di altro tipo.
Nato come contributo a un volume collettaneo uscito in Francia lo scorso anno (A. Danion-Grilliat, M.-J. Thiel, F. Trautmann, [a cura di], Abus sexuels. Écouter, enquêter, prévenir, Presses universitaires, Strasbourg 2022), il testo «L’uso dei testi ispirati nelle strategie di plagio» di Alessandra Pozzo, semiologa e ricercatrice al Laboratoire de recherche historique Rhône-Alpes CNRS di Lione, propone un’analisi di come i testi (e i contesti) possono essere manipolati da chi cerca d’ottenere il controllo delle coscienze dei propri sottoposti, nella vita religiosa in particolare. L’uso si contrappone all’interpretazione, l’estrapolazione alla contestualizzazione; il tutto contribuisce a creare una «cultura d’autorità» (non d’autorevolezza) che va nella direzione di far «cambiare l’opinione di qualcuno», quasi che il testo abbia un «carattere performativo» per convincere e favorire una forma di credenza granitica più che il dubbio. L’analisi letterale di un brano della Regola di san Benedetto sui diversi gradi dell’umiltà, che non tiene conto di altri passi della Regola stessa, come ad esempio quello sul discernimento, fa emergere la figura del superiore come «pericolosamente sovrapposta» a quella di «Dio stesso», e fa comprendere come il passo verso il plagio sia molto breve. Lo stesso, ma molto più accentuato, è presente in alcuni passi di un vademecum dei Legionari per l’esame di coscienza quotidiano.
«La recente tragedia di Cutro… è una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto. Il limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad alimentare irregolarità e illegalità». Tra i temi trattati dall’ultimo Consiglio episcopale permanente (20-22 marzo) della Conferenza episcopale italiana (CEI) non poteva mancare quello dell’immigrazione, dopo la morte di 89 migranti nel mar Ionio davanti alla costa calabrese di Steccato di Cutro. I vescovi italiani hanno raccomandato «politiche lungimiranti – sul piano nazionale e su quello europeo – capaci di governare i flussi di ingresso attraverso canali legali, ovvero vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa della fame e della violenza alla vergogna dei centri di detenzione e diano loro prospettive reali per un futuro migliore».
Il Comunicato finale del Consiglio permanente evidenzia poi, sul piano della vita delle Chiese in Italia, il passaggio del Cammino sinodale in corso – che conosce alcune «resistenze interne» secondo quanto affermato dal segretario della CEI mons. Giuseppe Baturi nella conferenza stampa conclusiva – dalla fase narrativa alla fase sapienziale. Nel prossimo periodo verranno individuate «alcune piste sulle quali condurre l’approfondimento, in modo da preparare la fase profetica, nella quale si prenderanno decisioni per il rinnovamento della realtà ecclesiale».
Nell’ambito del suo obiettivo fondamentale di rappresentare i vescovi cattolici dell’Unione Europea presso le istituzioni comunitarie, la Commissione degli episcopati dell’UE (COMECE) ha di recente proposto alla Commissione europea una riflessione sulle modalità concrete per sviluppare nel continente il potenziale dell’economia sociale, che rappresenta mediamente il 6,3% del lavoro retribuito. Si tratta della Risposta alla consultazione della Commissione europea per definire le condizioni quadro dell’economia sociale, elaborata nel novembre 2022 da una commissione guidata dal primo vice-presidente, il vescovo francese Antoine Hérouard, e presentata ufficialmente durante un incontro al Parlamento europeo il 28 febbraio 2023.
Nel documento i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa (bene comune, destinazione universale dei beni, dignità della persona e giustizia sociale, sussidiarietà e opzione preferenziale per i poveri) vengono applicati a quello che viene identificato come l’obiettivo dell’economia sociale, cioè la creazione di ricchezza «relazionale». Di qui si traggono alcune piste concrete che – se perseguite dalle istituzioni comunitarie – potrebbero agevolare l’accesso ai fondi pubblici e privati per fare crescere il settore.
La COMECE ha appena rinnovato la propria presidenza, con l’elezione del vescovo di La-
tina mons. Mariano Crociata a presidente (cf. infografica a p. 215).
Il 23 marzo papa Francesco ha ricevuto i vescovi delegati della COMECE e la nuova presidenza (cf. infografica a p. 215), e ha rivolto loro il discorso che segue (www.vatican.va).
«Prima di convocare l’Assemblea, l’intenzione prioritaria era quella di tenere una VI Conferenza generale dell’episcopato. Tuttavia, profeticamente, papa Francesco ha proposto di dare il via a un processo più adatto al momento storico: realizzare un incontro ecclesiale e sinodale, dove tutto il popolo di Dio potesse partecipare ed esprimersi, guardando e discernendo in profondità l’evoluzione rapida e di vasta portata dell’America Latina e dei Caraibi nei tempi attuali, per affrontare nuove sfide pastorali». In continuità con le Conferenze dell’episcopato latinoamericano tenutesi a partire dal 1955, e in particolare con la quinta e ultima celebratasi ad Aparecida in Brasile nel 2007, dal 22 al 28 novembre 2021 si era svolta a Città del Messico la I Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi. Su espressa richiesta di papa Francesco, non avevano partecipato solo i vescovi ma anche i rappresentanti di tutta la Chiesa latinoamericana.
Un anno dopo, il 31 ottobre 2022, è stato presentato dai vescovi del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) il documento Verso una Chiesa sinodale in uscita verso le periferie. Riflessioni e proposte pastorali dalla I Assemblea ecclesiale dell’America Latina e dei Caraibi, già tradotto in sei lingue.
Oggi il sensus fidei viene «approfondito alla luce della sinodalità ed è concepito come una dinamica spirituale che attiva la partecipazione corresponsabile di tutti i soggetti ecclesiali… in relazione all’intero sviluppo della vita e della missione della Chiesa, e non solo al deposito della fede o alla dichiarazione dei dogmi». Rafael Luciani, membro della Commissione teologica della Segreteria generale del Sinodo, mette a fuoco tale dinamica nella prima parte di questo saggio, per poi descrivere l’«emergere di una nuova recezione della pneumatologia nella vita ecclesiale, con importanti implicazioni per il coinvolgimento corresponsabile di tutti i fedeli nella Chiesa». Ma l’attuale recezione della teologia e della pratica del sensus fidei ha un’ulteriore implicazione. «Nell’attuale processo sinodale (2021-2024) è emersa una nuova dinamica comunicativa. È stata chiamata restitutio, che significa restituire ciò che è stato ascoltato e oggetto di discernimento da tutti e da ciascuno nelle Chiese locali e sulla base delle loro realtà. In questo modo, la restitutio entra a far parte del modo di procedere di una Chiesa sinodale, che deve sempre cercare il consenso di tutto il popolo di Dio attraverso processi organici di interazione e comunicazione tra tutte e tutti».
Il 4 febbraio 2019 veniva firmato ad Abu Dhabi tra papa Francesco e il grande imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyeb il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, un testo «coraggioso, pratico e realistico, per quanto di ampio respiro». In questo modo lo ha definito il card. Michael Louis Fitzgerald, studioso di islamistica e a lungo impegnato nel dialogo interreligioso per conto della Santa Sede, nel suo intervento intitolato «Fraternità. Una proposta e un progetto per le relazioni tra cristiani e musulmani», tenuto alla Hope University di Liverpool il 17 febbraio 2022.
Il contributo presenta gli antefatti del Documento, ne sintetizza il contenuto e i tratti di novità, per poi ragguagliare sui passi compiuti nel tempo intercorso per dare concreta applicazione agli impegni in esso assunti. Infatti «gli autori riconoscono che il loro documento non è una dichiarazione definitiva, ma piuttosto un invito a impegnarsi in un work in progress».
A due anni dall’incontro avvenuto nell’ambito del viaggio di Francesco in Iraq, una Lettera del santo padre Francesco al grande ayatollah Ali Al-Sistani, leader della comunità sciita dell’Iraq, è stata consegnata l’11 marzo dal card. M.A. Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso, e dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi in occasione del convegno internazionale «Cattolici e sciiti davanti al futuro. Globalizzazione dell’amore contro quella dell’indifferenza», svoltosi nella sede del patriarcato caldeo a Baghdad, ospitato dal card. Louis Raphael Sako.