«Chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita… Il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà». Nel pieno della crisi migratoria che colpisce l’Europa, il viaggio apostolico di papa Francesco a Marsiglia, il 22 e 23 settembre, per la sessione conclusiva dell’iniziativa dei «Rencontres méditerranéennes» ha avuto come tema centrale e atteso proprio quello delle migrazioni, e il papa ha lanciato un messaggio politico molto forte sul destino dei migranti che attraversano il Mediterraneo e che vi muoiono.
Da Marsiglia Francesco ha chiesto ai paesi europei di «assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo», e ha difeso fortemente un modello di «integrazione» contro quello dell’«assimilazione», praticato da decenni in Francia, che «non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi… aumentando le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze».
Una piccola Chiesa, con 1.394 fedeli registrati e 25 preti su 3,3 milioni di abitanti, emblematica delle periferie care a papa Francesco e guidata da un missionario italiano, Giorgio Marengo, diventato a 46 anni nel 2022 il cardinale più giovane della Chiesa cattolica; e un paese incastonato tra la Russia e la Cina, il cui governo aveva invitato il papa nell’agosto 2022, cioè sei mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina. È questo il contesto del viaggio apostolico che ha portato Francesco in Mongolia dal 31 agosto al 4 settembre, 43° viaggio del pontificato e prima volta di un papa nel paese.
«Abbiamo un’origine comune, che conferisce a tutti la stessa dignità, e abbiamo un cammino condiviso, che non possiamo percorrere se non insieme, dimorando sotto il medesimo cielo che ci avvolge e ci illumina»: uno dei temi principali del viaggio è stato quello del dialogo interreligioso a servizio della pace e della convivenza armonica. «Qui, cari sorelle e fratelli, la nostra responsabilità è grande, specialmente in quest’ora della storia, perché il nostro comportamento è chiamato a confermare nei fatti gli insegnamenti che professiamo; non può contraddirli, diventando motivo di scandalo».
«Nella vita, nella morte, nel dolore, nell’amore, cerchiamo parole e gesti in grado di esprimere qualcosa e non li troviamo. Spesso, anche le nostre stanche liturgie sembrano aver smarrito la sapienza di una ritualità che aiuta a dare forma e senso alla vita e ai suoi momenti topici. Eppure, proprio questo sarebbe uno dei regali che possiamo fare ancora al mondo, senza presunzione, ma coltivando quel che a nostra volta abbiamo ricevuto e che siamo chiamati a trasmettere: “Fate questo in memoria di me”». L’8 settembre è uscita la prima lettera pastorale di mons. Domenico Pompili alla Chiesa di Verona, dove è vescovo da poco più di un anno. Il documento introduce il fondamentale tema del silenzio, su cui la Chiesa di Verona è invitata a riflettere.
Il silenzio, proattivo e contemplativo insieme, è il mezzo per ritrovare un atteggiamento pratico diverso e capovolgere il nostro sguardo sulla realtà. In un mondo in cui il rumore sembra avere sempre la meglio e in cui le parole perdono di significato, «il silenzio libera dal peso di dover stare sempre sul chi-va-là, restituendoci a un’intensa percezione del mondo, lontano dal disincanto in cui si perde l’orizzonte».
È quindi il primo impegno da mettere in campo, riconoscendo la creatività e l’importanza di questo strumento, che può far nascere molteplici attività per aiutare a rinnovare il modo di vivere e di credere di una società, e soprattutto di una Chiesa, che sembra boccheggiare.
Il 1° giugno la Conferenza episcopale spagnola, all’interno di una conferenza intitolata «Protezione dei minori: continuiamo a camminare» con partecipanti dal mondo sociale, giuridico, religioso e accademico, ha presentato l’Istruzione sulle violenze sessuali. Speciale riferimento ai casi di minori, a quanti hanno abitualmente un uso imperfetto della ragione e a quelli a cui il diritto riconosce analoga tutela. Approvata dai vescovi spagnoli nell’Assemblea plenaria di aprile, fa parte del protocollo quadro di prevenzione e azione deciso dalla plenaria del novembre 2022, dopo l’inchiesta pubblicata dal quotidiano El País e il successivo avvio di un’indagine del governo Sánchez (cf. Regno-att. 8,2022,224). Insieme all’istruzione è stato presentato il rapporto Per fare luce, in sette volumi, sulla pedofilia nella Chiesa cattolica spagnola.
L’istruzione, che pone al centro la protezione dei denuncianti pur senza pregiudicare i diritti di tutte le parti coinvolte, riunisce in un unico documento tutte le norme canoniche vigenti che regolano l’azione ecclesiastica e la comunicazione dei fatti alle autorità civili. In particolare chiarisce i termini di prescrizione e le modifiche legislative degli ultimi anni. Prevede un servizio di consulenza e orientamento per chi denuncia, in vista di un eventuale procedimento legale, e durante le indagini preliminari offre un sostegno spirituale, medico e psicologico per chi denuncia e per la famiglia. Inoltre formalizza la comunicazione con le vittime e i denuncianti nelle diverse fasi del processo, in modo che possano far valere i propri diritti.
Il Rapporto sul progetto pilota per la storia degli abusi sessuali nel contesto della Chiesa cattolica romana in Svizzera a partire dalla metà del XX secolo, redatto a cura della Società svizzera di storia, adottato dal suo Comitato scientifico il 12 maggio 2023 e presentato a Zurigo il 12 settembre, rappresenta per molti aspetti un ulteriore passo avanti nella presa di coscienza che le Chiese vanno assumendo intorno al fenomeno degli abusi sessuali nell’ambito cattolico. «Ci è sembrato urgente – scrivono nella Prefazione le direttrici del progetto Monika Dommann e Marietta Meier – intraprendere un primo tentativo volto a fare luce in modo sistematico, avvalendoci dei metodi propri alle scienze storiche, su una situazione estremamente gravosa per molte delle persone coinvolte, le loro famiglie e i loro amici. Ci è stato chiaro fin dall’inizio che in questo contesto sarebbe stato possibile soltanto un progetto pilota, in particolare per verificare la volontà di cooperazione della Chiesa». Degli otto capitoli di cui questo Rapporto è composto pubblichiamo qui il quinto, che presenta «i contesti degli abusi sessuali» attraverso diversi «casi di studio», classificati entro tre contesti: la «cura pastorale», le «attività caritative ed educative della Chiesa» e gli «ordini religiosi» e «analoghe forme di vita religiosa».
«L’ecumenismo del XXI secolo deve andare molto più lontano di quello del secolo scorso. L’unità tra i cristiani non può essere l’obiettivo finale della nuova Riforma; può essere solo un sottoprodotto dello sforzo di riunire l’intera famiglia umana e di assumere una responsabilità comune per il suo ambiente, l’intera creazione». Alla 13a Assemblea generale della Federazione luterana mondiale (FLM), che si è tenuta a Cracovia (Polonia) dal 13 al 19 settembre sul tema «Un solo corpo, un solo Spirito, una sola speranza», il discorso d’apertura è stato tenuto da Tomas Halík.
Il filosofo e teologo ceco ha sottolineato che «è necessario comprendere e accettare più profondamente quella che è la missione e l’essenza della Chiesa: essere un segno efficace… dell’unità a cui tutta l’umanità è chiamata, essere uno strumento di riconciliazione e di guarigione delle ferite del nostro mondo comune. Se aspiriamo all’unità non è per rendere il cristianesimo più potente e influente in questo mondo, ma più credibile: “Perché il mondo creda”».
Durante l’Assemblea Anne Burghardt, segretaria generale della FLM, e il card. Kurt Koch, prefetto del Dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani, hanno presentato una dichiarazione comune sul percorso ecumenico verso i 500 anni della Confessione di Augusta (cf. riquadro a p. 570).
ll 19 settembre, nel corso della 13a Assemblea generale della Federazione luterana mondiale (FLM) a Cracovia, la segretaria generale della FLM Anne Burghardt e il prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani card. Kurt Koch hanno presentato una dichiarazione congiunta dal titolo Parola comune sul percorso ecumenico verso il 500° anniversario della Confessione di Augusta nel 2030 (2023.lwfassembly.org, nostra traduzione dall’inglese).