«L’epidemia ci appare per ciò che ultimamente è: una prova della fede». La lettera pastorale 2020-2021 di mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina, è stata presentata il 19 settembre e porta il titolo «Non ardeva forse in noi il nostro cuore?» (Lc 24,32). Leggere il tempo e rianimare la speranza.
Rileggendo le vicende degli ultimi mesi alla luce della Scrittura e della fede, che è chiamata «a indicare un orientamento e trasmettere un senso che aiuti a capire», mons. Crociata conclude che «ci sono potenzialità nel nostro cuore, ma anche nella nostra vita di Chiesa, nelle nostre comunità, nella storia della nostra Chiesa, che solo una fede ardente è capace di risvegliare e rendere attive. E noi invece per lo più le lasciamo assopite se non addirittura le facciamo deperire senza rimedio. Quando queste risorse si risvegliano, allora non c’è notte o fallimento che tenga, e non c’è considerazione di opportunità o di convenienza che conti, perché il credente diventa capace di cose inimmaginabili». Dobbiamo quindi «imparare, nella fede, a gettare il cuore oltre gli ostacoli, là dove Dio è già all’opera, per anticipare quella pienezza di vita che la croce più che imprigionare fa sprizzare come gioia di risurrezione».
«Avviare un processo di essenzializzazione, che punti a riscoprire il primato dell’evangelizzazione e a ripensare gli strumenti più adeguati per far sì che nessuno sia privato della luce e della forza della Parola del Signore. Sapendo che l’esperienza della pandemia non lascerà le cose come prima, i vescovi guardano all’Assemblea generale come a un evento di grazia, che favorirà il confronto e aiuterà a individuare le forme dell’esperienza della fede e le priorità sulle quali plasmare il volto della Chiesa».
Nell’incontro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI), tenutosi a Roma nella sua sessione autunnale dal 21 al 23 settembre, il principale obiettivo è stato confrontarsi in vista della prossima Assemblea generale, prevista a Roma dal 16 al 19 novembre. L’elaborazione spirituale e pastorale del vissuto della pandemia continua a essere il tema centrale per l’episcopato italiano, che nel Comunicato finale pubblicato il 24 settembre definisce il tempo presente come «ricco di opportunità per un annuncio spirituale». Così come «un’autentica opportunità» è la pubblicazione della terza edizione del Messale romano, «a partire dalla quale aiutare le comunità ecclesiali a riscoprire nella partecipazione consapevole all’eucaristia la garanzia per una maturazione integrale della personalità cristiana». Il 30 ottobre la CEI annuncia una sessione straordinaria del Consiglio permanente per il 3 novembre, di fronte all’emergenza COVID-19.
Che cos’è accaduto nel «corpo reale della Chiesa effettiva» durante i mesi dell’isolamento, provocato dalla pandemia da coronavirus? Se lo è chiesto il teologo Paolo Carrara, presbitero della diocesi di Bergamo e docente di Teologia pastorale presso la Facoltà teologica di Milano, in una relazione dal titolo «La Chiesa nella pandemia: una condizione di inedita passività», proposta presso il monastero di Camaldoli il 24 giugno, in occasione del convegno «La Chiesa alla prova della pandemia. Interpretazioni del presente ecclesiale» (23-26.6.2020).
Analizzando il vissuto ecclesiale sotto il profilo della trasformazione spaziale che la Chiesa ha attraversato, relativamente alla sua capacità di «essere significativa proprio lì dove il realismo della vita è emerso in tutta la sua drammaticità», l’autore individua alcune possibilità da saggiare e rischi da cui la pastorale deve ora guardarsi. Lo sfondo su cui proiettare il quadro è quello della riforma della Chiesa, tenendo però come riferimento il principio secondo cui «il profetico ha bisogno del pastorale».
«Al fine di consentire una più efficace gestione delle risorse, ho… ritenuto di approvare un insieme di norme volte a favorire la trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici stipulati per conto della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano». In continuità con le riforme avviate a partire dal 2014 sugli assetti economici e sui criteri di gestione della curia romana e dello stato vaticano, il 1° giugno papa Francesco ha promulgato con il motu proprio Sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano una legislazione che costituisce un vero e proprio codice dei contratti e degli appalti.
Accompagnato da un documento di Norme sulla trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e da uno sulla Tutela giurisdizionale in materia di trasparenza, controllo e concorrenza dei contratti pubblici per la Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano (qui omessi), assume come criteri guida la sostenibilità della spesa, la trasparenza delle procedure di aggiudicazione, le misure contro il conflitto di interesse. Il 5 ottobre il papa ha creato una nuova Commissione di materie riservate, presieduta dal card. Kevin Farrell, prevista appunto nel nuovo codice degli appalti.
Come registra nell’Introduzione il direttore Giuseppe Schlitzer, «nel 2019 l’Autorità di informazione finanziaria (AIF) ha intensificato la propria azione in tutti gli ambiti di attività, consolidando le forme di collaborazione con organismi sia dello stato che di altre giurisdizioni». È a partire da questo dato che si sviluppa il Rapporto annuale 2019 dell’Autorità, della quale si espongono nel dettaglio le caratteristiche giuridiche ed economico-finanziarie e i progressi conseguiti in questi ambiti nel corso dell’ultimo anno. A seguire vengono presentate la struttura interna dell’Autorità e le sue principali attività, nei campi della valutazione dei rischi, della vigilanza – incluse due ispezioni presso lo IOR – e della regolamentazione degli enti di natura finanziaria, dell’informazione (intelligence) finanziaria intrattenuta con numerose autorità statali e straniere. Chiude il documento un elenco di «ulteriori attività», relative specificamente alle dichiarazioni di trasporto transfrontaliero di denaro contante, agli adempimenti fiscali e alle attività internazionali dell’Autorità, che nel corso del 2019 ha partecipato alla riunione plenaria del gruppo Egmont all’Aia e alle due plenarie del Comitato di esperti per la valutazione delle misure contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo (Moneyval) del Consiglio d’Europa.
Pubblichiamo il quadro generale del Rapporto, omettendo le statistiche.
Il 22 ottobre, alla scadenza dei due anni dall’entrata in vigore dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, firmato il 22 settembre 2018 a Pechino da mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli stati, e Wang Chao, viceministro degli Affari esteri della Repubblica popolare cinese, «le due parti hanno concordato di prorogare la fase attuativa sperimentale dell’Accordo provvisorio per altri due anni».
Lo stesso giorno una nota vaticana pubblicata su L’Osservatore romano precisa «Lo scopo e i motivi» della firma: «Promuovere l’annuncio del Vangelo in quelle terre, ricostituendo la piena e visibile unità della Chiesa», con motivi quindi «fondamentalmente di natura ecclesiologica e pastorale».
La nota precisa anche, tuttavia, che è «doveroso riconoscere che permangono non poche situazioni di grande sofferenza. La Santa Sede ne è profondamente consapevole, ne tiene ben conto e non manca di attirare l’attenzione del Governo cinese per favorire un più fruttuoso esercizio della libertà religiosa. Il cammino è ancora lungo e non privo di difficoltà».
Il 22 settembre la Congregazione per la dottrina della fede ha presentato la lettera Samaritanus bonus sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita. Il documento, da lungo atteso, ribadisce la posizione della Chiesa cattolica sul controverso tema del cosiddetto «fine vita», riprendendo in parte quanto già affermato in Iura et bona (1980) e nella Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (1995).
Nella conferenza stampa di presentazione è stata ribadita la volontà di offrire un testo di riferimento per le relative legislazioni nel mondo e, nonostante il confronto con un «pensiero laico» sia limitato, emerge chiaramente l’intento di spostare l’attenzione sulla persona sofferente e su come il criterio della vicinanza possa essere la chiave risolutiva. Altro tema in evidenza è quello della «richiesta di senso» e del sentimento di solitudine e abbandono che, spesso, portano all’estrema decisione di eutanasia.
Infine le tematiche non secondarie dell’accanimento terapeutico, nelle sue varie manifestazioni, dell’alimentazione e idratazione nelle fasi terminali della vita e dell’obiezione di coscienza sono affrontate con chiarezza dal punto di vista del giudizio, ma lasciando ampio margine alla discrezionalità operativa. Sulla questione dei sacramenti cf. qui a p. 640.
Per la Chiesa cattolica, un aspetto rilevante della diffusione di leggi che consentono in determinati casi l’eutanasia è il problema dell’accompagnamento pastorale di colui che ha chiesto espressamente l’eutanasia o il suicidio assistito.