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Documenti, 15/2016

Misericordia verso il creato

Messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato

Francesco

Come avvenne nel Giubileo del 2000, quando Giovanni Paolo II invitò i cattolici a fare ammenda per l’intolleranza religiosa passata e presente, e per le ingiustizie commesse verso gli ebrei, le donne, i popoli indigeni, gli immigrati, i poveri e i nascituri, «in questo Giubileo straordinario della misericordia invito ciascuno a fare altrettanto. Come singoli, ormai assuefatti a stili di vita indotti sia da una malintesa cultura del benessere sia da un “desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno”, e come partecipi di un sistema “che ha imposto la logica del profitto a ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura”, pentiamoci del male che stiamo facendo alla nostra casa comune». Dopo aver istituito, nel 2015, la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, papa Francesco nel suo messaggio dal titolo Usiamo misericordia verso la nostra casa comune, pubblicato il 1° settembre in occasione della Giornata stessa, allinea la Chiesa cattolica alla pratica spirituale delle altre confessioni cristiane – in particolare gli ortodossi – e ricomprende il tema ecologico all’interno del Giubileo della misericordia. Aggiungendo un’ottava opera di misericordia spirituale e corporale al tradizionale elenco: la cura della casa comune.

Lottate per i vostro futuro

Viaggio apostolico in Polonia per la XXXI Giornata mondiale della gioventù

Francesco

La prima visita di papa Francesco in Europa centro-orientale ha avuto come meta la Polonia, terra natale di Giovanni Paolo II e paese ospitante la XXXI Giornata mondiale della gioventù, a Cracovia, dal 27 al 31 luglio. Il pontefice, nel corso del viaggio, ha visitato tra gli altri due luoghi simbolo della storia polacca ed europea: il 28 luglio si è recato in pellegrinaggio al santuario di Jasna Góra, a Cz stochowa, considerato il centro spirituale della Polonia; il giorno successivo ha varcato i cancelli di Auschwitz, dove, significativamente, non ha tenuto discorsi, ma si è raccolto in una silenziosa preghiera, prima dinanzi al famigerato Blocco 11 e poi nella cella di p. Massimiliano Kolbe.

Cuore del viaggio è stata la veglia di preghiera con i giovani al «Campus Misericordiae» a Cracovia: «Cari giovani – ha detto il papa alla folla riunita per l’evento – non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta. … In tutti gli ambiti in cui vi trovate, l’amore di Dio ci invita a portare la buona notizia, facendo della propria vita un dono a lui e agli altri. E questo significa essere coraggiosi, questo significa essere liberi!».

Dio ci trasforma

Testimonianze

Tre giovani

Durante la veglia di preghiera al «Campus Misericordiae», la sera del 29 luglio, tre giovani, provenienti da luoghi ed esperienze molto diversi tra loro, hanno offerto ai presenti una testimonianza della misericordia di Dio nelle loro vite. Natalia, polacca, ha parlato della riscoperta del sacramento della riconciliazione; Rand, siriana, ha condiviso la realtà di dolore del suo paese, e di come questo le abbia insegnato il vero significato dell’amore; Manuel, paraguaiano, ha raccontato di aver compreso, attraverso la sua vicenda, che Dio ci chiede di essere strumenti del suo amore e del suo perdono (www.vatican.va; il testo di Manuel è in una nostra traduzione dallo spagnolo).

La ricerca del volto di Dio

Costituzione apostolica sulla vita contemplativa femminile

Francesco

«Con questo documento desidero ribadire il mio personale apprezzamento, unitamente al riconoscimento grato di tutta la Chiesa, per la singolare forma di sequela Christi che conducono le monache di vita contemplativa, che per non poche è vita integralmente contemplativa, dono inestimabile e irrinunciabile che lo Spirito Santo continua a suscitare nella Chiesa», scrive papa Francesco nella costituzione apostolica Vultum Dei quaerere, pubblicata il 22 luglio e dedicata alla vita contemplativa femminile. A cinquant’anni dal Concilio, il pontefice ha ritenuto necessario promulgare il presente documento, «che tenesse conto sia dell’intenso e fecondo cammino percorso dalla Chiesa stessa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti del concilio ecumenico Vaticano II, sia delle mutate condizioni socio-culturali». La prima parte si sofferma sugli aspetti essenziali della vita contemplativa, elencando una serie di temi che saranno oggetto di discernimento e revisione, come la preghiera, il silenzio, la formazione, la clausura. La seconda parte, invece, contiene le disposizioni normative, che saranno successivamente regolate in dettaglio da un’istruzione della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

Un dicastero per lo sviluppo umano

Lettera apostolica motu proprio e Statuto del nuovo dicastero

Francesco

Il nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano, eretto da papa Francesco con la lettera apostolica motu proprio Humanam progressionem pubblicata il 31 agosto, «sarà particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura». Con questo nuovo atto di riforma e riordino della curia romana, a breve distanza dai provvedimenti di giugno sulla protezione dei minori e su laici, famiglia e vita (cf. Regno-doc. 9,2016,265.288), vengono accorpati 4 Pontifici consigli: quello della giustizia e della pace, «Cor unum», quello della pastorale per i migranti e gli itineranti, e quello della pastorale per gli operatori sanitari. Contestualmente lo stesso giorno il papa ha nominato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, finora presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, prefetto del nuovo Dicastero.

Nell’organismo vaticano appena formato vi è anche una sezione che «si occupa specificamente di quanto concerne i profughi e i migranti», ed è posta per il momento «sotto la guida del sommo pontefice, che la esercita nei modi che ritiene opportuni».

50 anni, per un rinnovamento missionario

All'apertura della 107° Assemblea generale della Conferenza episcopale spagnola

Card. Ricardo Blazquez Perez

L’Assemblea generale della Conferenza episcopale spagnola, che si è tenuta a Madrid dal 18 al 22 aprile, ha avuto come tema principale la celebrazione dei 50 anni della propria fondazione, avvenuta il 1° marzo 1966, subito dopo la chiusura del concilio Vaticano II. Ed è stata l’occasione, per il presidente della Conferenza stessa, il card. Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid, per sintetizzare il cammino della Chiesa cattolica spagnola nel postconcilio: «Il Concilio fu per i vescovi un’opportunità di cambiamento. È da lodare la docilità operativa che mostrarono fin dal primo momento dopo la chiusura del Concilio. Se all’inizio c’era stata una minore sintonia, l’accoglienza ecclesiale e la comunione con il Concilio, presieduto dal papa, furono inequivocabili. Dinanzi alla costatazione del ritardo in cui ci si trovava, si comprende come l’influenza fu poi un crogiolo e come il Vaticano II sia stato un punto di riferimento fondamentale per la Chiesa in Spagna». Se il futuro della Chiesa è individuato nella conversione missionaria raccomandata da papa Francesco, è l’instabilità della situazione politica attuale che desta nei presuli spagnoli la maggiore preoccupazione. Il richiamo a politici e cittadini è a ritrovare un triplice riferimento: la Costituzione, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e la costituzione Dignitatis humanae del Vaticano II.

Quale futuro per l'Europa?

Lettera aperta alle Chiese e alle organizzazioni associate in Europa

Conferenza delle Chiese europee (KEK)

C’è un futuro per il progetto europeo o siamo alla fine? Questo è un «momento cruciale di verità per il futuro dell’Europa». «Le attuali molteplici sfide con cui l’Unione Europea si confronta portano a una situazione in cui sono minacciate le sue principali realizzazioni e i suoi fondamenti, tra cui la moneta unica, l’apertura delle frontiere interne, l’accesso ai sistemi di welfare per i cittadini dell’UE nei paesi di residenza e l’UE come progetto di pace. L’impressione che se ne ha è di un’UE caratterizzata da divisione, contrasti interni e dall’incapacità di definire risposte efficaci ai problemi comuni. Invece di essere percepita come parte della soluzione, è considerata da molti come parte del problema. Mai prima nella storia le sue tensioni e divisioni sono state così gravi. Un crollo su vasta scala dell’Unione è ancora improbabile, ma un parziale disfacimento e marginalizzazione dell’UE si presenta come una possibilità concreta». Con il documento Riaffermare il progetto europeo come costruzione di una comunità di valori. Lettera aperta della KEK alle Chiese e alle organizzazioni associate in Europa e invito al dialogo e alla concertazione, pubblicato il 21 giugno (due giorni prima del referendum inglese sulla Brexit), la KEK – rete di 114 Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vecchiocattoliche in diversi paesi d’Europa – ha lanciato una consultazione tra le Chiese, in vista della prossima Assemblea ecumenica europea, che si terrà nel 2018.