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Documenti, 15/2016, 01/09/2016, pag. 493

Un dicastero per lo sviluppo umano

Lettera apostolica motu proprio e Statuto del nuovo dicastero

Francesco

Il nuovo Dicastero per il servizio dello sviluppo umano, eretto da papa Francesco con la lettera apostolica motu proprio Humanam progressionem pubblicata il 31 agosto, «sarà particolarmente competente nelle questioni che riguardano le migrazioni, i bisognosi, gli ammalati e gli esclusi, gli emarginati e le vittime dei conflitti armati e delle catastrofi naturali, i carcerati, i disoccupati e le vittime di qualunque forma di schiavitù e di tortura». Con questo nuovo atto di riforma e riordino della curia romana, a breve distanza dai provvedimenti di giugno sulla protezione dei minori e su laici, famiglia e vita (cf. Regno-doc. 9,2016,265.288), vengono accorpati 4 Pontifici consigli: quello della giustizia e della pace, «Cor unum», quello della pastorale per i migranti e gli itineranti, e quello della pastorale per gli operatori sanitari. Contestualmente lo stesso giorno il papa ha nominato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, finora presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, prefetto del nuovo Dicastero.

Nell’organismo vaticano appena formato vi è anche una sezione che «si occupa specificamente di quanto concerne i profughi e i migranti», ed è posta per il momento «sotto la guida del sommo pontefice, che la esercita nei modi che ritiene opportuni».

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Le deportazioni ledono la dignità umana

Lettera ai vescovi degli Stati Uniti d’America

Francesco

«Ho seguito da vicino la grave crisi che si sta verificando negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. Una coscienza rettamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio disaccordo nei confronti di qualsiasi misura che implicitamente o esplicitamente identifichi lo status illegale di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo si deve riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere le comunità al sicuro da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima del loro arrivo».

Il 10 febbraio papa Francesco ha scritto una lettera alla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, pubblicata poi il giorno successivo. Il tema riguarda le «deportazioni di massa» che la nuova amministrazione Trump ha già attivato, mobilitando l’esercito (cf. anche Regno-att. 4,2025,70 e 106). La lettera invita i vescovi a resistere al provvedimento. Si tratta di fatto di una rottura tra Roma e Washington che non ha precedenti. Il papa esorta «tutti i fedeli della Chiesa cattolica, e tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati».

Il giorno stesso i vescovi degli Stati Uniti hanno risposto al papa per bocca del presidente della Conferenza dei vescovi cattolici, l’ordinario militare mons. Timothy Broglio (cf. riquadro a p. 130).