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Documenti, 7/2009

Una parola chiarificatrice. Lettera ai vescovi sulla remissione della scomunica vescovi lefebvriani

Benedetto XVI
Il «sommesso gesto di una mano tesa» ha «dato origine a un grande chiasso», trasformandosi «nel contrario di una riconciliazione» (cf. Regno-att. 6,2009,145s). Il 12 marzo la Sala stampa vaticana pubblica una lettera di Benedetto XVI riguardo alla vicenda dei vescovi lefebvriani, al termine di settimane di polemiche sulla remissione della scomunica e le affermazioni ne gazioniste di mons. Williamson (Re gno-doc. 3,2009,69ss; Regno-att. 4,2009,76ss). Il papa ammette la propria disinformazione intorno alle posizioni antisemite di un’ala della Fraternità San Pio X e l’assenza di una chiara spiegazione del provvedimento, dichiarando l’«intenzione di collegare in futuro la Pontificia commissione “Ecclesia Dei”… con la Congregazione per la dot trina della fede». Emerge con forza una sofferenza personale e spirituale: la denuncia, dagli echi paolini, che il «“mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa», il nodo dell’ermeneutica conciliare e la riaffermazione della priorità di «rendere Dio presente» in un mondo secolarizzato, candidano questa lettera a divenire un testo chiave del pontificato di Benedetto XVI.

Esposto in prima persona

F. Lombardi
Prendendo la parola ai microfoni della Radio Vaticana, e dopo aver tenuto un briefing con i giornalisti accreditati, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, p. Federico Lombardi, ha così commentato il 12 marzo la lettera che il papa ha inviato a tutti i vescovi a proposito della remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani (www.radiovaticana.org).

Il continente della speranza. Viaggio apostolico in Africa (Camerun e Angola)

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

Il continente della speranza: A fianco dei poveri. All'episcopato del Camerun

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

L'intervista al papa in aereo

Nel corso del volo verso l’Africa, Benedetto XVI ha risposto ad alcune domande poste dai giornalisti che seguivano il viaggio. Riportiamo ampi stralci dell’intervista, che ha avuto vasta eco in campo internazionale soprattutto relativamente al tema dei mezzi più efficaci per combattere il diffondersi dell’AIDS (www.vatican.va).

Il continente della speranza: Riconoscersi in Simone di Cirene. Al centro «Card. Léger» di Yaoundé

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

Il continente della speranza: Per una teologia della fraternità. Al Consiglio speciale per l'Africa

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

Il continente della speranza. La perseveranza della donna.Ai movimenti per la promozione della donna

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

Il continente della speranza: La vera riconciliazione. Ai vescovi dell'IMBISA

Benedetto XVI
Nonostante l’attenzione mediatica sulla lettera ai vescovi per il caso lefebvriano (cf. in questo numero a p. 193) e le polemiche sorte per una frase pronunciata durante l’intervista in aereo (cf. qui a p. 199) abbiano condizionato le interpretazioni del primo viaggio di Benedetto XVI in terra africana, il cuore del suo messaggio ha puntato a valorizzarne le ricchezze senza nasconderne le povertà. Nel continente che si distingue anche per la forte crescita dei cattolici, il papa ha richiamato l’importanza di contrastare sia le povertà interne alla Chiesa (scarsa fedeltà dei sacerdoti, debole comunione ecclesiale) sia quelle di tipo sociale, che provocano «disumanizzazione e oppressione». Per questo, pre sentando ufficialmente l’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo continentale, ha ricordato che «la Chiesa-famiglia di Dio che è in Africa» ha già dal primo Sinodo «realizzato un’opzione preferenziale per i poveri»: a dire che la sfida per un cambiamento sociale non solo era ma è nell’agenda della Chiesa.

Dentro la tormenta, un'opzione preferenziale. Mons. Tomasi all'ONU e la Caritas internationalis

S.M. Tomasi, L.-A. Knight
Cammina sui sentieri di terra rossa del continente africano la speranza che dall’attuale crisi il sistema economico del pianeta esca trasformato a favore di una maggiore giustizia sociale e solidarietà tra i popoli. Le Caritas africane si sono incontrate a Nairobi dal 4 al 6 marzo per analizzare gli effetti della tempesta finanziaria sul Sud del mondo ed elaborare piani d’azione (cf. Regno-att. 6,2009,192). Nel suo discorso d’apertura, Lesley-Anne Knight, segretaria generale di Caritas internationalis, penetra nei fenomeni più drammatici che investono il Sud del mondo. Di fronte all’emergenza attua le, mons. Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite, intervenendo al Consiglio ONU dei diritti dell’uomo (20.2.2009), rilegge la crisi attuale in una prospettiva di lunga durata, segnata, riprendendo Pio XI, da «una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi» e invoca una rifondazione dell’economia su basi etiche, con uno sguardo privilegiato ai poveri e alla ricerca del bene comune.

Dentro la tormenta, un'opzione preferenziale: Al cuore dell'economia. Mons. Tomasi all'ONU

S.M. Tomasi
Cammina sui sentieri di terra rossa del continente africano la speranza che dall’attuale crisi il sistema economico del pianeta esca trasformato a favore di una maggiore giustizia sociale e solidarietà tra i popoli. Le Caritas africane si sono incontrate a Nairobi dal 4 al 6 marzo per analizzare gli effetti della tempesta finanziaria sul Sud del mondo ed elaborare piani d’azione (cf. Regno-att. 6,2009,192). Nel suo discorso d’apertura, Lesley-Anne Knight, segretaria generale di Caritas internationalis, penetra nei fenomeni più drammatici che investono il Sud del mondo. Di fronte all’emergenza attua le, mons. Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite, intervenendo al Consiglio ONU dei diritti dell’uomo (20.2.2009), rilegge la crisi attuale in una prospettiva di lunga durata, segnata, riprendendo Pio XI, da «una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi» e invoca una rifondazione dell’economia su basi etiche, con uno sguardo privilegiato ai poveri e alla ricerca del bene comune.

Dentro la tormenta, un'opzione prefenziale: In fondo alla crisi.L.-A. Knight Caritas internationalis

L.-A. Knight
Cammina sui sentieri di terra rossa del continente africano la speranza che dall’attuale crisi il sistema economico del pianeta esca trasformato a favore di una maggiore giustizia sociale e solidarietà tra i popoli. Le Caritas africane si sono incontrate a Nairobi dal 4 al 6 marzo per analizzare gli effetti della tempesta finanziaria sul Sud del mondo ed elaborare piani d’azione (cf. Regno-att. 6,2009,192). Nel suo discorso d’apertura, Lesley-Anne Knight, segretaria generale di Caritas internationalis, penetra nei fenomeni più drammatici che investono il Sud del mondo. Di fronte all’emergenza attua le, mons. Tomasi, osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite, intervenendo al Consiglio ONU dei diritti dell’uomo (20.2.2009), rilegge la crisi attuale in una prospettiva di lunga durata, segnata, riprendendo Pio XI, da «una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi» e invoca una rifondazione dell’economia su basi etiche, con uno sguardo privilegiato ai poveri e alla ricerca del bene comune.

La crisi e i nostri destini legati. Enti USA per lo sviluppo all'Amministrazione e al Congresso

Aa. Vv.
È uno sforzo comune «del tutto inconsueto» quello che 17 organizzazioni impegnate nello sviluppo, religiose e commerciali, hanno compiuto lo scorso 20 marzo scrivendo una lettera congiunta all’Amministrazione e al Congresso degli Stati Uniti, spinte dall’emergenza causata dall’attuale crisi finanziaria globale. «In questo difficile periodo per le economie a livello mondiale, bisogna riconoscere che il benessere economico degli americani è inscindibilmente legato al be nessere di uomini, donne e bambini di tutto il pianeta». I passi necessari, secondo i firmatari della lettera, sono quattro: concludere positivamente il ciclo di Doha; non cedere, nel prossimo vertice del G20 di Londra, alla tentazione del protezionismo; riformare e razionalizzare i programmi USA per il commercio estero; au mentare gli aiuti allo sviluppo. «Co sì facendo, noi assicuriamo in definitiva il nostro stesso futuro economico».

Eppure tu vedi l'affanno e il dolore. Lettera del card. Tettamanzi alle famiglie nella prova

D. card. Tettamanzi
«Sarei davvero contento se alla tua famiglia e a tutte quelle che vivono una situazione di prova e di tribolazione potesse giungere questa mia lettera. Sì, sono solo parole. Ma vorrebbero essere un abbraccio, una preghiera, una benedizione». «Desi de ro, soprattutto, ascoltare da te e farmi eco di qualche parola da parte di Dio, di qualche frammento di Vangelo». Con una lettera toccante – Eppure tu vedi l’affanno e il dolore – presentata ai giornalisti il 31 gennaio, ultima tappa del percorso pastorale diocesano triennale (2006-2009; cf. Regnodoc. 15,2007,482ss) «Famiglia anima del mondo», il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, affronta la sofferenza e la malattia che spesso colpiscono le famiglie e immagina tre situazioni: una mamma malata, una nonna anziana e non sempre lucida, una coppia con un figlio disabile. Il testo è consigliato in modo particolare per le visite ai malati da parte dei cappellani ospedalieri, dei ministri straordinari dell’eucaristia, dei sacerdoti in visita, ma anche di familiari.

I 75 anni del card. Tettamanzi

L. Truzzi
Nominato nel 2002 da Giovanni Paolo II, mentre era già arcivescovo di Genova, per sostituire il card. Carlo Maria Martini, il 14 marzo scorso il card. Dionigi Tettamanzi, nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno, «ha riconsegnato l’incarico di arcivescovo di Milano nelle mani del papa», come prevede il diritto canonico.

A cuore aperto. Lettera pastorale di mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano

I. Sanna
«Poiché con la voce del cuore si può parlare a tutti, siano essi cristiani e non cristiani, felici e delusi, sani e malati, professionisti e semplici operai, vogliamo usare la pedagogia del cuore per coltivare i germi di bene che crescono in ogni uomo e in ogni donna, aperti all’Assoluto». «Da cuore a cuore» è così lo spirito con cui mons. Sanna, arcivescovo di Oristano, parla alla propria gente dando voce a questa sua terza lettera pastorale, pubblicata il 30 novembre scorso, prima domenica di Avvento. Essa usa toni franchi e allo stesso tempo paterni, anche quando parla di «situazione di cristianesimo formale e di paganesimo strisciante», di una fede che necessita di riformulare un «giusto concetto di Dio», il cui nome e la cui «invocazione ritornano spesso, a proposito e a sproposito sulla bocca della gente comune». Due le vie prioritarie individuate: uno stile di vita improntato alla «preghiera intensa che tuttavia non distoglie dall’impegno nella storia»; il proposito di «animare la religiosità popolare con la parola di Dio».

I vescovi con il più debole. CEI - Consiglio permanente, Comunicato finale

Conferenza episcopale italiana
Sono stati tre, a detta del Comunicato finale diffuso il 31 marzo, i punti salienti dell’ultimo Consiglio permanente della CEI (Roma, 23-26.3.2009), avviatosi con un’espressione di «affettuosa vicinanza e pubblica solidarietà» al papa per i recenti «attacchi gratuiti» (cf. in questo numero alle pp. 193ss e 199). La riflessione sul «dramma di Eluana Englaro», che «ha imposto al l’attenzione di tutti una problematica che chiama in causa la maturità del vi vere sociale, così come l’effettiva disponibilità a solidarizzare con il più debole» (cf. qui a p. 241); l’indizione, per il 31 maggio prossimo, di una colletta na zionale «a sostegno delle famiglie numerose o gravate da malattia o disabilità» che, a causa della crisi economica, «ab biano perso ogni fonte di reddito»; infine alcune decisioni programmatiche: l’«emergenza educativa» a tema dell’assemblea generale di maggio, in vista della «configurazione degli orientamenti pastorali» per il decennio a venire; la definizione di «un’agenda di questioni con cui le istituzioni e i gruppi sociali sono chiamati a misurare le proprie respon sabilità» come oggetto della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani (Reggio Calabria, ottobre 2010).

Liberi per vivere. Amare la vita, fino alla fine

Forum associazioni familiari, Scienza &Vita, Retinopera
Tocca alla società civile mobilitarsi per acquisire in prima persona una coscienza più matura della posta in gioco in termini antropologici e culturali, così da evitare nel futuro ingorghi concettuali e tentazioni di delega». Con queste parole della Prolusione al Consiglio permanente, legate alle prospettate reazioni comuni sul caso Englaro, il card. Bagnasco ha manifestato l’incoraggiamento e il sostegno della CEI all’iniziativa dei «tre organismi di collegamento laicale» che hanno presentato il 20 marzo scorso il manifesto dell’iniziativa Liberi per vivere (www.scienzaevita.org). A una settimana dalla presentazione, alle tre reti promotrici si sono aggiunte le adesioni di: Azione cattolica, Cl, Acli, Mcl, Mpv, RnS, Cammino Neocatecumenale, Comunità di Sant’Egidio, Coldiretti, Famiglie nuove, Ugci, Acos, Amci, Aris, Cnal, Cif, Conf. Naz. Consultori d’ispirazione cristiana, Copercom, Fuci, Meic, Unitalsi, Age, Agesc, Csi, Ucfi, Icra, Confed. Naz. Misericordie, Vivere In, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Ucid, Ucsi, Fisc.

Laicità e bene comune. Relazione del card. Ruini nella cattedrale di Genova

C. card. Ruini
«Ci troviamo dentro a una fase nuova, e acuta, della contesa intorno alla laicità… l’oggetto del contendere si è profondamente modificato: non si tratta più, almeno in linea principale, dei rapporti tra Chiesa e stato come istituzioni», bensì delle «grandi problematiche etiche e antropologiche emerse negli ultimi decenni», che hanno «chiaramente una dimensione non soltanto personale e privata, ma anche pubblica e non possono trovare risposta se non sulla base della concezione dell’uomo a cui si fa riferimento». Lo sostiene il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della CEI, in una relazione pronunciata il 18 febbraio nella cattedrale di San Lorenzo a Genova, dal titolo Laicità e bene comune, affidatagli in occasione del ciclo di incontri «Cattedrale aperta» voluto dall’arcivescovo Angelo Ba gna sco, presidente della CEI. «Si è sviluppata… in Occidente quella che Be ne detto XVI ha ripetutamente denominato “la dittatura del relativismo”, una forma di cultura cioè che taglia deliberatamente le proprie radici storiche e costituisce una contraddizione radicale non solo del cristianesimo, ma più ampiamente delle tradizioni religiose e morali dell’umanità».

La primavera della Chiesa inglese. Card. Cormac Murphy-O'Connor, Arcivescovo di Westminster

C. card. Murphy-O'Connor
Serve «una nuova apologetica della presenza... È un modo di mantenere aperto uno spazio per ciò che è buono e veramente umano, perché la vita umana, vissuta nella sua bellezza, generosità e profondità, è una vita pienamente umana». Nell’imminenza del proprio ritiro dal ministero di arcivescovo di Westminster, iniziato nel febbraio 2000, in due occasioni distinte ma idealmente unite il card. Cormac Murphy-O’Connor ha donato al suo paese un quadro che ritrae la «primavera inglese» (un’immagine del card. Newman) della presenza dei credenti nella Gran Bre tagna di oggi, con le sue speranze e incomprensioni, promesse e improvvise tempeste, in un contatto creativo con «una cultura che è profondamente secolarizzata e tuttavia desidera che qualcuno le parli di senso e di speranza». Sono la lezione pronunciata a Westminster il 26 febbraio: «Gaudium et spes. La forma della Chiesa: passato, presente e futuro…» e il discorso per la prima volta tenuto dal leader dei cattolici britannici al Sinodo della Chiesa d’Inghilterra il 9 febbraio: «Chiesa come comunione: la dichiarazione congiunta di ARCIC II e il suo significato».

La primavera della Chiesa inglese: Gioia e speranza, la forma della Chiesa. Lezione a Westminster

C. card. Murphy-O'Connor
Serve «una nuova apologetica della presenza... È un modo di mantenere aperto uno spazio per ciò che è buono e veramente umano, perché la vita umana, vissuta nella sua bellezza, generosità e profondità, è una vita pienamente umana». Nell’imminenza del proprio ritiro dal ministero di arcivescovo di Westminster, iniziato nel febbraio 2000, in due occasioni distinte ma idealmente unite il card. Cormac Murphy-O’Connor ha donato al suo paese un quadro che ritrae la «primavera inglese» (un’immagine del card. Newman) della presenza dei credenti nella Gran Bre tagna di oggi, con le sue speranze e incomprensioni, promesse e improvvise tempeste, in un contatto creativo con «una cultura che è profondamente secolarizzata e tuttavia desidera che qualcuno le parli di senso e di speranza». Sono la lezione pronunciata a Westminster il 26 febbraio: «Gaudium et spes. La forma della Chiesa: passato, presente e futuro…» e il discorso per la prima volta tenuto dal leader dei cattolici britannici al Sinodo della Chiesa d’Inghilterra il 9 febbraio: «Chiesa come comunione: la dichiarazione congiunta di ARCIC II e il suo significato».

La primavera della Chiesa inglese: La Chiesa come comunione. Al Sinodo anglicano

C. card. Murphy-O'Connor
Serve «una nuova apologetica della presenza... È un modo di mantenere aperto uno spazio per ciò che è buono e veramente umano, perché la vita umana, vissuta nella sua bellezza, generosità e profondità, è una vita pienamente umana». Nell’imminenza del proprio ritiro dal ministero di arcivescovo di Westminster, iniziato nel febbraio 2000, in due occasioni distinte ma idealmente unite il card. Cormac Murphy-O’Connor ha donato al suo paese un quadro che ritrae la «primavera inglese» (un’immagine del card. Newman) della presenza dei credenti nella Gran Bre tagna di oggi, con le sue speranze e incomprensioni, promesse e improvvise tempeste, in un contatto creativo con «una cultura che è profondamente secolarizzata e tuttavia desidera che qualcuno le parli di senso e di speranza». Sono la lezione pronunciata a Westminster il 26 febbraio: «Gaudium et spes. La forma della Chiesa: passato, presente e futuro…» e il discorso per la prima volta tenuto dal leader dei cattolici britannici al Sinodo della Chiesa d’Inghilterra il 9 febbraio: «Chiesa come comunione: la dichiarazione congiunta di ARCIC II e il suo significato».

Regno Documenti 7 2009. La rivista completa

Redazione
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