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Documenti, 19/2008

La parola di Dio permane in eterno. Esegesi, teologia e Pio XII: gli interventi del papa

Benedetto XVI
Il compito più urgente per la vita e la missione della Chiesa oggi è il superamento del «dualismo tra esegesi e teologia». Intervenendo al Sinodo dei vescovi su «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», il 14 ottobre, Benedetto XVI sviluppa l’insegnamento contenuto nel n. 12 della costituzione conciliare Dei verbum identificando due distinti livelli metodologici che insieme determinano l’approccio della Chiesa alla sacra Scrittura. Il primo è quello del metodo storico-critico, necessario perché espressivo dell’incarnazione del Verbo: «Il fatto storico è dimensione costitutiva della fede cristiana». Il secondo livello è quello teologico: la Scrittura va interpellata nella stessa fede con cui è stata scritta, tenendo conto dell’unità delle Scritture, della Tradizione ecclesiale e dell’analogia della fede. Gli altri interventi del papa in Sinodo sono di tipo omiletico e sviluppano negli stessi termini la centralità della Bibbia nella vita della Chiesa e nell’interpretazione degli eventi storici. Alla figura di Pio XII è invece dedicato l’intervento nella messa per i 50 anni dalla sua morte.

La parola di Dio permane in eterno: L'amore di Dio attende corrispondenza. Omelia all'apertura

Benedetto XVI
Il compito più urgente per la vita e la missione della Chiesa oggi è il superamento del «dualismo tra esegesi e teologia». Intervenendo al Sinodo dei vescovi su «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», il 14 ottobre, Benedetto XVI sviluppa l’insegnamento contenuto nel n. 12 della costituzione conciliare Dei verbum identificando due distinti livelli metodologici che insieme determinano l’approccio della Chiesa alla sacra Scrittura. Il primo è quello del metodo storico-critico, necessario perché espressivo dell’incarnazione del Verbo: «Il fatto storico è dimensione costitutiva della fede cristiana». Il secondo livello è quello teologico: la Scrittura va interpellata nella stessa fede con cui è stata scritta, tenendo conto dell’unità delle Scritture, della Tradizione ecclesiale e dell’analogia della fede. Gli altri interventi del papa in Sinodo sono di tipo omiletico e sviluppano negli stessi termini la centralità della Bibbia nella vita della Chiesa e nell’interpretazione degli eventi storici. Alla figura di Pio XII è invece dedicato l’intervento nella messa per i 50 anni dalla sua morte.

La parola di Dio permane in eterno: Realismo è credere nella Parola. Meditazione

Benedetto XVI
Il compito più urgente per la vita e la missione della Chiesa oggi è il superamento del «dualismo tra esegesi e teologia». Intervenendo al Sinodo dei vescovi su «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», il 14 ottobre, Benedetto XVI sviluppa l’insegnamento contenuto nel n. 12 della costituzione conciliare Dei verbum identificando due distinti livelli metodologici che insieme determinano l’approccio della Chiesa alla sacra Scrittura. Il primo è quello del metodo storico-critico, necessario perché espressivo dell’incarnazione del Verbo: «Il fatto storico è dimensione costitutiva della fede cristiana». Il secondo livello è quello teologico: la Scrittura va interpellata nella stessa fede con cui è stata scritta, tenendo conto dell’unità delle Scritture, della Tradizione ecclesiale e dell’analogia della fede. Gli altri interventi del papa in Sinodo sono di tipo omiletico e sviluppano negli stessi termini la centralità della Bibbia nella vita della Chiesa e nell’interpretazione degli eventi storici. Alla figura di Pio XII è invece dedicato l’intervento nella messa per i 50 anni dalla sua morte.

La parola di Dio permane in eterno: «L'oro si prova con il fuoco». Omelia alla messa per Pio XII

Benedetto XVI
Il compito più urgente per la vita e la missione della Chiesa oggi è il superamento del «dualismo tra esegesi e teologia». Intervenendo al Sinodo dei vescovi su «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», il 14 ottobre, Benedetto XVI sviluppa l’insegnamento contenuto nel n. 12 della costituzione conciliare Dei verbum identificando due distinti livelli metodologici che insieme determinano l’approccio della Chiesa alla sacra Scrittura. Il primo è quello del metodo storico-critico, necessario perché espressivo dell’incarnazione del Verbo: «Il fatto storico è dimensione costitutiva della fede cristiana». Il secondo livello è quello teologico: la Scrittura va interpellata nella stessa fede con cui è stata scritta, tenendo conto dell’unità delle Scritture, della Tradizione ecclesiale e dell’analogia della fede. Gli altri interventi del papa in Sinodo sono di tipo omiletico e sviluppano negli stessi termini la centralità della Bibbia nella vita della Chiesa e nell’interpretazione degli eventi storici. Alla figura di Pio XII è invece dedicato l’intervento nella messa per i 50 anni dalla sua morte.

La parola di Dio permane in eterno: Per un'ermeneutica della fede. Riflessione su esegesi e teologia

Benedetto XVI
Il compito più urgente per la vita e la missione della Chiesa oggi è il superamento del «dualismo tra esegesi e teologia». Intervenendo al Sinodo dei vescovi su «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», il 14 ottobre, Benedetto XVI sviluppa l’insegnamento contenuto nel n. 12 della costituzione conciliare Dei verbum identificando due distinti livelli metodologici che insieme determinano l’approccio della Chiesa alla sacra Scrittura. Il primo è quello del metodo storico-critico, necessario perché espressivo dell’incarnazione del Verbo: «Il fatto storico è dimensione costitutiva della fede cristiana». Il secondo livello è quello teologico: la Scrittura va interpellata nella stessa fede con cui è stata scritta, tenendo conto dell’unità delle Scritture, della Tradizione ecclesiale e dell’analogia della fede. Gli altri interventi del papa in Sinodo sono di tipo omiletico e sviluppano negli stessi termini la centralità della Bibbia nella vita della Chiesa e nell’interpretazione degli eventi storici. Alla figura di Pio XII è invece dedicato l’intervento nella messa per i 50 anni dalla sua morte.

La dimensione dialogale della rivelazione. Relazione ante disceptationem del card. Marc Ouellet

M. card. Ouellet
Convocatio: identità della parola di Dio; communio: la parola di Dio nella vita della Chiesa; missio: la parola di Dio nella missione della Chiesa. «Attorno a queste tre parole chiave che traducono la triplice dimensione, dinamica, personale e dialogale, della rivelazione cristiana» è costruita la relazione con cui il card. Marc Ouellet, arcivescovo di Québec e già segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha introdotto i vescovi membri della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (5-26.10.2008) a dibattere il tema: «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». «La parola di Dio – prosegue il relatore nell’Introduzione – chiama, mette in comunione con il disegno di Dio mediante l’obbedienza della fede e spinge il popolo eletto verso le nazioni. Questa Parola d’alleanza culmina in Maria che accoglie nella fede il Verbo incarnato, il Desiderato dalle nazioni. Riprenderemo le tre dimensioni della Parola d’alleanza come lo Spirito Santo le ha incarnate nella storia della salvezza, le sacre Scritture e la Tradizione ecclesiale».

In dialogo con l'ebraismo. Interventi del rabbino capo di Haifa, Cohen, e del card. Albert Vanhoye

S.H. Cohen, A. Vanhoye
«Noi consideriamo l’invito che mi avete rivolto, a prendere la parola oggi qui davanti a voi, una dichiarazione della vostra intenzione di continuare questa politica e la dottrina che vede in noi i vostri “fratelli maggiori” e il "popolo eletto di D.”, con il quale egli ha stipulato un’alleanza eterna. Noi apprezziamo profondamente questa dichiarazione». Sono queste le prime parole del rabbino capo di Haifa (Israele), Shear Yashuv Cohen, pronunciate il 6 ottobre nella sessione pomeridiana della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Successivamente è intervenuto il card. Albert Vanhoye si, rettore emerito del Pontificio istituto biblico di Roma, che ha trattato due questioni riguardanti il dialogo con l’ebraismo: «In quali modi “il popolo ebraico” viene presentato nella Bibbia cristiana, ossia nell’Antico e nel Nuovo Testamento?» e «Quale posto occupano le "sacre Scritture” del popolo ebraico nella Bibbia cristiana?», sulla scorta del documento della Pontificia commissione biblica Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana (24.5.2001; Regnodoc. 5,2002,129ss; cf. Regno-att. 2,2002,13ss).

In dialogo con l'ebraismo: La centralità delle Scritture. Intervento del rabbino Cohen

S.H. Cohen
«Noi consideriamo l’invito che mi avete rivolto, a prendere la parola oggi qui davanti a voi, una dichiarazione della vostra intenzione di continuare questa politica e la dottrina che vede in noi i vostri “fratelli maggiori” e il "popolo eletto di D.”, con il quale egli ha stipulato un’alleanza eterna. Noi apprezziamo profondamente questa dichiarazione». Sono queste le prime parole del rabbino capo di Haifa (Israele), Shear Yashuv Cohen, pronunciate il 6 ottobre nella sessione pomeridiana della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Successivamente è intervenuto il card. Albert Vanhoye si, rettore emerito del Pontificio istituto biblico di Roma, che ha trattato due questioni riguardanti il dialogo con l’ebraismo: «In quali modi “il popolo ebraico” viene presentato nella Bibbia cristiana, ossia nell’Antico e nel Nuovo Testamento?» e «Quale posto occupano le "sacre Scritture” del popolo ebraico nella Bibbia cristiana?», sulla scorta del documento della Pontificia commissione biblica Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana (24.5.2001; Regnodoc. 5,2002,129ss; cf. Regno-att. 2,2002,13ss).

In dialogo con l'ebraismo: Il documento della Pontificia commissione biblica. Relazione

A. card. Vanhoye
«Noi consideriamo l’invito che mi avete rivolto, a prendere la parola oggi qui davanti a voi, una dichiarazione della vostra intenzione di continuare questa politica e la dottrina che vede in noi i vostri “fratelli maggiori” e il "popolo eletto di D.”, con il quale egli ha stipulato un’alleanza eterna. Noi apprezziamo profondamente questa dichiarazione». Sono queste le prime parole del rabbino capo di Haifa (Israele), Shear Yashuv Cohen, pronunciate il 6 ottobre nella sessione pomeridiana della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Successivamente è intervenuto il card. Albert Vanhoye si, rettore emerito del Pontificio istituto biblico di Roma, che ha trattato due questioni riguardanti il dialogo con l’ebraismo: «In quali modi “il popolo ebraico” viene presentato nella Bibbia cristiana, ossia nell’Antico e nel Nuovo Testamento?» e «Quale posto occupano le "sacre Scritture” del popolo ebraico nella Bibbia cristiana?», sulla scorta del documento della Pontificia commissione biblica Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana (24.5.2001; Regnodoc. 5,2002,129ss; cf. Regno-att. 2,2002,13ss).

L'urgenza dell'annuncio. Relazione post disceptationem al Sinodo sulla Parola di Dio

Card. M. Ouellet
La seconda relazione del card. Ouellet, arcivescovo di Québec, tenuta il 15 ottobre, aveva il compito di «presentare una sintesi del dibattito» e una traccia per la discussione dei gruppi linguistici. Tre le parti in cui è stata suddivisa: «Dio parla e ascolta», «Parola di Dio, sacra Scrittura e Tradizione» e «Parola di Dio, missione e dialogo». La prima presenta, sotto il denominatore del Dio che si rivela nella Parola, il tema del dialogo innanzitutto come conversione, quello dei rapporti tra Chiesa e Scrittura, tra Parola, liturgia ed ermeneutica e tra esegesi e teologia. La seconda, mettendo a fuoco «il carattere dinamico della rivelazione», il suo aspetto «vivo… che non si esaurisce nella lettera», evidenzia la dimensione storica dell’incontro con Cristo che richiama da un lato la «circolarità fra la parola di Dio… e la vita della Chiesa» e dall’altro quella fra esegesi ed esperienza ecclesiale. La terza, che apre l’orizzonte della Parola al dialogo col mondo, propone alcune sottolineature sugli strumenti comunicativi con cui diffondere la Scrittura, sul legame tra Scrittura e dottrina sociale della Chiesa e sulla necessità di ripensare il tema dell’inculturazione.

La comune missione. Discorso di Bartolomeo I

Bartolomeo I
«Abbiamo esaminato l’insegnamento patristico dei sensi spirituali, discernendo la forza dell’ascoltare e proclamare la parola di Dio nella Scrittura, del vedere la Parola nelle icone e nella natura, nonché di toccare e condividere la parola di Dio nei santi e nei sacramenti»: così Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli e «delegato fraterno » al Sinodo ha sintetizzato il suo discorso, ricco di riferimenti patristici. Nella suggestiva cornice della Cappella Sistina il 18 ottobre, durante i primi vespri della domenica, il papa (cf. riquadro a p. 634), assieme ai padri sinodali, ha infatti salutato calorosamente il patriarca ecumenico che interveniva ufficialmente per la prima volta a un sinodo, dicendo: «Se abbiamo padri comuni, come potremmo non essere fratelli tra noi?». Bartolomeo ha infine sottolineato la necessità di «essere cambiati da questa Parola» per «rimanere fedeli alla vita e alla missione della Chiesa (...) Quando il mondo non condivide la gioia della risurrezione di Cristo, ciò è un atto d’accusa nei confronti della nostra onestà e del nostro impegno verso la parola viva di Dio».

Gli stessi padri

Benedetto XVI
Nel corso della celebrazione dei primi vespri del 18 ottobre, dopo l’intervento del patriarca ecumenico Bartolomeo I, il santo padre ha pronunciato queste parole.

La Parola si è fatta libro. Messaggio del Sinodo dei vescovi al popolo di Dio

Sinodo dei vescovi
«La Bibbia è anch’essa “carne”,… si esprime in lingue particolari, in forme letterarie e storiche…, conserva memorie di eventi spesso tragici, le sue pagine sono… striate di sangue e violenza, al suo interno risuonano il riso dell’umanità e scorrono le lacrime, così come si leva la preghiera degli infelici e la gioia degli innamorati». Pertanto, afferma il messaggio finale del Sinodo – approvato dalla XXI Congregazione generale del 24 ottobre – in analogia a Cristo che si fa uomo, così «la Parola è rivestita di parole concrete a cui si piega e adatta per essere comprensibile all’umanità… Questa sua dimensione carnale esige un’analisi storica e letteraria» per non «cadere nel fondamentalismo» che dimentica «che l’ispirazione divina non ha cancellato l’identità storica e la personalità propria degli autori umani… La Bibbia, però è anche Verbo… divino», per cui è la comprensione «data dallo Spirito Santo che svela la dimensione trascendente della parola divina, presente nelle parole umane. Ecco allora la necessità della “viva Tradizione di tutta la Chiesa” e della fede per comprendere in modo unitario e pieno le sacre Scritture». Una Tradizione fondata su quattro pilastri: annuncio, catechesi e omelia; l’eucaristia; la preghiera; la comunione fraterna.

La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Le 55 proposizioni

Sinodo dei vescovi
Sono 55, sulle oltre 250 proposte, le proposizioni finali emendate approvate il 25 ottobre, in latino, e riservate esclusivamente a Benedetto XVI, che le utilizzerà per elaborare l’esortazione postsinodale. Tuttavia, come ha già fatto per il Sinodo sull’eucaristia, egli ne ha autorizzato la pubblicazione in italiano di una bozza provvisoria. Nel testo delle proposizioni emergono principalmente quattro punti – sviluppando così il titolo del Sinodo: «La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa» –: gli elementi fondativi (il rapporto Verbo-Rivelazione-Scrittura-Tradizione; l’unità di Antico e Nuovo Testamento; e il rapporto fra ispirazione e verità); il ruolo della Scrittura nella liturgia (Lezionario, omelia, Liturgia delle ore) e nella pastorale; la discussione sui metodi (storico-biblico, canonico, esegesi e teologia); la Parola nell’annuncio cristiano (ecumenismo, dialogo interreligioso, cultura, comunicazione). Ha suscitato interesse la Prop. 17 che auspica l’apertura del ministero del lettorato anche alle donne. Un’indicazione ricorrente e trasversale è stata quella di «avvicinarsi alle Scritture per mezzo di una “lettura orante” e assidua», la lectio divina (Prop. 22).