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Documenti, 9/2004

Redemptionis sacramentum

Congregazione per il culto divino
«Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti… Proprio per rafforzare questo senso profondo delle norme liturgiche, ho chiesto ai dicasteri competenti della curia romana di preparare un documento più specifico, con richiami anche di carattere giuridico, su questo tema di grande importanza». A un anno esatto di distanza dalla pubblicazione dell’enciclica Ecclesia de eucaristia, che dedicava il n. 52 al tema degli «abusi» nella celebrazione eucaristica, la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, d’intesa con la Congregazione per la dottrina della fede, adempie la richiesta del papa rendendo nota (23 aprile) questa istruzione Redemptionis sacramentum «su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la santissima eucaristia». Articolata in un’introduzione, otto capitoli e una conclusione, e completata da ben 295 note, la nuova istruzione è il risultato finale di numerose stesure successive, e individua alcune decine di violazioni delle norme liturgiche e delle rubriche, distinguendone il grado di gravità. I suoi principali destinatari appaiono da un lato i sacerdoti (con le loro comunità), in quanto responsabili della maggior parte degli abusi descritti, e dall’altro i vescovi diocesani, chiamati a regolamentare, vigilare, correggere.

Discernimento cristiano sull'islam

Conferenza episcopale siciliana, Facoltà teologica di Sicilia
«Il rapporto tra cristianesimo e islam nell’Europa mediterranea può e dev’essere compreso nel solco di una lunga e complessa memoria storica, che ha il respiro ampio dei secoli e non il fiato corto della cronaca». Il sussidio pastorale della Facoltà teologica di Sicilia Per un discernimento cristiano sull’islam, pubblicato nel febbraio 2004 dopo l’approvazione dei vescovi nel novembre 2003, è stato redatto su incarico della Conferenza episcopale siciliana per offrire alle comunità ecclesiali uno strumento di riflessione e orientamento circa il rapporto con gli immigrati di fede musulmana. L’islam è avvertito come un «segno dei tempi», il cui discernimento può essere condotto solo sulla base di un’approfondita conoscenza sia della propria sia dell’altrui identità religiosa. In conclusione – senza mettere in discussione la «caritatevole accoglienza» e «la sana integrazione civile delle persone» – la cultura islamica mostra ancora un «divario incolmabile… dalla modernità», con tutto ciò che ne consegue a livello di dialogo delle culture, e un’«incompatibilità» con il giudaismo e il cristianesimo. Come indicazioni pastorali si raccomanda ai vescovi un’attenta vigilanza sulle iniziative comuni di preghiera e sui possibili casi di proselitismo, e si afferma l’inopportunità di concedere «in prestito» locali aperti al culto cristiano o alla pastorale. Cf. Regno-att. 6,2004,161s.

L'allargamento, cammino di solidarietà

Commissione degli episcopati della Comunità europea
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 293 e 295, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

Emmaus e Compostela

A. Van Luyn
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 291 e 293, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

Memoria e immaginazione

M. Hanafin
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 291 e 293, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

Videomessaggio del presidente della Commissione europea

R. Prodi
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 291 e 293, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

La solidarietà anima dell'Unione

COMECE
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 291 e 293, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

Giovanni Paolo II e l'allargamento

Giovanni Paolo II, i vescovi della COMECE
«Una settimana di eventi per contrassegnare l’unificazione europea» è la sintesi con cui la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) ha riassunto le manifestazioni organizzate a Santiago de Compostela (Spagna) nell’imminenza dell’allargamento dell’Unione Europea a dieci nuovi paesi (1° maggio): un pellegrinaggio di trecento persone, tra cui 40 vescovi, rappresentanti dei 25 paesi dell’Unione, lungo lo storico Cammino; un congresso su «L’Unione Europea: speranza e responsabilità»; la prima Assemblea plenaria della COMECE allargata alle conferenze episcopali dei paesi nuovi membri; la diffusione del documento La solidarietà è l’anima dell’Unione Europea. Pubblichiamo quest’ultimo testo, accompagnato dagli interventi di mons. A.H. Van Luyn, vicepresidente della COMECE, e del ministro irlandese Mary Hanafin, pronunciati nel corso del pellegrinaggio e, nei riquadri alle pp. 291 e 293, dal videomessaggio del presidente della Commissione europea Romano Prodi, dalla lettera della COMECE a Giovanni Paolo II e dalle parole pronunciate da questi al Regina coeli di domenica 2 maggio, all’indomani dell’allargamento.

Povertà materiale e spirituale

Caritas Serbia-Catholic Relief Service
«Una volta preso spazio nella società, la cultura della povertà tende a riproporsi alle nuove generazioni perché influisce molto sui bambini, creando così un circolo vizioso»: per paesi passati in pochi anni da un tasso di povertà al 2% a un tasso del 21% si tratta quindi di una vera emergenza. Questa analisi, relativa alla situazione della Serbia e del Montenegro, è dei delegati della Caritas e del Catholic Relief Service, ed è stata presentata e argomentata all’incontro dei presidenti di sette Conferenze episcopali del Sudest Europa svoltosi a Belgrado dal 20 al 22 febbraio 2004 su iniziativa del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE). Come altri paesi dell’ex Iugoslavia, al crollo del totalitarismo «Serbia e Montenegro hanno sperimentato… un vero e proprio collasso economico, sociale e civile e anche una regressione nello sviluppo della democrazia e dei diritti umani», che ha colpito persone già «svuotate dentro» dal regime. Bisogna fare i conti anche con «la diffusione della povertà spirituale, che spesso assume un carattere permanente ed è sia causa, sia conseguenza della povertà materiale». Perciò «lo sviluppo della spiritualità si pone come un compito prioritario che la nostra Chiesa locale, insieme alle altre confessioni, dovrebbe far suo e promuovere», impegnandosi per la «realizzazione del vero progresso della persona umana nella società».

La laicità e la Chiesa

C. Dagens, vescovo di Angouleme
«Non si può lasciare che dei giovani senza memoria e senza cultura religiosa manipolino le proprie tradizioni per restarvi prigionieri». È da un’angolatura allargata – quella dell’educazione complessiva dei giovani – che, a due giorni dal voto dell’Assemblea nazionale francese sui segni religiosi nella scuola, il vescovo di Angoulême Claude Dagens è intervenuto nel dibattito sulla laicità in Francia, con una conferenza su «La Chiesa cattolica e la laicità in Francia: dal dibattito politico alle sfide culturali e spirituali» (12.2.2004, Centro culturale San Luigi dei Francesi, Roma). In questa prospettiva, la questione è posta dal vescovo in un’inscindibile connessione con l’analogo dibattito in corso in Francia sul futuro della scuola, sotto il coordinamento della Commissione Thélot, e con il Rapporto Debray del 2002. «Non ci si può dunque accontentare di applicare una restrizione nei confronti delle religioni, quando si tratta soprattutto di lottare contro l’ignoranza religiosa… Ci attende dunque un grande sforzo di dialogo fra tradizioni religiose e tradizione laica... La Chiesa cattolica è pronta a farsi coinvolgere… a una condizione: che si smetta di guardare a lei attraverso il prisma deformante di un declino irrimediabile,… come se si dovessero cercare altrove programmi interessanti di pensiero, di vita, d’azione e finanche di spiritualità». La documentation catholique 86(2004) 2311, 329ss. Nostra traduzione dal francese.

Gli appelli dell'abbé Pierre

Abbé Pierre
Il 1° febbraio 1954, dai microfoni di Radio Lussemburgo l’abbé Pierre, fondatore del movimento Emmaus, lanciava un appello a tutti i francesi perché «insorgessero» in una «guerra» contro la povertà e per la dignità dei fratelli che vivevano per le strade e morivano di freddo, in un inverno particolarmente rigido. A cinquant’anni di distanza la guerra non è ancora finita, e il 1° febbraio 2004 l’abbé Pierre, che oggi ha quasi 92 anni, ha lanciato un nuovo appello, «Passare all’azione contro l’esclusione», che pubblichiamo (originale dattiloscritto; cf. Regno-att. 4,2004,88).

Ruanda, 10 anni dopo

Conferenza episcopale ruandese
«Dieci anni sono trascorsi da quando il Ruanda ha attraversato i tristi avvenimenti del genocidio e dei massacri. È stata una terribile pena che ha messo alla prova la famiglia ruandese e ha creato sconcerto nella comunità internazionale. La guerra e l’esilio hanno innescato altre sofferenze. Il paese è stato devastato e saccheggiato. Molti dei suoi figli sono morti, altri sono stati duramente colpiti, moralmente, fisicamente e psicologicamente. Alcuni sono stati scossi anche nella fede e hanno concluso che Dio li aveva abbandonati o che non esisteva più». In questo Messaggio dei vescovi cattolici del Ruanda in occasione della commemorazione del decimo anniversario del genocidio e dei massacri, scritto il 4.2.2004, è ancora vivo il ricordo dei tragici eventi che nell’aprile 1994 si abbatterono sul paese. Molto resta da fare soprattutto nel campo della riconciliazione sociale e della giustizia. In carceri sovraffollate migliaia di detenuti attendono da anni il giudizio; vi sono salme che attendono degna sepoltura, rifugiati che attendono di tornare, e un’enorme massa di orfani che invano attende una famiglia. Il testo invita i fedeli a perdonare e ad accogliere il perdono, ma non contiene un’esplicita domanda di perdono da parte della Chiesa stessa.

Dialogo interetnico e riconciliazione

Ordine francescano frati minori
In occasione dei dieci anni dall’inizio del sanguinoso conflitto ruandese, il Segretariato generale per l’evangelizzazione dei francescani ha organizzato un simposio internazionale su «Dialogo interetnico e riconciliazione» (Roma, 16-18.4.1004). L’attenzione dei frati minori al martoriato paese africano è data da due motivi: l’aver perso durante il genocidio due frati – fr. Georges Gashugi e fr. Vjeko Curic – e, come ha dichiarato il ministro generale José R. Carballo, il fatto che il Ruanda, proprio a partire dall’assassinio dei due religiosi, è uno dei paesi in cui le vocazioni francescane sono più consistenti, dopo Polonia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Corea, Vietnam. «Facendo memoria del genocidio in Ruanda, noi frati minori vogliamo chiedere perdono per tutte le volte in cui, nel corso della storia, ci siamo allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo, offrendo al mondo… il triste spettacolo di modi di pensare e di agire contrari allo spirito del Vangelo e al carisma francescano» – scrive nel messaggio finale Carballo, del quale pubblichiamo anche la relazione su «Voi siete tutti fratelli. Riflessioni a dieci anni dal genocidio del Ruanda». Al simposio è anche intervenuto il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, mons. R. Sarah, su «Dialogo interetnico e riconciliazione fra i popoli».

Ruanda 10 anni dopo

J.R. Carballo
Ordine francescano frati minori Dialogo interetnico e riconciliazione In occasione dei dieci anni dall�inizio del sanguinoso conflitto ruandese, il Segretariato generale per l�evangelizzazione dei francescani ha organizzato un simposio internazionale su �Dialogo interetnico e riconciliazione� (Roma, 16-18.4.2004). L�attenzione dei frati minori al martoriato paese africano � data...

Chiediamo perdono

Frati minori - Ruanda
Chiediamo perdono      Al termine del Simposio �Dialogo interetnico e riconciliazione� (Roma, 16-18.4.2004), il ministro generale dell�ordine francescano Jos� R. Carballo ha firmato il messaggio finale in cui i francescani chiedono perdono �per tutte le volte in cui, nel corso della storia, ci siamo allontanati dallo spirito di Cristo e del suo Vangelo� e dal �carisma francescano�,...

Cammino di riconciliazione

R. Sarah
Cammino di riconciliazione (R. Sarah) Introduzione      Da una quindicina d�anni l�Africa viene attraversata da conflitti sanguinosi e da una serie ininterrotta di guerre permanenti e violenze fra le pi� efferate. Basti pensare al Ruanda, al Burundi, alla Repubblica democratica del Congo, al Congo Brazzaville, al Sudan, all�Uganda, alla Sierra Leone, alla Liberia, all�Algeria...