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Documenti, 19/2002

Rosarium virginis Mariae

Lettera apostolica di Giovanni Paolo II
«Il rosario si pone nella migliore e più collaudata tradizione della contemplazione cristiana. Sviluppatosi in Occidente, esso è preghiera tipicamente meditativa e corrisponde, in qualche modo, alla “preghiera del cuore” o “preghiera di Gesù” germogliata sull’humus dell’Oriente cristiano». Ricondurre la recita del rosario al suo vero cuore, la contemplazione di Gesù insieme a Maria: questo è l’obiettivo della lettera apostolica di Giovanni Paolo II Rosarium virginis Mariae, firmata e pubblicata il 16 ottobre 2002. A questo fine, cioè di «potenziare lo spessore cristologico del rosario», risponde l’introduzione di una nuova serie di cinque misteri, detti «della luce», che rivelano il Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù e saranno recitati il giovedì: il battesimo nel Giordano, l’autorivelazione alle nozze di Cana, l’annuncio del regno di Dio, la trasfigurazione e l’istituzione dell’eucaristia. La lettera inoltre, che si rivolge «ai vescovi, al clero e ai fedeli», puntualizza alcuni suggerimenti per rendere la recita sempre più trasparente nel suo cuore cristologico («c’è il rischio che il rosario non solo non produca gli effetti spirituali auspicati, ma persino che la corona... finisca per essere sentita alla stregua di un amuleto o di un oggetto magico»); indice l’«anno del rosario» dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 (25° del pontificato, con un significativo richiamo al motto mariano «Totus tuus» scelto da Giovanni Paolo II); e indica quali intenzioni principali per la recita del rosario la pace e la famiglia. Opuscolo, supplemento a L’Osservatore romano 17.10.2002.

Incontro a Roma

Giovanni Paolo II-Teoctist
«Per alimentare la ricerca della piena comunione, anche nelle divergenze dottrinali che tuttora permangono, occorre trovare strumenti concreti, instaurando consultazioni regolari, nella convinzione che nessuna situazione difficile è destinata a rimanere irrimediabilmente tale, e che grazie all'atteggiamento di ascolto e di dialogo e allo scambio regolare di informazioni possono essere individuate soluzioni soddisfacenti per appianare le frizioni e giungere a un'equa soluzione di problemi pratici». È probabilmente contenuto in questa ipotesi di «strumenti concreti» per «consultazioni regolari», formulata in riferimento al più vasto contesto degli attuali rapporti tra cattolici e ortodossi (cf. Regno-att. 16,2002,514; Regno-doc. 17,2002,521), il tratto più significativo della visita ufficiale del patriarca della Chiesa ortodossa di Romania, Teoctist, a Giovanni Paolo II e alla Chiesa di Roma, svoltasi dal 7 al 13 ottobre scorsi. L'incontro, tre anni dopo la storica visita di Giovanni Paolo II a Bucarest (maggio 1999; Regno-att. 10,1999,292; Regno-doc. 11,1999,329), si è svolto il 12 e si è caratterizzato per i discorsi pronunciati in pubblico e per la firma di una Dichiarazione comune. L’atto conclusivo della visita è stata la liturgia eucaristica di domenica 13, in San Pietro, presieduta dal papa ma con interventi significativi del patriarca. Cf. Regno-att. 18,2002,595. Originali: stampa (12.10.2002) da sito Internet www.vatican.va.

Discorso di Giovanni Paolo II

«Per alimentare la ricerca della piena comunione, anche nelle divergenze dottrinali che tuttora permangono, occorre trovare strumenti concreti, instaurando consultazioni regolari, nella convinzione che nessuna situazione difficile è destinata a rimanere irrimediabilmente tale, e che grazie all'atteggiamento di ascolto e di dialogo e allo scambio regolare di informazioni possono essere individuate soluzioni soddisfacenti per appianare le frizioni e giungere a un'equa soluzione di problemi pratici». È probabilmente contenuto in questa ipotesi di «strumenti concreti» per «consultazioni regolari», formulata in riferimento al più vasto contesto degli attuali rapporti tra cattolici e ortodossi (cf. Regno-att. 16,2002,514; Regno-doc. 17,2002,521), il tratto più significativo della visita ufficiale del patriarca della Chiesa ortodossa di Romania, Teoctist, a Giovanni Paolo II e alla Chiesa di Roma, svoltasi dal 7 al 13 ottobre scorsi. L'incontro, tre anni dopo la storica visita di Giovanni Paolo II a Bucarest (maggio 1999; Regno-att. 10,1999,292; Regno-doc. 11,1999,329), si è svolto il 12 e si è caratterizzato per i discorsi pronunciati in pubblico e per la firma di una Dichiarazione comune. L’atto conclusivo della visita è stata la liturgia eucaristica di domenica 13, in San Pietro, presieduta dal papa ma con interventi significativi del patriarca. Cf. Regno-att. 18,2002,595. Originali: stampa (12.10.2002) da sito Internet www.vatican.va.

Discorso del patriarca Teoctist

Ecumenismo. Giovanni Paolo II - Teoctist Ecumenismo Giovanni Paolo II - Teoctist Incontro a Roma "Per alimentare la ricerca della piena comunione, anche nelle divergenze dottrinali che tuttora permangono, occorre trovare strumenti concreti, instaurando consultazioni regolari, nella convinzione che nessuna situazione difficile è destinata a rimanere irrimediabilmente...

Dichiarazione comune

Ecumenismo. Giovanni Paolo II - Teoctist Ecumenismo Giovanni Paolo II - Teoctist Incontro a Roma "Per alimentare la ricerca della piena comunione, anche nelle divergenze dottrinali che tuttora permangono, occorre trovare strumenti concreti, instaurando consultazioni regolari, nella convinzione che nessuna situazione difficile è destinata a rimanere irrimediabilmente...

Il catechismo dieci anni dopo

Congresso catechistico internazionale
«Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca a un livello che precede i concetti teologici e li fonda... Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (regula fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede» (Schönborn). «Chi ricerca nel Catechismo un nuovo sistema teologico o nuove sorprendenti ipotesi sarà deluso. Questo tipo di attualità non è preoccupazione del Catechismo... L'attualità del Catechismo è l'attualità della verità nuovamente detta e nuovamente pensata. Questa attualità resterà tale ben al di là dei mormorii dei suoi critici» (Ratzinger). A dieci anni dall'approvazione dell'edizione originale francese del Catechismo della Chiesa cattolica, le Congregazioni per la dottrina della fede e per il clero hanno organizzato in Vaticano, dall'8 all'11 ottobre, un Congresso catechistico internazionale, cui hanno partecipato più di 200 specialisti provenienti dai cinque continenti (cf. ampiamente Regno-att. 18,2002,587). Pubblichiamo la relazione d'apertura del card. Ratzinger, quella del card. Schönborn e il discorso rivolto ai partecipanti da Giovanni Paolo II durante l'udienza concessa l'11 ottobre. Originali: stampe (21.10.2002) da sito Internet www.clerus.org.

Attualità dottrinale

J. Ratzinger
«Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca a un livello che precede i concetti teologici e li fonda... Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (regula fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede» (Schönborn). «Chi ricerca nel Catechismo un nuovo sistema teologico o nuove sorprendenti ipotesi sarà deluso. Questo tipo di attualità non è preoccupazione del Catechismo... L'attualità del Catechismo è l'attualità della verità nuovamente detta e nuovamente pensata. Questa attualità resterà tale ben al di là dei mormorii dei suoi critici» (Ratzinger). A dieci anni dall'approvazione dell'edizione originale francese del Catechismo della Chiesa cattolica, le Congregazioni per la dottrina della fede e per il clero hanno organizzato in Vaticano, dall'8 all'11 ottobre, un Congresso catechistico internazionale, cui hanno partecipato più di 200 specialisti provenienti dai cinque continenti (cf. ampiamente Regno-att. 18,2002,587). Pubblichiamo la relazione d'apertura del card. Ratzinger, quella del card. Schönborn e il discorso rivolto ai partecipanti da Giovanni Paolo II durante l'udienza concessa l'11 ottobre. Originali: stampe (21.10.2002) da sito Internet www.clerus.org.

Messaggio finale

«Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca a un livello che precede i concetti teologici e li fonda... Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (regula fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede» (Schönborn). «Chi ricerca nel Catechismo un nuovo sistema teologico o nuove sorprendenti ipotesi sarà deluso. Questo tipo di attualità non è preoccupazione del Catechismo... L'attualità del Catechismo è l'attualità della verità nuovamente detta e nuovamente pensata. Questa attualità resterà tale ben al di là dei mormorii dei suoi critici» (Ratzinger). A dieci anni dall'approvazione dell'edizione originale francese del Catechismo della Chiesa cattolica, le Congregazioni per la dottrina della fede e per il clero hanno organizzato in Vaticano, dall'8 all'11 ottobre, un Congresso catechistico internazionale, cui hanno partecipato più di 200 specialisti provenienti dai cinque continenti (cf. ampiamente Regno-att. 18,2002,587). Pubblichiamo la relazione d'apertura del card. Ratzinger, quella del card. Schönborn e il discorso rivolto ai partecipanti da Giovanni Paolo II durante l'udienza concessa l'11 ottobre. Originali: stampe (21.10.2002) da sito Internet www.clerus.org.

Il concetto teologico

C. Schönborn
«Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca a un livello che precede i concetti teologici e li fonda... Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (regula fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede» (Schönborn). «Chi ricerca nel Catechismo un nuovo sistema teologico o nuove sorprendenti ipotesi sarà deluso. Questo tipo di attualità non è preoccupazione del Catechismo... L'attualità del Catechismo è l'attualità della verità nuovamente detta e nuovamente pensata. Questa attualità resterà tale ben al di là dei mormorii dei suoi critici» (Ratzinger). A dieci anni dall'approvazione dell'edizione originale francese del Catechismo della Chiesa cattolica, le Congregazioni per la dottrina della fede e per il clero hanno organizzato in Vaticano, dall'8 all'11 ottobre, un Congresso catechistico internazionale, cui hanno partecipato più di 200 specialisti provenienti dai cinque continenti (cf. ampiamente Regno-att. 18,2002,587). Pubblichiamo la relazione d'apertura del card. Ratzinger, quella del card. Schönborn e il discorso rivolto ai partecipanti da Giovanni Paolo II durante l'udienza concessa l'11 ottobre. Originali: stampe (21.10.2002) da sito Internet www.clerus.org.

Discorso di Giovanni Paolo II

«Diciamo subito che il Catechismo della Chiesa cattolica non vuole essere e non deve essere il frutto di un dato concetto teologico, bensì si colloca a un livello che precede i concetti teologici e li fonda... Il Catechismo non si colloca sul piano delle teologie, necessariamente plurali, ma sul piano della regola della fede (regula fidei) che è necessariamente una sola, se esiste una sola fede» (Schönborn). «Chi ricerca nel Catechismo un nuovo sistema teologico o nuove sorprendenti ipotesi sarà deluso. Questo tipo di attualità non è preoccupazione del Catechismo... L'attualità del Catechismo è l'attualità della verità nuovamente detta e nuovamente pensata. Questa attualità resterà tale ben al di là dei mormorii dei suoi critici» (Ratzinger). A dieci anni dall'approvazione dell'edizione originale francese del Catechismo della Chiesa cattolica, le Congregazioni per la dottrina della fede e per il clero hanno organizzato in Vaticano, dall'8 all'11 ottobre, un Congresso catechistico internazionale, cui hanno partecipato più di 200 specialisti provenienti dai cinque continenti (cf. ampiamente Regno-att. 18,2002,587). Pubblichiamo la relazione d'apertura del card. Ratzinger, quella del card. Schönborn e il discorso rivolto ai partecipanti da Giovanni Paolo II durante l'udienza concessa l'11 ottobre. Originali: stampe (21.10.2002) da sito Internet www.clerus.org.

L'inglese del Messale

Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti
«Il termine Sacramentario, scelto evidentemente per distinguere questo libro contenente le preghiere della messa dal Lezionario, sembra comunque sortire l'effetto contrario, in quanto lascia intendere erroneamente che si tratti di un libro liturgico nuovo e in qualche modo autonomo per i paesi di lingua inglese...». Inizia programmaticamente dal titolo stesso la serie delle Osservazioni critiche sulle scelte operate nella traduzione in lingua inglese della seconda edizione del Messale romano. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti le ha inviate alle conferenze episcopali dei paesi di lingua anglofona lo scorso 16 marzo. Il documento valuta sostanzialmente il Sacramentario, ricevuto nel 1998, secondo i criteri per la traduzione dei libri liturgici definiti nell'istruzione Liturgiam authenticam (2001; Regno-att. 10,2001,311; Regno-doc. 13,2001,408), e pertanto non rilascia la prescritta recognitio, rammentando d'altra parte che nel frattempo è stata pubblicata l'editio typica tertia del Messale, la quale «avrebbe richiesto comunque una serie di adattamenti nella traduzione». La lettera di accompagnamento a queste Osservazioni induce a interpretarle come la conclusione di un importante capitolo dell'attività della Congregazione in questi anni, quello dell'insanabile contrasto con la Commissione internazionale per l'inglese nella liturgia (ICEL), esploso a fine 1999 con la richiesta di revisione degli statuti dell'ICEL (cf. Regno-att. 2,2000,48; Regno-doc. 3,2000,88). Negli ultimi mesi si è poi realizzato un duplice avvicendamento: ai vertici dell'ICEL, con mons. A. Roche e p. B. Harbert al posto, rispettivamente, di mons. M. Taylor e di J. Page come presidente e segretario esecutivo (1 agosto), e ai vertici della Congregazione con il card. Arinze prefetto al posto del card. Medina Estevez (1 ottobre; cf. Regno-att. 18,2002,589). Originale: stampa (16.9.2002) da sito Internet: www.adoremus.org. Nostra traduzione dall'inglese.

Lettera del card. Medina Estévez

«Il termine Sacramentario, scelto evidentemente per distinguere questo libro contenente le preghiere della messa dal Lezionario, sembra comunque sortire l'effetto contrario, in quanto lascia intendere erroneamente che si tratti di un libro liturgico nuovo e in qualche modo autonomo per i paesi di lingua inglese...». Inizia programmaticamente dal titolo stesso la serie delle Osservazioni critiche sulle scelte operate nella traduzione in lingua inglese della seconda edizione del Messale romano. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti le ha inviate alle conferenze episcopali dei paesi di lingua anglofona lo scorso 16 marzo. Il documento valuta sostanzialmente il Sacramentario, ricevuto nel 1998, secondo i criteri per la traduzione dei libri liturgici definiti nell'istruzione Liturgiam authenticam (2001; Regno-att. 10,2001,311; Regno-doc. 13,2001,408), e pertanto non rilascia la prescritta recognitio, rammentando d'altra parte che nel frattempo è stata pubblicata l'editio typica tertia del Messale, la quale «avrebbe richiesto comunque una serie di adattamenti nella traduzione». La lettera di accompagnamento a queste Osservazioni induce a interpretarle come la conclusione di un importante capitolo dell'attività della Congregazione in questi anni, quello dell'insanabile contrasto con la Commissione internazionale per l'inglese nella liturgia (ICEL), esploso a fine 1999 con la richiesta di revisione degli statuti dell'ICEL (cf. Regno-att. 2,2000,48; Regno-doc. 3,2000,88). Negli ultimi mesi si è poi realizzato un duplice avvicendamento: ai vertici dell'ICEL, con mons. A. Roche e p. B. Harbert al posto, rispettivamente, di mons. M. Taylor e di J. Page come presidente e segretario esecutivo (1 agosto), e ai vertici della Congregazione con il card. Arinze prefetto al posto del card. Medina Estevez (1 ottobre; cf. Regno-att. 18,2002,589). Originale: stampa (16.9.2002) da sito Internet: www.adoremus.org. Nostra traduzione dall'inglese.

Osservazioni

«Il termine Sacramentario, scelto evidentemente per distinguere questo libro contenente le preghiere della messa dal Lezionario, sembra comunque sortire l'effetto contrario, in quanto lascia intendere erroneamente che si tratti di un libro liturgico nuovo e in qualche modo autonomo per i paesi di lingua inglese...». Inizia programmaticamente dal titolo stesso la serie delle Osservazioni critiche sulle scelte operate nella traduzione in lingua inglese della seconda edizione del Messale romano. La Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti le ha inviate alle conferenze episcopali dei paesi di lingua anglofona lo scorso 16 marzo. Il documento valuta sostanzialmente il Sacramentario, ricevuto nel 1998, secondo i criteri per la traduzione dei libri liturgici definiti nell'istruzione Liturgiam authenticam (2001; Regno-att. 10,2001,311; Regno-doc. 13,2001,408), e pertanto non rilascia la prescritta recognitio, rammentando d'altra parte che nel frattempo è stata pubblicata l'editio typica tertia del Messale, la quale «avrebbe richiesto comunque una serie di adattamenti nella traduzione». La lettera di accompagnamento a queste Osservazioni induce a interpretarle come la conclusione di un importante capitolo dell'attività della Congregazione in questi anni, quello dell'insanabile contrasto con la Commissione internazionale per l'inglese nella liturgia (ICEL), esploso a fine 1999 con la richiesta di revisione degli statuti dell'ICEL (cf. Regno-att. 2,2000,48; Regno-doc. 3,2000,88). Negli ultimi mesi si è poi realizzato un duplice avvicendamento: ai vertici dell'ICEL, con mons. A. Roche e p. B. Harbert al posto, rispettivamente, di mons. M. Taylor e di J. Page come presidente e segretario esecutivo (1 agosto), e ai vertici della Congregazione con il card. Arinze prefetto al posto del card. Medina Estevez (1 ottobre; cf. Regno-att. 18,2002,589). Originale: stampa (16.9.2002) da sito Internet: www.adoremus.org. Nostra traduzione dall'inglese.

Divorziati e divorziati risposati

Vescovi dell'Austria - Commissione episcopale per la famiglia
«Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi. Ogni uomo può raggiungere la salvezza (…) In relazione ai problemi che toccano la vita dei fedeli divorziati risposati questo punto di partenza è importante. Nessuno si deve sentire escluso dalla Chiesa, anche se in particolari situazioni non è sempre possibile trovare subito una soluzione». Ottemperando a una richiesta sorta all’interno del processo ecclesiale del «Dialogo per l’Austria», la Commissione episcopale per la famiglia della Conferenza episcopale austriaca ha pubblicato lo scorso luglio, con l’approvazione della Congregazione per la dottrina della fede, questi Orientamenti di aiuto per i fedeli divorziati e divorziati risposati. Il testo è stato curato da mons. Klaus Küng, vescovo di Feldkirch e presidente della Commissione. Partendo dal significato biblico e dalla comprensione magisteriale del matrimonio, il documento si chiede quale aiuto e quale tipo d’accompagnamento possa offrire la Chiesa a chi ha sperimentato il fallimento del vincolo matrimoniale. La prossimità e la competenza pastorale devono raggiungere tutti coloro che sono coinvolti: i partner e, soprattutto, i figli. Ma le situazioni di vita che hanno condotto al divorzio e che ne sono conseguite devono essere elaborate con serietà e responsabilità a livello spirituale, personale e relazionale. La forma di vita cui si dà luogo dopo il divorzio delinea anche il quadro di rapporto sacramentale possibile nella e per la Chiesa cattolica. Opuscolo, Vienna 2002. Nostra traduzione dal tedesco.

Il NEPAD: una visione sfocata

Vescovi del Sudafrica - Dipartimento Giustizia e pace
«Il NEPAD propone un maggiore inserimento dell’Africa nell’attuale sistema economico globale (…). Così s’ignora il fatto che l’Africa è già integrata nell’economia globale più di qualsiasi altro continente, anche se a suo danno. L’Africa è già troppo economicamente dipendente dal resto del mondo». Il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa (NEPAD) è un programma di rilancio economico dell’Africa a partire dall’Africa. I cinque paesi promotori (Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal, Sudafrica), che ne hanno definito le clausole con l’accordo di Lusaka (Zambia) del luglio 2001, stanno cercando sponsorizzazioni per il progetto, soprattutto presso i G7, e parallelamente lo stanno promuovendo presso gli altri paesi africani. Il testo che qui presentiamo, Una visione sfocata. Una valutazione del Nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa da parte delle Chiese del Sudafrica, presentato il 6 giugno scorso, vuole essere un’analisi critica del NEPAD a partire dalla prospettiva delle Chiese. Esso è stato elaborato dal Dipartimento Giustizia e pace della Conferenza episcopale cattolica del Sudafrica a partire da varie consultazioni ecumeniche. Non si contesta tanto il principio generale della globalizzazione, quanto il fatto che il NEPAD riproponga una visione economica di stampo mercantilista e a partire da quelle modalità già sperimentate da decenni dal continente su suggerimento della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, e che si sono rivelate fallimentari. Tuttavia occorre valorizzare i «vari importanti elementi che potrebbero essere trasformati in efficaci meccanismi per la ricostruzione e lo sviluppo dell’Africa». Un-blurring the Vision. An Assessment of the New Partnership for Africa’s Development by South African Churches; stampa da supporto magnetico in nostro possesso; nostra traduzione dall’inglese.

Chiesa e petrolio

Conferenze episcopali dell'Africa centrale (ACERAC)
Nel corso dell’assemblea plenaria dell’ACERAC (che comprende Camerun, Ciad, Congo, Gabon, Guinea equatoriale e Repubblica centrafricana) tenutasi dal 7 al 14 luglio a Malabo (Guinea equatoriale), i vescovi della regione hanno affrontato due temi principali, il ruolo della donna e la questione dell’industria petrolifera, da cui sono scaturiti due documenti. Proponiamo in queste pagine la riflessione sul secondo tema, da un lato per la particolare attualità che assume all’indomani dell’annuncio, da parte degli Stati Uniti, di un maggior investimento futuro sul petrolio africano; dall’altro per la stridente discrepanza tra il tenore di vita delle popolazioni della regione e le entrate petrolifere, gestite però direttamente dalle compagnie. «Spesso la scoperta del petrolio ha fatto sognare il popolo», che «s’illude, pensando a un maggior numero di posti di lavoro, alla crescita del potere d’acquisto, alla liberazione dai duri lavori della terra o a impieghi più rimunerativi. (…) Ora il petrolio non è una risorsa inesauribile e, per lo più, gli impieghi che offre sono temporanei. (…) Che cosa succederà alle popolazioni che hanno ceduto alla manna del petrolio senza trarne beneficio?». L’Église et la pauvreté en Afrique centrale: le cas du petrole, opuscolo. Nostra traduzione dal francese.

Riflessioni su alleanza e missione

Consultazione tra ebrei e cattolici negli Stati Uniti
«Un apprezzamento sempre più profondo da parte dei cattolici dell’alleanza eterna tra Dio e il popolo ebraico, insieme al riconoscimento di una missione che Dio ha affidato agli ebrei di rendere testimonianza dell’amore fedele di Dio, portano alla conclusione che le campagne volte a convertire gli ebrei al cristianesimo non sono più accettabili dal punto di vista teologico nella Chiesa cattolica». «Anche se i cristiani e gli ebrei intendono la speranza messianica implicata in questo perfezionamento in maniera del tutto diversa, tuttavia... abbiamo in comune la fede che viviamo in un mondo irredento e che anela alla restaurazione». Scritte separatamente da delegati ebrei e cattolici e accostate nella pubblicazione (12 agosto 2002) come frutto della Consultazione tra il Consiglio nazionale delle sinagoghe e il Comitato per gli affari ecumenici e interreligiosi dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, le Riflessioni su alleanza e missione convergono però sulla reciproca piena accettazione e sull’ipotesi di una possibile missione comune tra ebrei e cattolici (cf. anche il documento Dabru Emet e le risposte a esso; Regno-doc. 21,2000,695ss e 17,2001,582ss). Il card. Keeler, moderatore per i rapporti ebraico-cattolici, ha affermato che il documento non rappresenta una posizione formale assunta dalla Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti o dal Comitato per gli affari ecumenici e interreligiosi, ma risponde alla necessità di incoraggiare un serio approfondimento sulle relazioni reciproche da parte di ebrei e cattolici.

Charles Touati: il dossier sul cristianesimo

Charles Touati: il dossier sul cristianesimo Charles Touati: il dossier sul cristianesimo* I. Le circostanze. Nel corso del 1968, l�episcopato francese aveva chiesto all�allora gran rabbino di Francia, Jacob Kaplan, un documento sul modo in cui l�ebraismo percepisce il cristianesimo. Il gran rabbino Kaplan incaricò il presidente della Commissione dottrinale del rabbinato francese...

Il pontificato di Giovanni Paolo II

Card. Camillo Ruini
Il pontificato di Giovanni Paolo II «offre una decisiva chiave di lettura per comprendere la situazione storica e spirituale degli anni che stiamo vivendo e la missione attuale della Chiesa»: ha uno sguardo prospettico sul futuro della Chiesa la lezione «Giovanni Paolo II. L'unità profonda di un pontificato realmente universale», pronunciata dal card. Camillo Ruini il 16 ottobre 2002, durante la cerimonia che gli conferiva la laurea ad honorem all’Università di Lublino. L’unità profonda del pontificato di Karol Wojtyla – quasi l’eredità da trattenere e sviluppare – è individuata nella congiunzione organica e profonda di teocentrismo e antropocentrismo sul fondamento del cuore cristologico della fede cristiana; con aspetti conseguenti come la valorizzazione del soggetto umano nella concretezza dell’esistenza personale e sociale; la capacità di leggere i segni dei tempi nello svolgersi della storia, e di influire su di essi orientandoli verso l’autentico bene dell’uomo; la partecipazione ante litteram alla costruzione della casa comune europea, accelerata dai fatti del 1989; una visione di Chiesa «intrinsecamente orientata alla missione e all’evangelizzazione».