Visita pastorale in Kazakistan
Il Kazakistan è oggi «un esempio singolare di società multi-etnica, multi-culturale, multi-confessionale». Il tema della pacifica convivenza tra popolazioni diverse per provenienza, cultura e religione ha caratterizzato la prima parte del 95° viaggio all’estero di Giovanni Paolo II, trascorsa in Kazakistan (22-25.9.2001). Si è trattato del 15° paese post-comunista visitato, ma anche del 23° a maggioranza musulmana, il solo, sin qui, con cui la Santa Sede abbia firmato un Accordo generale (1998; Regno-doc. 11,1999,343). La coincidenza con la gravissima crisi internazionale innescata dagli attentati negli Stati Uniti dell’11 settembre (cf. Regno-att. 16,2001,505ss e in questo numero a p. 529) ha dunque portato il papa a spostare gli accenti dalla memoria delle prove della guerra fredda alla preoccupazione attuale che l’appartenenza religiosa sia fondamento di pace e non motivo di scontro tra i popoli e le nazioni. «Desidero riaffermare il rispetto della Chiesa cattolica per l'islam, l'autentico islam: l'islam che prega, che sa farsi solidale con chi è nel bisogno. Memori degli errori del passato anche recente, tutti i credenti devono unire i loro sforzi, affinché mai Dio sia fatto ostaggio delle ambizioni degli uomini. L'odio, il fanatismo e il terrorismo profanano il nome di Dio e sfigurano l'autentica immagine dell'uomo» (Al mondo della cultura, n. 5); al tema del dialogo tra cultura cristiana e islamica è dedicata anche la conferenza del card. Schönborn in Iran, in questo numero a p. 589..
L’Osservatore romano 24-25.9.2001, 16; 26.9.2001, 6.
Documento, 01/09/2001, pag. 534