Il testo che il vescovo emerito di Roma, Benedetto XVI, ha reso noto l’11 aprile scorso «sulla crisi della fede e della Chiesa» a motivo della «diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori» ha colto di sorpresa molti, provocando forti reazioni.
In quanto casi di pubblico dominio, è quasi impossibile distinguere l’affaire Preynat dall’affaire Barbarin, sebbene, all’epoca dei delitti dei quali si è macchiato il sacerdote lionese Bernard Preynat, il cardinale Philippe Barbarin, primate delle Gallie, non fosse altro che un suo più giovane confratello prete, cappellano a più di 400 chilometri di distanza, nei licei della Val-de-Marne (sud-est di Parigi), e predicatore capace e raffinato.
Il 21 marzo scorso, nella festa del transito di san Benedetto, è mancata suor Anna Maria Canopi osb, fondatrice e abbadessa per 45 anni del monastero Mater Ecclesiae dell’isola di S. Giulio a Orta (Novara). Dopo essere stata assistente sociale, era entrata nel 1960 nell’abbazia dei santi Pietro e Paolo di Viboldone dove il 30 maggio 1965 aveva emesso i voti solenni.
Ho accettato – cosa insolita per una monaca – di essere anch’io presente a questo importante appuntamento della Chiesa italiana, per dare voce a chi – normalmente – è nella Chiesa una presenza di marginalità e di silenzio; un modo, questo, che rischia di sembrare assenza, ma che rimane pur sempre il più confacente alla nostra vocazione di essere una presenza nascosta e silenziosa, una vena sotterranea e sorgiva che fa primavera nelle zone deserte e offre una riserva d’acqua nei tempi di siccità. Il nostro comunicare nella carità è semplicemente essere lì, esserci dentro, con l’intensità della vita, in umiltà.
L’8 giugno 2018 ha visto la luce, con l’atto d’approvazione di papa Francesco, l’istruzione Ecclesiae sponsae imago, a firma della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. Annunciato nel 2016 a Roma, nel corso del III incontro internazionale dell’Ordo virginum in occasione dell’Anno della vita consacrata, il documento interviene per offrire le linee guida a una realtà esistente e globalmente diffusa, che si stima coinvolgere oltre 5.000 battezzate.
Si parlava d’uguaglianza delle donne nella Chiesa già al Vaticano II. Nel 2016 se ne era riparlato con l’istituzione della Commissione di studio sul diaconato femminile. Ma, come spesso capita, è sull’onda dell’urgenza che le discussioni si riaprono: in particolare attorno all’incontro vaticano per la protezione dei minori (21-24.2.2019) sono stati ripresi i dossier relativi alle violenze da parte di sacerdoti su donne in generale e religiose in particolare.
Descrivere lo stato del diaconato permanente oggi in Italia, a 50 anni dalla sua reintroduzione, è impresa molto complessa, perché è necessario tenere lo sguardo sull’orizzonte concreto e ben definito della nostra realtà, collocandolo dunque in una stagione storica di grandi controversie politiche e socio-economiche e di nuove sfide etiche, sociali ed ecclesiali.
La diplomazia pontificia, pure oggetto di un largo interesse, è tuttora priva di studi e strumenti sulle sue linee di sviluppo. Per questa ragione è risultato particolarmente interessante il convegno che si è svolto a Roma (28.2-1.3) dedicato a «Gli accordi della Santa Sede con gli stati (XIX-XXI secolo). Modelli e mutazioni: dallo stato confessionale alla libertà religiosa».
Le «immagini dell’arte sono formule di comprensione della vita, parallele a quelle della scienza e della filosofia. Le une e le altre sono due mani di un solo corpo».1 Ciò è tanto più vero se ci riferiamo all’arte sacra, vale a dire a quella particolare concretizzazione materiale della vita spirituale generata dalla fede.
Le «elezioni europee 2019 arrivano al momento giusto per compiere scelte politiche che favoriranno una rinnovata fratellanza tra le persone, rilanciando il progetto europeo. In questo contesto, i vescovi della COMECE invitano tutti i credenti e tutte le persone di buona volontà a votare» (Regno-doc. 7,2019,193).
Sono oltre 3 milioni le persone che ogni anno arrivano in Europa e chiedono di diventare cittadini europei. Nel 2017 – ultimo dato disponibile – l’Unione Europea ha registrato un incremento del 4% dei permessi rilasciati, quasi un terzo (32%) per motivi di lavoro, poi per motivi familiari (26%), per l’istruzione (17%) e, solo nel 24% dei casi, per altri motivi inclusa la protezione internazionale.
A colloquio con il patriarca di Babilonia dei caldei e presidente dei vescovi cattolici dell’Iraq Louis Raphael Sako. Iracheno di nascita, si è formato al Pontificio istituto orientale, dove ha conseguito un dottorato in Patrologia orientale e, alla Sorbona di Parigi, con un dottorato in Storia. Dal 1997 al 2002 è stato rettore del seminario di Baghdad; il 27 settembre 2003 è stato eletto arcivescovo di Kirkuk e il 31 gennaio 2013 patriarca. Il 28 giugno 2018 è stato creato cardinale da papa Francesco.
Emerito di demografia all’Università ebraica di Gerusalemme e studioso della popolazione ebraica in Israele e nella diaspora, chiediamo a Sergio Della Pergola di commentare le elezioni parlamentari israeliane del 9 aprile.
Unicità e sacralità di Gerusalemme, con una peculiare vocazione di «città della pace». Con queste parole papa Francesco e il re del Marocco Mohammed VI hanno condiviso, il 30 marzo scorso a Rabat, l’appello per «preservare» la Città santa come «patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste», quindi ebrei, cristiani e musulmani, e come «luogo d’incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo».
Il 28° viaggio di papa Francesco ha avuto come meta il Marocco. Breve quanto a durata (27 ore, 3 discorsi e un’omelia) ma intenso negli scambi con un paese di religione islamica sunnita, così come gli Emirati arabi uniti dove si è recato lo scorso 3-5 febbraio (cf. Regno-att. 4,2019,72).
Quando nacque nel 1948 lo Stato d’Israele non si diede una Costituzione scritta. Le ragioni furono molteplici. Tra esse vi era anche la posizione sostenuta dalla componente religiosa stando alla quale il riferimento ideale, peraltro non direttamente trascrivibile in termini giuridici, è costituito dalla Torah (legge rivelata). Esistono però anche motivi d’altra natura. Tra essi vi è la presenza di un sistema giuridico originale su cui hanno operato influssi compositi derivati dai regimi succedutisi nel corso del XX secolo in questa parte del mondo.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Maria Elisabetta Gandolfi, Giuliano Martino, Guido Mocellin, Manuela Panieri, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Domenico Segna.
Chi era Hegel? Le due opere di Terry Pinkard e di Vito Mancuso rileggono il pensiero del filosofo tedesco, l'uno alla luce del contesto socio-politico della Germania di fine Settecento e d’inizio Ottocentonel lo sottrae all’accusa di essere all’origine degli abissi morali del Novecento; l'altro ne indaga le mancanze, tramite l'accostamento tra fenomenologia dello spirito e fenomenologia del mondo per riscontrare che i conti non sono né in pareggio, né tantomeno in attivo, anzi.
«Nato a Medina del Campo probabilmente nel 1396 e vissuto tra la Spagna e l’Italia, dove, dopo una parentesi dal 1420 al 1423, ritornò nel 1432 per rimanervi ininterrottamente fino alla morte avvenuta nel 1458, Alfonso di Trastamara, V re d’Aragona e primo re di Napoli – detto poi il Magnanimo per la prodigalità verso gli uomini di cultura – è stato uno dei principali protagonisti della politica europea dell’ultimo secolo del Medioevo»
Costanza e Anne. Una è di Roma, l’altra è di Parigi. Una ha 49 anni, l’altra 72. Una ha fatto un libro di successo e aperto un blog, radunando attorno a sé un movimento; l’altra ha fondato un comitato e scritto parecchi libri. Entrambe sono credenti, giornaliste – la prima della RAI, la seconda biblista della carta stampata –. Due stili ecclesiali, di orientamento quasi opposto, che non si possono liquidare con un’alzata di spalle.
Colombo interroga lo statuto estetico della fotografia e, in particolare, il suo rapporto genetico, costituivo, con il tempo. Ebbene, lo statuto temporale della fotografia è paradossale: se l’immagine congela il tempo nel momento stesso in cui lo supera, allora «la foto è un ricordo già nel momento in cui il fotografo scatta. Il tempo della foto è il passato». La fotografia ha, insomma, un rapporto inscindibile con la morte: «Un’immagine nel tempo, astraendo il suo soggetto dal flusso inarrestabile della vita, produce quasi inevitabilmente un legame metaforico con la morte, che tutta la storia di questa tecnica riattiverà progressivamente».
Sono trascorsi 15 anni dalla pubblicazione di La perte des sens e 10 dalla traduzione italiana per mano di Giannozzo Pucci. Questo volume è un compendio indispensabile non solo per tornare a parlare di Illich, ma per continuare e frequentare il suo stile di lettura del mondo, della Chiesa e della storia. I saggi che lo compongono sono i movimenti di una «fenomenologia dell’incarnazione».
Non essere più solo, «appartenere a qualcosa e a qualcuno». L’espressione è di Umberto Saba e la si trova in Storia e cronistoria del Canzoniere, un testo bizzarro, a scuola i ragazzi lo trovano un testo bizzarro, scritto nel 1948 come esegesi del suo percorso poetico, appassionatamente di parte, perché Saba difende la sua poesia e si difende dai critici.
Nel corso dei secoli il cosmopolitismo è stato variamente definito e la più recente categoria di globalizzazione lo interpreta e trasforma solo in parte, aprendo scenari nuovi. Comprendere le dinamiche e la complessità dei rapporti fra gli attori che hanno reso possibile il passaggio dal cosmopolitismo alla globalizzazione sollecita a un approccio trasversale tra saperi, capace di tematizzare la complessità del mondo contemporaneo.
Era il 14 e il 15 marzo, Mozambico, Malawi e Zimbabwe sono stati sconvolti dal passaggio di una depressione tropicale accompagnata da un ciclone forza 4, denominato Idai, accompagnato da venti che hanno raggiunto i 200 km/h e da piogge torrenziali durate giorni.
Non si arresta la lunga serie di omicidi violenti di religiosi che sta avvenendo in Africa. L'ultima vittima si chiamava p. Toussaint Zoumaldé, cappuccino di 48 anni, ucciso la sera del 19 marzo. Fonti raggiunte in loco da Il Regno aggiungono che p. Toussaint avrebbe riportato diverse ferite d’arma da taglio: probabilmente ha tentato di difendersi e per questo hanno infierito con ripetuti colpi. Inutili i soccorsi: il religioso è deceduto poco dopo. Nelle stesse ore, in Nigeria veniva ritrovato il corpo esanime di don Clement Rapuluchukwu Ugwu, parroco della chiesa di San Marco, a Obinofia Ndiuno, scomparso una settimana prima
Non trova soluzione la crisi politico-istituzionale che da tre anni vive il Venezuela: l’insediamento, il 10 gennaio, di Nicolas Maduro per il secondo mandato presidenziale ha spinto Juan Guaidò, dirigente del partito Volontà popolare e presidente di turno dell’Assemblea nazionale, ad autoproclamarsi presidente della Repubblica ad interim. Intanto in Nicaragua prosegue il dialogo tra governo e Alleanza civica per la giustizia e la democrazia, a quasi un anno dall’inizio della crisi innescata dalla riforma (subito ritirata) del sistema previdenziale. Mentre ad Haiti le proteste popolari sono invece sempre più forti contro l’aumento del prezzo dei combustibili.
Il «santo padre ha concesso con benevolenza l’assoluzione da tutte le censure canoniche imposte al p. Ernesto Cardenal, accogliendo la petizione che questi gli aveva recentemente presentato, attraverso il rappresentante pontificio in Nicaragua, di essere riammesso all’esercizio del ministero presbiterale». Egli è rimasto 35 anni sotto sospensione dell’esercizio del ministero a causa della sua militanza politica. Il religioso ha accettato la pena canonica impostagli e vi si è sempre attenuto, senza realizzare alcuna attività pastorale. Inoltre aveva abbandonato da molti anni ogni impegno politico».
La polizia indiana ha deciso il rinvio a giudizio di mons. Franco Mulakkal, vescovo di Jalandhar. Lo ha fatto il 9 aprile davanti al magistrato del tribunale di Kottayam, città dello Stato meridionale del Kerala nel cui distretto ha sede il convento di Kuravilangad a cui appartiene la suora che sarebbe stata vittima di stupro e altri reati per cui il prelato è stato denunciato nel giugno 2018.
Si fa sempre più caotica la situazione nello Stato del Rakhine. Ora sono i buddhisti, maggioranza della popolazione, a subire la violenza dei generali. L’Esercito dell’Arakan (nazionalista) ha infatti lanciato il 4 gennaio un’offensiva uccidendo 13 persone in attacchi a posti di polizia frontaliera. Sollecitando così una reazione dell’esercito nazionale che ha fatto almeno altrettante vittime tra i ribelli e ha costretto alla fuga, secondo fonti ONU, oltre 5.000 persone.
Chiamata alle urne il 24 marzo per le elezioni parlamentari che dovevano essere nei fatti un referendum sul ruolo delle forze armate, la Thailandia potrebbe essere avviata a un nuovo tempo di crisi. Il 9 maggio è prevista infatti la diffusione dei risultati ufficiali dopo l’incoronazione del nuovo sovrano, Rama X, a due anni e mezzo dalla morte dell’amato e rispettato predecessore.
Sinodalità, discernimento, leadership: sono queste le tre chiavi con le quali l’Associazione teologica italiana ha proposto – in un incontro a Bologna (4 marzo) nell’ambito dell’European Academy of Religion – un bilancio dei sei anni di pontificato di papa Bergoglio. Massimo Faggioli ha ripercorso la storia recente del termine «sinodalità» nei testi e negli atti di Francesco, evidenziando il desiderio del papa «venuto dalla fine del mondo» di «dare voce alle periferie della Chiesa», anche se non è ancora chiaro quale peso essa dovrà avere nel governo della Chiesa. Il gesuita Paolo Gamberini ha invece svolto il tema del discernimento come sviluppo della dottrina che, lungi dall’essere un elemento statico della vita di fede, s’accresce e s’approfondisce nel concreto darsi della vita di fede. Infine Serena Noceti, proponendo una contaminazione tra lessico teologico e lessico sociologico, ha riletto la figura della leadership ecclesiale. In un tempo di crisi e di riforma, essa deve «orientare e mobilitare le persone al raggiungimento della finalità comune» e allo stesso tempo custodire «il senso ultimo di un’istituzione secolare di tradizione e di consenso, di cui molti (…) sono com-partecipi quali soggetti co-costituenti».
Dal punto di vista teologico, l’enfasi sulla sinodalità è essenziale per comprendere il pontificato di Francesco anche come atto di recezione e di contributo al dibattito sul ruolo del Vaticano II nella Chiesa oggi e costituisce uno degli apporti più importanti alla tradizione ecclesiologica della Chiesa postconciliare.
Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium il papa ha ricordato che «il mantenersi fermi nelle proprie convinzioni più profonde» deve coniugarsi con la capacità di essere «aperti “a comprendere quelle dell’altro”» (n. 251; EV 29/2358). Essere radicati nelle proprie tradizioni ed essere aperti agli altri, logos e dialogos, sono entrambi aspetti costitutivi della fede cristiana. Questa dialettica tra radicamento e apertura è caratteristica essenziale del processo di discernimento. Formuleremo tre princìpi per questo processo di discernimento: il primo è quello della «gerarchia delle verità»; il secondo è quello dell’«evoluzione del dogma»; il terzo è quello della «fede vivente».
Non ci sarà riforma della Chiesa a tutti i livelli se il tema del potere non verrà affrontato con coraggio e libertà interiore. Ma questo non avverrà se non si porrà con parresia evangelica la domanda sulla leadership delle donne e sulla possibilità di compartecipare autorità e responsabilità.
Mentre nei cristianesimi europei si assiste a una costante decrescita nella frequenza, altrove si regista un’effervescenza destinata a contrassegnare l’immediato futuro del cristianesimo. Eppure proprio questa compresenza di costante aumento delle denominazioni cristiane e di ripiegamento delle Chiese storiche fa sì che ovunque i cristiani siano (o si avviino a essere) in minoranza.