Il passaggio, dunque, è stato compiuto. Attraverso un comunicato dello scorso 25 settembre, la Corte costituzionale ha reso nota la decisione di riconoscere un ambito d’ammissibilità della cooperazione all’altrui intento d’anticipare artificialmente la propria morte: «La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del Codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli».
I vescovi italiani, dopo la sentenza della Corte costituzionale, lo scorso 24 settembre, sul caso del suicidio assistito di dj Fabo (e per il quale il radicale Marco Cappato, che lo accompagnò in una clinica in Svizzera, è a processo), si ritrovano unanimi nel rilanciare queste parole di papa Francesco. In questa luce esprimono il loro «sconcerto» e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte.
Con il concistoro ordinario del 5 ottobre scorso, papa Francesco ha creato 13 nuovi cardinali, dei quali 10 votanti in un eventuale conclave e 3 ultraottantenni. Papa Francesco porta così momentaneamente la composizione dei cardinali elettori del collegio cardinalizio in caso di un conclave a 128: 8 in più rispetto al tetto fissato da Paolo VI nella costituzione apostolica Romani pontifici eligendo, promulgata nel 1975.
Nelle prime due settimane dei lavori dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata alla regione panamazzonica con il tema «Nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale» (6-27.10.2019), sono emersi ormai tutti i temi caldi all’ordine del giorno. Lo si è visto nella relazione d’apertura del card. C. Hummes, in ciò che è stato riferito dal prefetto del Dicastero per la comunicazione Ruffini sugli interventi in aula, nelle parole dei sinodali che sono intervenuti nei briefing quotidiani in Sala stampa vaticana.
Quando papa Francesco vuole parlare con una persona di fiducia non ha bisogno di corrieri e anticamere: solleva semplicemente la cornetta e chiama di persona. Così è successo in giugno nella residenza privata del cardinale tedesco Walter Kasper a Roma: è squillato il telefono, e dall’altra parte c’era Francesco. Si trattava della Germania. Il papa aveva in mente qualcosa d’inusuale e il cardinale doveva aiutarlo. Poteva andarlo a trovare in Vaticano uno dei prossimi giorni, a Casa Santa Marta?
Il 29 giugno arrivava ai vescovi tedeschi la Lettera di papa Francesco al popolo di Dio pellegrino in Germania, accolta in Germania come un incoraggiamento e un richiamo a porre ogni iniziativa al servizio dell’evangelizzazione.
La politica della Santa Sede sulla questione di Gerusalemme non può essere compresa senza venire collocata in un contesto più ampio. Innanzitutto la Santa Sede è contemporaneamente un attore religioso e politico e questa doppia natura ha inciso in maniera significativa sulla sua azione diplomatica. Per fare un solo esempio, a partire dal concilio Vaticano II il dialogo con le altre religioni e denominazioni cristiane ha costituito un elemento rilevante della politica vaticana su Gerusalemme al pari e forse più delle relazioni politiche mantenute dalla Santa Sede con gli stati mediorientali.
Volge al tramonto la stagione di re Bibi, ma Israele non sa bene dove andare. Perché le crepe che questa svolta sta aprendo mettono a nudo una crisi profonda in una società sempre più segnata dalle sue divisioni interne.
L’appuntamento dal titolo «Chiesa-famiglia di Dio in Africa, celebra il tuo Giubileo! Proclamate Gesù Cristo vostro Salvatore» è stata l’occasione per festeggiare – dal 20 al 29 luglio in Uganda – il giubileo d’oro del coordinamento ecclesiale continentale, il più grande della Chiesa cattolica.
Tutto inizia con una mail inviata alla redazione del Regno. Una mail in francese, che racconta di un dramma nel dramma dell’Est della Repubblica democratica del Congo (RDC). Una mail con foto terribili, a testimoniare le atrocità e l’inderogabile necessità anche etica di parlarne.
Pioniera della teologia femminista latinoamericana, Maria Pilar Aquino, laica messicana residente negli Stati Uniti, insegna attualmente Teologia e Studi religiosi all’Università di San Diego. Si è dedicata, a partire dal fondamentale Nuestro clamor por la vida. Teología latinoamericana desde la perspectiva de la mujer (Editorial Dei, San José, Costa Rica 1992), a collegare la teologia della liberazione con l’elaborazione teologica delle comunità ispanoamericane o latinas.
L’aggravarsi della crisi ecclesiale negli Stati Uniti, specialmente per la spaccatura dei cristiani di fronte alla presidenza Trump e per la questione degli abusi e delle violenze sessuali non ferma il cammino del cattolicesimo dei latinos. Questo volto della Chiesa USA rappresenta la linfa vitale – sociologicamente ma non solo – di una comunità che, specialmente grazie all’afflusso di immigrati cattolici dall’America centrale e meridionale, risente della secolarizzazione in modo minore rispetto ad altre Chiese in Occidente.
Mi «congratulo per l’importante opera che state realizzando in questo ambito così complesso e così drammatico. Un’opera che unisce la missione e la collaborazione tra gli istituti. Voi avete scelto di stare in prima linea»: con queste parole e con lo stile cordiale e diretto che lo connota papa Francesco ha salutato le 86 religiose superiori generali provenienti da tutto il mondo riunitesi a Roma dal 21 al 27 settembre presso la sede dell’Unione internazionale delle superiori generali per parlare di una delle piaghe più dolorose del mondo contemporaneo, la tratta delle persone.
Un miliardo e duecento milioni del budget a disposizione della Repubblica d’Irlanda per il 2020 sarà destinato a misure per contenere gli effetti della Brexit. È la decisione del ministro delle Finanze Paschal Donhoe, liberale del Fine Gael, che ha presentato queste misure a inizio ottobre. La conseguenza principale di questa decisione contenuta nell’ultima finanziaria del governo di minoranza (nel 2020 ci saranno nuove elezioni) è che non ci saranno né l’atteso taglio delle tasse né maggiori investimenti nel welfare, proprio mentre ci si prepara a un nuovo inverno e il numero degli homeless in strada aumenta, superando di ben 1.000 unità la soglia drammatica dei 10.000.
Si è svolto ad Enna dal 2 al 6 settembre 2019 il congresso nazionale dell’Associazione teologica italiana (ATI) dal titolo «Ripensare l’umano? Neuroscienze, new media, economia: sfide per la teologia». Più di 80 i teologi coinvolti, di varie discipline e provenienze.
Il presidente della Commissione delle conferenze episcopali europee (COMECE), il gesuita mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e da poco cardinale, ha pubblicato in vista delle votazioni tenute nell’Unione il 26 maggio una nota di orientamento per gli elettori cattolici. Vi ha ricordato che le politiche populiste di risposta alla crisi del continente vengono spesso motivate come una difesa dell’identità cristiana delle nazioni che vi abitano.
Per la redazione delle Schede di questo numero hanno collaborato: Giancarlo Azzano, Luigi Bosi, Maria Elisabetta Gandolfi, Flavia Giacoboni, Niccolò Pesci, Valeria Roncarati, Domenico Segna, Paolo Tomassone.
Se ci vai, ne rimani stregato. L’Amazzonia non è un luogo che può lasciare indifferenti. Lo dico per esperienza, ringraziando la selva colombiana del Caquetá e del Putumayo (cf. Regno-att. 8,2015,511-513). La sua natura, di una bellezza maestosa e prorompente, non lascia pacificati. Un’iniquità dai mille volti l’avvolge, assieme ai suoi abitanti. Le giornaliste Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, belle firme del quotidiano Avvenire, sono andate in Amazzonia al seguito di Francesco, primo papa a calpestarne il suolo: il 19 gennaio 2018 a Puerto Maldonado, in Perù, egli ha avviato il Sinodo speciale ora in corso in Vaticano.
Una nuova specie s’aggira, da tempo, sul pianeta. È l’homo turistiscus. È possibile tracciare l’identikit di questo nuovo personaggio, ormai così familiare, in cui ci trasformiamo tutti a intervalli più o meno regolari? L’homo turistiscus – scrive in Turismo di massa e usura del mondo il sociologo francese Rodolphe Christin – è «dromomaniaco», è afflitto, cioè, da uno strano e inguaribile virus: quello che lo costringe a una mobilità incessante.
Il volume, senza infingimenti e retoriche di sorta, affronta la riflessione ebraica sulla Shoah da vari punti di vista, concentrandosi però su una domanda fondamentale, riassumibile per chiarezza in questo modo: in che relazione stanno il Sinai e Auschwitz?
Poter rileggere oggi testi scritti lungo 40 anni senza essere costretti a pentimenti o contorsioni giustificazioniste è una grazia rara: e questo, credo sia il principale merito di questa raccolta di articoli che il giurista torinese, penalista e docente di fama, ha scritto ben oltre la propria specifica attività di settore, mantenendo viva la passione per la scrittura divulgativa che l’ha accompagnato negli anni.
Di Scivias, il testo in cui la monaca Ildegarda di Bingen (1098-1179) raccolse tra il 1141 e il 1150 le sue visioni da condividere con le consorelle, sono stati tramandati alcuni manoscritti. Del principale, redatto nel 1165, ma andato perduto durante la Seconda guerra mondiale, sono rimaste fotografie in bianco e nero e una copia in pergamena fatta tra il 1927 e il 1933 conservata presso il monastero di Eibingen. A partire da questo documento l'a. presenta e commenta le 35 miniature che accompagnano le 26 visioni, grande codice simbolico della cosmologia e teologia della monaca, proclamata santa e dottore della Chiesa nel 2012.
Ha la pazienza di Giobbe, si dice. Non si dice è un Giobbe, come ad esempio si dice è un Ercole, è un Giuda. Giobbe ha avuto pazienza, l’ha fatta sua ma non è diventato la rappresentazione della pazienza. Infatti la perde in un preciso momento, sia nella versione dell’Antico Testamento, sia nella versione di Joseph Roth (Giobbe. Romanzo di un uomo semplice, Adelphi, Milano 1978).
Ho iniziato a occuparmi del rapporto fra Chiesa e Internet, e in particolare della presenza in Rete di sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi, circa 15 anni fa. Fin dalle prime presentazioni dei risultati delle mie ricerche, condotte presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Perugia grazie al supporto dell’associazione Webcattolici italiani (WeCa), sull’uso di Internet nelle parrocchie italiane ho capito che avrei dovuto aspettarmi alcune domande costanti sul mio oggetto di studio.
Curo ormai da cinque anni, sul quotidiano Avvenire, la rubrica «WikiChiesa»: un monitoraggio trisettimanale mirato a rappresentare, tanto agli immigrati digitali quanto ai nativi, quale immagine di Chiesa si vede riflessa navigando tra quei siti, blog e social network che, in maggiore o minore misura, possano dirsi cristianamente ispirati. Va da sé che anche l’oggetto delle ricerche di cui riferisce Rita Marchetti in queste pagine, cioè la vita pastorale digitale animata da sacerdoti, religiosi e religiose in Italia, è ben rappresentato in tale monitoraggio, sebbene non lo esaurisca affatto.
Nel continente africano è in corso una vera e propria rivoluzione: parliamo dell’African Continental Free Trade Area (AfCFTA, ZLEC nell’acronimo francese), un’area continentale senza barriere e tasse doganali, che una volta a regime diventerà la più grande zona di libero scambio al mondo.
S'intitola Heureux les artisans de paix, car ils seront appelés fils de Dieu (Mt 5,9) il messaggio che la Conferenza dei vescovi cattolici burundesi (CECaB) ha indirizzato ai fedeli cattolici e agli uomini di buona volontà in vista delle elezioni e che ha sorpreso e creato scalpore.
Anche i leader cattolici si sono attivati in India per chiedere che sia attentamente valutato il «love jihad», ovvero quell’insieme di iniziative di musulmani mirate al matrimonio (a volte in modo pacifico attraverso il corteggiamento, altre dopo rapimento e violenza, in ogni caso con conversione della donna all’islam) con donne di altre fedi.
Quando, all’indomani delle elezioni politiche del 2018, definimmo il crollo dei due maggiori schieramenti protagonisti del ventennio 1994-2013 «Il cataclisma e l’apocalisse» (Regno-att. 8,2018,193), intendevamo non solo connotare la vastità traumatica del cambiamento, bensì anche la sua qualità. Quello che è successo poi con le elezioni europee del 2019 ha confermato la portata e la profondità della trasformazione avvenuta. Il collasso del sistema precedente rivelava un orientamento elettorale (ma più ampiamente culturale, sociale e politico) inatteso. La direzione presa dagli italiani era quella di premiare una formazione di «sconosciuti», i 5 Stelle, e una formazione di «marginali», la Lega di Salvini. Entrambe le formazioni sono accomunate dall’uso di retoriche populiste di dubbia garanzia democratica. Il salto nel buio degli italiani è da valutare anche in connessione con il crollo della classe politica precedente.
Scopo di questo dossier è quello di evidenziare il legame tra populismo e crisi della democrazia. Il caso italiano, che non è isolato in Europa, può essere descritto come paradigmatico della crisi della democrazia.
L’ormai prolungato interesse da parte del mondo cristiano per la salvaguardia del creato ha prodotto una specie di dossier di passi biblici di riferimento. A svolgere il ruolo chiave sono innanzitutto i primi tre capitoli della Genesi, qualche regola agricola del Levitico e alcuni Salmi, a iniziare dal 104 e dal 148, vale a dire dal più preciso sottotesto biblico del Canto di frate sole diventato, specie dopo l’enciclica di papa Francesco Laudato si’, punto di riferimento imprescindibile.
La comunicazione digitale che tutto collega potrebbe domani mitigare la segregazione del mondo carcerario, almeno per gli aspetti più iniqui e meno necessari. Ho percepito qualcosa di questa possibilità nel mio lavoro di giurato del Premio Castelli, un premio «letterario» per detenuti che ha dietro la Società di San Vincenzo de’ Paoli. Provo a raccontare quella percezione.