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Libri del mese

Libri del mese

La bellezza dà un segno. Per non lasciarsi sedurre dalla decadenza

P. Valadier
L'oracolo di Delfi «non dice né nasconde, ma dà un segno» (Eraclito). L’umore del momento attuale è nerissimo. L’ecologia, più o meno profonda (l’«ecologia profonda» è una corrente di pensiero caratterizzata dal rifiuto dell’antropocentrismo; ndt), annuncia il peggio riguardo all’avvenire del pianeta, ne è testimone il film di Nicolas Hulot La sindrome del Titanic (2009) o quello di David Guggenheim, sostenuto dall’ex vicepresidente Al Gore, Una scomoda verità (2006). Altri predicono non soltanto lo scontro delle civiltà, ma lo scatenamento di un’incontrollabile violenza terrorista. L’antropologo René Girard ritiene che qualunque argine politico alla violenza sia ormai inutile, visto che siamo ineluttabilmente trascinati in una sovversione generalizzata, e che dunque l’apocalisse sia già arrivata. A suo parere, «oggi siamo veramente davanti al nulla».

Gli ultimi: povertà come grazia. Il film che Turoldo fece all'indomani del Concilio

T. Subini
Cinquant’anni fa usciva nelle sale italiane il film Gli ultimi. Se lo si va a cercare su un qualsiasi dizionario o repertorio lo si trova indicato come «di Vito Pandolfi », ovvero del suo regista. Ma chi sia il vero autore del film non è semplice dire. È nel corso degli anni Venti cheinizia a prendere corpo una prima abbozzata teoria dell’autore cinematografico volta a conferire al regista lo status di «unico possibile “artista”, “creatore”, “genio” o infine autore che il cinema possa esprimere». Una vera e propria teoria del «regista in quanto autore cinematografico», tuttavia, viene messa a punto solo negli anni Cinquanta presso la redazione dei Cahiers du cinéma, si diffonde negli anni Sessanta, per scontrarsi nel decennio successivo con la generalizzata «morte dell’autore» predicata da Barthes e Foucault.

Il Vangelo e la storia. Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti

P. Stefani
L'approssimarsi del centenario della nascita di Giuseppe Dossetti (nato il 13 febbraio 1913) favorisce l’uscita di pubblicazioni dedicate alla sua figura e al suo pensiero. Tra quelle edite di recente ve ne sono due di rilievo, opera entrambe di giovani studiosi. Si tratta rispettivamente della sintesi proposta da Fabrizio Mandreoli e dell’analisi redatta da Giambattista Zampieri. Tutte e due sono stampate da piccole case editrici. Peraltro le stesse opere di Dossetti, oltre a non essere state, per massima parte, pensate per la pubblicazione (non per nulla sono uscite in buona misura postume), sono anch’esse marginali rispetto al cerchio della grande editoria.

Con gli occhi aperti sulla vita. Ricordando Ivan Illich (1926-2002) e Robert Fox (1930-1984)

Ivan Illich
Nel decennale della morte (2 dicembre 2002) Il Regno ricorda Ivan Illich, sacerdote cattolico e poi pensatore critico tra i più «necessari» – è stato detto – del secolo scorso. Lo fa riproponendone un testo del 1989, di un momento cioè in cui la riflessione religiosa torna ad affacciarsi esplicita nei suoi scritti, per non abbandonarli più fino alle ultime e lancinanti autotestimonianze (cf. «Corruptio optimi pessima», in Regno-att. 20,2008,683ss). Illich commemora qui, a sua volta, la figura di un sacerdote cattolico, Robert Fox, l’uomo con cui nel 1967 compose quell’Invito a celebrare, rivolto ai giovani manifestanti in marcia verso il Pentagono, che in seguito egli mise a capo del suo primo volume di saggi (Celebration of awareness, 1970) e in certo modo a insegna di tutta la produzione successiva. I concetti (e le pratiche) di «consapevolezza» e di «celebrazione», centrali per l’intelligenza della vita umana alla luce dell’incarnazione in Illich, sono da lui restituiti qui a un’ispirazione da parte dell’amico, entro una vicenda di condivisioni e sovrapposizioni delle rispettive esperienze però, che consente all’autore di ripetere, anche, le ragioni della propria fede cristiana, e con esse i motivi di fondo della sua radicale critica della modernità. La presente Testimonianza, occorrenza di un genere letterario senz’altri riscontri nella scrittura di Illich, e nondimeno ignorata da tutte le bibliografie della sua opera, è apparsa originariamente in BEA MCMAHON (a cura di), Fox-Sight. Telling the Vision of Robert J. Fox, Our Sunday Visitor, Huntington (Indiana) 1989, col titolo «Commentary » (pp. 154-160); il copyright è di Valentina Borremans, che ringraziamo per l’autorizzazione a riprodurre il testo; la traduzione e le note d’accompagnamento sono di Fabio Milana, come pure i due riquadri biografici.

Disintossicare l'eros. La recente discussione teologica sulla morale sessuale cattolica

S. Orth
Dall’enciclica Humanae vitae (1968) di Paolo VI ai nostri giorni, la morale sessuale cattolica si trova, a livello mondiale, in una situazione difficile. A partire al più tardi da quel documento, l’insegnamento morale del magistero e la pratica quotidiana, non solo dei cattolici che hanno preso le distanze dalla Chie sa, hanno imboccato strade diverse, come hanno molto chiaramente potuto osservare i pastori. Di conseguenza in molti casi nella predicazione, nella catechesi e nella pastorale non si affronta praticamente più il tema della sessualità. Soprattutto nel mondo anglosassone e nei paesi di lingua tedesca, come in altri paesi dell’Europa occidentale, questo aggrava il problema della credibilità della Chiesa, perché qui i precetti e i divieti morali sono presi molto sul serio. In presenza di una persistente e cospicua discrepanza fra le norme enunciate ufficialmente dalla Chiesa e la realtà, si avverte e sollecita la necessità di una chiarificazione. Alcuni docenti di teologia morale, che alla luce degli sviluppi della società hanno tentato una mediazione fra il messaggio cristiano e le attuali conoscenze di altre scienze, sono stati redarguiti, a volte fino alla perdita della facoltà d’insegnare. In molti casi questo ha indotto le generazioni più giovani dei teologi a non occuparsi di questi problemi. Il prezzo da pagare è comunque alto, perché in questo modo rischiano di finire nel dimenticatoio anche le potenzialità umanizzanti dell’etica sessuale cristiana. Infatti la sessualità umana continua a sollevare, e non solo fra gli adolescenti e i giovani, tutta una serie di domande, alle quali si cercano risposte altrove.

Un tormentato percorso. Chiesa, modernità e diritti umani

M. Paiano
Negli ultimi due secoli il tema dei diritti umani ha costituito un necessario termine di confronto in ogni discorso sui fondamenti della vita associata e nell’elaborazione delle leggi di diritto positivo, oltre che un importante elemento propulsore nelle lotte sociali in vista del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro in diverse aree del pianeta. Nell’ambito della cultura occidentale, la loro esistenza e universalità sembrano avere, sul piano dei principi, un riconoscimento generalizzato. Più controversa appare la loro giustificazione sul piano teorico e anche il loro contenuto, malgrado ne esistano alcune codificazioni giuridiche, non appare oggi così scontato. In particolare, i problemi posti dalla bioetica hanno notevolmente complicato il quadro, a cominciare da cosa debba intendersi per «diritto alla vita».

Sempre più secolarizzata. Storia e attualità dell'informazione religiosa in Italia sui grandi media

G. Mocellin
Nelle nostre società secolarizzate, caratterizzate dalla dimensione pluralista, il sistema dei media è in posizione tale che, a parte nuclei sempre più ristretti di aderenti o adepti, è probabile che la maggior parte delle persone apprenda la maggior parte di quello che sa di una religione dai media; e che sulla base di queste informazioni così assunte elabori una propria visione di quella data religione e perfino un iniziale proposito di adesione, o all’opposto, una scelta di formale abbandono. Ciò significa che analizzare il modo della presenza delle religioni all’interno della comunicazione pubblica contribuisce a rispondere agli interrogativi su come si delinei la relazione tra la religione e le singole persone, nonché su quale sia il posto della religione in una società di questo tipo. Di qui deve discendere, per chi – non importa se credente o «diversamente credente», o indifferente o «in ricerca» – sia consapevole dell’importanza di tale relazione e di tale presenza, una duplice preoccupazione: da un lato analizzare i percorsi e i criteri attraverso i quali i grandi mezzi d’informazione «passano» la notizia religiosa e verificare se e come è possibile migliorarne la qualità; dall’altro promuovere, all’interno delle «associazioni religiose» (il discorso non vale solo per le Chiese), sia la capacità di comunicare se stesse in modo consapevole e fecondo, sia quella di educare a una fruizione critica dei media, a maggior ragione quando a qualunque titolo (informazione, fiction, pubblicità) si interfacciano con la religione.

La regola è il discernimento. Il cuore del Vaticano II per chi non l'ha vissuto. Enchiridion del 50°

C. Theobald
Cinquanta. Sono gli anni trascorsi dalla solenne celebrazione inaugurale del concilio Va ticano II l’11 ottobre 1962. Ma anche dalla nascita, su questa scia, delle Edizioni Dehoniane Bologna e dal fiorire della rivista Il Regno, che a partire da quegli anni divenne uno dei principali strumenti informativi sulle sessioni e sulla stesura dei documenti conciliari. Pertanto il volume che presentiamo tramite la postfazione del gesuita e teologo Christoph Theobald * non è un volume celebrativo tra i tanti. È parte integrante della nostra storia. E le sue parole, che prendono per mano la nuova generazione di lettori «che non ha né conosciuto né ha vissuto i primi tempi discretamente conflittuali della sua recezione», indicano in quell’avvenimento ecclesiale l’emergere di un metodo: quello della «pastoralità», che tiene insieme la tradizione e coloro che l’hanno trasmessa, la recezione e l’apprendimento. Ciò che il Vaticano II lascia in eredità è un modus operandi che afferma che il processo di trasmissione della fede non può che avvenire secondo un modo e in una struttura «relazionale». La speranza – dice Theobald – è di poter ritrovare nelle «Galilee» dell’oggi questa esperienza come una nuova grande grazia.

Non solo per chi ha già la fede. Note sul progetto di pastorale giovanile dell'arcidiocesi di Milano

E. Castellucci

Un nuovo progetto organico e completo per la pastorale giovanile»: così il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano, presenta i tre volumi pubblicati dal Centro ambrosiano nella Lettera riportata nelle pagine iniziali. In effetti la lettura dei tre testi offre un panorama davvero ampio, articolato e completo per la formazione e la pastorale dei giovani. Sarà sufficiente offrire qualche assaggio, per apprezzare la ricchezza di questi testi. La maggiore attenzione qui riservata al primo volume, che è anche il più corposo, è dovuta all’ovvio carattere fondativo della cristologia rispetto sia all’ecclesiologia sia alla pastorale.

I valori non consumati. La crisi economica ed educativa in Italia a partire da un'indagine europea

G. Ambrosio
Il programma European values studies (EVS) è giunto alla quarta indagine, dopo quelle del 1981, del 1990 e del 1999. Ricercatori e studiosi di molti paesi hanno svolto un esame approfondito degli orientamenti di valore e dei convincimenti dei cittadini europei, quelli dei 27 paesi dell’Unione Europea (UE) e quelli di altri 21 paesi limitrofi, tra cui anche la Federazione russa e la Turchia. In attesa dei confronti transnazionali, i ricercatori italiani hanno pubblicato i dati relativi alla popolazione italiana, fornendo un quadro in ter pretativo generale e alcune ipotesi specifiche riguardanti i mutamenti culturali nei diversi ambiti di vita del nostro paese.1 Il risultato complessivo è un ampio affresco degli orientamenti di valore della popolazione italiana. Pur tenendo conto dei problemi insiti nelle indagini di questo tipo, i risultati che ci vengono offerti sono in grado di esprimere ciò che viene considerato meritevole di essere creduto, pensato e attuato da parte degli italiani. I valori tendono a diventare modelli di valutazione e predispongono all’azione, nel senso che la favoriscono e la motivano.