Ivan Illich
Nel decennale della morte (2 dicembre 2002) Il Regno ricorda Ivan Illich, sacerdote cattolico e poi pensatore critico tra i più «necessari» – è stato detto – del secolo scorso. Lo fa riproponendone un testo del 1989, di un momento cioè in cui la riflessione religiosa torna ad affacciarsi esplicita nei suoi scritti, per non abbandonarli più fino alle ultime e lancinanti autotestimonianze (cf. «Corruptio optimi pessima», in Regno-att. 20,2008,683ss). Illich commemora qui, a sua volta, la figura di un sacerdote cattolico, Robert Fox, l’uomo con cui nel 1967 compose quell’Invito a celebrare, rivolto ai giovani manifestanti in marcia verso il Pentagono, che in seguito egli mise a capo del suo primo volume di saggi (Celebration of awareness, 1970) e in certo modo a insegna di tutta la produzione successiva. I concetti (e le pratiche) di «consapevolezza» e di «celebrazione», centrali per l’intelligenza della vita umana alla luce dell’incarnazione in Illich, sono da lui restituiti qui a un’ispirazione da parte dell’amico, entro una vicenda di condivisioni e sovrapposizioni delle rispettive esperienze però, che consente all’autore di ripetere, anche, le ragioni della propria fede cristiana, e con esse i motivi di fondo della sua radicale critica della modernità. La presente Testimonianza, occorrenza di un genere letterario senz’altri riscontri nella scrittura di Illich, e nondimeno ignorata da tutte le bibliografie della sua opera, è apparsa originariamente in BEA MCMAHON (a cura di), Fox-Sight. Telling the Vision of Robert J. Fox, Our Sunday Visitor, Huntington (Indiana) 1989, col titolo «Commentary » (pp. 154-160); il copyright è di Valentina Borremans, che ringraziamo per l’autorizzazione a riprodurre il testo; la traduzione e le note d’accompagnamento sono di Fabio Milana, come pure i due riquadri biografici.
Attualità, 20/2012, 15/11/2012, pag. 675