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"Io non mi vergogno del Vangelo"

"Io non mi vergogno del Vangelo"

Don Salvatore Arcifa. Ritratto di un prete all'antica

L. Accattoli
Ognuno che frequenti la Chiesa conosce preti colti e riservati che ancora oggi vestono in talare, amano il latino, non guidano l’automobile e non usano il computer. Qui parlo di quelli che ho conosciuto raccontando di uno di loro che non ho mai incontrato: don Salvatore Arcifa che vive ad Acireale e ha compiuto 80 anni in settembre. È stato insegnante di lettere nei licei e si è poi dedicato a tempo pieno al ministero delle confessioni. L’ho conosciuto attraverso un «libro-testamento», come lo chiama, intitolato Colligite fragmenta (Raccogliete i pezzi avanzati), che ha pubblicato in edizione numerata e ha regalato agli amici in occasione dell’ottantesimo.

Io sono lo scarabocchio di Dio. Ricordo di don Benzi a un anno dalla morte

L. Accattoli

In viaggio con i papi. 95 volte nel mondo e 70 in Italia

L. Accattoli
Novantacinque viaggi sono molti» ha detto il papa al ritorno da Lourdes, quando p. Lombardi mi ha presentato per un saluto: «Viaggia con noi per l’ultima volta, perché a dicembre compie 65 anni e va in pensione». Ho detto a Benedetto che tutti i viaggi papali mi erano «piaciuti». Ha osservato: «Se ne va così giovane». Ho risposto che era una «nostra regola» e non una mia scelta. Si fa presto a dire «95 viaggi»: l’espressione è troppo rapida e per uno lento come me non dice molto. Provo a integrarla con qualche particolare dall’Alaska all’Egitto, da Balvano a La Verna.

Il pastore mite. Ricordo personalissimo del vescovo Egger

L. Accattoli
Ringrazio particolarmente mio fratello gemello Kurt»: così è scritto nel testamento del vescovo Wilhelm Egger, che un infarto ci ha rubato il 16 agosto. Un poco lo conoscevo e meglio conosco il fratello e so qualcosa – a motivo degli incontri che ho avuto con l’uno e l’altro a Bressanone durante la vacanza del papa, tra il 28 luglio e l’11 agosto (cf. in questo numero a p. 576)– di quel loro essere gemelli: che ne sia stato da piccoli, quando restarono soli a nove anni e furono presi in casa da una zia e come siano cresciuti insieme, lieti di ciò e legatissimi, fino a condividere la chiamata a farsi cappuccini e – ancora dopo – il tutto della vita.

Il giornalista e il cardinale. Che cosa impara un giornalista a frequentare il card. Ruini

L. Accattoli
Ti andrebbe di conoscere mons. Ruini? È da poco a Roma e ha qualche difficoltà a orientarsi nel mondo dei media»: così mi diceva al telefono Romano Prodi – allora presidente dell’IRI – nel settembre del 1986. L’ultima occasione di parlare con il card. Ruini l’ho avuta all’inizio di giugno, quando mi telefonò per invitarmi a tenere «una testimonianza» sulla speranza al convegno della diocesi di Roma (9-11 giugno). Qui dirò del vescovo e card. Ruini – ora che ha lasciato anche il vicariato di Roma – narrando qualcosa dei miei rapporti con lui, che sono stati sobri ma costanti.

Batto le mani a Paolo Giuntella. Giullare della "speranza imprudente"

L. Accattoli
«La vita è più bella della prudenza. E anche Dio con l’incarnazione del suo Logos una certa imprudenza l’ha commessa. Il Natale è la nostra imprudente speranza di vincere la scommessa della vita»: con questo sms Paolo Giuntella aveva augurato l’ultimo «buon Natale» agli amici. Da esso parto per ricordare l’«imprudente speranza» che Paolo ha saputo attestare fino all’ultimo. Se ne è andato il 22 maggio a 61 anni, stremato dal male, eppure, anche noi che sapevamo, abbiamo avuto l’impressione che sia partito all’improvviso, avendolo visto con trepidazione al Tg1 che teneva ancora la postazione del Quirinale nei giorni di avvio del III governo Berlusconi.

I mafiosi devoti. Mons. Pennisi e la sua chiesa

L. Accattoli
Sono contento di aver conosciuto il vescovo di Piazza Armerina Michele Pennisi prima attraverso il mio blog e poi nella sua casa e nella sua Chiesa, ospite per conferenze e per una vacanza: sono così aiutato a cogliere – spero – la giusta valenza del lavoro che sta compiendo sul fronte della mafia.

C'è chi assiste e non partecipa. Tipologia dei messalizzanti astemi - 2

L. Accattoli
Varietà delle persone che vanno in chiesa ma non fanno la comunione e – forse – non pregano e perché ci vanno e come guardarle»: ne ho parlato l’ultima volta raccontando di uomini che vanno nella chiesa che fu della moglie e altri e altre che non si sentono degni, non si confessano o non possono avere l’assoluzione, sono disorientati da quello che dicono i preti, preferiscono stare soli con loro stessi e con Dio pur in mezzo alla folla. Riprendo qui la descrizione, dando conto dei suggerimenti che mi sono arrivati dai lettori de Il Regno e dai visitatori del mio blog.

«Vado in Chiesa ma non faccio la comunione». Tipologia dei messalizzanti astemi - 1

L. Accattoli
«Assisto con deferenza alla messa, ma non partecipo. Per farlo bisogna saper pregare e io non sono capace»: queste parole dette da Giuliano Ferrara il 24 febbraio a un cronista del Corsera mi hanno provocato a interrogarmi sui tanti che assistono e non partecipano: non fanno la comunione, non aprono bocca e sembrano non pregare; ma a volte fanno l’offerta e scambiano la pace se qualcuno gli porge la mano.