La morte di Joaquín Navarro-Valls per me è stata un sisma. Improvvisa e spiazzante. Tante conversazioni, interviste. Anche preghiere, l’uno accanto all’altro. Era stato alla veglia di persona a me cara. È dal 1977, da quando arrivò a Roma dalla Spagna, che ci frequentavamo. Joaquín generoso e a me fratello. Testimone infine dell’avvicinamento cristiano alla morte, come ho saputo al funerale.
A metà giugno sono stato tra i presentatori, all’Archiginnasio di Bologna, del volume del cardinale Biffi Lettere a una carmelitana scalza 1960-2013 (Itaca editore) ed è stata un’avventura con piccoli insegnamenti che provo a mettere in fila.
Mi chiamano a Nerviano (Milano) a fare memoria di Martini «a cinque anni dalla morte e a 90 dalla nascita». Tuffo nei tempi. Rileggo e trovo infinite risonanze tra Martini e Bergoglio, gesuiti del passaggio dal secondo al terzo millennio. Racconto l’emozione del tuffo. Narro le consonanze: ne ho trovate ventitré e ho capito che ne potevo scovare cento. Ma avverto anche le dissonanze.
È «un papa che non sa comunicare». Non è vero, comunica benissimo, come ha mostrato nella giornata milanese del 25 marzo o nella visita al Centro regionale per ciechi del 31 marzo. Ma è vero che comunica in modo diverso dai predecessori e questa diversità è buona.
Con un altro perdigiorno come me, Giuseppe Rusconi, sono promotore di un’iniziativa forse patetica: dibattiti pubblici su papa Bergoglio finalizzati a intenderci, se possibile, tra diversi. «Dubia e certezze su papa Francesco» era intitolato il primo, che abbiamo fatto nella libreria romana Russia Ecumenica il 26 gennaio. Giuseppe interpretava i dubia e io le certezze. C’eravamo detti che se avessimo avuto più di venti presenze avremmo continuato. Ne abbiamo avute 32 e il secondo appuntamento, alla Stampa estera, l’abbiamo intitolato: «Papa Bergoglio: picconatore della Chiesa cattolica?».
Gli anti-patizzanti del papa argentino segnalano ogni giorno gli errori che viene accumulando: di date, di nomi, di fatti. Ma portano acqua al mare stante l’abituale autocritica di Francesco che, intervistato il 22 gennaio da El País, ha sentenziato: «A volte prendo cantonate».
Aldo Maria Valli scrivo a te per il conflitto su Francesco: è da un anno che ti tengo d’occhio zitto zitto perché diffido – come sai – dei dibattiti sulle opinioni. Ma seguendo il tuo blog «Duc in altum» e leggendo il tuo libretto 266. Jorge Mario Bergoglio Franciscus P.P. (Liberilibri 2016) sono arrivato alla conclusione che le tue forzature documentali e interpretative non potevo più tollerarle.
Ho avuto un fortunato incontro con il nuovo generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa Abascal: ne è venuta un’intervista di tre pagine per La Lettura del 27 novembre (il supplemento domenicale del Corriere della sera) e ne ho ricavato un paio di impressioni personali che qui racconto.