«Il vento gelido della guerra, che porta solo morte, distruzione e odio, si è abbattuto con prepotenza sulla vita di tanti e sulle giornate di tutti. E mentre ancora una volta qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme, o non sarà». Il 2 e 3 aprile 2022 papa Francesco ha compiuto il suo primo viaggio del 2022 fuori dall’Italia recandosi a Malta (36° viaggio apostolico del pontificato, previsto nel 2020 ma rimandato a causa della pandemia). In un viaggio spirituale sulle orme di san Paolo, occasione per riflettere sul modo di annunciare il Vangelo in una società secolarizzata, Francesco ha condannato – senza nominare la Russia di Vladimir Putin – l’«aggressività infantile e distruttiva» che ci minaccia e le «seduzioni dell’autocrazia».
Nella più piccola repubblica dell’Unione Europea ha nuovamente richiamato la responsabilità europea nella crisi migratoria: «L’allargamento dell’emergenza migratoria – pensiamo ai rifugiati dalla martoriata Ucraina adesso – chiede risposte ampie e condivise… Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità europea».
Il 22 dicembre 2021 la Commissione vaticana COVID-19 ha pubblicato il documento Bambini e COVID-19. Le vittime più vulnerabili della pandemia, per mettere in evidenza la condizione di «pandemia parallela» dei bambini. Il COVID-19 infatti ha ridotto molti bambini in estrema povertà e ne ha lasciati altrettanti senza figure di riferimento (genitori, tutori, persone care). La crescente insicurezza alimentare ha moltiplicato i decessi e i casi di malnutrizione. Sfruttamento, violenze e abusi sono notevolmente aumentati e l’accesso all’istruzione per molti è stato ridotto o addirittura sospeso. Il testo fornisce un elenco di obiettivi comuni per governi, organizzazioni civili e Chiesa, promuovendo innanzitutto l’equa distribuzione del vaccino COVID-19 e chiedendo di rafforzare i sistemi per la cura dei bambini all’interno della famiglia. Per questo motivo il Catholic Relief Services e i suoi partner hanno lanciato un progetto con risorse utili ai governi per assicurare un aiuto alle famiglie. La Commissione vaticana chiede inoltre agli stati di aumentare le spese di bilancio per rafforzare i sistemi di protezione dei bambini, e attribuisce un ruolo chiave alla scuola nel garantire a tutti l’accesso all’istruzione e proteggere quei bambini che durante il confinamento hanno subito traumi, comprese violenze fisiche e sessuali.
«L’ecumenismo è il grande specialista nella Chiesa distanziata e tuttavia unita»: con questa intuizione si conclude il documento di lavoro Ecumenismo in tempo di pandemia: dalla crisi all’opportunità, pubblicato dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani il 20 gennaio. Si tratta di una sintesi delle risposte pervenute dalle conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese cattoliche orientali a un questionario inviato dal Pontificio consiglio nel 2021 per comprendere l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle relazioni e sul movimento ecumenico e raccogliere le esperienze e le riflessioni delle Chiese locali nei diversi contesti. La sintesi mette in luce come la crisi pandemica abbia promosso un avvicinamento tra le Chiese cristiane, soprattutto nei contesti dove c’erano già dialoghi in atto, ma abbia anche avuto effetti negativi: evidenziare le divergenze teologiche fra le tradizioni cristiane, comprensioni differenziate della pandemia e atteggiamenti diversi verso la politica della salute pubblica. Infine individua alcune sfide che il movimento ecumenico dovrà affrontare in un mondo post-pandemico in quattro aree: spirituale, ecclesiologica, liturgica e missionaria.
Secondo atto di un’iniziativa promossa dal card. Bassetti alla guida della Conferenza episcopale italiana (CEI), «Mediterraneo frontiera di pace 2» si è svolto a Firenze dal 23 al 27 febbraio 2022, in contemporanea con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, dal cui giudizio questo incontro non ha potuto ovviamente esimersi.
I 58 vescovi delle diocesi affacciate sul Mediterraneo si erano riuniti a Bari a febbraio 2020 con l’intento, dichiarato già dal titolo, di riscoprire il Mediterraneo non solo come frontiera naturale che collega i continenti europeo, africano e asiatico, ma anche come fonte di comunione fraterna e unità.
Invitati dal sindaco di Firenze D. Nardella, hanno partecipato 60 sindaci provenienti da aree mediterranee, riunitisi con i vescovi a Palazzo Vecchio. A Santa Maria Novella, in un ricco programma di tre giorni, inaugurati dal presidente del Consiglio M. Draghi, i vescovi hanno definito il ruolo delle Chiese nella costruzione di una solidarietà mediterranea.
L’assemblea congiunta è sfociata nella comune Carta di Firenze, che in incipit ricorda Giorgio La Pira e poi elenca le 12 sfide che il Mediterraneo è tenuto ad affrontare. Assente Francesco per motivi di salute, il discorso conclusivo, tenuto dal card. Bassetti prima della messa in Santa Croce alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ribadito «l’impellente bisogno di pace e fraternità», per il popolo ucraino e per il Mediterraneo tutto.
La pandemia di questi anni si è aggiunta alle preesistenti tensioni sociali e alle preoccupazioni legate al clima nel far presagire una «trasformazione sistemica». Per affrontare alla luce dei principi della dottrina sociale cristiana le «problematiche politiche e personali legate al mondo dell’economia e della finanza» che tale trasformazione implica, la Segreteria della Commissione degli episcopati dell’Unione Europea (COMECE) ha pubblicato lo scorso 16 novembre un documento programmatico dal titolo Un sistema finanziario che serva il bene comune in un’epoca di cambiamenti radicali. Vi ha contribuito un apposito Gruppo di lavoro sull’etica finanziaria, costituito presso la COMECE e composto da A. Autiero, P. Dembinski, J. Kamerling, Martin Maier, D. Sugranyes Bickel. L’analisi del documento, dopo aver descritto il contesto socio-economico generato dalla pandemia, si articola su tre livelli (macroeconomico, intermedio e microeconomico) di «dilemmi» relativi ai diversi rapporti che si vanno instaurando tra economia e finanza, al fine di «aiutare gli operatori del settore a compiere scelte meglio informate e a prendere decisioni finalizzate al bene comune».
La specificità del caso russo rispetto al tema della laicità e della secolarizzazione è generalmente sottovalutata. Lo affermano Vladimir Malakhov e Denis Letnyakov, ricercatori del Centro di scienze politiche teoriche e applicate dell’Accademia presidenziale russa di economia nazionale e amministrazione pubblica (RANEPA, Mosca), in un articolo intitolato «Società post-cristiana o post-atea? Alcune caratteristiche del regime russo di laicità». Secondo i due ricercatori il caso speciale russo ha comportato la distruzione dello stesso meccanismo di trasmissione religiosa e culturale durante il periodo del regime comunista, e di conseguenza ha condotto a una società che dev’essere definita post-atea per la rilevanza relativamente bassa dei simboli e delle narrazioni religiose nel tessuto sociale; per il coinvolgimento della Chiesa nei progetti di costruzione della nazione, e quindi la motivazione prevalentemente ideologica, piuttosto che religiosa, dei soggetti ecclesiali; per la dinamica dall’alto verso il basso, piuttosto che dal basso verso l’alto, del ritorno post-sovietico della religione nella sfera pubblica; per la diffusa polarizzazione sul ruolo della religione pubblica nella società moderna.
Nei giorni 25 e 26 marzo 2022, negli spazi della Loyola University dei gesuiti a Chicago, diverse componenti della comunità cattolica negli USA – specialmente teologi e giornalisti – si sono riunite con un gruppo di vescovi per discutere di Vaticano II e del pontificato di Francesco e per immaginare una via da seguire per la Chiesa americana, che a nove anni dal conclave del 2013 ha ancora grandi difficoltà a recepire il pontificato. Nell’ambito di questo incontro (sul quale cf. Regno-att. 8,2022,221) lo storico Massimo Faggioli (Villanova University) ha presentato una delle tre relazioni principali, intitolata «L’opposizione contro papa Francesco nasce dall’abbandono del Vaticano II come fonte di rinnovamento».
Secondo lo studioso è urgente affrontare il problema perché «il pontificato di Francesco è combattuto, a livello teologico, in gran parte e soprattutto a causa del suo recupero del Concilio. Ma questa battaglia per il significato del Vaticano II sarà con noi per molto tempo. In gioco non c’è solo la comunione con il vescovo di Roma, ma anche la vitalità della tradizione magisteriale e intellettuale cattolica».