«Questa nuova costituzione apostolica si propone di meglio armonizzare l’esercizio odierno del servizio della curia col cammino di evangelizzazione, che la Chiesa, soprattutto in questa stagione, sta vivendo». Avviata nel 2015 – uno dei compiti affidati a Jorge Mario Bergoglio dal conclave che lo aveva eletto papa nel 2013 –, la riforma della curia romana arriva a compimento con la pubblicazione, il 19 marzo, della costituzione apostolica Praedicate Evangelium sulla curia romana e il suo servizio alla Chiesa e al mondo.
Il documento è stato elaborato in modo «sinodale», raccogliendo le osservazioni di tutte le conferenze episcopali su una bozza inviata nel 2019 (cf. Regno-att. 20,1019,581), e riordina in modo generale le numerose riforme intervenute nei nove anni di pontificato trascorsi per attuare una «salutare decentralizzazione» nella Chiesa cattolica, porre la curia al servizio del papa e delle Chiese locali, renderla efficiente e competente, riorientarla alla missione della Chiesa: l’evangelizzazione.
Al centro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI), che si è svolto a Roma dal 21 al 23 marzo ed era l’ultimo presieduto dal card. Gualtiero Bassetti, c’è stato «quanto sta accadendo in Ucraina», che suscita «dolore e preoccupazione» e una preghiera corale dell’organismo CEI perché «questa “inutile strage” del nostro tempo sia fermata». Il Consiglio permanente – si legge nel Comunicato finale (24 marzo) – ha manifestato l’intenzione di esprimere «vicinanza e solidarietà alla Chiesa ucraina attraverso la visita di una delegazione di vescovi italiani». E ha ribadito l’impegno per l’accoglienza dei profughi, chiedendo però «un unico modello convenzionale per tutti i rifugiati che continuano ad approdare nelle nostre terre, evitando disparità di trattamento e avviando un superamento dei centri di accoglienza straordinaria (CAS) per una scelta di servizi di accoglienza personalizzati nei comuni».
Ha anche deliberato il cronoprogramma operativo del primo anno del Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, mentre rispetto al tema di un’eventuale commissione d’indagine sulle violenze sessuali su minori e persone vulnerabili in ambito ecclesiale – chiesta da più parti – ha affermato che «i vescovi intendono promuovere una migliore conoscenza del fenomeno per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione».
L’invasione dell’Ucraina è stata giustificata da parte russa in diversi interventi sia dal presidente della Federazione russa Vladimir Putin sia dal capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca di Mosca Cirillo.
In un Discorso alla nazione del 21 febbraio trasmesso in televisione, al termine della seduta d’emergenza del Consiglio di sicurezza della Federazione russa, il presidente Putin ha ripercorso la storia dell’ultimo secolo addebitando all’URSS l’errore di aver concesso alle nazioni che componevano l’Unione il diritto all’autodeterminazione, mentre «l’Ucraina non è solo un paese vicino per noi. È parte inalienabile della nostra stessa storia, della nostra cultura, del nostro spazio spirituale».
Anche il capo della Chiesa ortodossa russa, il patriarca di Mosca Cirillo, in alcuni interventi tra cui l’omelia del 6 marzo in occasione della «Domenica del perdono», ha giustificato la guerra affermando che «quello che oggi sta accadendo nell’ambito delle relazioni internazionali non ha soltanto un significato politico… Si tratta della salvezza degli esseri umani, di dove l’umanità si troverà: alla destra o alla sinistra di Dio salvatore, che viene nel mondo come giudice e retributore».
L’invasione dello stato ucraino da parte dell’esercito russo il 24 febbraio «segna una svolta decisiva nella storia europea», ha detto il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi nella Comunicazione al Senato il 1° marzo, in cui ha spiegato le misure straordinarie messe in campo dal Governo insieme ai partner dell’Unione Europea (UE) e ha chiesto il sostegno dell’aula.
E a livello europeo i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri dell’UE, riuniti nel vertice informale di Versailles il 10 e 11 marzo, hanno affermato: «La guerra di aggressione della Russia segna un cambiamento epocale nella storia europea. Nella nostra riunione a Versailles abbiamo discusso di come l’UE possa essere all’altezza delle sue responsabilità in questa nuova realtà, proteggendo i nostri cittadini, i nostri valori, le nostre democrazie e il nostro modello europeo» (Dichiarazione di Versailles, 11 marzo).
«Il sostegno di molti gerarchi del Patriarcato di Mosca alla guerra del presidente Vladimir Putin contro l’Ucraina è radicato in una forma di fondamentalismo religioso etno-filetista ortodosso, di carattere totalitario, chiamato Russkii mir o “mondo russo”, una falsa dottrina che sta attirando molti nella Chiesa ortodossa ed è stata anche ripresa dall’estrema destra e dai fondamentalisti cattolici e protestanti».
La Dichiarazione sulla dottrina del «mondo russo» (Russkii mir), scritta da un gruppo di teologi ortodossi e pubblicata il 13 marzo dal Centro per gli studi cristiani ortodossi della Fordham University e dall’Accademia di Volos per gli studi teologici, individua nella dottrina del «mondo russo» la «principale giustificazione per l’invasione» dell’Ucraina da parte della Federazione russa, e ne demolisce i fondamenti teologici come «eresia» da condannare come non ortodossa e di conseguenza da rifiutare. La Dichiarazione ha nel frattempo raccolto oltre un migliaio di firme, alcune anche dalla Russia.