«È importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione». Il 9 ottobre papa Francesco ha tenuto un discorso durante un Momento di riflessione per l’inizio del percorso della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», davanti a delegati delle riunioni internazionali delle conferenze episcopali e organismi simili, membri della curia romana, delegati fraterni, delegati della vita consacrata e dei movimenti laicali ecclesiali, e il Consiglio dei giovani promosso dal Dicastero per i laici, la vita e la famiglia. Nel suo discorso il papa ha evidenziato i rischi del cammino (formalismo, intellettualismo, immobilismo), e le opportunità che il Sinodo apre: strutturare una Chiesa sinodale e diventare una Chiesa dell’ascolto e della vicinanza.
Pubblichiamo anche l’omelia tenuta da Francesco il 10 ottobre nella messa per l’apertura dell’Assemblea sinodale.
«Le nostre Chiese in Italia sono coinvolte nel cambiamento epocale… È tempo di sottoporre con decisione al discernimento comunitario l’assetto della nostra pastorale, lasciando da parte le tentazioni conservative e restauratrici e, nello spirito della viva tradizione ecclesiale – tutt’altra cosa dagli allestimenti museali – affrontare con decisione il tema della “riforma”, cioè del recupero di una “forma” più evangelica; se la riforma è compito continuo della Chiesa… diventa compito strutturale, come insegna la storia, a ogni mutamento d’epoca». Lo scrivono i vescovi del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI) nel Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali, pubblicato il 12 ottobre insieme a una Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà. I due testi sono stati approvati dal Consiglio episcopale permanente nella riunione del 27-29 settembre (cf. in questo numero a p. 589), e resi disponibili sul nuovo sito del Cammino sinodale: www.camminosinodale.net; camminosinodale.chiesacattolica.it. Insieme ai due testi è stato diffuso il crono-programma che si distende per l’intero quinquennio 2021-2025, con tutte le tappe del Cammino sinodale della Chiesa italiana (cf. infografica a p. 584).
Il principale obiettivo dell’incontro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI) del 27-29 settembre, come afferma il Comunicato finale pubblicato il 30 settembre, era proseguire nell’elaborazione di un progetto per il Sinodo italiano, che nel frattempo è stato denominato «Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia». Dal Consiglio permanente sono usciti un Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e agli operatori pastorali (cf. in questo numero a p. 582) e una Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà (cf. in questo numero a p. 586). Oltre a chiarire «la scelta di assumere il primo anno del Sinodo universale, che partirà dalle singole diocesi, come primo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia», è stato anche presentato un crono-programma che si distende per l’intero quinquennio 2021-2025 (cf. infografica a p. 000).
L’Assemblea generale straordinaria della CEI che si terrà dal 22 al 25 novembre sul tema «Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione» e il Consiglio episcopale definiranno la composizione del Comitato nazionale che accompagnerà il Cammino sinodale e le modalità operative del percorso.
L’arcidiocesi di Modena e Nonantola ha inaugurato l’anno pastorale il 25 settembre con un testo di linee guida firmato dall’arcivescovo, mons. Erio Castellucci, ma nato dalle riflessioni di 80 giovani, provenienti da 26 parrocchie dell’arcidiocesi, «interrogati» durante il campo estivo della pastorale giovanile svoltosi a Campestrin (Trento). Proprio queste riflessioni hanno ispirato la forma, inedita come genere, dei «biglietti pastorali», cui l’arcivescovo ha dato il significativo titolo di La soluzione migliore. I quattro temi su cui s’incentra il documento sono: l’esperienza cristiana delle comunità e dei giovani; i sacramenti e le nuove frontiere della pandemia; il rapporto con il corpo, gli affetti e la sessualità; il necessario dialogo fra Chiesa e creato, per la realizzazione di una «Chiesa ecologica».
Mons. Castellucci ha spiegato che questi temi permettono di seguire il cammino sinodale che la Chiesa italiana sta avviando, facendo leva sul dialogo, sul confronto, sulla preghiera, sulle celebrazioni e sull’attività, con la consapevolezza che la Chiesa è sempre più chiamata a un ascolto profondo, soprattutto dei giovani, dai quali, spesso, può arrivare proprio «la soluzione migliore».
La sera del 6 ottobre, in occasione dell’assemblea per l’inizio dell’anno pastorale nella diocesi di Latina, Terracina, Sezze e Priverno, presso la curia vescovile di Latina i parroci e i delegati hanno ricevuto la lettera pastorale del vescovo Mariano Crociata, il cui titolo è «Io ti dico: alzati!» (Mc 5,41). Camminiamo insieme per diventare cristiani. Lo stesso vescovo ha ricordato che «abbiamo bisogno di alzarci» e non solo per superare gli strascichi della pandemia e la crisi che sta attraversando la Chiesa, «ma perché rialzarsi è l’unico modo di essere veramente cristiani e umani». La strada da percorrere è quella indicata anche dalla Chiesa italiana: il percorso sinodale e l’iniziazione alla vita cristiana. Gli impegni e le sfide che la vita ci propone vanno affrontati «da persone erette, in piedi, lanciate verso l’alto», altrimenti, «da sdraiati», il fallimento è assicurato. La lettera, suddivisa in tre parti, prende come esempio e punto di partenza il passo del Vangelo di Marco sopracitato, il cui tema, la risurrezione della figlia di Giàiro, risulta illuminante per l’attuale condizione spirituale. Il comando di Gesù ad alzarsi, spiega la lettera, si colloca in una serie di episodi dello stesso tenore, che simboleggiano l’opera che egli è venuto a compiere: dare la possibilità a ogni persona di rialzarsi dallo scoraggiamento, dal fallimento e dal male.
Il progresso tecnologico, il diverso clima culturale, ma soprattutto la pandemia hanno imposto nuovi metodi didattici anche per le facoltà e le università ecclesiastiche: uno fra tutti, l’insegnamento a distanza. Su questo tema è intervenuta la Congregazione per l’educazione cattolica, emanando il 13 maggio una Istruzione per l’applicazione della modalità dell’insegnamento a distanza nelle università/facoltà ecclesiastiche, che è entrata in vigore con l’anno accademico 2021-2022. Il testo ha come riferimento fondamentale la costituzione apostolica Veritas gaudium, promulgata da Francesco il 28 gennaio 2018, in cui già si manifestava un forte interesse per tale modalità «mediata» d’insegnamento, da affiancare a quella classica «in presenza» o da alternare, tramite una modalità «mista», e si concedeva ad alcuni Istituti superiori di scienze religiose di disporre di questa forma. Ora anche facoltà e università ecclesiastiche hanno la possibilità, previa approvazione della Congregazione, di elaborare ordinamenti degli studi in cui una parte dei corsi possa essere svolta da remoto. L’istruzione si pone come obiettivo proprio quello di fornire norme e linee guida per l’applicazione di tale metodo, con una particolare attenzione alle cosiddette «periferie umane». Detto ciò, i firmatari del documento non mancano di precisare l’importanza fondamentale di una didattica in presenza.
Il vasto raggio d’azione della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE; cf. anche Regno-att. 18,2021,552 e infografica a p. 617), che ha lavorato per tre anni, ha avuto due caratterizzazioni principali: la prima è quella di una presidenza, affidata dai vescovi e dai religiosi francesi a Jean-Marc Sauvé, già vicepresidente del Consiglio di stato, caratterizzata dalla più totale autonomia nella scelta dei membri e di come procedere; la seconda è quella d’aver colto l’occasione per un’indagine a campione a livello nazionale che ha fatto percepire come la questione della violenza sui minori riguardi la società intera. Mettendo poi «le vittime al centro del suo lavoro», la CIASE ha «fatto luce» sui dati raccolti; ha rivelato «il lato oscuro» di una vicenda che ha segnato profondamente le vittime e, infine, ha cercato di «dissipare le tenebre» consegnando il 5 ottobre scorso un Rapporto finale contenente 45 raccomandazioni per il futuro della Chiesa in Francia. Pubblichiamo in una nostra traduzione dal francese la sintesi, mentre il rapporto completo è reperibile al link bit.ly/3EqI0Gx.
«Per assicurare la pace e l’unità della nazione si deve porre fine allo status di cui gode l’islam nella nostra Costituzione, imposto in via di fatto». Lo ha dichiarato la Conferenza dei vescovi cattolici della Nigeria in un Memorandum alla Commissione del Senato per la revisione della Costituzione del 1999 della Repubblica federale della Nigeria (come modificata), datato 26-27 maggio 2021 e pubblicato l’11 giugno. Agli occhi dei vescovi del paese più popoloso dell’Africa, la Costituzione del 1999 che ha stabilito la quarta Repubblica e l’avvento della democrazia in Nigeria non è equa, poiché conferisce uno status speciale all’islam pur affermando che non vi è una religione di stato. Attualmente all’interno della federazione adottano la sharia 12 stati su 36: per i vescovi l’applicazione della sharia tramite fondi pubblici equivale all’adozione dell’islam come religione da parte di questi stati. Di conseguenza chiedono che tutti i riferimenti alla sharia e a qualsiasi altra legge discriminatoria o divisiva siano rimossi dalla Costituzione.
In questo paese, nel quale gli attacchi anticristiani si sono moltiplicati negli ultimi anni, nel 2015, secondo l’istituto Pew Research Center (USA), i musulmani rappresentavano il 50% della popolazione contro il 48,1% dei cristiani.