«Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli». Dopo la pubblicazione, il 14 agosto, del Rapporto I del 40° Gran giurì d’indagine nello stato della Pennsylvania (www.attorneygeneral.gov; cf. in questo numero a p. 461) che ha messo in luce molte centinaia di casi di violenza sessuale su minori compiuta da chierici e consacrati nell’arco di 70 anni, il 20 agosto è uscita la risposta di papa Francesco nella forma di una Lettera a tutto il popolo di Dio. In essa con «vergogna e pentimento» il papa riconosce ancora una volta le responsabilità e i ritardi della Chiesa nell’affrontare i casi di violenza – «crimini» – commessi da consacrati e chierici sui minori, individuando la causa nel clericalismo, che «genera una scissione nel corpo ecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo». E si chiede l’impegno di tutta la comunità ecclesiale per «sradicare la cultura dell’abuso».
La pubblicazione, il 20 agosto, della Lettera a tutto il popolo di Dio da parte di papa Francesco è stata seguita, il 21, da un comunicato stampa della Pontificia commissione per la protezione dei minori (www.protectionofminors.va; nostra traduzione dall’inglese).
Il 14 agosto è stato pubblicato il Rapporto del 40° Gran giurì d’indagine nello stato della Pennsylvania, giuria che ha condotto l’investigazione sulle violenze sessuali di chierici su minori a partire dal 1947 nelle diocesi di Harrisburg, Pittsburgh, Allentown, Scranton, Erie e Greensburg. Il documento – a breve distanza dallo shock delle rivelazioni sulla condotta immorale dell’ex arcivescovo di Washington Theodore McCarrick, di cui papa Francesco ha accettato le dimissioni da cardinale il 28 luglio – rivela la diffusione della violenza e la copertura da parte delle autorità ecclesiali. Tra le reazioni della Chiesa cattolica statunitense pubblichiamo, in una nostra traduzione dall’inglese:
– il Comunicato del card. Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), sulla vicenda McCarrick (1 agosto 2018; Origins 48[2018] 13, 16.8.2018, 193s);
– la Dichiarazione di un gruppo di laici cattolici (15 agosto; dailytheology.org; Origins 48[2018]14, 30.8.2018, 220s);
– la Dichiarazione del card. DiNardo circa il piano della USCCB per affrontare la «catastrofe morale» (16 agosto; Origins 48[2018]14, 30.8.2018, 220s);
– la Dichiarazione del card. DiNardo sulla lettera del papa a tutto il popolo di Dio (cf. qui a p. 457; 20 agosto; Origins 48[2018]14, 30.8.2018, 219s);
– il Comunicato del Consiglio nazionale di riesame (28 agosto; www.usccb.org).
Il 40° Gran giurì d’indagine nello stato della Pennsylvania, giuria che ha condotto l’investigazione sulle violenze sessuali di chierici su minori a partire dal 1947 nelle diocesi di Harrisburg, Pittsburgh, Allentown, Scranton, Erie e Greensburg, è stata costituita dal procuratore generale della Pennsylvania Josh Shapiro. Questi il 25 luglio ha scritto a papa Francesco chiedendogli di favorire la pubblicazione del Rapporto, che doveva uscire per la fine di giugno ma era stato impugnato in tribunale (non dai vescovi delle sei diocesi, che hanno pubblicamente sostenuto l’uscita del documento). Ecco la lettera del magistrato (Origins 48[2018] 13, 16.8.2018, 202; nostra traduzione dall’inglese).
«Non posso che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli… recentemente, in una Lettera al popolo di Dio, ho ribadito l’impegno, anzi, un maggiore impegno, per eliminare questo flagello nella Chiesa; a qualsiasi costo, morale e di sofferenza». Il viaggio apostolico di papa Francesco in Irlanda il 25 e 26 agosto aveva come occasione il IX Incontro mondiale delle famiglie, che si è tenuto a Dublino dal 21 al 26 agosto, ma a porre nuovamente al centro dell’attenzione la crisi delle violenze sessuali di membri del clero su minori e della copertura da parte di vescovi hanno concorso sia la meta – un paese dove pochi anni fa la Chiesa cattolica è stata travolta dallo scandalo –, sia il momento – a pochi giorni dalle rivelazioni del Rapporto del Gran giurì della Pennsylvania (cf. a p. 461) e dalla Lettera a tutto il popolo di Dio resa nota dal papa il 20 agosto (cf. qui a p. 457). Tra le difficoltà del viaggio e delle circostanze che la Chiesa cattolica sta vivendo, Francesco ha concluso la visita con un atto penitenziale e un messaggio di speranza: «Gli sconvolgimenti degli ultimi anni hanno messo alla prova la fede tradizionalmente forte del popolo irlandese. Tuttavia hanno anche offerto l’opportunità di un rinnovamento interiore della Chiesa in questo paese e indicato nuovi modi per immaginare la sua vita e la sua missione».
Sulla «splendida regione» del Medio Oriente «si è addensata… una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti». E «c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente». In segno di solidarietà con le Chiese del Medio Oriente, il 7 luglio papa Francesco ha invitato i capi delle Chiese della regione a un pellegrinaggio a Bari, per pregare «uniti, per invocare dal Signore del cielo quella pace che i potenti in terra non sono ancora riusciti a trovare». L’evento, che ha dato spazio a una preghiera ecumenica sul lungomare della città e a un incontro a porte chiuse nella basilica di San Nicola tra i patriarchi partecipanti, aveva come titolo «Su di te sia pace – Cristiani insieme per il Medio Oriente». Dopo il dialogo a porte chiuse, il papa ha chiesto che «chi detiene il potere si ponga finalmente e decisamente al vero servizio della pace e non dei propri interessi», e ha esortato: «Si spalanchi anche in Medio Oriente la strada verso il diritto alla comune cittadinanza, strada per un rinnovato avvenire. Anche i cristiani sono e siano cittadini a pieno titolo, con uguali diritti».
La 70ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (22-25 maggio 2018) ha approvato la revisione delle Norme circa il regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici italiani in materia di nullità matrimoniale, un intervento di aggiornamento resosi necessario per adeguare la precedente disciplina, risalente al 2001, alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio nel Codice di diritto canonico, stabilita dal motu proprio del papa Mitis iudex Dominus Iesus del 15 agosto 2015 sul processo matrimoniale più breve. La nuova disciplina ha ottenuto la recognitio della Santa Sede il 2 marzo, è stata promulgata dal presidente della CEI, il card. Gualtiero Bassetti, con Decreto del 7 giugno ed è entrata in vigore l’11 giugno. La modifica del regime amministrativo dei tribunali ecclesiastici risponde alla volontà dei vescovi di attuare nella prassi giudiziaria le finalità della riforma introdotta da papa Francesco – dalla centralità dell’ufficio del vescovo all’accessibilità, celerità e giustizia dei processi –, coniugando la prossimità alle persone con l’esigenza di assicurare un rigoroso accertamento della verità del vincolo matrimoniale.
«Tutti coloro che in un matrimonio interconfessionale, dopo una verifica matura attraverso un dialogo spirituale con un sacerdote o con una persona incaricata dell’accompagnamento pastorale, sono giunti a discernere in coscienza di condividere la fede della Chiesa cattolica, di dover porre termine a una grave sofferenza spirituale e di dover soddisfare il desiderio dell’eucaristia, potranno accostarsi alla mensa del Signore per ricevere la comunione». È stato pubblicato il 27 giugno sul sito della Conferenza episcopale tedesca il documento Camminare con Cristo – Sulle orme dell’unità. Matrimoni interconfessionali e partecipazione comune all’eucaristia. Linee guida pastorali, che porta la data del 20 febbraio 2018 ed è stato approvato dall’Assemblea plenaria dei vescovi tedeschi il 22 febbraio. Dopo essere stato contestato da 7 vescovi dissidenti, che hanno fatto ricorso alla Santa Sede per delle chiarificazioni dottrinali (per l’intera vicenda cf. Regno-att. 14,2018,388), il documento è infine stato pubblicato non come «documento della Conferenza episcopale» ma come linee guida pastorali (Orientierunsghilfe) nella responsabilità dei singoli vescovi.
«Ci rendiamo conto che nella storia della Chiesa, fino a oggi, le divisioni hanno danneggiato l’unità visibile della Chiesa e minato la credibilità del Vangelo predicato nel mondo… Pertanto la Chiesa… è chiamata a lottare per la più grande unità possibile, come chiede Cristo stesso». È stato pubblicato nell’ottobre 2017, quando per la prima volta si è commemorato ecumenicamente l’anniversario della Riforma nel suo V centenario, il Rapporto della Consulta internazionale Chiesa cattolica - Alleanza evangelicale mondiale (2009-2016) su «Scrittura e Tradizione» e la «Chiesa nella salvezza». Cattolici ed evangelicali esaminano sfide e opportunità. Il Rapporto conclude la fase 2009-2016 del dialogo tra il dicastero della Santa Sede per l’ecumenismo e il massimo organismo rappresentativo di quella galassia di Chiese evangelicali, che fino a pochissimi decenni fa venivano chiamate «sette». Il testo, che «non è una dichiarazione autoritativa né della Chiesa cattolica né dell’Alleanza evangelicale mondiale» ma un documento di studio, evidenzia le convergenze sul sola Scriptura e sul ruolo della Chiesa nella salvezza, ma anche le questioni sensibili rimaste da chiarire, in un atteggiamento fraterno e non più di contrapposizione.
«La religione è parte integrante della civiltà umana. Tutelare la libertà di credo religioso, gestire in maniera adeguata le relazioni religiose e adattarle ai nostri tempi e limitare e frenare l’estremismo religioso sono compiti comuni a tutti i paesi del mondo». Tuttavia «le religioni in Cina devono essere cinesi nell’orientamento» e si devono «adattare alla società socialista» sotto la guida del Partito comunista cinese. Sono i principi ispiratori del Libro bianco su Politiche e pratiche della Cina sulla protezione della libertà di credo religioso, presentato il 4 aprile 2018 dall’Ufficio d’informazione del Consiglio di stato della Repubblica popolare cinese, a 20 anni dal precedente Libro bianco sulle religioni, che era del 1997 (cf. Regno-doc. 3,1998,131). In sostanza il nuovo Libro bianco conferma le politiche del presidente Xi Jinping nei confronti delle religioni presenti in Cina, cercando al tempo stesso di mitigare le preoccupazioni della comunità internazionale sul trattamento delle questioni religiose da parte del governo, in particolare in vista di un possibile accordo con la Santa Sede sulla nomina dei vescovi.