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Documenti, 7/2008

Anche a Bologna una «scelta educativa»

M.E. G.
Il Documento-base che il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha presentato alla diocesi a fine gennaio – La scelta educativa nella Chiesa di Bologna – è il primo frutto delle riflessioni condotte sul tema dal presbiterio diocesano nel corso della «tre giorni» tenuta nel settembre 2007 e dal Consiglio pastorale diocesano. Di tale testo proponiamo alcuni stralci, che danno il tono della metodologia di fondo che il cardinale intende proporre (opuscolo, EDB, Bologna 2008; ndr).

Chiara, dimora in Dio. Un'intrepida e profetica fede: lettera di Benedetto XVI

Benedetto XVI, T. card. Bertone
«Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Il 14 marzo scorso si è spenta a 88 anni Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari (cf. Regno-att. 6,2008,209s). La commossa omelia funebre, pronunciata dal card. Tarcisio Bertone assieme al messaggio di Benedetto XVI il 18 marzo, ha riportato le oltre 20 mila persone riunite a Roma per le esequie al fecondo impegno della «generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai “segni dei tempi”». La Lubich, donna generatrice di amore, si è sempre dedicata «ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori» e a suscitare «persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano “l’amore – unità” facendo di sé stessi, delle loro case, del loro lavoro un “focolare” dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto ». Il suo profilo è stato così tratteggiato grazie alla sua opera di accoglimento del Vangelo, di «coraggiosa apertura ecumenica» e di «ricerca di dialogo con le religioni».

Chiara, dimora in Dio: Benedetto XVI e il card. Bertone in occasione delle esequie di Chiara Lubich

Benedetto XVI e T. card. Bertone
«Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Il 14 marzo scorso si è spenta a 88 anni Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari (cf. Regno-att. 6,2008,209s). La commossa omelia funebre, pronunciata dal card. Tarcisio Bertone assieme al messaggio di Benedetto XVI il 18 marzo, ha riportato le oltre 20 mila persone riunite a Roma per le esequie al fecondo impegno della «generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai “segni dei tempi”». La Lubich, donna generatrice di amore, si è sempre dedicata «ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori» e a suscitare «persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano “l’amore – unità” facendo di sé stessi, delle loro case, del loro lavoro un “focolare” dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto ». Il suo profilo è stato così tratteggiato grazie alla sua opera di accoglimento del Vangelo, di «coraggiosa apertura ecumenica» e di «ricerca di dialogo con le religioni».

Chiara, dimora in Dio. La vita di Chiara: un canto a Dio amore: omelia del card. Tarciso Bertone

Benedetto XVI, T. card. Bertone
«Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui». Il 14 marzo scorso si è spenta a 88 anni Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari (cf. Regno-att. 6,2008,209s). La commossa omelia funebre, pronunciata dal card. Tarcisio Bertone assieme al messaggio di Benedetto XVI il 18 marzo, ha riportato le oltre 20 mila persone riunite a Roma per le esequie al fecondo impegno della «generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai “segni dei tempi”». La Lubich, donna generatrice di amore, si è sempre dedicata «ad accendere il fuoco dell’amore di Dio nei cuori» e a suscitare «persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell’unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano “l’amore – unità” facendo di sé stessi, delle loro case, del loro lavoro un “focolare” dove ardendo l’amore diventa contagioso e incendia quanto sta accanto ». Il suo profilo è stato così tratteggiato grazie alla sua opera di accoglimento del Vangelo, di «coraggiosa apertura ecumenica» e di «ricerca di dialogo con le religioni».

Un battesimo non valido. Risposte dalla congregazione per la dottrina della fede

W. card. Levada e A. Amato
Le due formule del battesimo (originariamente in inglese, qui tradotte in italiano): «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Redentore, e del Santificatore» e «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Liberatore, e del Sostenitore», provenienti «dalla cosiddetta teologia femminista per evitare di dire Padre e Figlio, ritenute parole maschiliste», sono nulle. Lo ha affermato, il 1° febbraio scorso, la Congregazione per la dottrina della fede. Le risposte ai due quesiti, infatti, attestano «implicitamente che le persone che sono state battezzate o saranno battezzate nell’avvenire con le formule in questione in realtà non sono battezzate» (così il card. U. Navarrete su L’Osservatore romano, 1.3.2008, 6). L’articolo di Antonio Miralles, comparso su L’Osservatore romano accanto alle «Risposte» della Congregazione, così le commenta: «La Chiesa non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito. Perciò è invalido, perché non rispetta la volontà di Cristo, ogni battesimo che non contenga l’invocazione della santissima Trinità con l’espressione distinta delle tre persone con i rispettivi nomi».

Un battesimo non valido. Il comando di Cristo: commento de L'Osservatore romano

A. Miralles
Le due formule del battesimo (originariamente in inglese, qui tradotte in italiano): «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Redentore, e del Santificatore» e «Io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Liberatore, e del Sostenitore», provenienti «dalla cosiddetta teologia femminista per evitare di dire Padre e Figlio, ritenute parole maschiliste», sono nulle. Lo ha affermato, il 1° febbraio scorso, la Congregazione per la dottrina della fede. Le risposte ai due quesiti, infatti, attestano «implicitamente che le persone che sono state battezzate o saranno battezzate nell’avvenire con le formule in questione in realtà non sono battezzate» (così il card. U. Navarrete su L’Osservatore romano, 1.3.2008, 6). L’articolo di Antonio Miralles, comparso su L’Osservatore romano accanto alle «Risposte» della Congregazione, così le commenta: «La Chiesa non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito. Perciò è invalido, perché non rispetta la volontà di Cristo, ogni battesimo che non contenga l’invocazione della santissima Trinità con l’espressione distinta delle tre persone con i rispettivi nomi».

Le liturgie del papa. Mons. P. Marini: vent'anni alla guida delle celebrazioni liturgiche pontificie

P. Marini
«Con il suo entusiasmo pastorale per l’evangelizzazione» Giovanni Paolo II «è diventato per la Chiesa l’interprete più autorevole della liturgia voluta dal Concilio»; grazie alla liturgia, «la Chiesa ha saputo sottolineare maggiormente la sua unità e la sua cattolicità». Nel terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II e dell’elezione di Benedetto XVI, proponiamo questa conferenza di mons. Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche del sommo pontefice dal 1987 al 2007, tenuta all’Institut catholique di Parigi il 28 novembre scorso per la presentazione del suo recente volume Cérémoniaire des Papes (Bayard, Paris 2007). Illustrando «L’impatto delle celebrazioni pontificie sulla vita liturgica delle Chiese locali», il testo di mons. Marini ripercorre le recenti grandi celebrazioni pontificie, svoltesi sia a Roma sia, soprattutto, ai quattro angoli del mondo grazie al moltiplicarsi dei viaggi dei papi, ponendo l’accento su «due aspetti che più di altri, manifestano il servizio della comunione alla quale è chiamato il vescovo di Roma: l’adattamento e l’inculturazione, da un lato, e i rapporti ecumenici, dall’altro».

La Chiesa e i media: chiarezza e simpatia. Lectio magistralis del card. Ruini

C. card. Ruini
«Mi sono reso conto ben presto della necessità, per la Chiesa stessa, di migliorare e sviluppare le proprie capacità di essere presente nel mondo dei media», e insieme della «sproporzione che esisteva, e che anche oggi non è del tutto superata, tra la presenza capillare» della Chiesa italiana nel vissuto quotidiano della gente e «il suo rilievo assai minore nella “cultura pubblica” e nella comunicazione sociale». Insignito dalla Pontificia università della Santa Croce del dottorato honoris causa in Comunicazione sociale istituzionale, il card. Camillo Ruini, vicario del papa per la città di Roma, ha partecipato alla cerimonia, il 9 aprile scorso, pronunciando una «piccola lectio» che ripercorre come egli, nei vent’anni trascorsi ai vertici della CEI, abbia chiaramente collocato la questione del rapporto tra Chiesa italiana e comunicazione sociale all’interno di quello tra Vangelo e cultura. Da questa impostazione è discesa poi la proposta e l’attuazione di quel «progetto culturale orientato in senso cristiano» di cui egli è tuttora, anche formalmente, alla guida.

Chiesa e ruolo pubblico in Africa: card. P. Pengo, arcivescovo di Dar es Salaam e presidente SCEAM

P. card. Pengo
In occasione della conferenza internazionale «Giustizia per i poveri», organizzata a Johannesburg (Sudafrica) l’8-9 febbraio scorso da Misereor – l’organismo di cooperazione della Conferenza episcopale tedesca – per il proprio 50° anniversario, il card. Polycarp Pengo, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SCEAM) dal gennaio 2007, ha tenuto la relazione «Giustizia per i poveri in Africa. Sfide ed esperienze». A fronte del fatto che «il continente subisce decisioni prese altrove»; che «la globalizzazione offre opportunità», ma un’ampia fetta di africani rimane alla «sopravvivenza»; che gli interventi militari di pacificazione dei conflitti africani hanno tempi di realizzazione molto più lunghi che altrove; che vi è un’«emergente dipendenza dall’Oriente», lo SCEAM vuole «portare la voce dell’Africa nella Chiesa universale» perché quest’ultima possa meglio promuovere la causa africana nel «mondo laico». Ecco alcuni dei mezzi che il cardinale individua: il rafforzamento del dialogo con le istituzioni dell’Unione Africana; la preparazione di una classe dirigente preoccupata del bene comune; il potenziamento delle commissioni Giustizia e pace; e, non ultima, la preparazione del secondo sinodo continentale, che si terrà a Roma nell’ottobre del 2009.

Africa: guarigione delle memorie: Barthélemy Adoukonou, segretario generale della CERAO

B. Adoukonou
«La legge del silenzio ha regnato a lungo sulla tratta dei neri e sullo schiavismo» anche nella Chiesa. Solo con Giovanni Paolo II (1985) è stata formulata una richiesta di perdono per lo schiavismo, poi ripresa nel giubileo del 2000 e infine portata a compimento dall’episcopato africano a Gorée nel 2003 (cf. Regno-doc. 21,2003,693ss). Non si tratta però di rivendicare solamente un diritto calpestato, presupposto in base al quale operano i tribunali dell’ONU o le commissioni verità e riconciliazione, ma di assumere un «paradigma storico» plurale dove i neri sono sia vittime sia carnefici e che sia in grado di liberare anche dalle schiavitù attuali. Lo sostiene padre Adoukonou, segretario generale della Conferenza episcopale regionale dell’Africa occidentale francofona (CERAO), nella sua relazione – Riconciliazione e guarigione delle memorie – al II seminario del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (13-18.11.2007, Cape Coast, Ghana), organizzato in occasione del 200° anniversario della fine della schiavitù in Africa, intitolata «“Conosco le sofferenze del mio popolo” (Es 3,7). La schiavitù e le nuove schiavitù» (per quello del 2004 cf. Regno-att. 20,2004,680).

È il momento di sciogliere le vele: lettera pastorale di M. Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme

M. Sabbah
«La Chiesa di Gerusalemme è la Chiesa madre, è piccola ed esposta alle difficoltà, è sempre sulla croce...». Mons. Michel Sabbah, dal 1987 patriarca latino di Gerusalemme (il primo di origine araba), lascia per ragioni di età il ministero pastorale, dopo essere stato per tanti anni la figura-simbolo dell’impegno della Chiesa per una soluzione del conflitto israelo-palestinese capace di coniugare la giustizia e la pace. Più che un bilancio del lavoro compiuto (cf. il riquadro a p. 232), la lettera pastorale con cui si congeda presenta la «fotografia» dello stato attuale del Patriarcato latino da consegnare al successore, il coadiutore mons. Fouad Twal, non ancora insediatosi. Ma il tema della giustizia e della pace è ancora una volta quello che emerge con più forza: pur nella consapevolezza che «in una terra di Dio, soltanto le vie di Dio porteranno a una soluzione del conflitto. La violenza degli uomini, dei più forti o dei più deboli, non è la via normale o efficace per giungere alla pace. Nella terra di Dio la pace sarà un dono di Dio» (n. 13).

Cattolici in Siria: legge sullo statuto personale delle confessioni cattoliche

B. Al-Assad
«Le Chiese orientali cattoliche in Siria hanno accolto con grande gioia il codice sullo statuto personale delle confessioni cattoliche. (…) È questo un fatto storico da valorizzare sotto tanti aspetti: sia per il continuo rispetto mostrato dal governo siriano verso la libertà religiosa, sia per la sollecitudine pastorale e giuridica verso le comunità cristiane in Siria» (Regno-att. 4,2008,136). Della recente legge (n. 31), approvata meno di due anni fa (18.6.2006) e subito entrata in vigore, proponiamo gli articoli che riguardano la famiglia, le relazioni tra i membri della famiglia (1-213) e alcuni (277-282) riguardanti la materia del processo. La legge è tuttavia più ampia: tratta dei beni temporali della Chiesa (artt. 214-266), con una ripresa dei cann. 1007-1051 del Codice dei canoni delle Chiese orientali (CCEO), in qualche caso leggermente modificati per poter essere applicati nel contesto locale; dei luoghi sacri (artt. 267-270); delle cause concernenti le dottrine religiose e le cause contenziose dei chierici (artt. 271-276); e dei processi (artt. 283-565), riprendendo i cann. 1056-1384 del CCEO. In appendice alla legge, poi, sono stati collocati i cann. 776- 866 del CCEO sul matrimonio.

Un altro cristiano

M. C. Allam, A. Ali Nayed, G. M. Vian e F. Lombardi
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.

Un altro cristiano. Accolti senza differenze: dichiarazione di p. Lombardi

F. Lombardi
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.

Un altro cristiano. La mia scelta: lettera di Allam al Corriere della sera

M. C. Allam
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.

Un altro cristiano. Un infelice episodio: nota del prof. Nayed

A. Ali Nayed
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.

Un altro cristiano. Libertà religiosa e dialogo: editoriale del prof. Vian

G. M. Vian
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.

Un altro cristiano. Il dialogo continua: Osservazioni di p. Lombardi circa la nota del prof. Nayed

F. Lombardi
«Buona Pasqua a tutti: ricevere il battesimo dal papa nel giorno della risurrezione è il dono più grande della vita!». Sono le parole di Magdi Cristiano Allam, vicedirettore ad personam del Corriere della sera, inviate al quotidiano il 23 marzo scorso in occasione del suo battesimo, celebrato da Benedetto XVI durante la solenne veglia pasquale in San Pietro. Insieme alla sobria dichiarazione del direttore della Sala stampa della Santa Sede sono state le prime battute di un dibattito che si è aperto sulla tutela dei convertiti dalla fede musulmana a quella cristiana, sulle dinamiche di tali conversioni e, in generale, sui rapporti tra cristianesimo e islam. Riportiamo i contributi istituzionali: del prof. Aref Ali Nayed, direttore del Royal islamic strategic studies center e promotore della lettera aperta delle 138 guide religiose musulmane (cf. Regno-doc. 19,2007,588ss); del prof. Giovanni Maria Vian, direttore de L’Osservatore romano e di p. Federico Lombardi ai microfoni di Radio vaticana.