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Documenti, 13/2007

Alla Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese

Benedetto XVI
«Da una parte, un profondo affetto spirituale per tutti i cattolici in Cina e una cordiale stima per il popolo cinese e, dall’altra parte, un fervido richiamo ai perenni principi della tradizione cattolica e del concilio Vaticano II in campo ecclesiologico». Con queste parole una dichiarazione della Sala stampa della Santa Sede ha accompagnato la pubblicazione, il 30 giugno scorso, dell’attesa Lettera di Benedetto XVI ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate e ai fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese, a sua volta corredata da un’ampia Nota esplicativa che ne illustra il contesto storico e politico. «La lettera – precisa la dichiarazione – è diretta alla Chiesa in Cina e tratta questioni eminentemente religiose, rispondendo a precisi quesiti che vengono posti da tempo alla Santa Sede da parte di vescovi e di sacerdoti cinesi. Non è, quindi, un documento politico né, molto meno, vuole essere un atto d’accusa contro le autorità governative, pur non potendo ignorare le note difficoltà che la Chiesa in Cina deve affrontare quotidianamente».

Alla Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese. Lettera del papa

Benedetto XVI
Lettera ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate  e ai fedeli laici Alla Chiesa cattolica nella Repubblica  popolare cinese �Da una parte, un profondo affetto spirituale per tutti i cattolici in Cina e una cordiale stima per il popolo cinese e, dall�altra parte, un fervido richiamo ai perenni principi della tradizione cattolica e del concilio Vaticano II...

Alla Chiesa cattolica nella Repubblica popolare cinese. Nota esplicativa

Lettera ai vescovi, ai presbiteri, alle persone consacrate  e ai fedeli laici Alla Chiesa cattolica nella Repubblica  popolare cinese �Da una parte, un profondo affetto spirituale per tutti i cattolici in Cina e una cordiale stima per il popolo cinese e, dall�altra parte, un fervido richiamo ai perenni principi della tradizione cattolica e del concilio Vaticano II...

Francesco parla ai giovani. Ad Assisi per l'ottavo centenario della conversione di san Francesco

Benedetto XVI
«San Francesco parla a tutti, ma so che ha proprio per voi giovani un’attrazione speciale». Il desiderio di felicità espresso nel divertimento, la ricerca dell’originalità, la sete di avventura sono tratti spiccati e, per certi aspetti, moderni della forte personalità del santo di Assisi, come viene descritta prima della conversione, nel 1207. Parlando ai giovani il 17 giugno, nel corso della visita pastorale compiuta ad Assisi per l’ottavo centenario della conversione di san Francesco, Benedetto XVI intravede questi segni come caratterizzanti anche oggi l’età giovanile, ed elementi vitali e positivi da cui, come per Francesco, può nascere l’incontro con la voce di Cristo e la conversione. E di qui generosità nel servizio degli ultimi, amore per la Chiesa, incanto di fronte al creato, impegno e testimonianza per la pace e il dialogo fra le religioni. Proprio su quest’ultimo tema, poi, la rilevanza simbolica assunta dallo «spirito di Assisi» a partire dal 1986, anno nel quale Giovanni Paolo II vi convocò i rappresentanti delle religioni mondiali per un incontro di preghiera, è stata confermata e riproposta da Benedetto XVI nel corso della visita in diversi passaggi, sui quali si veda il riquadro a p. 402.

Lo "spirito di Assisi": dialogo e pace

Benedetto XVI
Il nome di Assisi è legato a doppio filo al tema della pace e del dialogo interreligioso, da quando nel 1986 Giovanni Paolo II ebbe l’«intuizione profetica» dello stretto collegamento tra i due elementi, e vi convocò la prima giornata mondiale di preghiera per la pace, che riunì i rappresentanti di quasi tutte le religioni del mondo. Nel corso della sua visita ad Assisi il 17 giugno Benedetto XVI, come già in occasione del 20° anniversario dell’evento (cf. Regno-doc. 17,2006,549), ha confermato e riproposto il valore di quel «momento di grazia», con due personali sottolineature: da un lato circa la necessità di ricollocare il dialogo nella «garanzia di autenticità cristiana» rappresentata da san Francesco, in modo «da respingere a priori qualunque interpretazione di indifferentismo religioso»; e dall’altro circa la drammatica situazione di guerra della Terra santa e dell’intero Medio Oriente. Pubblichiamo i passi corrispondenti tratti dai discorsi del papa (www.vatican.va).

Orientamenti per la pastorale della strada

Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti
Carità, prudenza, giustizia e speranza: sono queste le virtù cristiane che un buon conducente dovrebbe perseguire tutte le volte che si trova alla guida o utilizza i mezzi pubblici. È quanto afferma il Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti nel documento Orientamenti per la pastorale della strada, reso pubblico il 19 giugno scorso. La prima parte, quella che ha avuto maggiore eco sui mass media, è dedicata agli utenti della strada; ma un’ampia trattazione è riservata anche ad altri soggetti, portatori di una vera e propria emergenza sociale e pastorale: le donne sfruttate a causa della prostituzione e i loro «clienti»; i ragazzi di strada, che costituiscono una delle sfide più inquietanti del nostro secolo per la Chiesa e per la società civile e politica, e le persone senza fissa dimora (clochard), uno dei tanti volti della povertà nel mondo odierno. L’obiettivo dell’intervento è che «sia avviata, laddove ancora non esiste, e rafforzata, laddove invece è già operante, una pastorale specifica» (intervento di mons. A. Marchetto in conferenza stampa).

Testimoni del grande "sì" di Dio all'uomo. Nota pastorale dopo il IV Convegno ecclesiale nazionale

Conferenza episcopale italiana (CEI)
Il nostro paese costituisce «un terreno assai favorevole per la testimonianza cristiana». L’affermazione di Benedetto XVI avvia lo sviluppo della Nota pastorale della Conferenza episcopale italiana dopo il convegno di Verona (cf. Regno-att. 18,2006,589s e 601s; Regno-doc. 19, 2006,601), approvata nella 57a Assemblea generale (maggio 2007) e pubblicata il 29 giugno (cf. Regno-att. 12,2007,381). In corrispondenza all’indicazione del papa vi è la consapevolezza del «carattere popolare del cattolicesimo italiano, ben diverso da un “cristianesimo minimo” o da una “religione civile”», simile piuttosto «una vita ispirata dall’amore di Dio, da cui nessuno è escluso». I temi di maggiore originalità del convegno vengono elencati e sottolineati: dal tema della speranza al «grande sì» della fede, dal lavoro degli ambiti (vita affettiva, lavoro e festa, fragilità, tradizione, cittadinanza) al compito di elaborazione culturale, dalla sfida antropologica alla centralità della persona. Più proiettato al futuro è l’impegno educativo: «Ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi».

Insieme per educare

Tavolo interassociativo nazionale sull'educazione
L'idea di costituire un «Tavolo interassociativo nazionale» che ponesse a confronto permanente quelle aggregazioni laicali da sempre in prima linea sui temi dell’educazione – specialmente delle giovani generazioni – è stato uno dei primi frutti del Convegno ecclesiale di Verona. Essa ha preso forma in un primo incontro nazionale, che si è tenuto a Roma dall’11 al 13 maggio scorsi, sul tema «L’educazione? Una sfida da vincere insieme». Riproduciamo qui l’appello finale sottoscritto dalle associazioni presenti (cf. Regno-att. 10,2007,292).

Sinodo come liturgia

G. Alberigo
«A quasi mezzo secolo dalla conclusione del Vaticano II, occorre riconoscere che la conciliarità ha ottenuto maggiori consensi a livello dottrinale che istituzionale e, tanto meno, ha inciso sulla vita delle comunità. Infatti quasi tutte le forme di organizzazione delle Chiese cristiane provano difficoltà e resistenze a darsi istanze stabili di comunione e di partecipazione generalizzata, alle quali sia riconosciuta anche un’effettiva, operante autorità decisionale». L’ultimo testo del prof. Giuseppe Alberigo, segretario dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna scomparso lo scorso 15 giugno, ricapitola con vigore, acribia e accorata partecipazione una vita a servizio degli studi sulla storia della Chiesa. L’allievo di Hubert Jedin e Delio Cantimori lascia come testamento alla Chiesa in generale e ai propri collaboratori un compito: la ricerca sul rapporto tra momento eucaristico-sacramentale dell’assemblea liturgica e momento sinodale della vita ecclesiale. Tale prospettiva potrebbe portare – riprendendo le parole dell’amico e fondatore dell’Istituto, Giuseppe Dossetti, – ad «applicazioni probabilmente estremamente avanzate… e che ridaranno veramente un vero e proprio carattere assembleare alla Chiesa e alla celebrazione dell’eucaristia».