Documenti, 13/2007, 01/07/2007, pag. 443
Sinodo come liturgia
«A quasi mezzo secolo dalla conclusione del Vaticano II, occorre riconoscere che la conciliarità ha ottenuto maggiori consensi a livello dottrinale che istituzionale e, tanto meno, ha inciso sulla vita delle comunità. Infatti quasi tutte le forme di organizzazione delle Chiese cristiane provano difficoltà e resistenze a darsi istanze stabili di comunione e di partecipazione generalizzata, alle quali sia riconosciuta anche un’effettiva, operante autorità decisionale». L’ultimo testo del prof. Giuseppe Alberigo, segretario dell’Istituto per le scienze religiose di Bologna scomparso lo scorso 15 giugno, ricapitola con vigore, acribia e accorata partecipazione una vita a servizio degli studi sulla storia della Chiesa. L’allievo di Hubert Jedin e Delio Cantimori lascia come testamento alla Chiesa in generale e ai propri collaboratori un compito: la ricerca sul rapporto tra momento eucaristico-sacramentale dell’assemblea liturgica e momento sinodale della vita ecclesiale. Tale prospettiva potrebbe portare – riprendendo le parole dell’amico e fondatore dell’Istituto, Giuseppe Dossetti, – ad «applicazioni probabilmente estremamente avanzate… e che ridaranno veramente un vero e proprio carattere assembleare alla Chiesa e alla celebrazione dell’eucaristia».
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