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Documenti, 9/2006

Fama di santità e vero martirio

Benedetto XVI - Lettera alla Congregazione delle cause dei santi
«Non si potrà iniziare una causa di beatificazione e canonizzazione se manca una comprovata fama di santità»; «la prassi ininterrotta della Chiesa stabilisce la necessità di un miracolo fisico, non bastando un miracolo morale», e per parlare di «vero martirio» è necessario che «affiori, direttamente o indirettamente, pur sempre in modo moralmente certo, l’odium fidei del persecutore». Con grande chiarezza, rivolgendosi con una lettera alla sessione plenaria della Congregazione delle cause dei santi, Benedetto XVI amplia la sua precedente decisione di rendere più visibile, nelle celebrazioni, la distinzione tra beatificazioni e canonizzazioni (le conseguenti disposizioni della Congregazione in Regno-doc. 5,2006,164) e puntualizza alcuni criteri in merito alle cause che verranno istruite da oggi in poi. La prima raccomandazione, a proposito della «fama di santità», rientra nell’intento di «salvaguardare la serietà delle investigazioni che si svolgono nelle inchieste diocesane sulle virtù dei servi di Dio», che saranno prossimamente oggetto di un’istruzione della Congregazione stessa.

A servizio della Chiesa

Benedetto XVI nell'anno giubilare della Compagnia di Gesù
L’occasione celebrativa per il 450° della morte di sant’ Ignazio di Loyola, il 500° della nascita di san Francesco Saverio e il 500° della nascita del beato Pietro Fabro ha motivato il pellegrinaggio dei gesuiti a Roma il 22 aprile, con una messa in San Pietro presieduta dal segretario di stato, card. Angelo Sodano, e il successivo incontro con Benedetto XVI. Nell’omelia il cardinale ha ricordato il dovere del ringraziamento per il carisma di Ignazio e la testimonianza dei suoi compagni. Il papa ha sottolineato il «carattere ecclesiale» specifico della Compagnia di Gesù e i decisivi compiti del suo impegno pastorale: l’impegno culturale, «il dialogo con la cultura moderna», la formazione dei giovani. L’assenza di osservazioni critiche e la frequenza dei contatti fra Benedetto XVI e la Compagnia di Gesù (incontro con i padri della Civiltà cattolica il 17 febbrario, la visita alla Radio vaticana il 3 marzo e la lettera per le celebrazioni in onore di san Francesco Saverio il 1 aprile) danno luce alla lettera di p. P.H. Kolvenbach, proposito generale, per l’indizione della 35° Congregazione generale.

I nostri padri e fondatori

Benedetto XVI nell'anno giubilare della Compagnia di Gesù
L’occasione celebrativa per il 450° della morte di sant’ Ignazio di Loyola, il 500° della nascita di san Francesco Saverio e il 500° della nascita del beato Pietro Fabro ha motivato il pellegrinaggio dei gesuiti a Roma il 22 aprile, con una messa in San Pietro presieduta dal segretario di stato, card. Angelo Sodano, e il successivo incontro con Benedetto XVI. Nell’omelia il cardinale ha ricordato il dovere del ringraziamento per il carisma di Ignazio e la testimonianza dei suoi compagni. Il papa ha sottolineato il «carattere ecclesiale» specifico della Compagnia di Gesù e i decisivi compiti del suo impegno pastorale: l’impegno culturale, «il dialogo con la cultura moderna», la formazione dei giovani. L’assenza di osservazioni critiche e la frequenza dei contatti fra Benedetto XVI e la Compagnia di Gesù (incontro con i padri della Civiltà cattolica il 17 febbrario, la visita alla Radio vaticana il 3 marzo e la lettera per le celebrazioni in onore di san Francesco Saverio il 1 aprile) danno luce alla lettera di p. P.H. Kolvenbach, proposito generale, per l’indizione della 35° Congregazione generale.

A tutta la Compagnia

P.-H. Kolvenbach
Con questa lettera inviata a tutti i membri dell’ordine, il preposito generale della Compagnia di Gesù P.H. Kolvenbach convoca la 35° Congregazione generale, chiamata a eleggere il suo successore (stampa da files in nostro possesso; nostra traduzione dallo spagnolo). Cf. Regno-att. 4,2006,95.

Per la famiglia ignaziana

Omelia del card. Sodano
L’occasione celebrativa per il 450° della morte di sant’ Ignazio di Loyola, il 500° della nascita di san Francesco Saverio e il 500° della nascita del beato Pietro Fabro ha motivato il pellegrinaggio dei gesuiti a Roma il 22 aprile, con una messa in San Pietro presieduta dal segretario di stato, card. Angelo Sodano, e il successivo incontro con Benedetto XVI. Nell’omelia il cardinale ha ricordato il dovere del ringraziamento per il carisma di Ignazio e la testimonianza dei suoi compagni. Il papa ha sottolineato il «carattere ecclesiale» specifico della Compagnia di Gesù e i decisivi compiti del suo impegno pastorale: l’impegno culturale, «il dialogo con la cultura moderna», la formazione dei giovani. L’assenza di osservazioni critiche e la frequenza dei contatti fra Benedetto XVI e la Compagnia di Gesù (incontro con i padri della Civiltà cattolica il 17 febbrario, la visita alla Radio vaticana il 3 marzo e la lettera per le celebrazioni in onore di san Francesco Saverio il 1 aprile) danno luce alla lettera di p. P.H. Kolvenbach, proposito generale, per l’indizione della 35° Congregazione generale.

Un di più di responsabilità

Riflessioni pastorali dei vescovi lombardi dopo le elezioni 2006
Letteralmente una richiesta di maggiore responsabilità al ceto politico: è il contenuto di questa riflessione pastorale che i vescovi della Lombardia propongono dopo le elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006. La salvaguardia della comunione ecclesiale di fronte «alle forte tensioni» e a «qualche divisione» emersa nel confronto politico pre e post elettorale; e l’affievolimento della ricerca di ciò che unisce sono le preoccupazioni principali. Dicono i vescovi: «Dobbiamo sentirci impegnati a promuovere una azione educativa… capace di aiutare tutti alla comune condivisione dei medesimi principi ispirati alla retta ragione e al Vangelo e, insieme, al rispetto delle posizioni e delle scelte pratiche di ciascuno». C’è infatti qualcosa di più profondo che già unisce e che deve ancor più unire il paese: «è la necessità e la volontà di trovare soluzioni ai problemi che agitano la vita delle persone e della nazione e che tutti sentono come urgenti».

La nostra missione a Parigi

Mons. André Vingt-Trois
«La Chiesa deve essere missionaria o non sarà più niente in questo mondo». E non si tratta di «un problema di diffusione o di reclutamento (…). Penso alla realtà della nostra fede». È a partire da questo criterio interpretativo che mons. Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, ha presentato un discorso programmatico il 3 dicembre scorso ai 1.600 delegati provenienti da 106 parrocchie della città al termine di un’ampia visita pastorale che inaugurava il suo ministero, iniziato nel febbraio 2005 come successore del card. Lustiger. Stabilire un criterio generale è necessario visto che stiamo «assistendo alla scomparsa di un certo numero di forme di vita cristiana o di attività» e che il personale ecclesiastico e laico è in calo. La preoccupazione di mantenere l’esistente rischia, infatti, da un lato di far diventare la parrocchia «una sorta di supermercato della spiritualità», dove le poche persone che vi lavorano si sentono per di più inadeguate; dall’altro di nascondere il fatto che vi sono già intere generazioni di persone che non hanno mai avuto un contatto con la fede: chi dunque si preoccuperà di «raggiungere le situazioni umane di coloro che non ci fanno più nessuna domanda»?

Chiediamo perdono

Mons. Michel Santier all'Assemblea diocesana del Sinodo della Vandea
Una consultazione dal basso occasionata dal Sinodo della Vandea, in cui molti si sono dichiarati «vittime di ferite da parte della Chiesa e di chi vi appartiene», e il modello offerto da Giovanni Paolo II in occasione del giubileo, quando, ai piedi della croce, chiese perdono «per le controtestimonianze offerte dalla Chiesa nei diversi periodi della storia», hanno suggerito al vescovo di Luçon, mons. Santier, di compiere e di far compiere all’Assemblea diocesana, riunita il 2 aprile scorso, un «gesto di pentimento». Al centro dell’esame di coscienza della Chiesa vandeana si trova soprattutto la propria severità di giudizio, che ha fatto sì che quella comunità ecclesiale, forte della condizione maggioritaria, sia apparsa nel passato «troppo prepotente nel voler imporre i suoi punti di vista». Forte del perdono di Cristo che «può unire gli uomini», essa invece saprà imparare, conclude il vescovo, a porsi «come credenti in un mondo secolarizzato».

I giudizi che ci hanno diviso

Mons. Michel Santier all'Assemblea diocesana del Sinodo della Vandea
Una consultazione dal basso occasionata dal Sinodo della Vandea, in cui molti si sono dichiarati «vittime di ferite da parte della Chiesa e di chi vi appartiene», e il modello offerto da Giovanni Paolo II in occasione del giubileo, quando, ai piedi della croce, chiese perdono «per le controtestimonianze offerte dalla Chiesa nei diversi periodi della storia», hanno suggerito al vescovo di Luçon, mons. Santier, di compiere e di far compiere all’Assemblea diocesana, riunita il 2 aprile scorso, un «gesto di pentimento». Al centro dell’esame di coscienza della Chiesa vandeana si trova soprattutto la propria severità di giudizio, che ha fatto sì che quella comunità ecclesiale, forte della condizione maggioritaria, sia apparsa nel passato «troppo prepotente nel voler imporre i suoi punti di vista». Forte del perdono di Cristo che «può unire gli uomini», essa invece saprà imparare, conclude il vescovo, a porsi «come credenti in un mondo secolarizzato».

Preghiera di pentimento

Assemblea diocesana del Sinodo della Vandea
Una consultazione dal basso occasionata dal Sinodo della Vandea, in cui molti si sono dichiarati «vittime di ferite da parte della Chiesa e di chi vi appartiene», e il modello offerto da Giovanni Paolo II in occasione del giubileo, quando, ai piedi della croce, chiese perdono «per le controtestimonianze offerte dalla Chiesa nei diversi periodi della storia», hanno suggerito al vescovo di Luçon, mons. Santier, di compiere e di far compiere all’Assemblea diocesana, riunita il 2 aprile scorso, un «gesto di pentimento». Al centro dell’esame di coscienza della Chiesa vandeana si trova soprattutto la propria severità di giudizio, che ha fatto sì che quella comunità ecclesiale, forte della condizione maggioritaria, sia apparsa nel passato «troppo prepotente nel voler imporre i suoi punti di vista». Forte del perdono di Cristo che «può unire gli uomini», essa invece saprà imparare, conclude il vescovo, a porsi «come credenti in un mondo secolarizzato».

In fin di vita

Assemblea dei vescovi cattolici del Québec
«Finché ci saranno persone che, con lo spirito del buon samaritano, si prenderanno cura dei feriti della vita, non ci sarà motivo di disperare per le sorti della nostra società. Perché il fatto di riconoscere così, concretamente, la dignità dell’essere umano, rappresenta la base più solida di ogni comunità». L’icona biblica del buon samaritano guida i vescovi del Québec in questa riflessione sui malati terminali, che ripete – modulati con una notevole sensibilità pastorale – i due «no» e il «sì» che il magistero della Chiesa è andato ripetendo sempre più spesso, negli ultimi anni, su questo specifico ambito della bioetica. I «no» riguardano l’eutanasia ma anche l’accanimento terapeutico; il sì è alle cure palliative in quanto risposta pertinente alla reale domanda che in genere sta dietro la richiesta di porre fine alla vita di un malato: domanda di aiuto contro il dolore e soprattutto di accompagnamento, per non «affrontare la prova più dura in totale solitudine».

AIDS: prendere coscienza e agire insieme

Mons. Maurice E. Piat, vescovo di Port-Louis (Isola di Maurizio)
Con un tratto aperto e familiare il vescovo di Port-Louis, mons. M. Piat, in occasione del Natale si rivolge ai cittadini di Maurizio per portare l’attenzione su uno dei maggiori problemi dell’isola: la diffusione dell’AIDS. Per prima cosa ricorda come non si possa scindere la celebrazione di questa festa dall’accoglienza del dolore di chi soffre. Prosegue poi indicando alcuni «doveri» che il cristiano deve avvertire nei confronti dei malati di AIDS e dell’intera società per cercare di combattere l’epidemia: si rivolge alle persone sposate o conviventi invitando, in caso di sieropositività, alla totale sincerità e richiamando principalmente alla pratica dell’astinenza o, come alternativa al fine di proteggere il partner, all’uso del preservativo; si rivolge ai tossicodipendenti, ricordando come l’uso delle droghe (e lo scambio delle siringhe) sia una via preferenziale per la diffusione del virus; parlando ai giovani poi li incoraggia a seguire una condotta di vita alla luce del Vangelo, senza farsi «trascinare dalla corrente»; infine agli educatori e alle autorità ricorda il compito fondamentale di educare le coscienze e investire su azioni di prevenzione responsabile.

Dio, nella tua grazia trasforma il mondo

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Rapporto del presidente Aram I

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Rapporto del segretario generale Samuel Kobia

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Rapporto del Comitato per le politiche generali

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Rapporto del Comitato delle linee programmatiche

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Chiamati a essere l'unica Chiesa

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.

Messaggio finale

CEC - IX Assemblea generale (Porto Alegre, Brasile, 14-23.2.2006)
Il Consiglio ecumenico delle Chiese prende atto di una perdurante crisi istituzionale e di visione complessiva, e di non essere più il motore del movimento ecumenico, mentre ancora fatica a mettere a fuoco il processo di riconfigurazione lungamente auspicato: nella IX Assemblea generale celebrata a Porto Alegre (Brasile, 14-23.2.2006) sul tema «Dio, nella tua grazia, trasforma il mondo» torna alle origini, ricentrandosi sulla ricerca della piena unità visibile con una priorità assegnata all’approfondimento delle relazioni fraterne tra le Chiese, tra le generazioni e con gli altri protagonisti dell’ecumenismo di oggi. Dell’assemblea pubblichiamo il Rapporto del presidente; il Rapporto del segretario generale (Celebrare la vita – A festa da vida); il Rapporto del Comitato per le politiche generali; il Rapporto del Comitato delle linee programmatiche; il testo ecclesiologico Chiamati a essere l’unica Chiesa; il messaggio finale.