Mons. G.M. Bregantini, vescovo di Locri-Gerace
Col delitto Fortugno la ‘ndrangheta «ha voluto dire che intende dominare e sottomettere proprio la politica, locale e nazionale, perché sia strumento docile ai suoi enormi interessi economici. Cerca perciò di spezzare i legami, preziosi, tra la classe politica e la gente, per ricondurli a sé, per meglio dominare e piegare entrambi. Per questo, ha voluto dare un macabro messaggio di umiliazione sociale, per intimorire e paralizzare ogni altra azione di bene e di sviluppo».
È netta la lettura con cui il vescovo di Locri, mons. Bregantini, ha interpretato l’assassinio di Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, avvenuto il 16 ottobre scorso mentre l’uomo politico, appartenente alla Margherita, si recava a votare per le «primarie» dell’Unione.
Nell’omelia pronunciata alle esequie, il 19 ottobre, mons. Bregantini invoca, in risposta a questa tragedia, una «purificazione trasformante» a un triplice livello: spirituale, etico-culturale e politico. E di nuovo, chiama in causa la politica nazionale: «deve dimostrare che lo stato c’è. Non la polizia, ma gli investimenti e il lavoro lo dimostreranno realmente e renderanno credibile tale dichiarata presenza, di cui tutti abbiamo immenso bisogno».
Documento, 01/11/2005, pag. 573