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Documenti, 5/2002

Gli ebrei e le loro Scritture nella Bibbia

Pontificia commissione biblica
«Nel corso della seconda guerra mondiale (1939-1945), eventi tragici o, più esattamente, crimini abominevoli hanno sottoposto il popolo ebraico a una prova di estrema gravità che ha minacciato la sua stessa esistenza in gran parte dell’Europa... In seguito a questa immane tragedia, s’impone per i cristiani la necessità di approfondire la questione dei loro rapporti con il popolo ebraico... La Pontificia commissione biblica ha ritenuto opportuno dare il suo contributo a questo sforzo, nell’ambito della propria competenza». A partire dal ripudio di ogni forma d’antisemitismo e antigiudaismo, dare i fondamenti biblici del comportamento cristiano nei confronti degli ebrei, per far avanzare il dialogo: è questo l’intento dell’esteso e approfondito documento della Pontificia commissione biblica Il popolo ebraico e le sue sacre Scritture nella Bibbia cristiana, pubblicato alla fine del 2001 con prefazione del card. Joseph Ratzinger (cf. Regno-att. 2,2002,13ss). «Un atteggiamento di rispetto, di stima e di amore per il popolo ebraico è il solo atteggiamento veramente cristiano in questa situazione che fa misteriosamente parte del disegno, totalmente positivo, di Dio».

Ebrei e cattolici europei: un patrimonio e un impegno comuni

Ebrei e cattolici europei: un patrimonio e un impegno comuni Ebrei e cattolici europei: un patrimonio e un impegno comuni Sul tema "Dopo il concilio Vaticano II e la Nostra aetate: l�approfondimento delle relazioni fra ebrei e cattolici in Europa sotto il pontificato di sua santità Giovanni Paolo II", si è svolto a Parigi (28-29.1.2002) un incontro organizzato dal Congresso...

Lettera al card. Kasper

Giovanni Paolo II
Ebrei e cattolici europei: un patrimonio e un impegno comuni Ebrei e cattolici europei: un patrimonio e un impegno comuni Sul tema "Dopo il concilio Vaticano II e la Nostra aetate: l�approfondimento delle relazioni fra ebrei e cattolici in Europa sotto il pontificato di sua santità Giovanni Paolo II", si è svolto a Parigi (28-29.1.2002) un incontro organizzato dal Congresso...

Il matrimonio è indissolubile

Discorso al Tribunale della Rota romana
«Il matrimonio "è" indissolubile: questa proprietà esprime una dimensione del suo stesso essere oggettivo, non è un mero fatto soggettivo. Di conseguenza, il bene dell'indissolubilità è il bene dello stesso matrimonio; e l'incomprensione dell'indole indissolubile costituisce l'incomprensione del matrimonio nella sua essenza» (n. 4). È questo il passaggio centrale del discorso che Giovanni Paolo II ha rivolto al Tribunale della Rota romana in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, lo scorso 28 gennaio. Da tale considerazione discende il monito a non arrendersi alla mentalità divorzistica (n. 5), declinato non solo in riferimento all'attività dei tribunali ecclesiastici, ma anche in riferimento agli operatori del diritto in campo civile. In particolare, la richiesta a questi ultimi di «evitare di essere personalmente coinvolti in quanto possa implicare una cooperazione al divorzio» (n. 9), ha suscitato un vivace dibattito pubblico, ottenendo nei due giorni seguenti, solo sui quotidiani italiani, più di un centinaio di titoli. L'Osservatore romano 28-29.1.2002, 6-7. Sottotitoli redazionali

A vent'anni dal riconoscimento

Fraternità di CL
«La lettera che il santo padre mi ha inviato in occasione del XX anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità è il gesto più decisivo della nostra storia. Nella gratitudine per questo segno di grande paternità di Giovanni Paolo II siamo autorevolmente aiutati a riconoscere la linea unica che la nostra storia ha seguito». È con queste parole che si apre la lettera di mons. Giussani, fondatore e presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ai membri della fraternità, in occasione del 20° del riconoscimento conferito al movimento dal Pontificio consiglio per i laici d’11 febbraio 1982. Il testo inoltre reagisce alla lettera autografa che il papa aveva inviato per l'occasione per mano del presidente del Pontificio consiglio, mons. S. Rylko. Nel testo il papa sintetizza così le caratteristiche di CL: «l'impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell'uomo di oggi», tramite la radicale proposta «non di una strada, ma della strada», che è Cristo stesso; e l'aver percorso una storia fatta anche di «opere di cultura, di carità, di formazione e, nel rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, ... di impegno nel campo politico». I 44.000 appartenenti, di cui 14.000 solo a Milano, hanno celebrato la ricorrenza con celebrazioni eucaristiche a livello diocesano: qui riportiamo le omelie degli arcivescovi di Milano (card. Martini), Bologna (card. Biffi) e Firenze (mons. Antonelli), significative quanto a segnare la diversa articolazione del rapporto tra Chiese locali e movimento. Originali: stampa (28.2.2002) da siti Internet www.vatican.va e www.comunioneliberazione.org

Lettera del papa a mons. Giussani

Giovanni Paolo II
«La lettera che il santo padre mi ha inviato in occasione del XX anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità è il gesto più decisivo della nostra storia. Nella gratitudine per questo segno di grande paternità di Giovanni Paolo II siamo autorevolmente aiutati a riconoscere la linea unica che la nostra storia ha seguito». È con queste parole che si apre la lettera di mons. Giussani, fondatore e presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ai membri della fraternità, in occasione del 20° del riconoscimento conferito al movimento dal Pontificio consiglio per i laici d’11 febbraio 1982. Il testo inoltre reagisce alla lettera autografa che il papa aveva inviato per l'occasione per mano del presidente del Pontificio consiglio, mons. S. Rylko. Nel testo il papa sintetizza così le caratteristiche di CL: «l'impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell'uomo di oggi», tramite la radicale proposta «non di una strada, ma della strada», che è Cristo stesso; e l'aver percorso una storia fatta anche di «opere di cultura, di carità, di formazione e, nel rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, ... di impegno nel campo politico». I 44.000 appartenenti, di cui 14.000 solo a Milano, hanno celebrato la ricorrenza con celebrazioni eucaristiche a livello diocesano: qui riportiamo le omelie degli arcivescovi di Milano (card. Martini), Bologna (card. Biffi) e Firenze (mons. Antonelli), significative quanto a segnare la diversa articolazione del rapporto tra Chiese locali e movimento. Originali: stampa (28.2.2002) da siti Internet www.vatican.va e www.comunioneliberazione.org.

Lettera di mons. Giussani

L. Giussani
«La lettera che il santo padre mi ha inviato in occasione del XX anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità è il gesto più decisivo della nostra storia. Nella gratitudine per questo segno di grande paternità di Giovanni Paolo II siamo autorevolmente aiutati a riconoscere la linea unica che la nostra storia ha seguito». È con queste parole che si apre la lettera di mons. Giussani, fondatore e presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ai membri della fraternità, in occasione del 20° del riconoscimento conferito al movimento dal Pontificio consiglio per i laici d’11 febbraio 1982. Il testo inoltre reagisce alla lettera autografa che il papa aveva inviato per l'occasione per mano del presidente del Pontificio consiglio, mons. S. Rylko. Nel testo il papa sintetizza così le caratteristiche di CL: «l'impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell'uomo di oggi», tramite la radicale proposta «non di una strada, ma della strada», che è Cristo stesso; e l'aver percorso una storia fatta anche di «opere di cultura, di carità, di formazione e, nel rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, ... di impegno nel campo politico». I 44.000 appartenenti, di cui 14.000 solo a Milano, hanno celebrato la ricorrenza con celebrazioni eucaristiche a livello diocesano: qui riportiamo le omelie degli arcivescovi di Milano (card. Martini), Bologna (card. Biffi) e Firenze (mons. Antonelli), significative quanto a segnare la diversa articolazione del rapporto tra Chiese locali e movimento. Originali: stampa (28.2.2002) da siti Internet www.vatican.va e www.comunioneliberazione.org.

Omelia del card. Martini

C.M. Martini
«La lettera che il santo padre mi ha inviato in occasione del XX anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità è il gesto più decisivo della nostra storia. Nella gratitudine per questo segno di grande paternità di Giovanni Paolo II siamo autorevolmente aiutati a riconoscere la linea unica che la nostra storia ha seguito». È con queste parole che si apre la lettera di mons. Giussani, fondatore e presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ai membri della fraternità, in occasione del 20° del riconoscimento conferito al movimento dal Pontificio consiglio per i laici d’11 febbraio 1982. Il testo inoltre reagisce alla lettera autografa che il papa aveva inviato per l'occasione per mano del presidente del Pontificio consiglio, mons. S. Rylko. Nel testo il papa sintetizza così le caratteristiche di CL: «l'impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell'uomo di oggi», tramite la radicale proposta «non di una strada, ma della strada», che è Cristo stesso; e l'aver percorso una storia fatta anche di «opere di cultura, di carità, di formazione e, nel rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, ... di impegno nel campo politico». I 44.000 appartenenti, di cui 14.000 solo a Milano, hanno celebrato la ricorrenza con celebrazioni eucaristiche a livello diocesano: qui riportiamo le omelie degli arcivescovi di Milano (card. Martini), Bologna (card. Biffi) e Firenze (mons. Antonelli), significative quanto a segnare la diversa articolazione del rapporto tra Chiese locali e movimento. Originali: stampa (28.2.2002) da siti Internet www.vatican.va e www.comunioneliberazione.org.

Omelia del card. Biffi

G. Biffi
«La lettera che il santo padre mi ha inviato in occasione del XX anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità è il gesto più decisivo della nostra storia. Nella gratitudine per questo segno di grande paternità di Giovanni Paolo II siamo autorevolmente aiutati a riconoscere la linea unica che la nostra storia ha seguito». È con queste parole che si apre la lettera di mons. Giussani, fondatore e presidente della Fraternità di Comunione e liberazione, ai membri della fraternità, in occasione del 20° del riconoscimento conferito al movimento dal Pontificio consiglio per i laici d’11 febbraio 1982. Il testo inoltre reagisce alla lettera autografa che il papa aveva inviato per l'occasione per mano del presidente del Pontificio consiglio, mons. S. Rylko. Nel testo il papa sintetizza così le caratteristiche di CL: «l'impegno posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell'uomo di oggi», tramite la radicale proposta «non di una strada, ma della strada», che è Cristo stesso; e l'aver percorso una storia fatta anche di «opere di cultura, di carità, di formazione e, nel rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, ... di impegno nel campo politico». I 44.000 appartenenti, di cui 14.000 solo a Milano, hanno celebrato la ricorrenza con celebrazioni eucaristiche a livello diocesano: qui riportiamo le omelie degli arcivescovi di Milano (card. Martini), Bologna (card. Biffi) e Firenze (mons. Antonelli), significative quanto a segnare la diversa articolazione del rapporto tra Chiese locali e movimento. Originali: stampa (28.2.2002) da siti Internet www.vatican.va e www.comunioneliberazione.org.

Alle comunità neocatecumenali

Mons. L. Bommarito, arcivescovo di Catania
Il ruolo del presbitero, che non può essere ridotto «alla sola dimensione cultuale e funzionale»; la censurabile abitudine di «celebrare in forma riservata e privata l’eucaristia del sabato sera e addirittura la veglia della Pasqua del Signore»; l’assolutizzazione del proprio metodo «come fosse insuperabile, unico rispetto a tutti gli altri e, per qualcuno addirittura, l’unico salvifico»; la resistenza alla «collaborazione con le altre realtà ecclesiali operanti in loco» e una sorta di settarismo «col rischio molto facile di cadere in una sorta di fondamentalismo integrista»; l’intrusività degli scrutini che «spesso scarnificano le coscienze». Alla piccola schiera dei pastori che, in varie forme, sono intervenuti in anni recenti per chiarire e disciplinare alcuni aspetti della presenza di comunità neocatecumenali nel più vasto tessuto ecclesiale si è aggiunto, lo scorso dicembre, l'arcivescovo mons. L. Bommarito, con questa accorata lettera Ai fratelli e alle sorelle delle Comunità neocatecumenali della Chiesa che è in Catania, e per conoscenza a tutti i sacerdoti. Secondo dati resi pubblici dalla parrocchia di san Leone vescovo, nella diocesi di Catania il Cammino neocatecumenale è presente in 25 parrocchie, forte di 120 comunità e 3.900 fratelli. Originale: stampa da supporto magnetico. Su contenuti analoghi è intervenuto all'inizio dell'anno pastorale anche l'arcivescovo di Modena mons. Cocchi: cf. riquadro a p. 178 e Regno-att. 4,2002,78

Lettera di mons. Cocchi sul Cammino neocatecumenale

B. Cocchi
Lettera di mons Cocchi Lettera di mons Cocchi Anche mons. B. Cocchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, all'inizio dell'anno pastorale ha inviato ai singoli parroci che hanno in parrocchia comunità del Cammino neocatecumenale alcune indicazioni a proposito delle messe festive del sabato pomeriggio, dell'età d'inizio delle catechesi del Cammino e del tempo del battesimo dei neonati....

Conflitti dimenticati

Lettera della Caritas alle istituzioni italiane
Dalla Caritas italiana giunge un appello alle istituzioni del nostro paese a favore della pace. A seguito di una ricerca su «I conflitti dimenticati», condotta assieme alle riviste Famiglia cristiana e Il Regno e presentata a Roma il 22 gennaio, alla vigilia della giornata di preghiera per la pace di Assisi, la Caritas, promotrice della ricerca, si rivolge alle istituzioni italiane perché elaborino una strategia di intervento verso questi conflitti (cf. Regno-att. 2.2002,26). Maggiore informazione, formazione ed educazione scolastica, azioni concrete di politica estera sono i livelli su cui la Caritas chiede alle istituzioni pubbliche di intervenire. Lo fa nello spirito di Assisi, affinché quel vento di pace non si plachi. Originale: stampa da supporto magnetico in nostro possesso.

Carta dei valori del volontariato

Fondazione italiana per il volontariato, Gruppo Abele
Il 4 dicembre 2001 è stata presentata a Roma la Carta dei valori del volontariato, proposta congiuntamente dalla FIVOL (Fondazione italiana per il volontariato) e dal Gruppo Abele e discussa con numerose realtà di volontariato. Essa fotografa quanto, in questo momento, vi è di condiviso nel volontariato italiano in termini di cultura sociale. Occorre che ogni organizzazione o gruppo di volontariato abbia chiari gli elementi fondanti del proprio essere per svolgere quella che Luciano Tavazza indicava come la missione del volontario: «promotore della cultura e della prassi della solidarietà, agente del mutamento sociale». Originale: stampa (15.1.2002) da sito Internet www.fivol.it

Per la pace e la giustizia sociale

II Forum sociale mondiale di Porto Alegre
Con l'approvazione del documento «Resistenza al neoliberismo, al militarismo, alla guerra: per la pace e la giustizia sociale» si è concluso a Porto Alegre (Brasile) il II Forum sociale mondiale (31.1-5.2.2002). 70.000 persone provenienti da 154 paesi hanno partecipato a sei giorni di seminari autogestiti, accomunati dallo slogan: «Un altro mondo è possibile, se la gente lo vuole». La complessità del Forum per varietà di movimenti presenti, differenze culturali e molteplicità delle istanze sociali e politiche è ben esemplificata dal documento conclusivo, dal quale emergono tutti i temi della protesta e dove sono enunciate le proposte per attuare un’alternativa alla globalizzazione selvaggia. Originali: stampa da supporto magnetico in nostro possesso.

Ritrovare il tempo di leggere

Vescovi francesi
«Leggere è rompere la monotonia dei giorni, è lottare contro il logorio del tempo... Leggere è abbeverarsi a una sorgente che non si esaurisce... Un libro può prendere colori nuovi secondo i momenti; porta profumi inebrianti che danno alla testa o scendono nel cuore, secondo le stagioni, al ritmo dei desideri». È un vero e proprio inno alla lettura, quello formulato nel gennaio 2002 dalla Commissione permanente per l'informazione e la comunicazione della Conferenza episcopale di Francia (COPIC). Il COPIC ha infatti creato un gruppo di lavoro con editori e librai e, in contemporanea con la diffusione di questo testo nelle librerie cattoliche, promuove diverse iniziative nelle diocesi, tra cui conferenze, «biblioteche di base», letture pubbliche. Nella storia, ricordano i vescovi, «i cristiani non hanno mai smesso di scrivere», e «leggere le opere che ci vengono dal passato è accogliere una tradizione vivente, è arricchirla a nostra volta con la nostra viva partecipazione». Occorre però compiere una riflessione complessiva sul tema del libro, perché vi è il rischio di ridurlo a uno strumento «pratico», rendendolo una sorta di supporto «o, peggio ancora, un "mezzo d’evangelizzazione"». «È necessario tornare al cuore dell'atto della lettura», anche perché, concludono, «l'esperienza letteraria è stata sempre uno dei terreni costanti, ma poco frequentati oggi, di dialogo tra le culture e la tradizione cristiana». Originale: stampa (5.3.2002) da sito Internet www.cef.fr. Nostra traduzione dal francese

Charta islamica

Comitato centrale dei musulmani in Germania
Stato di diritto; ripartizione dei poteri; diritto di voto attivo e passivo per le donne musulmane; libertà religiosa inclusa la possibilità di cambiare religione, insieme al rifiuto di ogni forma di violenza e di coartazione in materie che riguardano la scelta personale di fede; pluralismo culturale e partitico; accettazione del diritto penale, di quello matrimoniale e di successione tedesco. Si tratta di alcune delle affermazioni di principio fatte nei 21 punti che costituiscono la Charta islamica, redatta dal «Comitato centrale dei musulmani in Germania» (ZMD) e presentata il 20 febbraio a Berlino dal presidente Nadeem Elyas. Siamo perciò in presenza di una «dichiarazione d’intenti» in cui il mondo islamico rappresentato dal ZMD riconosce e fa proprio l’ordinamento democratico della Repubblica federale di Germania, sancito e garantito dalla sua Legge fondamentale. Originale: stampa (26.2.2002) da sito Internet www.zentralrat.de. Nostra traduzione dal tedesco. Il ZMD è stato costituito nel 1994 a partire dall’esperienza del «Gruppo di lavoro islamico» sorto nel 1986; ne fanno parte 19 soggetti, tra cui associazioni impegnate in ambito culturale-formativo e socio-lavorativo, raggruppamenti legati al territorio d’insediamento in Germania e alle nazioni di provenienza, comunità islamiche diffuse sull’intero territorio della Repubblica federale, e tre centri culturali islamici (di Aachen, di Amburgo e di Monaco di Baviera). Scopo fondamentale del ZMD è quello di «servire le varie comunità islamiche in Germania, di sostenere e favorire il dialogo culturale e interreligioso, d’impegnarsi in una cooperazione costruttiva per il bene della comunità islamica e di tutta la società».