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Documenti, 5/2002, 01/03/2002, pag. 176

Alle comunità neocatecumenali

Mons. L. Bommarito, arcivescovo di Catania
Il ruolo del presbitero, che non può essere ridotto «alla sola dimensione cultuale e funzionale»; la censurabile abitudine di «celebrare in forma riservata e privata l’eucaristia del sabato sera e addirittura la veglia della Pasqua del Signore»; l’assolutizzazione del proprio metodo «come fosse insuperabile, unico rispetto a tutti gli altri e, per qualcuno addirittura, l’unico salvifico»; la resistenza alla «collaborazione con le altre realtà ecclesiali operanti in loco» e una sorta di settarismo «col rischio molto facile di cadere in una sorta di fondamentalismo integrista»; l’intrusività degli scrutini che «spesso scarnificano le coscienze». Alla piccola schiera dei pastori che, in varie forme, sono intervenuti in anni recenti per chiarire e disciplinare alcuni aspetti della presenza di comunità neocatecumenali nel più vasto tessuto ecclesiale si è aggiunto, lo scorso dicembre, l'arcivescovo mons. L. Bommarito, con questa accorata lettera Ai fratelli e alle sorelle delle Comunità neocatecumenali della Chiesa che è in Catania, e per conoscenza a tutti i sacerdoti. Secondo dati resi pubblici dalla parrocchia di san Leone vescovo, nella diocesi di Catania il Cammino neocatecumenale è presente in 25 parrocchie, forte di 120 comunità e 3.900 fratelli. Originale: stampa da supporto magnetico. Su contenuti analoghi è intervenuto all'inizio dell'anno pastorale anche l'arcivescovo di Modena mons. Cocchi: cf. riquadro a p. 178 e Regno-att. 4,2002,78

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