Ma i giovani si confessano?
Sì: a Lisbona
Tra le sorprese della Giornata mondiale della gioventù (GMG) che si è fatta a Lisbona all’inizio di agosto (cf. Regno-doc. 15,2023,452s) c’è stata quella di torme di ragazzi in fila per le confessioni: le abbiamo viste venerdì 4, il giorno della Via crucis. Una sorpresa già percepita nelle altre Giornate, ma che forse stavolta è risultata maggiore, almeno come impatto psicologico, perché nel frattempo le statistiche sulla pratica di quel sacramento erano calate, mentre le file ai confessionali nel Parco del perdono sono state forse maggiori.
Il Parco era allestito nel giardino Vasco da Gama: 150 confessionali in legno, costruiti dai giovani detenuti del carcere di Pasos de Ferreira. Anche Francesco si è seduto a uno di essi e ha ascoltato le confessioni di tre ragazzi: uno spagnolo, una guatemalteca, un italiano.
Alla ricerca
di una paternità buona
«Mi sono sentito a mio agio con Francesco ed è stato come confessarmi a qualsiasi altro sacerdote. Gli ho parlato di alcune persone importanti della mia vita», ha detto ai cronisti il ragazzo italiano.
«Forse le confessioni delle GMG sono più un momento di confronto sulla propria vocazione cristiana che non un’accusa dei peccati secondo le tradizionali direttive», chiosa don Alberto Gastaldi, di Chiavari, incaricato regionale per la Liguria della pastorale giovanile. «Ma la sostanza è la stessa: uno si mette davanti al Signore ed esamina la propria risposta alla chiamata alla conversione. Nelle GMG ragazzi e ragazze non hanno paura di confessarsi perché in quella settimana di fraternità straordinaria, totale, treno e tenda, non si sentono giudicati ma accolti».
Sulla serietà delle confessioni in trasferta concorda il vescovo Calogero Marino di Savona: «Dei ragazzi confessati a Lisbona – tanti e di diverse età e provenienze – mi ha colpito il desiderio di consegnare a qualcuno – a Dio, tramite il prete – la propria vita. Come se cercassero una paternità buona. Forse, proprio questo è difficile trovare in parrocchia, quando prevale la routine delle cose da fare. E poi la liturgia penitenziale a Lisbona era ben curata, cosa che non sempre accade».
Al confessionale i ragazzi erano invitati ad accostarsi dopo aver seguito, sul cellulare, un sobrio Itinerario di riconciliazione in quattro tappe, con una guida audio di cinque minuti ciascuna: «Preparati: è il momento in cui si fa l’esame di coscienza»; «Credi: momento di riconciliazione»; «Ringrazia: momento di preghiera»; «Alzati: momento per stabilire un impegno/proposito».
Per il vescovo Derio Olivero di Pinerolo il «frutto straordinario delle confessioni che matura nelle GMG va paragonato a quello, forse ancora più inaspettato, dell’adorazione eucaristica, un atto di grande impegno che in quel contesto nessuno banalizza».
Diversi, tra i presenti a Lisbona che ho potuto interpellare, mi hanno detto che la stessa concentrazione orante sperimentata nel Campo della Grazia di Lisbona, quello dov’è avvenuta l’adorazione al culmine della veglia del 5 agosto, l’hanno rivissuta al Rosario sulla spianata del santuario di Fatima, dove hanno fatto tappa dopo Lisbona, o l’avevano già assaporata nella processione Aux flambeaux di Lourdes, dov’erano stati durante il viaggio di andata.
«Secondo me – dice ancora il vescovo Derio – le confessioni della GMG vanno paragonate a quelle dei campi scuola: anche lì la convivenza stretta di un’intera settimana porta a una fiducia nuova tra i ragazzi e gli educatori, così che la proposta della confessione può essere accolta, insieme ad altre ritualità improponibili nella normale vita di parrocchia».
Torna a fiorire
il sentimento della comunità
Svolge la stessa interpretazione delle confessioni di Lisbona Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza: «Nel tempo pieno comunitario delle Giornate della gioventù non ci mettiamo in relazione con i giovani come fornitori di servizi religiosi, sempre di corsa fra un impegno e un altro, ma “perdiamo tempo” con loro, condividendo la vita, il cibo, il riposo notturno e le esperienze belle previste od occasionali. Questa modalità di relazione prolungata e alla pari apre le porte alla confessione percepita come incontro e confidenza con qualcuno a cui svelo la mia intimità».
«Lisbona ci dice che è responsabilità di noi preti se il sacramento della penitenza è poco praticato nella vita ordinaria della Chiesa», dice l’arcivescovo di Bari Giuseppe Satriano. «Capita che nella nostra ferialità sia spesso assente, oggi, la percezione e direi il sentimento della comunità, che invece c’erano nel passato e che tornano a farsi sentire nelle GMG. Tre giorni in pullman per arrivare a Lisbona sono una follia per il modo di viaggiare di oggi, ma sono una provvidenza per imparare a camminare insieme. E se cammini insieme, insieme anche preghi e ti confessi».
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