Contrariamente a quanto credevano o temevano in molti, avversari da una parte, amici dall’altra, l’avvenire della Chiesa nel mondo comunista europeo non era... chiuso del tutto alla fiducia nel futuro, e l’azione decisa dalla Santa Sede meritava di essere portata avanti con coraggio, nel segno della speranza, nonostante difficoltà e incomprensioni" (p. 44). Il giudizio sintetico del card. Agostino Casaroli sull’Ostpolitik è contenuto nel vol. Il martirio della pazienza. La Chiesa e i paesi comunisti dal 1963 al 1989 (Einaudi, Torino 2000). L’uscita degli scritti del card. Casaroli sull’intero periodo storico nel quale si è dispiegata la vicenda del confronto tra Chiesa e comunismo ateo nell’Europa centro-orientale offre nuovi e importanti elementi interpretativi. Casaroli fu, lungo tre pontificati (da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II), il principale artefice diplomatico del paradigma dell’Ostpolitik.
Qual era la condizione delle Chiese e del cattolicesimo nell’Europa dell’Est? Come furono sviluppate lungo un trentennio le trattative diplomatiche da parte della Santa Sede per garantire alle Chiese dell’Est di non morire? Cosa resta e quali giudizi si possono dare su una stagione controversa e compiuta? E soprattutto quale fu il rapporto tra la linea dell’Ostpolitik e il papa polacco? Abbiamo premesso ad alcune piccole parti del volume (uno scritto sintetico e interpretativo del card. Casaroli e il saggio introduttivo del card. Silvestrini) una nostra intervista al protagonista pastorale di quella stagione: l’arcivescovo emerito di Vienna, il card. König.
Prima e a fianco della linea diplomatica si sviluppò anche una linea di vicinanza propriamente pastorale e di solidarietà con le Chiese dell’Est, avviata fin dal 1960-1961, su indicazione di Giovanni XXIII, dall’arcivescovo di Vienna, il card. König. Ma il card. König _ attraverso la Fondazione Pro Oriente_ fu anche tra i protagonisti del ruolo che ebbe il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi nel riavvicinare le Chiese, le culture e i popoli dell’Europa divisa.
L’introduzione di Silvestrini e l’intervista di König intervengono anche sul ruolo esercitato da Giovanni Paolo II sul crollo dei regimi comunisti. Appare chiaro come il papa non solo non abbia smentito l’Ostpolitik, ma abbia cercato di saldare assieme la sua personale azione basata sul registro dell’identità cristiana delle nazioni e dei popoli dell’Europa al registro del confronto, della richiesta delle libertà civili, prima tra tutte quella religiosa, propria dell’Ostpolitik.
Studio del mese, 15/06/2000, pag. 411