Non essere più solo, «appartenere a qualcosa e a qualcuno». L’espressione è di Umberto Saba e la si trova in Storia e cronistoria del Canzoniere, un testo bizzarro, a scuola i ragazzi lo trovano un testo bizzarro, scritto nel 1948 come esegesi del suo percorso poetico, appassionatamente di parte, perché Saba difende la sua poesia e si difende dai critici.
Rileggere Ban Zhao nel tempo del #MeToo. Bene, Ban Zhao era una donna colta, figlia e sorella di letterati di corte. Rimasta vedova giovane, non si risposa, diventa storica di corte benché non ufficialmente, e scrive. Precetti per le donne è un librino in 7 capitoli idealmente rivolto alle sue figlie, in cui si rivolge alle donne ma in realtà parla agli uomini.
Gilead di Marilynne Robinson (Einaudi, Milano 22017) è un capolavoro assoluto di scrittura e di umanità. È stato pubblicato nel 2004, in Italia nel 2008. È il primo volume di una trilogia splendida (Lila, 2015; Casa, 2011, entrambi di Einaudi), ma lo si può leggere da solo perché si sa che ogni capolavoro si basta.
È raro trovare professioni di poetica così determinate come quella di Flannery O’Connor e allora vien naturale cercare nelle sue narrazioni (poche, due romanzi e una manciata di racconti) qualcosa d’intimamente militante, un storia in cui pur nella congestione delle azioni e dei gesti e degli eventi alla fine il male non sia l’ultima parola.